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G.Luca Venier

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  1. G.Luca Venier

    Visioni

    Grazie beta, per la condivisione
  2. Erano almeno due anni che mi riproponevo di visitare questo museo e, infine, sono riuscito nell'intento. La distanza da Tokyo non è eccessiva, circa un'ora e mezza di treno dal centro, e in apparenza basta inserire "Kimura Museum" su Google per ottenere tutte le info necessarie. Nella realtà non bisogna fidarsi degli orari che appaiono alla prima schermata; gli orari giusti sono quelli visibili nel sito in giapponese http://shizuoka.myta...-art-museum.php Nel sito si indica il martedì come giorno di chiusura o, nel caso in cui una festa nazionale capiti quel giorno, sarà chiuso anche il mercoledì. Si badi bene che questo sistema, che è chiamato "provvedimento per tutelare i giorni di riposo", vale per tutti i luoghi visitabili e può causare confusione. Innanzitutto, quando la festa nazionale cade nel giorno di riposo settimanale, non è detto che il luogo cui si vuole accedere sia necessariamente chiuso. Per esempio, in occasione della Festa della Cultura, molti musei (e anche i giardini del Palazzo Imperiale) restano comunque aperti anche se la festa cade di lunedì (che sarebbe il consueto giorno di chiusura). La chiusura avviene dunque il giorno successivo. Ci sono, però, anche luoghi che tengono chiuso tutti e due i giorni, approfittando sia della festa che del "recupero del riposo settimanale". Quindi occorre informarsi bene. Per quanto riguarda il Kimura la faccenda è un pò più complicata. Si tratta di un museo privato, dunque la visita si svolge seguendo le regole di una visita in una casa privata ma il vero problema è questo: il custode è già molto anziano e pare che il museo non venga più molto visitato quindi...di fatto il museo è aperto molto sporadicamente e le visite si fanno, in pratica, su appuntamento. Se volete programmare una visita vi consiglio caldamente di prendere accordi telefonici in anticipo, per evitare sorprese. Il numero è: 0456 624429 Se non avete un amico in loco che può aiutarvi nella telefonata, è sempre possibile chiedere nella hall dell'albergo in cui alloggiate di fare una chiamata per voi e fissare un giorno e un orario. Il Kimura Museum si trova a Yugawara, una piccola località che si affaccia sulla baia di Sagami, in una zona collinare a picco sul mare che ricorda vagamente la Liguria, e che rivendica per sè il ruolo di città natale di Masamune. Questo fatto spiega bene come le lame esposte siano di scuola Sōshū. Il museo dista dalla stazione ferroviaria di Yugawara circa due km. C'è un autobus che porta molto vicino ma passa ogni 20 min e il mio consiglio è di fare la strada a piedi (se il tempo è buono, ovviamente). Ciò vi permetterà di assaporare il clima particolare che si respira in una cittadina di provincia, in cui ancora ci si saluta incrociandosi sul marciapiede e dove agli angoli delle strade si possono trovare piccoli banchetti improvvisati con sacchetti caserecci pieni di frutta e verdura. Nessuno li accudisce: c'è il prezzo su ogni busta e una cassettina in cui mettere i soldi. Inoltre, la passeggiata vi scrollerà via la "frenesia" di Tokyo, vi darà il senso del "pellegrinaggio" e vi consentirà di arrivare al museo nelle migliori condizioni di spirito. Purtroppo devo dire che il museo, pur essendo estremamente affascinante, non versa in buone condizioni. Si nota chiaramente che i visitatori scarseggiano e la "gestione" è portata avanti con fatica. Le sale sono ben chiuse da porte blindate ma al piano terra, dove sono conservate le ceramiche, le stuoie (dentro le teche) su cui stanno appoggiati gli oggetti pullulano di muffe multicolori. Molto probabilmente le ceramiche non soffrono l'umidità ma l'impressione che può trarne un visitatore "standard" non può essere che sconcertante. Le lame sono al primo piano, che non è così umido, e sono tenute ben oliate (anche i nakago). Quindi sono in ottime condizioni di conservazione e non sembrano a rischio. Molte spade mostrano un tipo di politura "vecchio stile" con hadori bianchissimo che rende difficile vedere bene le attività nell'habuchi (di contro la hada si vede nei minimi dettagli) ma...bisogna accontentarsi. Molti pezzi sono straordinari e la visita è d'obbligo per gli appassionati del Sōshū. Assolutamente consigliato.
