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tango69

Katana musashitarou yasukuni....

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Vista la grande richiesta e la coincidenza che sto rivedendo un testo di uno psicanalista che uscirà tra poco che parla di luce, ancora due cent.

 

La qualità di quest'arma è l'incorruttibilità.

Sia esso visto nella sua traduzione di diamante che di fulmine, esso è costituito da materia pura.

Si tratta di un'oggetto magico, che ritorna sempre nelle mani di chi lo utilizza (come il mjollnir di Thor, non casualmente anch'egli Dio del fulmine). MA è un arma, come ha fatto notare Juri nei film citati, che può essere usata solo per il bene.

Era infatti un'arma dei monaci.

Trovate senza troppa fatica le beghe tra Brahma e Shiva che hanno portato alla sua generazione.

Qui voglio invece raccontarvi di cosa è simbolo e perché compare negli horimono.

Si, certo, per dare alla lama la durezza del diamante e la potenza del fulmine... i nostri Bushi sapevano andare un po' più in là.

 

Cosa accomuna il fulmine al diamante?

Ve l'ho già suggerito, sono oggetti fatti di luce.

Luce, fuoco, l'elemento divino per eccellenza. Quello che sta più in alto di tutti, come il sole.

Accendetene un fuoco ed esso scapperà verso l'alto, dal padre suo.

Solo l'uomo ha saputo dominare il fuoco, perché solo lui ha stretto un patto con Dio e di Dio porta una scintilla.

Quale il potere di quest'uomo?

Quello della luce della coscienza.

L'arma è dunque il simbolo della luce della coscienza divina che si abbatte sul male, sull'oscurità e sull'ignoranza.

Averne uno inciso sulla lama non ti rende solo un buon buddhista, fa di te un uomo che sa distinguere il bene dal male, operando con la ragione.

Quello è quindi un'immagine magica che posta sulla lama vuol dire: a proteggermi dai nemici fisici son capace da solo, per proteggere il mio spirito dalle forze del male, invece, un aiutino potrebbe servirmi.

Buddha, dammi una mano in tal senso.

 

Ora, la cosa divertente è che sulla questione dell'ignoranza almeno ci hanno preso mica male.

Prima di capire cosa fosse la luce eravamo poco più che delle bestie.

No, non mi riferisco all'homo abilis di Francesco.

Mi riferisco ai primi del secolo scorso.

È stata la luce a spiegarci cos'è questo mondo.

Lei ci ha illuminato.

 

Fu infatti Plank con l'assorbimento del corpo nero, seguito dalla spiegazione dell'effetto photoelettrico ad opera di Einstein che ci fecero capire che il mondo era un altro.

Queste le basi che permisero di spiegare che la natura ondulatoria della radiazione elettromagnetica descritta dalle equazioni di Maxwell era solo una pallida rappresentazione della realtà. Pur non avendo massa la luce aveva natura corpuscolare. Era fatta da particelle: i fotoni.

Di li a poco sarebbe nata la meccanica quantistica, senza la quale tutto ciò che facciamo oggi sarebbe impensabile, forum compreso, visto che tutto si basa sulle proprietà quantistiche del silicio.

Ma non era l'unica luce che doveva brillare.

Sempre l'ometto dell'effetto fotoelettrico un giorno prende in mano le trasformate di Lorenz.

Guarda quei denominatori e s'illumina.

Vuoi vedere che mi sparano ad infinito perché la velocità della luce non può essere superata da nessuna particella con massa maggiore di zero?

Inutile dire che aveva ragione. Era nata la relatività ristretta.

Ancora ad opera della luce.

La velocità della luce era davvero una costante universale e noi non vivevamo in tre dimensioni, come pensavano i grotteschi uomini dell'Ottocento, ma in un cronotopo a quattro dimensioni. Di li a poco arrivarono le verifiche sperimentali: era vero: il tempo era una coordinata come le altre, tant'è che non scorreva uguale per tutti.

Di li a qualche anno ci avrebbe ancora stupito dimostrando che il cronotopo era curvato dalle masse e che la luce si muoveva su geodetiche poste in uno spazio curvo. La luce aveva generato la relatività generale.

Il fatto che luce è materia non fossero altro che due forme di energia era diretta conseguenza.

Stavamo entrando nell'evo nucleare.

Di li a poco avremmo anche capito che entrambe erano nate nello stesso preciso momento, quando il grande scoppio diede origine al tutto.

Mettendo insieme la relatività generale con il modello standard, che ha avuto là sua conferma sperimentale definitiva (va bene, quasi) solo qualche anno fa, siamo arrivato alle infinitesime frazioni di secondo successive al FIAT LUX.

