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G.Luca Venier

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  1. Ciao Aldo, per convenzione sul forum cerchiamo in linea di massima di non dare pareri su oggetti in vendita. Se vuoi dei "consigli per gli acquisti" su specifiche inserzioni ti consiglio di rivolgerti qui: http://www.militaria.co.za/nmb/ Per quanto riguarda il tuo quesito la parte temprata di questa lama è 43 cm. Se leggi bene nella descrizione si indica "hawatari 43.0 cm". Hawatari, 刃渡り, indica nello specifico la lunghezza del tagliente (ha 刃). Il termine nagasa, 長さ, è invece generico per "lunghezza" anche se per consuetudine si intende lo stesso che per hawatari. In questo caso il venditore ha inteso la lunghezza totale dell'oggetto, che è 65cm.
  2. Grazie Getsu, per il rilancio e...l'amarcord. Mi ricordo, da ragazzo, due wayang che mio padre fotografo aveva riportato da chissà quale dei suoi viaggi...purtroppo è venuto a mancare nel '94 e i wayang non so più chi se li è tenuti. Kabuki, Noh e Gagaku ho avuto modo di assistervi. Bunraku mi manca ma...cercherò di porvi presto rimedio.
  3. Credo che Rol già si fosse accorto di una certa differenza
  4. G.Luca Venier

    presentazione

    Benvenuto tra noi
  5. Ciao Rol, un punto su cui occorre soffermarsi un secondo è la differenza tra replica, falso e produzione in stile. Qui sul forum ne abbiamo parlato molte volte. Spesso la linea di confine tra falso e replica è molto labile. Personalmente considero come "falso" un prodotto che può eventualmente mettere in difficoltà anche una persona abbastanza esperta, la "replica" invece quella che si rivolge al vasto pubblico e viene proposta generalmente a prezzi stracciati. Nell'ambito della produzione militare, ad esempio, si nota come in Giappone vi sia stato un periodo in cui le lame prodotte per la dotazione agli ufficiali hanno seguito la moda occidentale: ecco che esistono esempi di spade militari giapponesi con montatura in stile europeo e lame in acciaio cromato. Non sono nihonto ma non si tratta di repliche, sono produzioni autoctone in stile occidentale. Quel tipo di lama, in risposta alla richiesta del mercato di appassionati di militaria, è stato anche falsificato (cercando di mantenere un livello di approssimazione abbastanza alto) come pure ampiamente replicato (con un livello qualitativo variabile, mediamente basso). Stessa cosa dicasi per la nihonto, realizzata in modo tradizionale. Vi sono lame prodotte nei paesi limitrofi al Giappone che assomigliano molto ad una spada giapponese senza però voler essere repliche o falsi, come il Miao Dao cinese o il Tran Ma Tau vietnamita. Vi sono però, ed è la stragrande maggioranza, innumerevoli repliche/imitazioni di bassa qualità. La tua lama appartiene a questa categoria. Ti posso assicurare che, purtroppo, non vi è hamon sulla tua lama. Quando è stata realizzata ? Forse, vado a spanne, negli anni '80
  6. Ripropongo qui un piccolo articolo/traduzione che ho pubblicato nel bollettino numero 1 del 2017, su Yoshitoshi. Una figura in verità un pò distante da quella di "artista maledetto" la cui carriera è, nondimeno, esempio lampante di come le oscillazioni del successo possano condizionare pesantemente l'equilibrio di un uomo. Nel suo caso, purtroppo, ha giocato a sfavore una salute mentale già fragile in partenza. Ma non dimentichiamo che Yoshitoshi ha combattuto una terribile battaglia (oggi diremmo persa in partenza) con l'evoluzione stessa delle tecniche figurative e i mutamenti dovuti al progresso, con risultati strabilianti e colmi di poesia. "Tsukioka Yoshitoshi, conosciuto anche come Taiso Yoshitoshi (大蘇 芳年), è noto principalmente per essere stato l’ultimo grande maestro dell’arte xilografica giapponese. E’ stato inoltre uno dei più grandi innovatori del genere ukiyoe. Nato nel 1839, la sua carriera ha praticamente attraversato due ere: gli ultimi anni “feudali” del periodo Edo ed i primi anni del Giappone della Restaurazione Meiji, proiettato verso la modernità. Come molti altri giapponesi anche Yoshitoshi si interessò alle novità che arrivavano nel Paese dal resto del mondo ma, in seguito, ebbe a dolersi sempre più della conseguente perdita di molti aspetti della cultura tradizionale, tra cui l’arte della xilografia. Alla fine della carriera Yoshitoshi si ritrovò praticamente da solo, in guerra contro il tempo e la tecnologia. Il Giappone, infatti, stava progressivamente adottando i metodi occidentali di riproduzione delle immagini, come la fotografia e la litografia, mentre Yoshitoshi lavorò sempre secondo gli antichi metodi. Ciononostante, egli cercò di controbattere l’avvento della tecnologia portando la tradizionale xilografia giapponese verso un nuovo livello qualitativo, prima che essa morisse effettivamente con lui. La sua reputazione ha continuato a crescere sia in Occidente che in Giappone ed è attualmente riconosciuto come uno dei più grandi artisti della sua epoca. Nato nel distretto di Shimbashi nell’antica Edo, il suo nome originale fu Owariya Yonejiro. Suo padre era un ricco mercante che riuscì, grazie al denaro, a raggiungere lo status di samurai. Nel 1850 all’età di appena 11 anni divenne allievo di Kuniyoshi (歌川国歳), uno dei più grandi maestri di xilografia del periodo, e ricevette il nome di Yoshitoshi, stabilendo così un legame con la linea della scuola Utagawa. Anche se non divenne mai il successore di Kuniyoshi all’interno della scuola, è comunque ricordato come uno degli allievi più importanti. Durante l’apprendistato si concentrò sullo sviluppo della tecnica, copiando i bozzetti del suo maestro. Kuniyoshi prediligeva le scene di vita reale, cosa piuttosto inusuale poichè l’obbiettivo tipico degli artisti giapponesi era cogliere lo “spirito” del soggetto piuttosto che raffigurarlo con un’ interpretazione letterale. Yoshitoshi apprese anche gli elementi delle tecniche occidentali del disegno, studiando la collezione di stampe ed incisioni straniere di Kuniyoshi. La prima stampa di Yoshitoshi risale al 1853 ma per diversi anni non pubblicò nient’altro, probabilmente a causa di difficoltà collegate alla malattia del suo maestro. Dopo la morte di Kuniyoshi, nel 1861, le sue condizioni economiche andarono a peggiorare, tuttavia nel 1862 vennero pubblicate 44 sue stampe e, nei due anni successivi, 63; perlopiù di soggetto kabuki. Nel 1863 contribuì con alcuni suoi disegni al progetto delle “Storie del Tokaidō” realizzato dalla scuola Utagawa ed organizzato sotto gli auspici di Kunisada (歌川国貞) conosciuto anche come Utagawa Toyokuni III (三代歌川豊国). Molte delle stampe realizzate da Yoshitoshi negli anni ‘60 raffigurano scene di violenza e morte. Questi temi trovarono la loro ispirazione in parte nella morte del padre, nel 1863, ed in parte a causa del clima che il Giappone stava vivendo in quel periodo, in cui il sistema feudale imposto dai Tokugawa volgeva al collasso. A partire dalla fine del 1863 Yoshitoshi iniziò una serie di soggetti violenti, talvolta inseriti nel contesto di battaglie, disegnati con uno stile stravagante e cruento. Il pubblico parve apprezzare e Yoshitoshi iniziò a salire di rango tra gli artisti ukiyoe di Edo. Le immagini di Yoshitoshi fornivano la possibilità, a coloro che non ne erano direttamente coinvolti, di vivere l’esperienza della guerra. Ed il pubblico fu attratto non solo dalla strabiliante tecnica esecutiva e scenografica, ma anche dal suo intenso coinvolgimento e passione nella rappresentazione dei soggetti. In qualche modo Yoshitoshi cercò di esorcizzare i demoni dell’orrore che i suoi compatrioti stavano sperimentando. Nel 1865, raggiunta una certa notorietà, pubblicò 95 disegni, la maggior parte dei quali a soggetto militare e storico. Tra questi vi sono però due serie che rivelano a pieno la creatività, l’originalità e l’immaginazione di Yoshitoshi: Tsūzoku Saiyūki (lett. “Un Moderno Viaggio verso Occidente”) che ha come soggetto un eroe popolare cinese e Wakan Hyaku Monogatari (lett.”100 storie della Cina e del Giappone”) che illustra storie tradizionali di fantasmi. Tra il 1866 ed il 1868 Yoshitoshi disegnò alcune immagini estremamente inquietanti per la serie Eimei Nijūhassūku (”28 Famosi Omicidi con Poesia”). In queste xilografie utilizzò uno spietato dettaglio grafico nel rappresentare scene molto cruente e sanguinose. Altri esempi simili si trovano nella serie Kinsei Kyōgiden (”Biografie di Uomini Moderni”), che illustra la lotta per il potere tra giocatori d’azzardo. Nel 1868, in seguito alla battaglia di Ueno (上野戦争), Yoshitoshi realizzò la serie Kaidai Hyaku Sensō in cui ritrae i soldati contemporanei come figure storiche in uno stile semi-occidentale, utilizzando inusuali angolazioni prospettiche e primi piani, colti spesso con espressioni stravolte, nel mezzo della battaglia. E’ stato detto che questo stile “sanguinario”, o splatter, abbia influenzato anche scrittori importanti come Jun’ichirō Tanizaki ed altri artisti come Tadanori Yokoo e Masami Teraoka. Benchè Yoshitoshi abbia costruito buona parte della sua fama con le immagini “sanguinarie”, esse non rappresentano che una piccola parte del suo repertorio. Spesso sono state troppo enfatizzate dalla critica, che ha determinato una percezione imprecisa della varietà dei suoi soggetti. Alla fine degli anni ‘60 Yoshitoshi era già considerato uno dei migliori xilografi in Giappone. Purtroppo, dopo poco tempo, smise di ricevere commissioni probabilmente perchè il pubblico era stanco di scene di violenza. Nel 1871 entrò in uno stato di grave depressione, un problema che segnerà la sua vita turbolenta fino alla morte. Viveva in condizioni disagiate con la sua mantenuta, Okoto, che vendette i suoi vestiti e le sue proprietà per supportarlo. Si racconta che dovettero bruciare le tavole del pavimento per riscaldarsi e che, nel 1872, Yoshitoshi soffrì di un completo esaurimento nervoso causato dallo shock per la perdita di popolarità dei suoi ultimi lavori. Fortunatamente le cose miglirarono negli anni successivi, i giornali vivevano un periodo di grande crescita sulla spinta della modernizzazione ed a Yoshitoshi vennero commissionati molti nishikie (東錦絵), un tipo di xilografia a colori sviluppata in Edo sin dal 1790. Erano illustrazioni a piena pagina che accompagnavano gli articoli dei giornali, generalmente di cronaca nera. Durante la Ribellione di Satsuma (西南戦争 Seinan Sensō) del 1877, la diffusione dei giornali crebbe vertiginosamente, assieme alla domanda di illustrazioni, e ciò dette a Yoshitoshi la possibilità di farsi nuovamente conoscere al grande pubblico. Nel 1878 disegnò una serie di bijinga (美人画, lett. “dipinti di belle donne”), intitolata Bita Shichi Yosei, in cui raffigurò sette donne della Corte Imperiale, identificate per nome. Questa serie gli procurò dei problemi poichè sembra che l’Imperatrice Meiji non fosse rimasta soddisfatta dell’indicazione dei nomi e del modo in cui era stata raffigurata nel ritratto. Nel 1885 apparve la famigerata, benchè interessante, serie intitolata Oshu Adachigahara Hitotsuya no zu (“La Casa Solitaria nella palude di Adachi”). Questo lavoro, piuttosto macabro, è emblematico di per sè ed influenzò la storia del moderno kinbaku (緊縛), una sorta di “forma artistica” giapponese che consiste nel legare con funi una persona, secondo le tecniche del hojōjutsu (捕縄術). L’artista Seiu Itō, ad esempio, rimase affascinato dal modo in cui Yoshitoshi rappresentò una scena di sakasa zuri (sospensione a testa in giù). Nel 1885 la rivista d’arte e moda Tōkyō Hayari Hosomiki elesse Yoshitoshi come migliore artista di ukiyoe del periodo Meiji, davanti ad altri importanti contemporanei quali Utagawa Yoshiiku e Toyohara Kunichika. Ciò fece accrescere la sua popolarità e gli fece guadagnare il favore della critica. In quello stesso periodo, però, l’epoca della grande industria della xilografia stava volgendo al termine. Tutti i più grandi artisti della prima metà del secolo, come Hiroshige (歌川広重), Kunisada e Kuniyoshi