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Gendaito - Gaijin Vs Nihonjin

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Lo shinogi non è trattato a migaki ma con un abrasivo da gioielleria, il boshi non è sbiancato a sufficenza e quasi non lascia vedere la curva di tempera, la finitura in sashikomi (se così si può definire) presenta un hada molto chiaro per questo tipo di finitura inoltre è stata lasciata bianca una zona casuale, come casuale è l'hamon, questo togishi pveretto non sapeva dove scurire e dove lasciare sbiancato e in questo lo capisco poverino. Me lo immagino con la jizuya in mano a guardarsi la lama e a chiedersi "ma dove cacchio è l'habuchi?" , e così...via di suguha dritto come un fuso,come si dice "Chi coio coio!" Nell'hada poi si vedono lunghe venature scure dovute ad un a disomogeneità del materiale, zone pallide, alloni allungati più scuri, venature nerastre e questi come li chiamo Kinsuji? Chiedo scusa ai kinsuji, queste venature che viaggiano in uno stretto ayasugi brillanti e numerose, ma avete mai visto dei kinsuji perpendicolari al filo? Qui ci sono. Chissà che beneficio in termini di resilienza!!

 

 

:arigatou:

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Lo shinogi non è trattato a migaki ma con un abrasivo da gioielleria, il boshi non è sbiancato a sufficenza e quasi non lascia vedere la curva di tempera, la finitura in sashikomi (se così si può definire) presenta un hada molto chiaro per questo tipo di finitura inoltre è stata lasciata bianca una zona casuale, come casuale è l'hamon, questo togishi pveretto non sapeva dove scurire e dove lasciare sbiancato e in questo lo capisco poverino. Me lo immagino con la jizuya in mano a guardarsi la lama e a chiedersi "ma dove cacchio è l'habuchi?" , e così...via di suguha dritto come un fuso,come si dice "Chi coio coio!" Nell'hada poi si vedono lunghe venature scure dovute ad un a disomogeneità del materiale, zone pallide, alloni allungati più scuri, venature nerastre e questi come li chiamo Kinsuji? Chiedo scusa ai kinsuji, queste venature che viaggiano in uno stretto ayasugi brillanti e numerose, ma avete mai visto dei kinsuji perpendicolari al filo? Qui ci sono. Chissà che beneficio in termini di resilienza!!

 

 

Kento, prova a immaginare chi è capace di fare un post così su Hosho Sadamune :

 

Comincia...

 

Hi xxx, nice to meet you in Japan. Hope you found some treasures!

 

Since we are walking down memory lane....regarding Hosho Sadamune;

 

This year Tanobe-sensei organized a lecture for the foreign members of the NBTHK. There was a signed Hosho tanto (Sadayoshi if I remember correctly) on display. In his lecture, he addressed this topic briefly citing that although Sadamune is regarded as the founder of the school, there is only one work signed Sadamune and it is regarded as being somewhat suspicious.

 

So in this regard, I agree (and never disagreed btw) that Sadamune could be regarded as a contentious call in kantei. As a further example, at one of the US shows the American Branch provided a kantei excercise. The kantei was informal in nature and not for score, just folks putting answers on slips of paper and handing them in. Included among the subject swords was a lovely Ko-Bizen blade. The sword was ubu and zaimei to Tomasa. Bob Benson remarked during his lecture that the only proper call would have been to Ko-Bizen even though the sword is signed because there are so few signed Ko-Bizen works at all, and certainly a direct call to Tomasa would be so obscure that one would most certainly have had prior knowledge of this particular sword. Bear in mind, these comments were regarding a signed piece.

 

Back to Hosho; The Nihonto Koza lists the same Sadamune that xyz posted which is Juyo Bijutsuhin, and this is the contentiously regarded signed work nobody can really be sure of. So....Sadamune is regarded as the founder of the school, and we covered the lack of any of his works with conclusively reliable signatures. However Albert Yamanaka states that there are a "considerable number of blades by this swordsmith remaining today". Other sources such as Fujishiro, and the Nihonto Koza concur this by the direct descriptions and/or comparisons of Sadamune works, none of which are documented as being signed or unsigned other than the one contentious zaimei Jubi tanto. So the fact remains that there is also a concensus that Sadamune left a very large body of works, that today are unsigned. We can acertain, as is proper, that there is some measure of consistantly identifiable work among Sadamune works that would lead to any outward statement of "considerable numbers" of extant works, or such prominent mention of Sadamune in general. Otherwise, in the lack of extant works he would be regarded as his father, Kunimitsu, who has none to be identified, and thus the founding credit would likely have been passed to Sadaoki or Sadayoshi.

