Giuseppe Piva 6 · Inserita: 25 dicembre 2005 Io sono certamente disponibile a dire la mia. Lasciate passare le feste e facciamo questo confronto... Intanto si puo' riflettere sulla definizione ufficiale della federazione giapponese (1975): L'obbiettivo della pratica del Kendo è: modellare la mente e il corpo coltivare uno spirito vigoroso e attraverso un corretto e rigido allenamento sforzarsi per migliorare nell'arte del Kendo tenere presente la cortesia e l'onore e associarsi agli altri con sincerità e perseguire sempre il miglioramento del proprio essere questo renderà capaci di: amare il proprio paese e le sue tradizioni contribuire allo sviluppo della cultura e alla pace e alla prosperità tra i popoli ______________________Giuseppe Pivawww.giuseppepiva.com Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
shintai kaizo geijutsu 0 · Inserita: 25 dicembre 2005 sul discorso kendo mi farebbe piacere portare anche la mia piccola, ma entusiasta esperienza. ho provato altre arti marziali, ma l'esperienza si è sempre interrotta per motivi simili a quelli di cui parlava prima giuseppe. poi, un paio di anni fa, ho trovato nella mia città la costola di una palestra di torino dove si praticava il kendo. mi sono iscritto -era una vita che carezzavo l'idea di trovare un posto dove imparare il maneggio della spada- e la sensazione che ho avuto è stata che si trattasse di qualcosa di totalmente diverso da tutto ciò che vevo provato prima. non ho mai avuto in questo breve lasso di tempo la sensazione di praticare uno sport. certo ho visto, gironzolando per stage vari, persone impostate in maniera più 'sportiva', diciamo così, ma la mia esperienza è tutta un'altra cosa. claudio, il mio maestro, chiude ogni lezione ripetendo e facendoci ripetere queste parole: 'praticare, studiare l'arte del kendo cercando di approdare a uno stile di vita più elevato'. sentite a freddo possono sembrare eccessivamente altisonanti, ma, vi giuro, è esattamente quel che cerco e lentamente sto ottenendo con la pratica. il kendo che imparo di volta in volta me lo porto dietro la mattina successiva al lavoro e nella vita reale. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Simone Di Franco 54 · Inserita: 25 dicembre 2005 Ragazzi aprite un altra discussione se cominciate a parlare di un altro argomento per favore. altrimenti non si trova mai niente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Roberto Peruch 0 · Inserita: 19 marzo 2009 vi sono innumerevoli motivi per voler praticare un'arte marziale indifferente se sia uno stile di mano o di arma... ma sorge spesso un dilemma (almeno a me) è giusto insegnare certe "cose" a ogni buzzurro che paga la quota di iscrizione?vedo spesso parecchi esaltati che arrivano in una palestra e dopo due lezioni pretendono gia di saper insegnare...... (premettendo che non ho il grado di sensei quindi non posso decidere a chi insegnare e a chi non, sono una specie di sempai.... ma mi vengono affidate le "nuove leve" in modo che gli possa spiegare i "primi passi" oppure seguo i bambini nelle lezioni pomeridiane) parlo della spada perche è cio che pratico ora... ma ho visto cose simili nel karate.... alcuni comportamenti violenti (voluti e non) dovrebbero stare fuori un dojo..... tante volte trovo piu facile approcciarmi ai bambini... diciamo che per alcuni comportamenti si possono anche perdonare.... ma con certi "adulti".... a coloro che nel forum hanno pratica di insegnamento rivolgo questa domanda E GIUSTO INSEGNARE A TUTTI? mi è stato detto insegna a chi vuole imparare e non fare mai distinzioni.... e giusto! ma cosa vuol dire allora VOLER IMPARARE??? L'argomento è interessante, credo che si ponga il problema del metodo, meglio del ruolo di chi insegna. Credo che non si possa realmente immaginare che Maestro è Sensei , il ruolo è più simile al Precettore che al maestro. Ovviamente questo include una logica della didattica che è diversa. Si parla di Shiso o discepolo più che allievo Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
paolo placidi 20 · Inserita: 19 marzo 2009 L'argomento è interessante, credo che si ponga il problema del metodo, meglio del ruolo di chi insegna. Credo che non si possa realmente immaginare che Maestro è Sensei , il ruolo è più simile al Precettore che al maestro. Ovviamente questo include una logica della didattica che è diversa. Si parla di Shiso o discepolo più che allievo Salve Roberto, prova a presentarti nella apposita Sezione. Grazie. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Shirotora 0 · Inserita: 28 aprile 2011 Questo è un argomento complesso...cmq in linea di massima Giuseppe Piva (come spesso accade) ha ragione, bisogna fare la scrematura mettendo un po' alla prova la volontà e l'umiltà dell'aspirante allievo...chi non si sentirà adatto se ne andrà da solo... Questo però diventa un problema quando si vuole avere a tutti i costi molti allievi edi intascare molte mensilità... Anche se devo dire che negli ambienti dello Iaido e del Kendo si risente meno di questo problema...credo siano rimasti più genuini... ovviamente quanto detto è una mia opinione personale. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Pacifico 0 · Inserita: 7 maggio 2011 Ho troppi anni di esperienza in palestra per cui ne ho viste di situazioni diverse e, qualche volta, problematiche. L'allievo esuberante, che crede di poter insegnare dopo poche lezioni a chi è arrivato subito dopo o a qualcuno meno portato, capita spesso e chi ha un minimo di esperienza se ne rende conto subito. Poi ci sono i strafottenti che molte volte creano problemi seri, fomentando altri allievi con critiche sottese al maestro. Alcune volte il maestro fa finta di non vedere aspettando che avvenga la selezione naturale, ma il più delle volte interviene, affidando ripetutamente all'allievo problematico delle esercitazioni particolari che, con la collaborazione di altri allievi volenterosi, mettono in difficoltà il malcapitato, che deve scegliere se adeguarsi al giusto comportamento o battere in ritirata. E' significativo che in tantisssimi anni non ho mai visto un allievo cacciato dal dojo ma tantissimi che hanno battuto la ritirata. Io adotto una metodologia di scrematura abbastanza semplice. Per tre mesi mi concentro sul saluto, sul reiho e sulle tecniche di base. Oltre ad essere un buon metodo di insegnamento, vai tranquillo che se uno non é disposto a partire con umiltá, molla dopo poco... Ho riso divertito leggendo quanto scritto da Giuseppe, pensando alla ottima tortura psicologica che mette in atto. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti