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Giova

Buona Sera

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Buona sera a tutti, ormai è un po' che vi ho conosciuto e mi è sembrato giusto, dopo aver letto il più possibile del forum, di iscrivermi. Sono Giovanni, un napoletano trapiantato per lavoro da molto tempo a Roma, con la passione per le armi bianche in genere e con una predilezione per quelle giapponesi. Sono un discreto collezionista di nihonto che si è affaccitao a questo mondo diverso tempo fa per puro caso comprando (fortuna del principiante) una gunto che però, si è capito, o meglio lo ho capito, solo dopo essere una lama scuola seki del primo shinto (era kanei) purtroppo mumei, ma molto bella ed in ottimo stato di conservazione. Da lì è iniziato un percorso che mi ha portato a cercare di capire (anche se con molti limiti) il più possibile su questo straordinario mondo. I sostanza ho quasi del tutto abbandonato il collezionismo europeo per concentrarmi su quello giapponese.

Non che ora possieda un arsenale, ma i risparmi sono indirizzati ormai solo alle lame nipponiche!

Per caso vi ho "scoperti" qualche tempo fa è debbo dire, in tutta onestà, che il progetto che avete messo impiedi, oltre ad essere meritevole in termini storico artistici, è un unicum in italia, quindi molto apprezzato. Cerchero di partecipare al forum e, nel limite delle mie capacità, di dare il mio contributo.

Un caro saluto a tutti.

Giovanni


"The credit belongs to the man who is actually in the arena; whose face is marred by the dust and sweat and blood; who knows the great enthusiasms, the great devotions and spends himself in a worthy cause;[...] who at the best, knows in the end the triumph of high achievement, and who, at worst, if he fails, at least fails while daring greatly; so that his place shall never be with those cold and timid souls who know neither victory or defeat"

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Benvenuto Sul forum da parte mia, grazie per i complimenti, parecchi dei partecipanti a queste discussioni se li meritano davvero, ed è stimolante poter approfondire cose nuove da loro.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Benvenuto :ciaociao:


Alberto

 

"Prega affinchè l'altro non sfoderi, ma alla fine, se non fosse possibile evitarlo, mettilo a morte con un colpo solo, e prega perchè riposi in pace"

"la verità, niente di più sovversivo"

 

Sempre sia lodata la funzione "CERCA"

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Ciao Giovanni, sono anch'io un collezionista, ma non ho la conoscenza che penso tu abbia. Ho un'età in cui non mi entra più niente in testa anche se mi guardo e riguardo le mie lame almeno una volta alla settimana.

Piacere di conoscerti

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Benvenuto sul forum Giovanni, sono certo che qui ti troverai bene :arigatou:

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Grazie a tutti per l'accoglienza

per rispondere a Shirojiro, non so se sia più esperto di te, non credo visto che finora la mia passione è stata tutta personale e ho avuto ben poche occasioni di condividere, continuativamente, con esperti (almeno in Italia), al contrario vedo che tu sei da molto tempo su questo forum, quindi avrai avuto modo di parlare con molte persone preparate e vedere molte più lame.

Secondo la mia esperienza, oltre allo studio, fondamentale, per conoscere il mondo delle nihonto è importante confrontarsi con chi ne sa più di te e vedere tante, ma veramente tante, lame.

Un caro saluto a tutti

 

 

Rigurado al post sul togliere residui di colla dalla shirasaya, mi permetto di scrivere quì la mia esperienza visto che il post è stato chiuso, anche per capire le motivazioni che portano a dire di non intervenire. Non vuole essere una polemica, non me lo posso permettere perché sono appena arrivato, ma più che altro una delucidazione da parte vostra. Stavo per rispondere al post, ma come ho detto è stato chiuso, questa era la mia risposta, vorrei, se possibile il vostro parere:

 