  3. Queste lame antiche hanno tutte, in genere, un forte niku che viene rispettato dai politori. Quindi è sempre ben percepibile anche se la lama è stata polita molte volte. Parimenti, sono generalmente ben bilanciate anche se di lunghezza generosa e non danno sensazione di pesantezza.
  4. G.Luca Venier

    Sano Art Museum

    Il Sano Art Museum (佐野美術館 Sano Bijutsukan) è un museo creato nel 1966 da Sano Ryūichi, noto imprenditore e fondatore dell'importante compagnia di prodotti chimici Tekkōsha. Il museo si trova nella città di Mishima, nella prefettura di Shizuoka, a circa 2 ore di treno dal centro di Tokyo e contiene una raccolta di circa 2500 oggetti tra cui un'importantissima collezione di spade. Uno dei pezzi forti di questa collezione è un'importante naginata firmata Bizen no kuni Osafune-jū Nagamitsu tsukuru (備前国長船住人長光造) classificata Tesoro Nazionale. Benchè tecnicamente sia un museo privato, è gestito e organizzato come un moderno museo pubblico (si visita con le scarpe e vi è un attrezzato book shop) e propone un fitto e interessante programma di mostre temporanee i cui temi spaziano dall'oplologia giapponese alla ceramica, dalla calligrafia all'arte grafica contemporanea. Il Sano Museum collabora inoltre a pubblicazioni estremamente interessanti che riguardano il mondo della nihonto, edizioni che arricchiscono la libreria di ogni studioso. Avvertenza: lo spazio espositivo del museo non è grandissimo e in genere è quasi interamente occupato dalle mostre temporanee. Resta sempre un piccolo angolo di mostra permanente dove vengono proposte a rotazione alcune delle opere più significative della collezione ma, se l'obiettivo è quello di vedere solo le spade, è sempre meglio controllare il tema della mostra in corso, per non rimanere delusi (e non fare un viaggio piuttosto lungo a vuoto). Ad esempio, durante la mia ultima visita, erano esposte tre meravigliose statue lignee risalenti al periodo Heian ma non la famosa naginata; per il resto il museo era occupato dalle opere inerenti alla mostra in corso, che non aveva nulla a che fare con la nihonto. Adiacente al museo vi è un meraviglioso giardino, che merita senz'altro una sosta. Per info dettagliate: http://www.sanobi.or.jp/eng/ La prossima mostra in calendario che riguarda il tema che ci interessa sarà: "The Glory of Japanese Sword" Si terrà dal 7 gennaio al 16 febbraio 2020. Se qualcuno avrà modo di andarci credo non resterà deluso.