erano ormai morti da decenni e la xilografia, come forma d’arte, stava scomparendo nel caos della modernizzazione del Paese. Yoshitoshi, ad ogni modo, portò avanti caparbiamente la sua produzione, conservando i suoi altissimi standard e rallentando così la fine di un’era. I suoi ultimi anni di carriera furono anche tra i più produttivi, grazie a serie celebri quali Tsuki Hyakushi (“100 Aspetti della Luna”, 1885-1892) ed a magistrali “trittici” con scene di teatro ed attori kabuki. Contemporaneamente collaborò con il suo amico, ed attore, Ichikawa Danjurō nell’organizzare iniziative volte alla salvaguardia di alcune arti tradizionali giapponesi. Purtroppo, agli inizi degli anni ‘90, la sua salute mentale subì un nuovo peggioramento e cominciò a mostrare seri problemi di squilibrio. Nel 1892, a causa delle condizioni psichiche deteriorate ed in seguito ad un malaugurato furto in casa che lo privò di tutto il suo denaro, lasciandolo ancora più sconvolto, fu ricoverato per un breve periodo in un ospedale psichiatrico. Dimesso dall’ospedale preferì non tornare a casa ma prendere una stanza in affitto dove, nel giugno dello stesso anno, morì a causa di un’emorragia cerebrale. Aveva solo 53 anni." Prima di morire, lasciò questa poesia: Trattenendo la luce con la sua crescente brillantezza la luna d’estate
  7. Le teste dei nemici che ornavano le palizzate dei castra avanzati romani in Germania e Britannia....la celebre "piramide di crani" che stava a fianco delle porte di Bisanzio....i mucchi di teste, ordinati per sesso ed età, allestiti da Tamerlano dopo il sacco di Delhi...le teste dei briganti esibite nelle piazze di paese della nostra Italia e le teste dei Cangaceiros brasiliani, esposte al museo antropologico di Bahia fino al '69... nell'uomo, l'arte di "dissuadere" i propri avversari ha dimostrato una notevole (e assai poco invidiabile) convergenza di stile...in tutte le epoche e ad ogni latitudine.
  8. Eh...la buona vecchia carta da 1500....magari passata a bagnato....fa miracoli :-)
  9. Ciao Pier, non è che queste foto aiutino molto per fare questo gioco ma metterò in campo il mio masochismo.. :-) La linea di tempra è su base suguha ma intravedo diverse attività in mezzo, tra cui un chiaro yubashiri (salvo abbagli). Il metallo mi pare abbastanza scuro, tu potrai confermarlo o meno. Mi pare che su un lato vi sia kaeri piuttosto lungo. Mettendo insieme i dati che inserisci e quello che si riesce a vedere direi che la collocazione storica ci può stare. A me sembra probabile scuola Uda, tardo Muromachi. Da prendere con le dovute pinze :-)
  10. ...ho inserito il corvo nel numero IV del bollettino 2017 (osmosi sempre più osmotica...) Però senza il commento e spiegazione, per questioni di spazio. Grazie Beta.
  11. G.Luca Venier

    Salve

    Ciao Andrea e benvenuto
  12. Grazie Mauro per la condivisione
  13. Mi preme specificare che la decisione di partecipare a questo evento non era intesa solo come occasione per rappresentare la Branch (e la INTK), quanto per dare un segnale di appartenenza ad una comunità, in rappresentanza di tutti gli appassionati e studiosi del nostro Paese. Forse anche di più, dal momento che non ho notato altri occidentali presenti. Questo messaggio è stato recepito perfettamente da tutti coloro che ho avuto modo di incontrare, compreso il presidente Sakai, senza bisogno di aggiungere altre parole. In ossequio ad una norma di etichetta e buona educazione, che prevede di non fare foto a destra e a sinistra in un contesto del genere, non ho un reportage della cerimonia da offrirvi. C'erano comunque un paio di addetti ufficiali alle foto e certamente uscirà qualcosa sul prossimo numero di Token Bijutsu, come pure sono certo che alcune foto stiano già girando sul web e qualche nostro "cacciatore" potrà supplire egregiamente alla mancanza. Posto invece questa immagine, che mi sono fatto fare in compagnia di due nostre conoscenze, per un brindisi di buon augurio assieme a tutti voi. 乾杯 !
