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betadine

Piccole storie di vita e di morte

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Un inesorabile mistero avvolge la donna che spesso nei racconti funge da porta verso la morte o la vita.

Non è difficile da comprendere, poiché questo è da sempre il suo compito biologico.

Nessuno di noi sarebbe qui, altrimenti.

 

Meno evidente è invece ciò che essa rappresenti per chi ha scelto la via della spada.

Ovvero perché si finisca in una selva oscura e perché occorra una Beatrice per rivedere le stelle.

Perché, sarà chiaro a tutti, è questa l'allegoria che Beta ci propone con questi brevi racconti.

Mi prometto di ritornarci sopra con un po’ più di tempo a disposizione.

 

Premetto che sarà un discorso vietato ai minori di quaranta.

Difficile oggi entrare prima nella selva oscura, anche per chi avesse alle spalle una lunga e consolidata pratica marziale.


 

月の道

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... tanto per restare in tema, una grande onna bugeisha.. che difese un'idea ed un ideale oltre la propria vita. Un vero samurai, Ilaria Alpi

 

(qua però, venticinqueanni oggi, la Storia fu negata a tutti... anche oltre i 40ruggenti.)


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Nell'anno 947 nella pagoda del tempio Hokan-Ji, Yasaka no To, il monaco Jozo della setta Tendai, dopo aver svolto alcuni riti, raccontò ai presenti una storia, che..

avrete sicuramente notato come tutti i bambini sono attratti dai sassi o da minuscole apparentemente insignificanti conchiglie, dove loro vedono sfumature infinite se non infinitesimamente piccole, che aprono una porta ad un grande mondo; perchè quegli oggetti, apparentemente insignificanti ai più, si portano dietro secoli se non millenni di vita e loro, puri, questo lo sanno.

Li portano con se e ci giocano (talvolta se li tirano addosso,ndr) e, questi sassi, li accompagneranno per un bel cammino nella loro crescita.

E può anche capitare che se li porteranno con sé sempre, come una madre che dopo 9 lune mai smarrirà il suo sentimento per il suo sasso.

E a lui che nel tempo maturerà, dico.. non dimenticarti com’eri e cosa facevi, quando dai tuoi pargoli pretenderai.... e coltiva sempre in te lo spirito del bambino ..”

A Japanese Miscellany - Lafcadio Hearn. Boston 1901

 

Un sasso è per sempre.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Avrei dovuto fare un salto a Roma fra qualche ora, ma la riunione è stata annullata all'ultimo.

Stanotte è diventata una buona notte per osservare la luna e rammentarmi di un argomento che Betadine ha, discretamente ma volutamente, sfiorato.

Luce, sole e vita sono in genere anteposti a buio, luna e morte.

Il primo è un principio energetico, Yang, maschile.

Il secondo è un principio materico, Yin, femminile.

Eppure è alla donna, non all'uomo, che è stato assegnato il compito di donare la vita.

 

Nella pratica marziale sono stimolati e sviluppati i principi Yang.

Anche nelle donne che praticano, sono dapprincipio forza, velocità, violenza i principi che sono stimolati per acquisire la capacità di combattere e di imporsi.

Spesso chi cede è considerato una femminuccia, sinonimo di debole.

Persino negli sport dove filosoficamente si strizza l'occhio alla cedevolezza e all'armonia, come judo o aikido, si stimolano atteggiamenti che sottolineano la forza e la capacità di imporre il proprio volere.

Ma col passare degli anni questo atteggiamento porta ad una crisi.

Non si può continuare ad accrescere la propria forza all'infinito.

Anzi, spesso ci si accorge che i migliori effetti si ottengono senza forza.

E si entra in crisi.

Molti smettono la pratica.

Altri smettono di crescere, ancorandosi ai vecchi e consolidati stereotipi di un tempo.

Entrambi condividono il medesimo destino, invecchiano velocemente iniziando il loro inesorabile cammino verso la morte.

Pochi, pochissimi, decidono di fare un passo verso la debolezza.

Decidono di esplorare la luna, col suo cadaverico pallore.

Iniziano il loro viaggio verso la femminilità.

 

Si tratta di un viaggio strano che inizia spesso dal corpo, la materia per eccellenza.