Per quanto riguarda il togliere i residui di adesivo, residui che si trovano spesso sulle shirasaya vista la consuetudine giapponese di avvolgere il certificato di proprietà (registrazione) della lama, io sconsiglierei l'uso di solventi o liquidi in genere, ma, almeno nel mio caso, ho trovato ottima una leggerissima carteggiatura, con carta molto fine. Vedrai che l'effetto liscio si manterrà senza problemi, a fine carteggiatura se poi passi una pezzuola con un po di Choj anche il colore tornerà uniforme. Mi è stato consigliato dal mio "importatore" (in realtà è l'amico che vive in giappone e che mi aiuta nel far evolvere la mia collezione) e fino ad ora non ho avuto problemi. L'importante è non calcare con la carta ed usare grane molto fini. Tale intervento però è da consigliare solo a chi sa come lavorarci senza fare danni, altrimenti la congeguenza è peggiore dell'inestetismo della colla.

 

Grazie per le risposte che darete e scusate se mi permetto, ma il tema è di interesse ed un parere da chi ne sa di più è molto ben accetto.

Giovanni


"The credit belongs to the man who is actually in the arena; whose face is marred by the dust and sweat and blood; who knows the great enthusiasms, the great devotions and spends himself in a worthy cause;[...] who at the best, knows in the end the triumph of high achievement, and who, at worst, if he fails, at least fails while daring greatly; so that his place shall never be with those cold and timid souls who know neither victory or defeat"

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Rigurado al post sul togliere residui di colla dalla shirasaya, mi permetto di scrivere quì la mia esperienza visto che il post è stato chiuso, anche per capire le motivazioni che portano a dire di non intervenire. [...] Tale intervento però è da consigliare solo a chi sa come lavorarci senza fare danni, altrimenti la congeguenza è peggiore dell'inestetismo della colla.

 

 

Direi che ti sei fatto una domanda e ti sei dato una risposta. Noi moderatori agiamo (solitamente) in base a politiche concordate e ad esperienza su vicende precedenti, non è dispotismo ingiustificato. Tale discussione sarebbe sicuramente proseguita all'italiana, dove tante nuove ricette fantasiose per il fai da te sarebbero state poi usate da qualche incauto che, oltre a rovinare lo shirasaya, avrebbe in seguito e di riflesso rovinato anche la lama in esso contenuta.

 

Per questo motivo, e per tanti altri che scoprirai seguendo il forum, tali discussioni sono più pericolose che formative, e noi dovendo favorire la preservazione di oggetti storici e non l'hobbistica, dobbiamo bloccarle sul nascere.

 

Riguardo a quanto dice il tuo importatore, non c'è niente di più sbagliato di lavorare con la carta vetrata su di uno shirasaya, neanche al suo esterno. La carta vetrata lascia granelli spesso trasparenti in giro, che poi se ne vanno sul tuo dito quando sfoderi, e poi sulla pezzuola, sul choji, e alla fine sulla lama lasciando una bella riga.

 

In nessun caso ed in nessuna fase di una costruzione dello shirasaya (e di qualunque altra parte della nihonto o del koshirae) viene usata la carta vetrata.

 

Gli shirasaya sono rifiniti usando un erba simile alla canna seccata che da appunto quell'effetto lucido, e non con la carta.

Modificato: da Lorenzo

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Benvenuto Giovanni!

 

 

quanto ai restauri improvvisati:

 

carta vetrata = granelli di vetro,

 

i granelli sono più duri dell'acciaio e difficilissimi da vedere.

Quando però troverete una di quelle righette bastarde proprio in mezzo alla lama che fanno tirare giù tutti i santi, saprete dove sono andate a finire.... :pinch: :pinch:



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Grazie per le risposte,

non mi sono permesso di accusarvi di dispotismo e non era mia intenzione nemmeno lasciarlo intendere. Visto l'argomento di mio interesse e vista l'impossibilità di rispondere su quel post ho pensato di chiedere maggiori lumi sulla questione. Ora, credo sia lo scopo del forum, ne so di più.