 

So, therein lies the inconsistancy that a Go can be directly attributed though there are no extant zaimei works, and that darn few any at all, while Hosho Sadamune with a large body of extant works cannot be directly attributed......in *formal* kantei. However as a measure of attribution, Kanzan Sato seemed perfectly willing to place sayagaki in direct attribution to Hosho Sadamune on the aforementioned *informal* kantei blade, and the NBTHK obviously agreed enough to document it exactly the same on the accompanying papers as "Hosho Sadamune".

 

So while I agree that there is a measure of improperness to a direct call of Sadamune in formal occassions, that doesn't make the call incorrect or inaccurate, nor does it illigetimize the written attributions that others have documented. There is little dispute that Sadamune has an extant body of works that can be attributed to him directly. It's easy to get lost in the minutia of what may be proper or improper, but never underestimate the importance of context.

 

Okay, in order not to thread drift down memory lane completely, let's get back to yyy sword. The signature reads "Hosho Goro". Fujishiro documents Hosho Goro as an inclusive part of, and alternative signature of Hosho Sadayoshi. It also is listed as an inclusive part of Sadaoki. A cursory look showed no examples for comparison for either smith, but I would encourage you to have the sword looked at. Even if the signature is questionble, Hosho works are generally not, and the signature could have been placed in attribution to someone from a very recognizable school. I guess if the mei were removed and it were a Hosho, it would be Sadamune by default.

:)

 

 

...termina


La spada giapponese si apprezza come una bella donna : per le forme, la pelle ed il profumo.

 

Carlo

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ahh ah ah

ammazza che discussione calda!!!!!!!!

manco a buona domenica si e vista una discussione cosi lunga

comunque da perfetto incompetente se posso dire la mia io sono x la tradizione..

la spada deve essere fatta su suolo giapponese rispettando tutti canoni sia materiali che spirituali...

anche perche ammirandola a una sorta di magica aurea.

eppoi ogni cosa va fatta nei luoghi di origine..

eh eh ve la immaginate ina polenteria in india? p.s. che esempio idiota

 

comunque x la vostra gioia e visto che il weekend e piuttosto lungo ho ancora da postarvi diversi link.....

quindi preparatevi x un caldo fine settimana di scambio di opinioni!!!!!!!!!!!!

ciao a tutti e buon fine settimana...

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Ehhh Tsubame. Certo l'esempio postato riguardante Sadamune è veramente un caso estremo, capisco comunque che sia l'esempio di un diffuso "modus agendi" in certi ambienti.

E' ovvio che alle spalle di tutto ciò c'è una precfisa volontà di speculazione, talvolta solo ideologica ma più spesso lucrativa.

Una volta mi parlasti di un testo in corso di elaborazione relativo al motivo per cui alcune lame siano mumei ed altre zaimei. Vale a dire spesso mi domando quale criterio generasse il fatto che i tosho firmassero alcune opere ed altre non le firmassero.

Sono sempre stato molto peplesso riguardo alle attribuzioni dei kanteisho ove la lama risultasse mumei.

E' ovvio che possiamo speculare sui motivi di una firma o sulla mancanza di essa su un lama fondamentalmente molto simile. Nel koto per esempio -si dice- che alcune lame non potevano essere firmae se forgiate per determinati ranghi elevati nel ceto sociale. Ipotesi plausibile ma ancora non ho rinvenuto letteratura che confermi questo con assoluta certezza quale "regola" . Ancor più oscure mi paiono le motivazioni possibili dallo shinto a seguire.

Onestamente -a mero buonsenso- mi viene spesso da pensare che le lame non firmate e comunque conformi ad un determinato tosho possano essere spesso opera di allievi di quel Go. Persone che non ancora distaccate dal proprio maestro eseguivano già abilmente il lavoro nel pieno rispetto di tutti i parametri a loro insegnati. Se così fosse molte opere mumei attribuite potrebbero considerarsi di dubbia attendibilità.

Di recente ho esaminato la lama di un utente ed amico, una bella lama, un mumei di tutto rispetto attribuita ad un tosho Mino, ho reperito un paio di oshigata in cui il nakago era assolutamente congruo, decisamente preciso. Unica differenza la presenza di un mei sugli oshigata e la mancanza della mei sulla lama in questione che tuttavia presentava una attribuzione certa. Mi domando se nell'intento del certificatore questa attribuzione debba ritenersi una indicazione del Go o debba invece essere considerata come un "indiscutibile ed assoluta certezza" che la lama sia stata forgiata da quel determinato tosho piuttosto che da un suo abile allievo.