Si ricerca l'armonia dei movimenti, la rotondità, mentre spiritualmente la morte assume un diverso aspetto.

Una veste serena e naturale.

Una figura non molto diversa dal racconto di Betadine.

Con ciò arriva anche l'accettazione del sacrificio di sè stessi.

Una virtù che molti, erroneamente, attribuiscono alla virtù Samurai.

Sbagliano.

Quella virtù è negli occhi di ogni donna che ha trovato il suo sasso.

Non cè latitudine o secolo che faccia la differenza: questo siamo in grado di leggerlo chiaramente nello sguardo di ogni madre.

La sua vita conta, ma con spirito di servizio, per un bene più grande.

 

Grande è anche il beneficio marziale.

Intanto nell'espressione della propria leadership, che diventa più forte e non solo verso i bambini.

Anche gli adulti percepiscono una maggiore capacità di accogliere, di saper abbracciare, di volere bene.

Ma anche la capacità di interpretazione della tecnica.

La parte maschile non scompare, viene integrata.

La crisi si scioglie dolcemente.

 

Si diventa anche più comprensivi e meno facili all'arrabbiatura, con gran beneficio della lettura dell'avversari è della vita .

 

Se ne esce?

Non lo so.

Comincio a credere di no.

Ma certamente si comprende perché Arjuna, l'infallibile arciere mandato coi fratelli in esilio nella foresta, prima di mettersi al comando delle truppe che lo porteranno alla vittoria definitiva, dovrà trascorrere un anno da donna.


 

月の道

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COLPITO... troppo facile, Maestro. (tranquilli…ahahhah:))

 

 

In mare aperto accadono tante cose, tanti diversi percorsi.. forse perché non ci sono vie, tutto è spianato innanzi, a 360gradi.

(anche qui la preparazione è tutto.. talvolta non ci sono scappatoie, non c’è la seconda scelta… e capita anche a diverse altezze).

 

Quando IL mare si fa grosso, che sia groppo o burrasca, lo affronti cedendo.. combatti con tenacia per “uscire”, per sfilare a quella forza sovrastante che non puoi fronteggiare.. La forza non serve e la meta è rimandata.. la meta, in quei frangenti, è un obiettivo più grande.

..ora sei un tuttuno

Tutto viene e va, come il vento e la corrente e tu come Lei -al comando come una madre- impartisci ordini..

metti a posto i libri e le maglie, sistema il tavolo.. e quel bicchiere!!... ed in cuor suo sa che lo fà per il loro bene, per il bene comune.

Lui, il mare, come un padre, ti mostra che ci sono cose più grandi da risolvere.. con grande attenzione e senza azzardi.

E se sei pronto ad ascoltare, questi due aspetti eliminano gli estremi, come nel cerchio.. (una dualità che si annulla, si integra.. non ci sono più ruoli)

e se tali esperienze le hai vissute, le porti con te, come facciamo con un bellissimo sasso.

Dopo una regata ci si può arrabbiare.. dopo una burrasca ci si abbraccia.

 

Tutto è lì, come nel cerchio della vita..

Come molte delle cose che nascono in Giappone, come la carta per rivestire gli shōji, un pannello di carta di riso.

Questa viene prodotta attraverso una procedura lenta e laboriosa che implica diversi passaggi.. la coltivazione prima, poi la lavatura, la macerazione e a seguire l’essicazione.. fino alla sua completa ultima maturazione.

 

Ho avuto la possibilità di assistere all’operazione di sostituzione della carta.. si tratta di un’operazione semplice, ma che richiede da parte dell’operaio una notevole destrezza ed esperienza, perché non si può sbagliare.

Bisogna staccare l’intelaiatura, l’intero riquadro dalle sue guide, poi tolta la carta vecchia si taglia quella nuova procedendo a strisce successive.. ognuna di esse andrà a coprire una o più serie di riquadri.

Nel tagliare —con un sol colpo tutta la nuova striscia bisogna tener conto che dovrà essere incollato e che non dovrà essere superiore alla dimensione dell’asticella che divide i singoli riquadri.