Riguardo al lavorare con la carta vetrata ero a conoscenza del suo uso disastroso per l'interno del saya, ma (ho imprato una cosa utile) non del suo potenziale pericolo nell'uso al'esterno.

Sono però dell'idea che interrompere una discussione bruscamente, possa porre gli interlocutori nella condizione di non chiedere qualora ci fossero dubbi e quindi porterebbe a agire senza magari consultare prima. Tale atteggiamento,a mio parere, è forse più dannoso; meglio una sgridata subito, magari anche forte con le dovute spiegazioni, che l'impossibilità di sapere il perché di una posizione. Con la rispota avuta ora, infatti, io so il perché e vista la condivisione ho capito il motivo per cui è doveroso evitare.

Resta il fatto (lo dico solo per tranquillizare gli utenti, non per ribadire la giustezza della tecnica da me proposta) che quelle due volte che mi è capitato di effettuare il lavoro come detto prima. Oltre ad ver chiuso con tela l'imboccatura della saya ho provveduto a essere bene accorto nel evitare qualsiasi dispersione (guanti monouso, piani diversi per i vari lavori, pezzuola con l'olio prontamente gettata ecc....)Sono ebanista, figlio di ebanista e nipote di ebanista, abbastanza aduso al trattamento dei legni su superfici tanto piccole da far venire il mal di testa e con una discreta preparazione in termini di finitura e laccatura (naturalmente europea). Non mi azzarderei mai di tentare un restauro di un koshirae, non ne ho le competenze, visto il diverso uso di materiali e strumenti, ma la perizia con cui tratto il legno è veramente molta.

La dispersione di eventuali grani, infatti, non c'è stata. Le lame sono perfette e senza alcuna graffiatura. Avremo modo di conoscerci bene in futuro, ma garantisco che sono un maniaco (nel senso positivo del termine) delle lame, quindi il mio primo interesse è quello di mentenerle nello stato migliore possibile. Tale atteggiamento lo applico sia alle lame europe che, in particolar modo, vista la loro natura, a quelle giapponesi.

Detto ciò, accolgo il consiglio con grande rispetto e scopro una cosa in più che non sapevo. Cosa che mi porterà, qualora dovessi avere una nuova saya con la stessa criticità, a non intervenire.


"The credit belongs to the man who is actually in the arena; whose face is marred by the dust and sweat and blood; who knows the great enthusiasms, the great devotions and spends himself in a worthy cause;[...] who at the best, knows in the end the triumph of high achievement, and who, at worst, if he fails, at least fails while daring greatly; so that his place shall never be with those cold and timid souls who know neither victory or defeat"

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Sono però dell'idea che interrompere una discussione bruscamente, possa porre gli interlocutori nella condizione di non chiedere qualora ci fossero dubbi e quindi porterebbe a agire senza magari consultare prima. Tale atteggiamento,a mio parere, è forse più dannoso; meglio una sgridata subito, magari anche forte con le dovute spiegazioni, che l'impossibilità di sapere il perché di una posizione.

 

Ti assicuro che di risposte esaustive ne si e' date abbastanza e a lungo, dopo un po ripetere sempre le stesse cose e notare che alcuni atteggiamenti non cambiano risulta davvero logorante. Come hai chiesto qui:

 

Rigurado al post sul togliere residui di colla dalla shirasaya, mi permetto di scrivere quì la mia esperienza visto che il post è stato chiuso, anche per capire le motivazioni che portano a dire di non intervenire. Non vuole essere una polemica, non me lo posso permettere perché sono appena arrivato, ma più che altro una delucidazione da parte vostra.

