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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Giuseppe Piva

Sulla Qualità Delle Spade

Messaggi consigliati

Caspita, rileggendo le mie stesse parole di ormai 5 anni fa ho avuto modo di pensare...

Grazie di aver ripescato questa discussione, ci penso un attimo e aggiungo qualcos'altro.



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@@ Simone . . . diciamo che stai arrivando a due attimi di riflessione (stabilendo che "un attimo = un lustro")

 

Penso che nessuno possa "quantificare" un'emozione, ma allo stesso tempo parlando di arte, oggetto o collezione, questa può avere un "valore" certo e determinato, non solo dal mercato, ma anche dalla storia dell'oggetto e del suo creatore.

E dovrò anche valutare che in questi due lustri potevo metter da parte cinqueuri al giorno e oggi la mia sete sarebbe meglio rinfrancata.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Scusate la domanda,magari può essere banale...qual'è quella cosa che vi fa considerare la spada giapponese arte ? penso che ognuno di noi avrà un punto di vista diverso..faccio questa domanda, perchè in molti non sono capaci di trascendere l'oggetto come arma in arte,tendono a considerarla solo una grande opera di artigianato ma poi si fermano li!

 

Dal mio punto di vista, la spada giapponese ha stravolto totalmente il modo in cui vedere un'arma, basta vederne l'equilibrio,i colori ecc.. se ci si entra non è poi diversa da un quadro!

 

Sono veramente curioso di sentire voi! Grazie della disponibilità :arigatou:

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Ciao Cristiano ..
parli di equilibrio .. colori ... ora faccio io, provocatoriamente, una domanda a te..
Cosa cè di artistico (nel senso di oggetto d'arte), in un blocco di marmo bianco ben scolpito??


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(blocco di marmo, nel senso di statua)

scusate ma mi ritrovo con 3messaggi


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.. ovviamente la richiesta è per tutti. Graxie


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Ciao Beta...

 

quello che vedo di artistico in una statua, è il dare vita ad una figura dalla pietra grezza..anche li lo scultore ci mette l'anima e infatti l'opera finita sembra viva!

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oggi partono doppi... ?!!


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... ma allora una statua o qualsiasi altro "manufatto vibrante" reliazzata da un bravo artigiano è arte ??

 

(perdona Cristiano, se continuo ad usarti come interlocutore, ma questa "diatriba" va avanti dai tempi che furono, ed anche qua con Mauri, si aprirono due fronti di riflessione su "tradizione e tradizionale"..)

Sia ben chiaro, io non ho la risposta... la cerco da quasi mezzo secolo, senza venirne a capo.

Ma ho notato che nel tuo primo intervento, dal tuo punto di vista, hai colto un aspetto importante.

 

L'arte è spesso oggetto misterioso e anche un grande affare (per collezionisti e galleristi) ma c'è un qualcosa che la dovrebbe "catalogare" come tale..

La difficoltà, talvolta, sta nell'apprezzamento o nella novità.. vedi l'arte moderna o Lucio Fontana, che con un gesto di protesta, rappresentava ne più ne meno una visione "della prospettiva, tanto ricercata dal Giotto".

Ma non è ancora questo "il punto" .. (oltre il tuo, che a parer mio, t'è ora sfuggito)

 

p.s.

non me la sto tirando e non ho la risposta esatta, ma mi piacerebbe che questo tuo "semplice" quesito si ampliasse e leggerei con piacere con qualche altra visione.


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Se Aristotele, che aveva una testa di un certo spessore, ha finito per scrivere un libro intero sullargomento, senza peraltro esaurirlo, temo che sarà abbastanza arduo in questa sede arrivare ad una conclusione che sia soddisfacente per tutti. Forse, dopo 10.000 post, potremmo conquistare un certo grado di trascendenza. Ma siamo ancora parecchio lontani da quei 10.000...

 

Esiste una disciplina che da secoli tenta di rispondere a certi quesiti. Si chiama Estetica, ed è un settore della filosofia che si occupa dello studio delle sensazioni (dal greco aisthesis=sensazione).

Come si nota, anche solo letimologia del termine può essere illuminante !

 

Molte menti eccelse, nei secoli, hanno provato a cogliere il nocciolo della questione. Plotino, Kant, Croce, solo per citare i più conosciuti.