 

P.S. Il post che hai citato è di Clark?

Se così fosse lo escluderei con decisione dalla categoria di coloro che non studiano, con rispetto e stima per chi si applica con successo nella conoscenza.

...poi però rimangono valide a -mio modesto parere - le altre osservazioni pertinenti ad aspetti più...."pratici" ...rispettosamente.

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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eppoi ogni cosa va fatta nei luoghi di origine..

eh eh ve la immaginate ina polenteria in india? p.s. che esempio idiota

 

 

ovviamente solo gli europei possono suonare musica classica europea ed essere presi sul serio, gli altri che lo fanno non fanno altro che dimostrarsi stupidi.

 

Solo gli italiani purosangue possono cantare l'opera

 

Solo gli inglesi possono recitare (e capire) Shakespeare

 

.. e qualunque nazione che tenti di costruire macchine o aereoplani non costruira' mai oggetti veri come Henry Ford o i fratelli Wright, ben fatto, America!

 

Non sono parole mie, ma stanno bene nel contesto.

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ovviamente solo gli europei possono suonare musica classica europea ed essere presi sul serio, gli altri che lo fanno non fanno altro che dimostrarsi stupidi.

 

Solo gli italiani purosangue possono cantare l'opera

 

Solo gli inglesi possono recitare (e capire) Shakespeare

 

.. e qualunque nazione che tenti di costruire macchine o aereoplani non costruira' mai oggetti veri come Henry Ford o i fratelli Wright, ben fatto, America!

 

Non sono parole mie, ma stanno bene nel contesto.

Concordo con l'intervento ironico di Jarou. Una generalizzazione tale è decisamente eccessiva e pericolosa quanto una standardizzazione globalizzante di massa. ...Una via di mezzo? Possiamo provarci?


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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La via di mezzo e' questa secondo me. Togliamo i giapponesi dal piedistallo dove vogliamo sempre metterli per forza, e ragioniamo oggettivamente.

 

La katana e' un oggetto. E' una cosa tangibile, costruita da un artigiano con una tecnica e degli strumenti. La sua qualita' e' l'unica cosa che conti davvero, con tutti gli aspetti che si possono dare alla definizione di qualita', ovvero rispetto dei canoni, efficenza della traduzione del processo in prodotto, aspetto estetico, caratteristiche peculiari, innovazione e chi piu ne ha piu ne metta.

 

Detto questo, il resto e' soltanto un discorso vano su cose misteriose che non sono tangibili e quindi non dovrebbero entrare nella discussione.

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La via di mezzo e' questa secondo me. Togliamo i giapponesi dal piedistallo dove vogliamo sempre metterli per forza, e ragioniamo oggettivamente.

 

La katana e' un oggetto. E' una cosa tangibile, costruita da un artigiano con una tecnica e degli strumenti. La sua qualita' e' l'unica cosa che conti davvero, con tutti gli aspetti che si possono dare alla definizione di qualita', ovvero rispetto dei canoni, efficenza della traduzione del processo in prodotto, aspetto estetico, caratteristiche peculiari, innovazione e chi piu ne ha piu ne metta.

 

Detto questo, il resto e' soltanto un discorso vano su cose misteriose che non sono tangibili e quindi non dovrebbero entrare nella discussione.

 

Mi sta bene, davvero, ma nel frattempo non ho ancora trovato un gaijin in grado di farne una di katana.

Oppure forse qualche caso isolato che comunque è come la rondine che non fa primavera (vedasi Nobuhira)

Un motivo ci sarà, non sarebbe il caso di fare una seria autoanalisi su questo e valutare la possibilità che esista una diffusa arroganza spinta dall'idea che tutti possono fare tutto?

Non è vero forse che esiste in questo una spinta populista che tende a rendere disponibile tutto per tutti ed in questo modo per forza di cose a ridurre i parametri di giudizio ad una sintesi banale , inesaustiva, massificata, semplice e nazionalpopolare?

Davvero siamo tutti pronti in questo mondo a ricevere democraticamente una uguale dose di diritto ad esprimerci ed a chiamare cioò che facciamo arte?