  5. Ciao Cristiano, le tue domande sono esattamente in tema con i quesiti che ho posto anch'io negli ultimi due incontri informali di studio che abbiamo avuto con Hinohara sensei (a margine dei kansho con le Branch). Innanzitutto occorre premettere che il sistema delle Gokaden, su cui si basano praticamente tutti i testi che studiamo, è di recente adozione e, benchè sia utile a dipanare la complessa matassa dello studio della nihonto, non esaurisce certo il problema dell'identificazione, Anzi, in certi casi è nettamente limitativo. Hinohara stesso ha espressamente detto che il sistema delle Gokaden "si applica male alle lame più antiche le quali, per certi versi, mostrano caratteristiche molto simili tra loro". Ecco perchè, ad esempio, le lame Sanjo possono mostrare elementi che noi diremmo "in stile Yamato", pur se non fanno parte di quella tradizione. Ed ecco perchè la maggior parte di questa categoria di lame mostrano un habuchi prevalentemente composto di nie, pure quelle di tradizione Bizen. Per quanto riguarda il jifu ed il jifu utsuri, ne abbiamo parlato proprio in questa occasione. Sono due fenomeni diversi. Il jifu è una variazione di colore della hada: tipicamente si tratta di aree più scure causate dall'affioramento del metallo interno, più morbido. Ma, al contrario di ciò che chiamiamo shingane, questi affioramenti non sono determinati dalle molte politure che hanno "sfondato" lo strato esterno ma dal tipo di ripiegamento eseguito durante la forgiatura. Quindi è, a tutti gli effetti, una caratteristica della lavorazione e non un difetto causato dalla "stanchezza" della lama. Il jifu è visibile sempre, in ogni angolazione di luce, spesso anche nelle foto. Il jifu utsuri è, invece, un vero utsuri (ossia un "riflesso" visibile solo in certe angolazioni di luce e, quasi sempre, non visibile in foto) e può essere di due tipi: un tipo mostra un vero e proprio antai ed è abbastanza uniforme (si trova principalmente nelle lame tardo Heian/primo Kamakura oppure nelle lame di scuola Unrui del tardo Kamakura), l'altro tipo è meno uniforme, talvolta a chiazze, può anche non avere un vero e proprio antai e si trova nelle lame ko Aoe (ed è simile a quello ko Bizen). Purtroppo si tratta di fenomeni molto difficili da spiegare a parole, quindi l'unico modo di capirci veramente qualcosa è l'esame dal vivo. Per rispondere alle tue domande, direi che le differenze tra le lame più antiche (intendiamoci, stiamo parlando di XI/XII secolo. Le datazioni "tradizionali" che collocano Yasutsuna o Sanemori al IX secolo sono completamente superate...) riguardano il sugata e l'aspetto del metaillo, che essendo di produzione locale può avere caratteristiche tutte sue. Ad esempio ko Bizen ha un koshizori molto particolare e tipico, diverso dal koshizori ko Hoki. Ko Naminohira e Bungo Yukihira, invece, hanno koshizori ma, nel complesso, la lama appare più "spostata" verso il centro ed il sori è meno forte. Con la lama in mano è un pò più semplice cogliere le differenze. Per quanto riguarda il colore del metallo, questa lama di Tomonari appare abbastanza scura nel complesso ma non ha jifu e il colore è uniforme. Yasutsuna, invece, mostra zone chiare ed altre ben scure (jifu). Entrambe hanno jifu utsuri, tutto sommato abbastanza simile anche se in Tomonari è leggermente più evidente (complice il fatto che la hada è più omogenea, direi). Diverse lame "ko" che, negi anni, ho potuto vedere mostravano urumi gokoro. In certi casi questa "attenuata brillantezza" dell'habuchi può essere causata dalla stanchezza della lama. In altri casi, come ad esempio nelle lame più antiche del Kyushu, Yukihira ad esempio, da una precisa scelta tecnico-stilistica. Nel caso di queste due specifiche lame di Yasutsuna e Tomonari, credo si possa parlare di stanchezza. Anche perchè, per fare un esempio, ho visto (due giorni dopo) una ko Bizen Yoshimune (nagasa di oltre 92, quindi praticamente "gemella" di Tomonari) con un habuchi assai brillante. Per quanto concerne la "rusticità", se vogliamo intendere il termine come sinonimo di hadadachi, allora, si: la hada di Yasutsuna appare più "rustica".
  6. La ko hoki Yasutsuna è questa: http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=8666&view=&hl=&fromsearch=1 Rispetto alla descrizione devo dire che la hada ha un aspetto molto "coarse" ma la lama è senz'altro piuttosto consumata dalle politure. Ad ogni modo il kitae è davvero affascinante, con complicate attività di nie e cambi di colore (jifu e jifu utsuri). Anche questa spada mostra il monouchi diritto (anzi, quasi "piegato" in avanti).
