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G.Luca Venier

Socio INTK
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Contenuti inseriti da G.Luca Venier

  1. Consolatevi, vi è andata pure bene. Un mesetto fa ho dovuto pagare 27, 50 (tra dazi, cazi e mazi....) per una guarnizione (di uno strumento elettrico) del valore di 32 sterline. Spedizione da UK. Yes, brexit.
  2. Ciao Nicola e benvenuto tra noi. Quando parli di iaido ti riferisci al seitei iai oppure a una delle svariate scuole cosiddette tradizionali ? A Poggibonsi dovrebbe esserci l’Ittoryukai che, se ancora esiste, mette assieme la pratica del kendo (dovrebbe essere un dojo affiliato CIK) con lo iai stile Ittoryu. Se sei appassionato e praticante di arti “marziane”, e visto che sei giovanissimo, ti consiglierei (come approccio alla spada) di prendere in considerazione anche la pratica del Kendo, che è a contatto pieno, oltre che l’approccio “virtuale” di una Ryu di iai.
  3. Scusa Raffa, mi son perso di risponderti. Io uso l’olio di Namikawa. Presi una bottiglietta da 100cc anni fa e credo che...in questa vita farò fatica a finirla !
  4. Benvenuto Luciano, bella presentazione. Da novizio hai colto alcuni aspetti che altri, magari già esperti, fanno fatica a recepire. Buon inizio !
  5. Ciao Rol, il particolare accento sulla o significa che la vocale è lunga. Purtroppo in italiano si è persa la differenza tra vocale lunga e breve, come invece era nel latino e nel greco, ed è rimasta solo la differenza tra vocale aperta e chiusa (es. la differenza tra bòtte “percosse” e bótte “recipiente”). Graficamente il problema si risolve con l’accento lungo ma la pronuncia ? Di solito si allunga leggermente la durata della o, tipo “tantoo”, con vocale chiusa. Quindi non come la parola “però” ove peraltro la vocale è aperta. La grafia “tantou” si trova esclusivamente nei testi in lingua inglese. Usarla in italiano sarebbe strano, un po’ come abbreviare una direzione del vento in WSW (per West South West) invece che usare l’italiano OSO (Ovest Sud Ovest).
  6. Immagino avrai rinnovato con la Branch di Ishikawa 🙂
  7. G.Luca Venier