 

Ed è così che siamo ritornati a Dio.

Cavalcando un raggio di luce adamantina l'uomo ha saputo sfiorare lo scopo del suo creatore.

Ha saputo andare tanto in la' sul 'come' da farlo diventare quasi un 'perché '.

I mistici tibetani erano davvero stati illuminati da quel raggio divino.


 

月の道

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Ecchè gli vuoi dire !?! mi inchino ancora ma mi è venuto il mal di schiena a forza di farlo... mi avrai sulla coscienza... ma grazie ancora :arigatou:


Antonio Vincenzo

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Getsu, bellissima riflessione! a modo mio cerco di renderti omaggio con un altro spunto: jung studia/ rielabora (vedi tu) l'esoterismo orientale prima o dopo la luce (appunto) massonica?


Fabrizio T.

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Vedi bene Fabrizio.

Il testo su cui sto lavorando e che uscirà nel primo semestre del 2017 è del dottor Diego Frigoli, che è il fondatore della Associazione Nazionale di Eco Biopsicologia, una scuola junghiana che effettua formazione postdoc agli psicologi e psicanalisti che intendono operare seguendo i principi della psicologia analitica.

Il percorso sull'archetipo della luce che, come avrete capito, è quello della vita, parte dall'antico Egitto e attraversa i mistici presocratici, la Cabbala, i monasteri medievali e i laboratori alchemici, non tralasciando certamente i liberi muratori che sono i diretti figli di molti di questi studiosi della Natura e protoscienziati (almeno fin quando non hanno cominciato a chiamarsi Isaac Newton).

In realtà, io è questo professorone abbiamo tempo fa iniziato a lavorare ad una teoria di campo che era stata iniziata proprio da Jung e Pauli (quello del Principio di Pauli, per chi se lo ricorda dal liceo).

L'avevano piantata a metà perché la teoria della complessità e dell'informazione non avevano ancora fornito gli strumenti che abbiamo oggi.

Un gioco.

Magari un giorno vi scrivo qualcosa, se ci sarà qualche attinenza col nostro mondo.

 

In realtà, maestri alchimisti furono proprio i kaji giapponesi.

Il loro lavoro è sempre stato per metà scienza e per metà magia.

Oggi è facile stabilire quale è il tenore di carbonio di una lama.

Lo era un po' meno quando non si sapeva cosa il carbonio fosse.

Come sono arrivati a tanto con quegli strumenti?

Quando non c'era una tradizione a cui appoggiarsi, come hanno potuto fare tutto ciò ?!?

Certamente lavorando coi quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco.

Pervenendo a quella quintessenza che la tradizione alchemica taoista chiama il Vuoto.

Entrando in una dimensione magica per cogliere intuizioni e ispirazione, che avrebbero poi affinato con un lavoro tanto fisico quanto spirituale.

Ma secondo voi Gotoba si ritira a fare spade perché voleva metter su la sua fabbrichetta?

E chiama i 13 top player di settore per averne uno al mese nel monastero in cui si era ritirato?

O invece erano alchimisti che studiavano l'intima essenza della natura...

Non è che quel tredici e' composto dai nove sigilli di cui vi ho parlato e, per caso eh, nove in giapponese si pronuncia come vuoto, in modo da completarsi con i rimanenti quattro fabbri a rappresentare ognuno un elemento naturale necessario a forgiare una Nihonto?

Quelle persone ricercavano non solo la spada perfetta. Essi cercavano l'uomo che comprende le leggi che regolano l'Universo.

Lavorare sulle spade era un modo per studiare e perfezionare loro stessi.

...Poi, certo, gli imperatori rompevano le scatole e mandarli in un monastero faceva alla bisogna.

Ma nessuno lo avrà proprio obbligato a fare tutto sto cinema per forgiare una lama che non avrebbe mai usato.

E, infatti, son diventati storia.

 

Altura, il mio disco tra le vertebre L4 e L5 dice che da ragazzo ho esagerato un po'.

Lasciamo il protocollo dell'inchino ai Giapponesi e accontentiamoci di scambiarci un sorriso.

 

;-)


 

月の道

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Getsu che dire grazie infinite! A volte un vaso è solo un vaso, talvolta invece al buio (studio da pochissimo la nihonto e la cultura giapponese) "annusi" similitudini...sgrossare la pietra e forgiare, silenzio pensiero azione e bushido etc. ma qui ci sono chiari riferimenti che ignoravo (aimè non conoscevo Gotoba ad es.). Dal ragionare semplicemente alla padronanza (e dal coraggio aggiungo) della pubblicazione ce ne passa di quindi grazie ancora e resto in attesa del libro davvero con molta curiosità!


Fabrizio T.

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