Io non penso che le cose stiano così, penso che se si cominciasse a fare il parmigiano reggiano in tutt'Italia esso prima o poi diventerà un normale squallido pezzo di cacio, perdendone in tutte le sue qualità per il semplice fatto che la massificazione indiscriminata ed il pensiero che la anima porta al declino della tradizione artigiana partendo dagli aspetti più raffinati e complessi che la maggioranza (la massa) non può e talvolta non vuole (colpevolmente) vedere.

Viva allora gli americani e le loro sintesi per il consumatore, le loro Las Vegas con copie di Venezia (tanto è uguale no?), e i loro grandi spadai che fanno nihonto di scuola "Casual" tanto più o meno...insomma è uguale!

Manca secondo me il coraggio di mettersi in gioco in tutto. Nulla è vietato a nessuno secondo me, ben vengano artgiani di tradizione nipponica nati a Gallarate, ma non penso che questi debbano partire dal diritto di fare , piuttosto penso debbano partire dalla volontà di imparare e dalla disponibilità ad errare e pagare, pagare con sonore umiliazioni, legnate su legnate, disposti ad accettare sconfitte perchè ognuna di esse è una lezione, sino a quando un giorno la gioia non sarà un riconoscimento qualunque di un autorità qualunque, bensì il poter dire a sè stesso "Che bello, niente legnate oggi" ...e da qui si parte.

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Azz. Jarou e Kento... più in giù del pavimento non si può con la fronte :prostro::arigatou:

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Ho letto con attenzione le opinioni di tutti, tutte ovviamente rispettabilissime. Vorrei per un secondo riportare l'attenzione su cosa deve essere una Nihontō: l'arma bianca più efficace per eccellenza. Su questo non credo ci siano dubbi. Questo è un particolare sul quale sorvoliamo spesso, ovviamente per il semplice fatto che nessuno oggi (per fortuna) utilizza una Tōken per combattere. Ma sarete d'accordo con me che una Kotetsu e un Caravaggio non hanno lo stesso scopo. Per quanto la prima possa definirsi "arte" la sua funzione non risulta solo quella di "farsi guardare e apprezzare". Ovviamente con ciò non incito nessuno ad utilizzare in senso pratico una lama giapponese. Probabilmente, il prezzo delle succitate lame è dovuto anche al fatto che garantiscono una qualità di taglio davvero elevata, che di certo non sarà paragonabile ad una Kotetsu o una Kiyomaro o alle Kotō, ma che forse può essere accostata alla qualità di molte lame realizzate oggi in Giappone. E sempre in Giappone oggi vengono prodotte molte lame sicuarmente straordinarie a livello artistico, le quali tuttavia potrebbero non garantire quella eccezionalità di taglio che dovrebbe essere propria di una Nihontō. Jarou potrà dirci, conoscendo i creatori di queste opere, qualcosa a riguardo.

 

Per il resto, se davvero ogni cosa dovesse essere fatta nei luoghi d'origine, allora Ken dovrebbe smettere di fare Togi, Jarou di fare Tsuba e Piva sensei di insegnare Iaidō perchè, per quanto si impegnino, non lo faranno mai come se fossero dei giapponesi in Giappone.

 

Con il dovuto rispetto, mi rifiuto di credere che ciò sia vero :arigatou:

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Ho letto con attenzione le opinioni di tutti, tutte ovviamente rispettabilissime. Vorrei per un secondo riportare l'attenzione su cosa deve essere una Nihontō: l'arma bianca più efficace per eccellenza. Su questo non credo ci siano dubbi. Questo è un particolare sul quale sorvoliamo spesso, ovviamente per il semplice fatto che nessuno oggi (per fortuna) utilizza una Tōken per combattere. Ma sarete d'accordo con me che una Kotetsu e un Caravaggio non hanno lo stesso scopo. Per quanto la prima possa definirsi "arte" la sua funzione non risulta solo quella di "farsi guardare e apprezzare". Ovviamente con ciò non incito nessuno ad utilizzare in senso pratico una lama giapponese. Probabilmente, il prezzo delle succitate lame è dovuto anche al fatto che garantiscono una qualità di taglio davvero elevata, che di certo non sarà paragonabile ad una Kotetsu o una Kiyomaro o alle Kotō, ma che forse può essere accostata alla qualità di molte lame realizzate oggi in Giappone. E sempre in Giappone oggi vengono prodotte molte lame sicuarmente straordinarie a livello artistico, le quali tuttavia potrebbero non garantire quella eccezionalità di taglio che dovrebbe essere propria di una Nihontō. Jarou potrà dirci, conoscendo i creatori di queste opere, qualcosa a riguardo.