    Mi presento

    Buonasera Stefano e benvenuto
  8. Nel mese di marzo decade l'annualità associativa presso la NBTHK. Chiunque abbia interesse ad associarsi per la prima volta o debba rinnovare la propria adesione può valutare di farlo attraverso la NBTHK Italian Branch, usufruendo di una riduzione della quota annuale. Desidero rammentare che la Branch è, ad oggi, un prezioso collegamento ufficiale tra la INTK e il Museo della Spada di Tokyo e ci consente, tra le altre cose, un accesso privilegiato all’importantissima collezione di lame che custodisce. Rappresenta anche la possibilità di un filo diretto con la Direzione giapponese e con il curatore del Museo, Hinohara Dai, grazie al quale è stato possibile fin’ora coltivare un proficuo dialogo di studio. Nel corso degli ultimi tre anni, ad esempio, è stato possibile organizzare due special meetings presso la nuova sede della NBTHK, durante i quali abbiamo potuto esaminare con mano lame di qualità eccezionale sotto la guida di Hinohara Dai. Si è trattato di esperienze esclusive e speciali, riservate ai membri delle Branch internazionali e non accessibili ai membri ordinari. Il nostro obbiettivo è quello di poter continuare con questo percorso. La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esorto a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattarmi entro il 20 marzo direttamente via email:nbthk.italianbranch@gmail.comUn cordiale saluto a tutti
  9. Figurati Giulio, è un piacere ! Un’altra cosa: dalle foto sembra che il metallo abbia un riflesso generalmente chiaro e questa è caratteristica normale per Mihara. Tuttavia, per caso hai notato se ci sono delle aree più scure, degli “spot” di colore diverso, qua e là ? Chiedo questo perché non sarebbe insolito, su una lama Mihara, trovare jifu.
  10. Saremo più che lieti di poterla esaminare dal vivo. Negli anni abbiamo avuto modo di studiare alcune lame Mihara di pregevole fattura e personalmente trovo questa scuola assai interessante. Le lame Mihara mostrano di solito una linea di tempra per certi versi “severa” ma comunque armoniosa, accompagnata da un jigane piuttosto raffinato anche se, allo stesso tempo, ben visibile e “outstanding”. Sono lame che hanno un aspetto molto “naturale”, non saprei come definirlo meglio, che reputo particolarmente apprezzabile. In questo caso i nie appaiono piuttosto esuberanti e ciò non è proprio frequente in Mihara. Quindi sarà estremamente interessante vederla e studiarla da vicino.
  11. Mmmh...per avere un’idea affidabile dei fenomeni di nie è indispensabile l’esame dal vivo. Le foto possono ingannare; ancor di più le foto macro. Comunque, da quel che vedo, mi par più una vigorosa attività di nie tipica di una lama squisitamente Yamato. Non parlerei di mura nie, che si usa in genere in accezione negativa e sempre in caso di formazioni molto irregolari e di solito non intenzionali (mentre qui mi pare ci sia comunque un certo criterio e controllo), nè di ara nie (che hanno un aspetto un po’ diverso).
  12. Beh, però il “mix documentario/fiction” è proprio uno dei cardini di gran parte della storiografia giapponese, soprattutto quella che riguarda i samurai e la spada. Quindi, al di là delle considerazioni di gusto personale, probabilmente Netflix ha colto lo spirito più di quanto si creda !
  13. Eh, immaginavo ! Kasane di 0,6 mi torna; un kasane sottile in rapporto al mihaba e al nagasa (che doveva avere) Certo, una lama con questo tipo di sori, mihaba largo, kasane sottile e kissaki allungato, parla più di Nambokucho che di Kamakura. Ma questa è una considerazione...da accademia. L’attribuzione che hai messo è sostanzialmente corretta. L’altezza dello shinogi è un dato che, generalmente, si valuta “al tatto”; quindi è ovvio che, per poterlo calcolare correttamente, ci vuole una notevole esperienza su lame vere. Comunque, poiché questa lama mi pare abbastanza “da manuale” in tutti i suoi dettagli, credo che lo shinogi sarà senz’altro high. In sostanza, più è ampia la differenza tra lo spessore del kasane (che ti ricordo si misura all’altezza del mune) e quello tra i due spigoli dello shinogi e più si parla di shinogi high. Ossia, la lama ha una sezione leggermente più “romboidale”, per così dire. Per quanto riguarda la scheda tecnica, posso solo suggerirti di guardare meglio e scovare altri hataraki interessanti (che mi pare di scorgere anche dalle foto) 🙂
  14. Buongiorno Giulio, complimenti per l’acquisto. Mi torna poco il dato del kasane (motokasane 0,33 cm ?). Inoltre, sei sicuro che lo shinogi sia “low” ? In teoria su una lama di questa scuola dovrebbe essere “high”, accompagnato da un ko shinogi “long”; e infatti il ko shinogi appare, in foto, correttamente lungo. Ovviamente, però, è impossibile valutare l’altezza dello shinogi da una foto 🙂
  15. Ormai da tempo abbiamo smesso di parlare di questo genere di argomento, dato che l’esperienza di uno può non valere assolutamente per un altro. L’unico consiglio è quello di seguire esattamente ciò che richiede la tua Questura di residenza.
  16. Questo è stato un argomento affrontato anche sui forum internazionali più di dieci anni fa. In realtà è un falso problema dal momento che, indipendentemente da quale potesse essere la “ricetta” classica e tradizionale che si usava una volta (Tsuruta parla di “sticky vegetable oil”), i migliori oli choji per spade che oggi si reperiscono in Giappone sono composti da olio minerale di alta qualità (ossia esattamente lo stesso “high quality machine oil” che Tsuruta poi consiglia) con l’aggiunta di essenza aromatica in minima quantità. Non si tratta quindi di oli vegetali, non sono certamente appiccicosi e tantomeno promuovono la ruggine. Ad ogni modo nessuno vieta di utilizzare semplicemente uno schietto “high quality machine oil”; di certo costa meno (anche se non lascia quel buon sentore profumato) e infatti chi deve fare continua manutenzione a decine e decine di lame preferisce ovviamente questa soluzione. Il problema casomai può nascere usando oli di bassa o pessima qualità e di incerta composizione, come può capitare per certi oli choji a basso prezzo che si trovano su internet, i quali potrebbero anche contenere oli vegetali che tendono a ossidarsi o irrancidirsi. In definitiva, come per qualsiasi altro tipo di olio lubrificante, ciò che conta è la qualità del prodotto e l’affidabilità del produttore nell’impiego di componenti giusti: per i nostri scopi è infatti importante che sia molto fluido, non colorato e, soprattutto, non contenga elementi organici in quantità eccessiva che possano ossidarsi o deteriorarsi col tempo. Invece, per quanto riguarda i prodotti per lubrificazione di armi da fuoco, occorre tenere presente che ne esistono di svariati tipi; alcuni di questi non sono affatto uguali ai semplici oli per macchina da cucire (come scrive Tsuruta) e possono contenere solventi molto aggressivi atti a eliminare i residui di sparo, metallici e carboniosi; impossibile sapere come questi solventi possano interagire con certi componenti usati durante la politura, ad esempio il nugui, i quali possono rimanere sulla lama a livello microscopico. Quindi coi prodotti “specifici per armi da fuoco” occorre stare molto attenti.
  17. G.Luca Venier