Tagliato il riquadro s’incolla.. anche in questo caso l’operazione va fatta con un sol gesto, pena un incollaggio difettoso. Per finire ci si assicura che la carta sia stata ben stesa e la si ripassa ancora con uno speciale strumento che ripiana il tutto, perché non ci possono essere pieghe o grinze e la carta deve essere perfettamente liscia e la superficie deve essere perfettamente pulita in tutto (lo facevamo sul tavolo da disegno incollando e tagliando retini sulla carta lucida .. avevi una sola possibilità. ma questo è difficile da spiegare a chi non frequentava il tecnigrafo o quando il rapidograph, la china e le mine la facevano da padrone nell’altro millennio..).

 

In questo procedimento si notano alcuni elementi: la carta, che come abbiamo visto rappresenta il culmine di un lungo processo di lavorazione, quasi di raffinamento, a partire dall’alimento più comune.. il riso. ( il riso come la sabbia..)

Ciò che noi vediamo nei templi e negli edifici tradizionali, fino alle case delle persone più semplici, non è che l’unione di questi due elementi:

una bellezza armonica.. la carta cede, ma resta lì e il lavoro dell’operaio non si vede, ma c’è .. due elementi uniti, saldati insieme.

 

Questo lo si può osservare bene nella stampa di Hokusai (.., a volte riemergono) dove viene scelto di collocare il profilo della montagna sacra all’interno del cerchio della botte. Il Fujisan risulta visibile attraverso il lavoro dell’uomo e si crea così qualcosa di magico.. ma non tanto per la coesione di queste due estremità, quanto per la possibilità di distillare una luce di luna dal lavoro dell’operaio, perché sia chiaro..

“solo nel momento in cui la carta trova il suo posto nel pannello, grazie a questo lavoro di smontaggio e rimontaggio..

che si arriva ad esprimere il suo valore spirituale”.

E’ propriamente nell’attimo in cui la luce tocca penetra nello shōji che si concretizza l’effetto magico.

Diversamente si potrebbe dire che è nel passaggio dalla tecnica allo spirito che si innesta lo spazio del nulla.

 

Fujimigahara in Owari Province.jpg

 

 

In questo gioco un ruolo importante lo svolge la luce della luna, come ben descriveva Yukio Mishima nel suo romanzo il Padiglione d’Oro, il Kinkaku-ji, dicendo.. “dopo un pasto persuasi mio padre a farmi visitare ancora il Padiglione d’Oro: era sorta la luna…. La luna si alzava oltre la cresta del monte Fudo e la parte posteriore del Padiglione d’Oro ne era tutta illuminata. Il resto dell’edificio sembrava disteso in riposo, come se la sua sagoma buia e frastagliata avesse perso spessore; soltanto le intelaiature delle finestre del Kukyocho (cupola,ndr) lasciavano insinuare all’interno le morbide ombre della luna.

Il Kukyocho era praticamente aperto ai quattro venti e pareva che la luna ne avesse fatto la sua dimora.

Dopo il ritorno a Yasuoka, il Padiglione d’Oro, che alla prima apparizione tanta delusione mi aveva suscitato, andò riacquistando nella mia mente la sua bellezza.. e infine divenne anche più bello del padiglione d’oro che avevo sempre fantasticato.”

 

Guardare è fissare lo sguardo nel nulla.. (andrebbe spiegato al ghisa, che fa una vita terra-terra.))

E’ una esclusività che libera totalmente il campo da qualsiasi pensiero, da ogni rumore, da ogni immagine.

E’ una condizione d’incanto che solo la luce della luna può illuminare.. questo ci raccontano i monaci, questo si narra nello zen…

come un haiga-haikai

Quando vedo l’ombra

proiettata nel vuoto dello spazio

Come si taglia

la luna

nella notte autunnale.

Gibon Sengai (1750-1837)

 

The Golden Pavillion.jpg

 

… e ora cari amici, la chiudo qua.. e lascio a voi questi sassi.

 

 

Auf Wiedersehen , au revoir .. see you soon.

Grazie Get.

p.s. scusate (per chi ha già letto) ho cambiato qualche "termine" .. ma non la direzione.

ciu

Modificato: da betadine

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Achille e Ulisse.

La Via del guerriero e la Via dell'uomo di ingegno.

Uno segue la morte e l'altro la vita.

Leggendo questo intervento sorge un dubbio...