  7. Si, è quella. Il tachi di Tomonari è davvero notevole, innanzitutto per le dimensioni sopra la media. Il sugata è comunque classico, con profondo koshizori, funbari e monouchi utsumuku, ossia ben diritto. Quest'ultimo particolare è di fondamentale importanza per l'analisi del sugata in quanto abbiamo visto come nelle lame che riprendono le forme antiche (riproposte fin dal tardo Kamakura, ad esempio da Rai Kunimitsu, tra Showa e Genko jidai) il sugata sia praticamente uguale tranne che per la parte del monouchi che, invece, presenta sempre un leggerissimo sori. Rispetto alla lama di Sanemori, posta accanto, presenta una hada leggermente più grezza (ma forse si tratta di stanchezza) e scura. Vi è jifu utsuri, come da manuale. Hamon molto classico, con hotsure, kinsuji e un bellissimo e visibile uchinoke. La Sanemori, invece, mostra un kitae più compatto e, benchè vi sia jifu utsuri, il colore è chiaro. L'hamon appare molto più "moderno", con nette variazioni di altezza. Il disegno è ko choji e ko midare con forte prevalenza di nie.
  8. Durante il kansho (che, ricordo, è stato organizzato in esclusiva per i membri delle Branch USA, EU e Italia) sono state proposte e studiate le seguenti lame: Tachi, mei Tomonari (ko Bizen), nagasa 96,05 cm, classificata Juyo Bijutsuhin Tachi, mei Sanemori (ko Ichimonji), nagasa 66,05 cm, classificata Juyo Bijutsuhin Tachi, mei Yasutsuna (ko Hoki), nagasa 79,99 cm, classificata Juyo Bijutsuhin Tachi, mumei, kinzogan mei Sukezane, nagasa 72,11 cm (questa stessa lama è proposta a pag.14 del numero III-2019 del nostro Bollettino). Tachi, mumei, attribuito a Norishige Tachi, mumei, attribuito ko Aoe, nagasa 70,75 cm Tachi, mei Motozane (Bizen, contemporaneo di Motoshige, tardo Kamakura), nagasa 71,81 Tachi, mumei, attribuito a Chogi, nagasa 70,9 cm Katana, mei Gorozaemon Kiyomitsu (Tenbun jidai), nagasa 68,63 cm Katana, mei Okisato Kotetsu
  9. L'esperienza del kantei è stata estremamente interessante. Naturalmente il passaggio dal kantei su carta, che affrontiamo di solito, a quello "vero" è piuttosto brutale. Per me, in particolare, è stata la prima volta in assoluto. In genere, nei kantei che la N.B.T.H.K. organizza ogni mese a beneficio dei suoi membri, vengono proposte varie lame e vi sono più "round" di risposte. In questo caso, per questioni di comodità, la spada era solo una: 1 minuto e 30 secondi di tempo a disposizione per esaminarla (con timer e cicalino...) e risposta secca. Come ha già detto Massimo, è stata proposta una lama per "misurarci la febbre", come si direbbe dalle parti di Lucca, con un toran midare assai caratteristico e ben riconoscibile anche da lontano. Sukehiro era il nome che veniva subito in mente. Il sugata però mostrava un nagasa piuttosto corto e sori troppo accentuato per essere tipicamente Kanbun Shinto. Inoltre lo shinogi ji era assai stretto e il niku assente. La hada, infine, era un ko itame estremamente compatto, con aspetto un pò "lucido" e, in alcuni punti, tendente a muji. Queste caratteristiche mi hanno fatto pensare ad una lama del primo periodo Shinshinto, in stile di Sukehiro. Stabilito il jidai, l'attribuzione a Shuishinshi Masahide era certamente la più logica ma mi sono fatto trarre in inganno dai tani del toran molto squadrati, che sono tipici di Suketaka; di certo ho pagato la mancanza di esperienza, dato che le lame di Masahide che ho avuto modo di tenere in mano saranno state al massimo cinque o sei e nessuna in toran. Parlando con Massimo e con gli altri partecipanti, abbiamo tutti concordato che effettivamente il toran non fa venire in mente Masahide perchè siamo "abituati" a vedere sue lame dall'aspetto ben diverso. E questo dimostra come "le sensazioni", a volte, possano essere fuorvianti in un kantei. Dunque non ho riconosciuto l'autore e sono andato "a memoria" (e ho peccato di scarsa "malizia" in quanto, nei kantei N.B.T.H.K., Suketaka non esce praticamente mai). Pazienza. Nella spiegazione, Hinohara Dai ha sottolineato come il kantei point di questa lama (sugata a parte) fosse lo yakidashi un pò basso e diverso dal tipico yakidashi Osaka Shinto. Inoltre occorreva far caso alle aree di nie scuri che sono una caratteristica di Masahide. Personalmente avevo notato che lo yakidashi aveva un aspetto un pò particolare, che mi ha ulteriormente incoraggiato a proseguire sulla "pista" del primo Shinshinto, ma non l'ho collegato a Masahide (inesperienza). Per quanto riguarda i nie neri...forse avrei potuto vederli se avessi già pensato cosa cercare. Mi sono sfuggiti. Comunque, molto istruttivo !