 

La risposta ti e' stata data da me, eppure continui con:

 

 

 

Resta il fatto (lo dico solo per tranquillizare gli utenti, non per ribadire la giustezza della tecnica da me proposta) che quelle due volte che mi è capitato di effettuare il lavoro come detto prima. Oltre ad ver chiuso con tela l'imboccatura della saya ho provveduto a essere bene accorto nel evitare qualsiasi dispersione (guanti monouso, piani diversi per i vari lavori, pezzuola con l'olio prontamente gettata ecc....)Sono ebanista, figlio di ebanista e nipote di ebanista, abbastanza aduso al trattamento dei legni su superfici tanto piccole da far venire il mal di testa e con una discreta preparazione in termini di finitura e laccatura (naturalmente europea).

 

Che guarda a caso, e' praticamente l'esatta risposta che si riceve ogni volta che si tenta di fermare queste discussioni.

 

Alle volte mi chiedo io che ci sto a fare, davvero. A sto punto prego, fate come vi pare... altro non so che dire. Usate pure la ceralacca per restaurare l'urushi, e la carta vetrata per le nihonto. Tanto e' uguale vero?

 

Giova scusa lo sfogo, non vorrei essere cosi' duro, ma e' difficile resistere alla polemica quando un nuovo iscritto mi dice come devo comportarmi (anche se in modo piuttosto educato)

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Ciao Lorenzo,

ti garantisco che non voglio essere diseducato, ne tantomento dirti come fare o cosa. Come hai letto ho ammesso molto chiaramente di condividere la tua posizione e i motivi della tua risposta mi hanno convinto a non intervenire in quel modo in futuro. Posso immaginare che avrete il vostro bel da fare con tanti improvvistati e che dopo un po scocci. Lo capisco e ti giuro che capita anche a me nel mio campo e reagisco allo stesso modo. Quindi da parte mia nessun rancore o acredine ne tanto meno la pretesa di insegnare. Ci mancherebbe pure!

Ho riportato i passaggi di quello che ho fatto solo per spiegare e non, come ho scritto, per ribadire che quello fosse il modo giusto. Sono ebanista, non sayashi e non voglio nemmeno diventarlo.

 

Perdona se ho dato l'impressione di rimbrottare la cosa non era mia intenzione in alcun modo di far passare il messaggio "ognuno faccia quel che vuole". Ti ripeto, avremo modo di conoscerci ed il mio approccio alle cose, da sempre è improntato alla massima umiltà verso chi ne sa di più.

 

Detto ciò, garantisco che non interverro in alcun modo su uno shira in futuro, al massimo, quando mamderò le lame a polire in giappone chiederò anche uno shira nuovo!


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Nessuna scusa, ti ripeto capisco la reazione a volte, magari senza saperlo, si fa uscire dai gangheri anche l'uomo più tranquillo del mondo!

L'importante è che ho imprato una cosa in più, ma sopratutto che potrò chiederne conto all'amico in giappone!!!!

Magari pure lui lo ha fatto in buona fede.

Grazie ancora


"The credit belongs to the man who is actually in the arena; whose face is marred by the dust and sweat and blood; who knows the great enthusiasms, the great devotions and spends himself in a worthy cause;[...] who at the best, knows in the end the triumph of high achievement, and who, at worst, if he fails, at least fails while daring greatly; so that his place shall never be with those cold and timid souls who know neither victory or defeat"

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Benvenuto Giova, spero veramente che le parole di Loreno non ti abbiano urtato, lui è sempre molto diretto e sincero. Dettoquesto mi pare che l'epicodio sia chiuso. A proposito degli interventi sulle lame , tosogu koshirae e quant'altro abbiamo nella sezione laboratorio una -credo- esaustiva introduzione in evidenza che tenta di spiegare proprio questo.

Purtroppo anche utenti iscritti da tempo talvolta non tengono in considerazione quali siano i nostri propositi o se ne fregano..., di conseguenza pubblicamente si tende sempre ad essere il più conservativo possibile bacchettando anche in quà e in là. :gocciolone:

Di nuovo benvenuto.


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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