 

Per il resto, se davvero ogni cosa dovesse essere fatta nei luoghi d'origine, allora Ken dovrebbe smettere di fare Togi, Jarou di fare Tsuba e Piva sensei di insegnare Iaidō perchè, per quanto si impegnino, non lo faranno mai come se fossero dei giapponesi in Giappone.

 

Con il dovuto rispetto, mi rifiuto di credere che ciò sia vero :arigatou:

Io penso che non si possa al giorno d'oggi guardare una nihonto senza riconoscervi una sinergia tra funzionalità ed estetica, questi due elementi non sono scindibili nè a livello di principio si può decidere arbitrariamente di attribuire maggiore importanza ad un aspetto piuttosto che all'altro. L'amalgama funzionalità /estetica è in ogni lama talmente miscelata che il solo pensiero di osservare una lama da un solo punto di vista è a mio parere limitante.

Trovo sbagliato Sandro tendere a dare troppo peso alla funzionalità per un semplice motivo, la nihonto è ottimamente funzionale in sè, ogni nihonto, non una, ogni singola nihonto è la testimonianza storica di una ricerca evolutiva che si è sviluppata e ramificata nei secoli, parlando dunque di funzionalità della " nihonto in genere" ogni nihonto è funzionale. La sua funzionalità è comunque legata all'utilizzo di determinate tecniche costruttive e di determinati materiali.

Esulando da tecniche e materiali in maniera esasperata, con acciai particolari dai nomi tecnici, con metalli frutto della nuova ricerca industriale tecnologica potrà forse portare ad una lama ancor "più funzionale" ma porta anche decisamente fuori dai vincoli in cui quest'arte vive. A questo punto se la funzionalità dovesse essere considerata al massimo, a totale disinteresse degli aspetti estetici e a totale disinteresse del perchè una lama di una certa epoca è fatta in un certo modo, in un certo stile, allora direi che la migliore nihonto è la spada di ObiWanKenobi, una bella spada laser e viaaa tutti affettati...e non si spezza mai! che meraviglia!

Non si può scindere ciò che è fuso assieme in una nihonto, tecnica ed estetica vivono e rappresentano la storia e l'evoluzione, e lo sforzo umano di un popolo, quel popolo.

Mi ripeto poi dicendo che forse bisognerebbe comunque scindere tra restauro e creazione. ..Ed in ogni caso la creazione non è interdetta ai gaijin , però se il lavoro è brutto, se non ci azzecca nulla con una nihonto, se ci sono comuni e banali errori, se non si è pensato in linea, in continuità con le sue origini e la sua storia, beh allora si è fuori gioco.

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Ma scusate poi, vi siete mai domandati perchè tanti degli sforzi dei moderni tosho sono tesi ad emulare stili e forme del passato?

Forse questi stolti hanno esaurito la fantasia? Forse questi sempliciotti non hanno conscenze adeguate per sperimetare nuovi materiali, nuovi metalli?

Perchè non fare nuovi hamon con nuove forme, che ne so potremmo fare un hamon a forma di dischi volanti! Di carciofi!

Pensate...pensate.

La caratteristica dell'epoca moderna è l'assoluta ormai certezza che la spada non avrà più una funzionaltà pratica, la sua funzionalità rimarrà segregata alle necessità dei tempi passati ed in questo risiede ora lespressione moderna della nihonto. Continuare a produrre con tecniche pressochè (sottolineo "pressochè") tradizionali i manufatti delle epoche passate in piena coerenza con le esigenze delle epoche passate e sforzandosi di esprimere talento artistico nella corenza con precisi stili del passato.

Scusate che cavolodovrebbero fare? Cosa vorreste evoluzione a tutti i costi. Dovrebbe forse un moderno tosho dedicarsi allo studio del sugata più adatto per tagliare giubbotti antiproiettile in kevlar?

Un'arte è un'arte e il rispetto della tradizione offre solo piccoli spazi di ricerca per continuare a migliorare o comunque per perpetrare la TRADIZIONE.

 

...Cosa me ne faccio di una lama di Bainite L6 con una tempera dalle forme sconosciute, priva di niku, priva di niku perchè visto che uso un acciaio industriale posso permettermi di trascurarlo (perchè è difficile da fare e va fatto A MANO, con le mani di un uomo, le sue mani il suo occhio, senza inventare, solo rispettando la tradizione) tanto la lama taglia comunque, anzi è più affilata. Ma che cacchio ci devi tagliare?! Cosa cacchio devi tagliare? Chi vuoi impressionare? Ti affilo con un togi tradizionale una showa e in un colpo secco di un abile maestro te la riduco in coriandoli la tua Ammmereggajin-to.