  10. Ottima idea e ottimo lavoro, beta. Grazie ! Una raccolta utilissima. Ti segnalo che nella scheda del kantei 670, che si riferisce ad una katana di Hojoji Masahiro, si ripete lo stesso oshigata del kantei precedente (lama di Shintogo Kunikitsu). :-)
  11. Comunque ho comunicato la cosa anche su Nihonto Message Board (o dovrei dire Massage Board ??!) ma pare che la notizia non riscaldi il cuore di nessuno...magari laggiù sono più avanti di noi e tutti quanti avevano già scaricato i file pdf (per la serie: i nuovi si arrangino !) O forse i files erano già disponibili direttamente sul forum, ammetto di non aver controllato. :-)
  12. Ti posso assicurare che è così. Loro pensavano che fosse tutto a posto. Mi hanno pure molto ringraziato di aver fatto presente il problema e aver in qualche modo migliorato il loro website. Inoltre hanno sistemato tutto nel giro di una settimana. Quindi non era difficile, bastava chiedere... :-)
  13. Quello contenuto nei bollettini NBTHK è materiale di estremo interesse. Molti libri di Sesko, ad esempio, sono compilazioni ragionate di questo materiale. Questo non lo dico per sminuire in qualche modo Sesko, che fa un lavoro encomiabile, ma per sottolineare la grande importanza di ricevere questo libretto tutti i mesi....
  14. Chi è membro NBTHK riceve ogni mese un bollettino, che include oshigata e descrizioni. Ovviamente questo bollettino è in giapponese, dato che quello in inglese hanno smesso di pubblicarlo agli inizi degli anni 90. Appare chiaro che, senza le traduzioni del testo, questi bollettini non sono granché utili !
  15. Come molti di noi hanno da tempo notato, sul nuovo sito della NBTHK non era più possibile trovare le traduzioni dei bollettini arretrati, come invece accadeva nel vecchio sito, ma solo quelle degli ultimi mesi in corso. Ho fatto notare questo problema in NBTHK e, molto cortesemente, hanno provveduto ad inserire nuovamente le traduzioni fino al 2012. Pare che non abbiano più in archivio i pdf anteriori al 2012 ma, intanto, è già un passo avanti. Curiosamente, sembra che siamo stati gli unici, in Occidente, ad accorgersi del problema. O, quantomeno, a farglielo notare. A scanso di equivoci, consiglio caldamente di salvare i pdf su chiavetta per tutelarsi da futuri insospettabili black out. https://www.touken.or.jp/english/TokenBijutsuTranslation/backnumber.html
  16. Una bella riflessione, Raffa. Ma non c'è una risposta univoca e definitiva. Intanto occorre tener presente che l'apprendistato iniziava molto presto e che già a vent'anni un forgiatore poteva aver acquisito una tecnica tale da prendere in mano la bottega di famiglia ed esprimere il massimo della sua performance (proprio nei termini che hai menzionato, di fiducia, padronanza e sicurezza). Inoltre non bisogna dimenticare che il lavoro di forgiatura è estremamente fisico e, dunque, il rendimento tende inevitabilmente a calare con il fisiologico e inevitabile calo delle forze (al di là del numero di aiutanti cui si può contare). Come già ha accennato beta, vi sono stati fabbri che hanno avuto una lunghissima carriera, durante la quale hanno magari cambiato stile rimanendo però sempre nell'eccellenza, ed altri che invece hanno bruciato le tappe, realizzato capolavori nel giro di pochi