  14. Caro Altura, io ne sono convinto. Credo che il nostro non sia interesse per un qualcosa di esotico ma per qualcosa che evoca un mondo già nostro, ancorchè scomparso.
  15. Grazie Getsu, ero certo che saresti presto arrivato a focalizzare uno degli aspetti più controversi dell'argomento. Le differenze sociali (anche se elegantemente non si parla più di caste) sono ancora ben radicate tra i giapponesi; anche tra i più giovani, tra laureati, tra professionisti che in qualche modo il mondo oltre il Giappone l'hanno visto. Non ne parlo per sentito dire, l'ho visto bene coi miei occhi. Ma certo non ti racconto nulla di nuovo. Non sono persuaso che il samurai abbia mai davvero capito il chonin...e viceversa. L'ukiyoe, presentato in un certo modo, può sembrare un mondo in cui è tutto concesso; affine, magari, al nostro carnevale ma...attenzione...nell'ukiyoe non vale ogni scherzo. Adachi Ginko ne sa qualcosa. Può esser vero che il Mondo Fluttuante abbia contribuito ad aprire le porte (a noi moderni occidentali) di un mondo eccentrico, crudele ed affascinante, quello della spada giapponese, i cui protagonisti samurai sono sempre figure un pò caricaturali (e infatti, nelle stampe, spesso sono raffigurati attori nei panni dei paladini...). Nel bene o nel male scardinando un contesto "di classe" ormai incomprensibile, in ogni caso, per la maggior parte di noi.
  16. Il 18 di gennaio scorso si è tenuta a Tokyo la cerimonia ufficiale d’inaugurazione della nuova sede della NBTHK, in Ryogoku. In qualità di direttore della Branch italiana della NBTHK ho avuto l’onore e il privilegio di poter partecipare a questo evento formale su invito, che si è tenuto a porte chiuse nella Sala “Kiyosumi” dell’Hotel Dai Ichi Ryogoku ed è stato presieduto dalla Principessa Imperiale Mikasa Nomiya Akiko. Erano presenti i direttori delle varie Branch NBTHK, direttori di musei, grandi mecenati e personaggi eminenti del mondo della Token tra cui noti ed importanti studiosi, kaji e togishi, quali (tra noi più conosciuti) Yoshindo Yoshihara, Gassan Sadatoshi e Fujishiro Okisato. Di particolare interesse è stato il discorso introduttivo del Presidente della NBTHK, Tadahisa Sakai (la cui famiglia, ricordo, è una delle più importanti del Giappone; appartiene al ramo Nitta del clan Minamoto, dunque discendente dell’imperatore Seiwa, e nel periodo Tokugawa ha fatto parte del gruppo di famiglie fudai). Il Presidente ha voluto ricordare quello che è uno degli scopi primari della NBTHK, ossia supportare i forgiatori e gli artigiani contemporanei - e mostrare al pubblico il loro lavoro - come stabilito nello statuto. Per fare questo, da più di 60 anni, la NBTHK indice due eventi annuali dal titolo “ Exhibition of Newely Made Swords” e “Sword Mountings and Polishing Awards Exhibition”. A partire da quest’anno le due mostre saranno riunite in una sola, intitolata “Contemporary Swords and Artworks” nell’intento di fornire una panoramica completa dei progressi e sviluppi di tutte le arti connesse alla Token. Il presidente Sakai ha anche ricordato l’impegno della NBTHK nel perpetuare la produzione di materia prima da fornire ai forgiatori tramite la propria tatara, la cui attività è stata riconosciuta ufficialmente dallo Stato come tecnica tradizionale da preservare. Al termine della cerimonia è stato possibile visitare in anteprima la mostra “Contemporary Swords and Artworks” presso la nuova sede. La mostra sarà aperta fino al 25 marzo 2018.