    Mi presento

    Buongiorno Luca e benvenuto
  18. Si, è quella. Stilisticamente compatibile con alcune carte realizzate nel primo Edo che sono conservate all’Edo Museum di Tokyo.
  19. Appena avremo modo di vederci dal vivo sarò più che lieto di vedere il tuo lavoro. Peccato che non mi hai accennato nulla, avrei condiviso volentieri un po’ di materiale, tra cui una cartina originale seicentesca con indicato il castello di Kuwana (e zone limitrofe) che ho pescato da un rigattiere a Tokyo un paio d’anni fa !
  20. G.Luca Venier

    Mi presento

    Benvenuto Giulio
  21. Figurati beta, è un piacere. Del resto noi qui sollecitiamo sempre l’acquisto e la consultazione dei libri ma non specifichiamo bene “come” approcciarsi ai testi. Su questo tema ho alla fine deciso di preparare una relazione un po’ più approfondita, sulla base della mia esperienza sui testi in questi anni. Una relazione che proporrò al prossimo incontro on line (al quale spero tu riuscirai a partecipare).
  22. Parliamo di cose diverse. Certo che si ispiravano alla natura e certo che si influenzavano tra loro (durante l’ultima conferenza on line abbiamo affrontato anche questo aspetto). Ma quello è il punto di vista di chi realizza le spade. Qui stiamo parlando del punto di vista di chi le studia (esattamente come nella storia dell’arte: da una parte vi sono gli artisti e dall’altra i critici e gli storici). Quello delle Gokaden (che conosciamo) è solo un sistema di classificazione introdotto da Hon’nami Koson e in uso a partire dal XX secolo. Prima si usavano sistemi diversi e, per secoli, fondamentalmente quello dei mono. Probabilmente la tua idea si adatterebbe di più al sistema di classificazione delle spade collegato ai Cinque Elementi (da cui Koson ha preso certamente spunto, eliminando però tutti gli elementi esoterici e simbolici tranne il numero 5), in uso nel primo Edo; che però oggigiorno non conosce quasi nessuno e che non viene più usato (almeno, non nella letteratura corrente). Da notare che, nonostante il sistema delle Gokaden sia stato promosso principalmente da Homma e Sato (a partire dal dopoguerra) il noto testo del Nihonto Koza (tra i cui autori vi sono per l’appunto Homma e Sato) è ancora basato fondamentalmente sul sistema dei mono. Cito questo testo perché è uno dei pochi di cui abbiamo una traduzione in inglese, dunque costituisce una delle fonti standard per gli studiosi che non sanno il giapponese. Quando si approfondisce lo studio l’aspetto della classificazione assume un’importanza basilare, per questo non bisogna ignorare questi dettagli. Correttamente Stefano Verrina specifica nell’introduzione il metodo di classificazione impiegato nel suo testo.

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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