anni e poi sono venuti a mancare in giovane età. Vi sono quelli il cui lavoro giovanile appare più potente e vibrante rispetto a quello "maturo" meno convincente, oppure quelli che in gioventù hanno sperimentato molto e sono arrivati tardi ad un' armonia ed un' eleganza superiore. Vi sono anche quelli che, dopo un certo periodo in poi, si sono fatti aiutare in modo sostanziale (per non dire totale) dagli allievi ed altri che hanno usato le proprie braccia fino a che le energie gliel'hanno concesso (talvolta, per commemorare l'impresa di una buona forgiatura realizzata in tarda età, il fabbro lo indica addirittura sul nakago). In verità, è molto intrigante seguire le parabole stilistiche degli artisti ma non è possibile dare una regola che sia valida in generale. Vale sempre il principio che ogni lama fa storia a sè e come tale va studiata e apprezzata (e conseguentemente valutata).
  17. G.Luca Venier

    Primo acquisto

    Dato che ci stiamo leggermente allargando, cerco di fare un piccolo riassunto delle problematiche inerenti alla spedizione di spade giapponesi, in base alle mie dirette esperienze. Dato che anche Enrico è molto ferrato e ha esperienza diretta piuttosto recente, lo invito a correggermi o a implementare se necessario. Per prima cosa: dato che importare lame in Italia è difficile poiché serve una precisa documentazione per poterle sdoganare e dato che in passato molti acquirenti italiani (per scarsa o nulla informazione) hanno determinato il ritorno al mittente degli oggetti (con diverse problematiche burocratiche a loro carico), negli ultimi anni si assiste al fenomeno che molti venditori extra UE non spediscono più volentieri in Italia. In Giappone, nello specifico, molti dei maggiori uffici postali nelle grandi città non accettano più di spedire nihonto verso il nostro Paese e si ritiene che in breve tempo si adegueranno anche gli uffici periferici. Alcuni venditori giapponesi più esperti di altri, tra cui Tsuruta san di Aoiart, superano il problema (come facciano nel dettaglio non è dato sapere con sicurezza) ma questo non vale per tutti. Quindi è buona norma chiedere sempre al venditore se spedisce in Italia, prima di fare qualsiasi trattativa. Detto questo, occorre ricordare che qualsiasi sia la descrizione del contenuto del pacco fornita dal venditore giapponese (per superare il suo locale problema), la dicitura art object è un tipico caso, in ogni caso la dogana italiana chiederà al destinatario una descrizione dettagliata di ciò che si sta importando. A questo punto si dichiarerà che il contenuto è una spada giapponese, ma occorrerà già avere in mano tutti i documenti necessari forniti dalla questura (presso cui ci si sarà premuniti di informarsi con largo anticipo). Qualora si pensi di fornire una descrizione non conforme per superare il problema, si tenga presente che si rischia grosso, in tutti i sensi. I controlli del contenuto dei pacchi postali provenienti da Paesi extra UE non è molto frequente ma neppure così raro. Ho personalmente ricevuto pacchi con sopra il nastro da imballaggio con dicitura ispezione postale. Inoltre, anche ammettendo di ricevere a casa il pacco senza problemi, rimarrà la questione di come fare a denunciare una spada importata illegalmente.