Siamo certi che la strada non sia invece una sola?!?

Forse è lì che ci siamo già incontrati, Beta, sulla strada per Ilio.


 

月の道

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A Ilio ???

 

sulla strada per Tro..ops, Ίλιος ? … non mi dire che anche tu frequentavi "la Gloria.."!?

[(mi vuoi dire che andavamo dalla stessa puttana ??) .. parlo della “vita”, non fraintendete,, la vita è una strada aperta a tutti.. siamo noi a piantar paletti!!]

 

se invece ilio si riferisce al bacino.. beh io l’ho rotto, nella sinfisi… e non era per un parto..

ma a guardar bene, dolore incluso, stavo per partire e il 112 (casualmente4elementi) si mise di traverso alla mia AdventureGS (strana la vita.)

 

 

Per completezza di informazioni .. una piccola traduzione per giovani samurai..

 

Questa viene prodotta attraverso una procedura lenta e laboriosa che implica diversi passaggi.. (i riferimenti sulla costruzione li trovate qua sul forum)

anche qua “l’operaio” deve avere destrezza ed esperienza, non può sbagliare..

 

In questo procedimento si notano alcuni elementi: il metallo, che come abbiamo visto rappresenta il culmine di un lungo processo di lavorazione, quasi di raffinamento, a partire dall’elemento più comune.. la sabbia.

 

Ciò che noi vediamo nelle lame splendide e in quelle meno elaborate, fino al quelle più semplici, non è che l’unione di questi due elementi:

una bellezza armonica .. la nihonto è lì e il lavoro dell'operaio non si vede, ma c’è .. due elementi uniti, saldati insieme.

Emerge come una falce di luna dal lavoro dell’operaio, perché sia chiaro..

“solo nel momento in cui la lama trova il suo posto nel saya, grazie a questo lavoro di smontaggio e rimontaggio..

che si arriva ad esprimere il suo valore spirituale”.

E’ propriamente nell’attimo in cui la lama si estrae (tocca o penetra) che si concretizza l’effetto magico.

Diversamente si potrebbe dire che è nel passaggio dalla tecnica allo spirito che si innesta lo spazio per il Bushi.. il valoroso samurai.

Poi.. il nulla

Quando vedo l’ombra

proiettata nel vuoto dello spazio

un respiro

un arco di luna

e la luce si spegne.

Kike (Marte,30/02/1760 - 14/14/6032)

Shigeyoshi Umetada.jpg

ko bizen Tomonari.jpg

.under.word questa è la strada che ci lega.. (eravamo già stati lì.)

Achille e Ulisse, due facce della stessa moneta

:arigatou:

-||-

adieu


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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... i nostri due eroi sono complementari.
Uno ha bisogno delle virtù dell'altro.. un guerriero si deve ingegnare per salvar vite, a cominciare dalla sua.. e l'ingegno deve assolutamente lottare, e non solo contro se stesso, per arrivare a realizzare i suoi progetti.
.... ma che sia chiaro, almeno per quel che mi riguarda, la Gloria è quella dei vinti... di quelli che non si son persi d'animo.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Sono due archetipi, due funzioni d'onda che indicano solo modalità di approcci, probabilità di essere in un campo più vasto.

Somma tutti i bambini che si chiamano Achille e Ulisse, non arrivi a metà di quelli che si chiamano Ettore.

 

È lui, in fondo, Ettore il perdente, l'uomo che esce davvero vincitore dalla Guerra di Troia.

L'uomo che abbraccia la moglie e bacia il suo bambino, prima di indossare la terribile e lucida armatura che terrorizza entrambi, per affrontare la morte.

Il vero coraggio non è quello dell'iracondo e invincibile Achille o dell'astuto e mellifluo Ulisse.

Essi in fondo non rischiano, perché non esistono per davvero.

Il vero coraggio è dell'uomo che ha paura, la doma e va incontro al suo destino, nonostante tutto.

 

Ettore, domatore di cavalli, conquistatore dell'irrazionale e del selvaggio.

È lui il campione

...di quelli che non si son persi d'animo.

 

Durezza e flessibilità sono di per se stessi inutili.

Solo quando trovano armonia in una Nihonto acquistano realtà e valore.


 

月の道

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