 

Tutti punti di vista di grande spessore, che si possono studiare e approfondire con facilità. La bibliografia è enorme. Ognuno poi è libero di sentirsi più in sintonia con una corrente di pensiero piuttosto che con un altra.

 

Personalmente apprezzo molto la squisita definizione di Tolstoj :

«Larte è unattività umana per cui una persona, servendosi di determinati segni esteriori, trasfonde consapevolmente i sentimenti da lei provati in altre persone, che a loro volta ne restano contagiati e li provano».

 

Per rispondere alla domanda di Cristiano, non considero la spada giapponese un opera darte nel senso occidentale che diamo al termine (non contando ovviamente labuso che del termine si fa oramai in qualsiasi contesto) poiché non possiede alcuni attributi a mio parere essenziali.

 

Primo fra tutti, la mancanza di scopo.

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Grazie delle stimolanti parole..e si, penso che la risposta corretta bisogna cercarla dentro noi stessi in per se. Di fatto,penso che la qualità degli oggetti sia una cosa indiretta all'arte, vediamo in continuo pezzi che ci danno sensazioni diverse e la qualità può essere differente,ovviamente la qualità è quella cosa che ci attrae all'oggetto in maniera visiva..però quello che ci "scuote" l'anima è altro!

 

Scusate per questa domanda, il tutto è nato nel provare a far percepire a delle persone non del "settore" il lato artistico della spada...ed è molto molto complicato almeno per me!

 

Mi domando cosa potrebbe dire o percepire un giapponese sulla nostra arte occidentale!

 

Sono sicuro che l'arte profonda e viva venga percepita da qualunque persona, anche chi non studia l'argomento, in fondo lo studio ci aiuta a comprenderlo a 360°.. Ma l'energia dell'oggetto la sentono tutti..

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L'energia la sentono tutti.

Ma con diversi gradi di consapevolezza.

Lo studio serve ad affinare le proprie sensazioni.

Ad aumentare le proprie capacità percettive.

Diversamente, si fare accumulo di erudizione, senza mai produrre vera cultura.

 

Se si comprendono queste parole, si capisce facilmente che ciò che si acquisisce nello studio delle Nihonto ha un valore più generale.


 

月の道

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Arte .. sempre difficile da delimitare.

 

Secondo me Cristiano aveva espresso un “concetto pieno”, che poi era sfuggito nellla pietra grezza, nell’affermare che

«la spada giapponese ha stravolto totalmente il modo in cui vedere un'arma».

In quel concetto dovrebbe esser racchiuso il senso dell’arte, ovvero un movimento generato da un artigiano (solo poi diviene artista) che stravolge il “senso comune della percezione” e genera un movimento seguito da molti altri (artisti o non), apprezzato da molti o negato da pari molti.

Capitò nella pittura, quando Giotto sconvolse la tipologia di rappresentazione, poi seguita e migliorata dai molti.. continuando, per fare esempi estremi, col Barocco (nella sua massima accezione del rococò) .. idem col razionalismo (anche in architettura) e via via discorrendo.

Quando un oggetto, oltre a racchiudere in se “una percezione” (del bello o del diverso non è importante), genera un pensiero che coinvolge le genti e nel semplice discuterne crea “l’evento” - nel senso di nascita - si sta generando una riflessione sull’opera di un artista.

 

Ora partendo dal concetto che la vera verità non esiste ……. se volete annoiarvi un po’, condivido con voi questa riflessione.. avvisandovi che porta a nulla ed è noiosa.. e lo dico non per giustificarmi, ma per non tediarvi ulteriormente in futili elucubrazioni. (v’ho avvisato!!))

 

Aristotele (eheheh) Logica e Sillogismo dovevano, nel caso e per forza di cose, portarlo ad una soluzione certa.. mai trovata, o meglio mai appagato da quanto eviscerato.

Per questo scopo aveva bisogno di un metodo che garantisse le condizioni che i pensieri e i ragionamenti dovevano necessariamente rispettare per giungere a conclusioni certe, e partendo nella ricerca dai suoi quattro elementi (o dalla la combinazione di questi: secco, umido, freddo e caldo) lo portano, attraverso il principio della progressione, alle quattro cause: efficiente, materiale, formale e finale..

dall’essere inorganico all’essere organico.