  17. La terra è grande ma il Mediterraneo sta tra due mani .....
  18. Ogni composto a base di acqua che, prima di asciugarsi, entri in contatto diretto col metallo ovviamente può creare ossidazione. Anche una colla di riso, che è comunque diluita in acqua. Quindi durante il lavoro occorre assicurarsi che non vi sia contatto prolungato tra colla e metallo, anche con le colle naturali. Sulle colle con solventi sintetici non mi pronuncio ma può essere anche possibile che i vapori che volatilizzano durante il processo di asciugatura possano essere nocivi, anche senza contatto diretto Resta il fatto che, per fare un buon lavoro, ci vuole una buona esperienza di lavoro di precisione su legno. E non solo a livello di semplice bricolage casalingo. La procedura è questa: pulire bene i lati da incollare dai residui di colla vecchia. Si fa con una piccola pezza di tessuto e acqua tiepida, senza bagnare troppo per non far alzare il pelo al legno di tutto il manico. Ci si augura che la colla vecchia sia di tipo naturale perché se è stata usata colla vinilica la faccenda diventa molto più complicata. Preparare della colla naturale a bagnomaria. Applicare la giusta quantità di colla sui bordi con un pennellino (Per questo ci vuole pratica; facile metterne troppa o troppo poca) Chiudere le due valve inserendo il nakago (per tenere in posizione giusta i due pezzi) augurandosi che la shirasaya sia stata fatta proprio per quella lama e non adattata in seguito. Stringere i due pezzi per una decina di cm con una lunga fettuccia di stoffa, estrarre il nakago Finire di avvolgere strettamente il manico con la fettuccia, badando che i bordi siano ben allineati. Ad avvolgimento finito inserire il nakago per verificare che entri liscio. Togliere il nakago e pulirlo da eventuali tracce di colla Aspettare 24 ore Togliere la striscia di tessuto e verificare il risultato. Eliminare i residui di colla sulla giuntura con una pezza di tessuto e acqua tiepida. Sarà molto difficile che i bordi siano perfettamente allineati, quindi è probabile che occorrerà rifilare la giunzione con una rasiera molto affilata. In questo modo la giunzione sarà quasi invisibile (come deve essere) Regola doro: provare i passaggi di assemblaggio a secco. Cioè senza colla. Ossia verificare che i pezzi si uniscano bene, che si adatti tutto in modo corretto, e fare una prova di avvolgimento col tessuto. Questo per evitare intoppi coi pezzi pieni di colla (disastro) Ti sconsiglio di farlo da te ma...nel caso buon lavoro !
  19. Dunque, la colla vinilica semplice (il classico Vinavil per intendersi) è un composto a base di acqua e, seccandosi, non volatilizza alcun composto solvente. Tuttavia esistono in commercio tipi di colla vinilica a presa rapida, o idro resistenti (tipo D), che contengono anche solventi sintetici, che volatilizzano seccandosi (gas). Queste sono le colle cui probabilmente fa riferimento Francesco. Comunque la colla vinilica fai da te è sconsigliabile per vari altri motivi. Primo fra tutti il fatto che, come già sopra detto, se sbagli accostamento tra le due valve anche di poco, poi non le puoi più riposizionare a meno di non scaldare i pezzi a 180 gradi. Lo si può fare col vapore ma non è lavoro facile e poi il legno alzerà il pelo e andrà rifinito nuovamente. Poi, è molto scomodo togliere in modo pulito le sbavature di colla dopo il lavoro e, per finire, essendo una colla gommosa si rifila male lungo la linea di giunzione. Tieni presente che, prima di incollare di nuovo, andrà prima rimossa la colla secca presente sui due pezzi. In definitiva, un lavoro non facile se non hai dimestichezza. Il mio consiglio ? Fallo rincollare da un buon falegname restauratore, con colla naturale (di riso, di pesce o di coniglio).
  20. Certo. In verità si può fare zanshin in ogni circostanza della vita in cui si impone un forte mantenimento del proprio Ki Kamae. Studiando una spada o un ukiyoe, ad esempio... ...oppure sul raccordo autostradale Fi-Bo in mezzo ai Tir
  21. G.Luca Venier

    Katana Muromachi

    Grazie Manuel. Comunque mi confermi che, se fosse effettivamente un tassello riportato, la parte con la firma potrebbe essere stata solo saldata con brasatura ? In questo caso sarebbe un procedimento realizzato abbastanza di recente, giusto ?
  22. G.Luca Venier

    Katana Muromachi

    Ok, grazie Manuel. Quindi il tuo parere è che ci sia solo suriage e che la mei stia dove è sempre stata.

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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