  18. G.Luca Venier

    Primo acquisto

    Non posso che quotare al 100% ciò che è stato detto da beta, Cristiano e Manuel. Aspetta di aver visto da vicino qualche lama di qualità, prima di investire in un acquisto. Portare a casa una lama di basso livello (magari solo per una questione meramente economica) non farà crescere la tua conoscenza anzi, la danneggerà. Homma Junji, uno dei più autorevoli studiosi di spada, afferma addirittura che ai novizi deve essere proibito esaminare lame di bassa qualità poiché questo nuoce allo sviluppo del loro occhio critico. Soprattutto agli inizi, occorre allenare lo sguardo con ciò che vi è di meglio. Sembra una posizione esagerata ma, ti assicuro, col tempo si capisce che si tratta di una regola preziosa, sempre che si voglia davvero approfondire questo argomento. Se, invece, ci si vuole solo togliere uno sfizio e portarsi a casa un soprammobile esotico, allora si è liberi di fare come si vuole. :-)
  19. G.Luca Venier

    Presentazione

    Ciao Giovanni e benvenuto.
  20. Grazie raffa per gli aggiornamenti. Qui, un'altra lama di Aoe Sadatsugu con foto che fanno vedere bene il sugata e i particolari di hada e hamon. Si osservano molto bene anche i tratti della mei. https://www.aoijapan.com/tachi-bicchu-koku-junin-sadatsugu/ Ci vedi delle somiglianze ?
  21. Puntualizzo, per non creare confusione: non ho visto Soshu in Yamashiro (anche se non ci sarebbe niente di strano: basta vedere Rai Kunitsugu. Ma il discorso sarebbe troppo lungo). Però ho visto attività che fanno apparire certe lame piuttosto diverse da come appaiono in foto e oshigata. Sono lontano dal trarre delle conclusioni ma...proverò a trarne appena avrò molto più materiale, esperienza e riscontri convincenti !
  22. Comunque i nomi che si leggono nel libro vanno presi con le molle perché la traslitterazione può essere fuorviante. Ad esempio mi è saltato alla vista un Nagafune, riferito a Kozorimono, quando è ovvio che si tratta di Osafune. Il motivo è perché Osafune si scrive 長船 ma il carattere 長 viene letto in genere Naga nelle mei. Quindi occhio !
  23. Ah, ah...se ho capito bene le lame bollite sarebbero quelle ricche di nie mentre quelle non bollite sarebbero glory, ossia con la tempra in nioideki. Il dettaglio degli yubashiri lo trovo interessante perché sono hataraki a mio parere fondamentali per l'aspetto visivo di molte spade e non sono praticamente mai indicati negli oshigata. Ho visto molto di recente lame Yamashiro con talmente tanti yubashiri da sembrare, dal vivo, quasi in hitatsura. Poiché i testi più moderni scrivono che gli yubashiri sono formati solo da nie, differenziandoli dunque da qualunque aggancio con il nioiguchi, questa potrebbe essere la spiegazione per la quale negli oshigata non ci sono. Ma qui si dice che possono essere anche non bolliti, quindi...ho una nuova buona domanda da fare a Hinohara Dai il prossimo novembre :-) Dando una rapida occhiata, la suddivisione in scuole è normale, ma pre-gokaden e col sistema di una volta (per provincia o per nome della scuola, che comunque è sempre il nome di una località). Ad esempio Kyo è Yamashiro (da Kyoto). In alcuni casi la grafia è leggermente diversa. Leggerò più a fondo ma già ho visto che le teorie genealogiche più importanti, tipo quella dei forgiatori in Sagami (Soshu) sono ancora quelle classiche. Per uno studioso un po evoluto sono superate. Comunque è possibile che vi sia lo stesso qualche notizia utile, che per qualche motivo manca nei nuovi testi.
  24. I nie vengono tradotti come boiling mark; e gli yubashiri possono essere boiled o unboiled. Chissà cosa vorrà dire ?
  25. Il mio non era un commento negativo. Al contrario. La terminologia è problematica anche oggi ma, almeno, si cerca (pure in Giappone, per fortuna) di arrivare ad uno standard. Alcuni termini hanno cambiato significato, nel tempo, e altri sono scomparsi. Poi esiste il problema delle traduzioni dei termini, sempre fonte di interpretazioni (e a volte di incomprensioni). Quindi credo che questo libro potrebbe essere comunque interessante, fornendoci alcune terminologie del tempo da integrare con le odierne, in cui significato nel frattempo è radicalmente mutato ed altre che magari neppure conosciamo.

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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