Ed il concetto finale ci aiuta nel ragionamento dove l’uomo (o Dio) nel suo essere trascendente, quindi non riconducibile “alla determinazione dell’esperienza”, non può conoscere il mondo nel suo divenire. Quindi quando crea lo fa per se stesso.

Di base, per Aristotele, l’arte è una imitazione, che nel divenire, riproducendo passivamente ciò che è in natura, diviene “la dimensione del possibile e del verosimile”.

 

Con Plotino, il concetto si amplia… facile però, avendo avuto predecessori come Aristotele e Platone.

L' attività dell' Uno, innanzitutto, non è né necessaria né libera, ma allo stesso tempo si può anche intendere che sia ambedue le cose:

il concetto che sintetizza è la spontaneità; ovvero la ricerca per il proprio “piacere”, non dovuta a stimoli esterni o competivi.

Ciò significa che l' Uno agisce senza obblighi, ma tuttavia segue la propria natura nell' azione che è spontanea (anche perché non potrebbe essere altrimenti.. non c'è ancora nulla all'infuori di lui, e chi dunque potrebbe costringerlo ??).

Esso fa emergere l' essere a causa di una sovrabbondanza di essere, come una fonte inesauribile.

Fin qui si nota la parentela di Plotino con Platone, ma poi subentra anche quella con Aristotele: è infatti tipicamente aristotelica l'idea che tutto ciò che si produce sia conseguenza di un' attività teoretica (l'artigiano produce in conseguenza del pensare) .. altrettanto aristotelico è il concetto di divinità vista come pensiero di pensiero..

La divinità infatti per Aristotele non fa altro che pensare a se stessa, senza conseguenze, se non la sua beatitudine.

 

Unendo l'Uno e la derivazione della realtà con la produzione artigianale, nonché il "pensiero di pensiero", Plotino prova a dare una sua interpretazione di arte: vi è l'Uno, pensiero di pensiero, che pensa a se stesso e da questa attività teoretica emana spontaneamente la realtà ..

il soggetto è l'oggetto.

Quel che intende Plotino è l'AUTOINTUIZIONE, ossia la conoscenza diretta e non mediata : una sorta di consapevolezza immediata di se, in cui soggetto e oggetto non sono distinguibili né numericamente né concettualmente.

Esattamente nel momento in cui l'Uno si autointuisce con la sua opera, la sua opera emana qualcosa.

Per esprimere meglio il concetto, Plotino usa una metafora.. pensiamo a Platone e a tutte le sue metafore: quella della fonte luminosa e della luce che si espande intorno, come immaginando una candela accesa in una stanza buia, dove l'Uno è la candela e la realtà la sfera luminosa che si espande intorno.

 

Plotino per quel che riguarda l'arte ha avuto un'idea brillante, smontando l’idea di Platone del "copia di copia", e insiste sul concetto dell’idea..

in quanto lo scultore non si ispira alla persona fisica, ma all'idea di ciò.

 

Kafka ci viene in aiuto dicendo che “l’arte non è limitata da nulla se non dalle leggi della natura da una parte, e da quelle della morale dall’altra”, e che sia un’opera non solo con o per un effetto “sensazionale”, ma che porti a mettere in discussione i comportamenti finora acquisiti.

 

Ecco in quella tua frase c’è tutto.

Il mondo orientale, e le sue influenze, già le mostrava nelle sue lame.. il kirpan (benedizione e rispetto), il kriss, i barong, il jian e il dao (che tra l’altro ha lo stesso kanji di katana).. ed ecco che questo “nuovo popolo” vuole trovare la “sua forma” e così “uno” dal copia di copia si ingegna e stravolge il modo di concepire un’arma.. e non solo nella forma (che ricercherà sulla pelle, non stravolgendo l’insieme) ma integrandola con la sua natura che per forza di cose doveva passare per diversi kami.

Questa è la magia della Nihonto che, come poche altre lame, si è trascinata - o meglio sospinta - sino a noi, aprendosi uno spazio vitale che, deposte le armi, ne ha fatto oggetto di studio e passione come, appunto, un’opera dell’ingegno umano, cortando fuori, nel senso di cortar-tagliare, l’uso e la simbologia feroce per la quale era stata concepita: creare oltre l’oggetto un nuovo uomo”.