Dai su!


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per me paragonare una spada americana ad una nihonto resta e resterà sempre un insulto...

ribadisco il concetto che avevo espresso l'altro giorno

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ribadisco il concetto che avevo espresso l'altro giorno

Io non credo Wolv, se un gaijin fosse in grado di produrre una lama con caratteristiche pari ad una nihonto, nel rispetto dei parametri, dei materiali, dell'estetica, della coerenza il suo lavoro sarebbe encomiabile, sebbene etimologicamente non potrebbe definirsi nihonto, da un punto di vista concreto lo si dovrebbe a buon diritto descrivere come "pari in dignità ad una nihonto".

Quel giorno che capiterà sarò serenamente disposto a riconoscere un talento del genere e ad attribuire alla sua lama una considerazione pari ad una gendaito. Mi pare che quel giorno sia assai lontano, non lo temo credetemi, anzi mi sconforta la leggerezza con cui vengono affrontate certe cose da una numerosa quantità di gaijin (non tutti s'intenda), e penso che proprio questa leggerezza, questo atteggiamento speculativo e grossolano molto attuale sia il peggior nemico di chi si cimenta in tali tentavi, in un'opera ed in come essa viene presentata traspare talvota la qualità umana di chi l'ha eseguita.

Sino ad allora chiunque presenti oggetti approssimativi ed abbia la presunzione di pontificarne le grandi doti definendoli addirittura "spada giapponese" non avrà altro da me che un onesto, sincero giudizio in merito alla lama ed un pessimo giudizio nei confronti della stolta arroganza esibita.

Sono anni che attendo questo Graal della nihonto gaijin, chissà se mai un giorno avrò l'occasione di vederla. Per ora il massimo che ho visto sono opere da coltellinaio, nulla di più.

...Sino ad allora dedichiamoci alle nostre certezze che è meglio.

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Bisogna ricordare pero che non si tratta di magia nera o di qualcosa di mistico legata al sangue giapponese...

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Io non credo Wolv, se un gaijin fosse in grado di produrre una lama con caratteristiche pari ad una nihonto, nel rispetto dei parametri, dei materiali, dell'estetica, della coerenza il suo lavoro sarebbe encomiabile, sebbene etimologicamente non potrebbe definirsi nihonto, da un punto di vista concreto lo si dovrebbe a buon diritto descrivere come "pari in dignità ad una nihonto".

Quel giorno che capiterà sarò serenamente disposto a riconoscere un talento del genere e ad attribuire alla sua lama una considerazione pari ad una gendaito. Mi pare che quel giorno sia assai lontano, non lo temo credetemi, anzi mi sconforta la leggerezza con cui vengono affrontate certe cose da una numerosa quantità di gaijin (non tutti s'intenda), e penso che proprio questa leggerezza, questo atteggiamento speculativo e grossolano molto attuale sia il peggior nemico di chi si cimenta in tali tentavi, in un'opera ed in come essa viene presentata traspare talvota la qualità umana di chi l'ha eseguita.

Sino ad allora chiunque presenti oggetti approssimativi ed abbia la presunzione di pontificarne le grandi doti definendoli addirittura "spada giapponese" non avrà altro da me che un onesto, sincero giudizio in merito alla lama ed un pessimo giudizio nei confronti della stolta arroganza esibita.

Sono anni che attendo questo Graal della nihonto gaijin, chissà se mai un giorno avrò l'occasione di vederla. Per ora il massimo che ho visto sono opere da coltellinaio, nulla di più.

...Sino ad allora dedichiamoci alle nostre certezze che è meglio.

ma sono perfettamente d'accordo con te kento, il mio commento era fatto alla luce di ciò che si è potuto vedere fino ad ora... ho detto che per me sarà sempre un insulto perché conoscendo gli americani dubito fortemente che ne nascerà qualcuno in grado di fare le cose come si deve senza farsi prendere dal business o dalla "sindrome di rambo" per la quale se una spada non è in grado di essere messa in morsa e annodata come un pacco regalo senza rompersi allora fa schifo...

 

 

 

chissà... magari il primo gaijin a fare qualcosa di veramente degno di nota sarà qualcuno di questo forum...

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Vabbè dai questo è razzismo gratuito..d'altronde qua mica siamo tutti pizza mamma mafia e mandolino :gocciolone:

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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