Gli altri del luogo, infatti, producevano e producono meravigliose ceramiche legate anch'esse ad una tradizionale cerimonia, anch'essa lavorata e manipolata dal tempo, in cui molti si son impegnati ed ingegnati a seguir poi, un maestro nella sua arte: Sen no Rikyū. (preparando un tè parlava di vita)

... guardacaso terminò la sua cerimonia con una Nihonto.

 

 

Sarà un caso che stavolta è la prima volta che il modello di riferimento viene preso da un documento di storia giapponese negli ultimi 1300 anni di storia, rappresentando una discontinuità dai classici cinesi, nella pur condivisione degli ideografici kanji... .. guardailcaso si parlava di cambiamento.

«Reiwa intende descrivere l’eredità culturale di un popolo, sinonimo di coesione sociale e del rispetto nel suo insieme della comunità».

In attesa della nuova era di “armonia e fortuna”, vi auguro una buona giornata.. cosi disse anche Akihito.


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(ohhh, io ve l'avevo detto di "tagliarmi almeno una mano") scusate ma mi si scollegava... causa vostri Kami

 

mmmm... il pensiero di un giapponese..

(non sò, ma lavorando su una cosetta che sto preparando, mi sono venuti tra le mani alcuni scritti.. che ritengo essere in argomento con una delle restanti 9'999opzioni.)

 

Un appunto ha attirato la mia attenzione..

..diversamente che da noi in Giappone l’arte come la tecnica non è chiamata a vincere la natura, a sottometterla al proprio gioco e invece deve convivere con essa. Il manifestarsi della tecnica, il suo emergere con nettezza attraverso “le maglie” del manufatto senza inseguire i miti di onnipotenza o di eternità.

 

Il ruolo e il senso della tecnica nell’ambito giapponese è prassi”, ossia il ripetere sempre allo stesso modo particolari la cui evoluzione si dispiega su un tempo lunghissimo. Tejun (prassi) comporta il ritrovare un ordine attraverso una sequenza di gesti consolidati dall’esperienza e dalla conoscenza, perché altrimenti ciò che l’uomo rischia è il naufragio, lo smarrimento.

E’ proprio questo il senso letterale del secondo kanji che forma la parola.. esso contiene sia il simbolo del fiume sia quello della guida, quindi, l’ordine.. il processo.. la sequenza.. non sono altro che strumenti in mano all’uomo per tracciare una via..

( ki pratica qualche kata, sa perfettamente di cosa si parla)).

 

Leon Battista Alberti scriveva nel Fatum et Fortuna che "nell’impetuoso turbinio del fiume Bíos che trascina con sé le ombre degli uomini da un altissimo monte, le tecniche sono scialuppe di salvataggio, tavole a cui l’uomo si aggrappa per non essere sopraffatto dalla corrente .."

«Cave tamen in omni genere mortalium.. ops.. Bada tuttavia che tra i mortali nessuno deve essere ritenuto più sicuro tra i flutti di quelli che, pur essendo pochissimi, vedi con assoluta sicurezza percorrere il fiume di qua e di là liberamente guardando, tutti appoggiati a tavole sicure.. quelle tavole i mortali chiamano Buone Arti”.

 

La tecnica, dunque, come espressione di un ordine per la vita che, in Giappone, non si discosta mai da un armonico rapporto con la Natura.

Anche per questo le tecniche giapponesi includono un altro elemento molto importante che non si oppone all’azione e all’opera degli elementi naturali: la fragilità. (che rammenta il concetto di "impermanenza").

 

A questo punto debbo aggiungere un’altra parola, “tema”, nel senso di stratificazione.. letteralmente significa tempo, nell’accezione di quantità di attività richiesta per portare a termine un certo lavoro.. ma come tutte le cose giapponesi, come indica il verbo tewakeresu, passa attraverso una divisione del problema in tante parti più semplici ... e siamo a tre.. e per chiudere il cerchio mancano due elementi il ma e il mu

 

Ma è il luogo in cui la vita viene vissuta.. in cui nasciamo cresciamo e, nostro malgrado, lo lasceremo. Dunque.. tempo dello spazio, tempo intervallo o spazio tempo o semplicemente ora. .Lo spazio vuoto tra due elementi.

Giorno d’inverno

gelata sul cavallo

la mia ombra

Bashō

Mu, il nulla..

Nulla come negazione della presenza

Nulla come negazione del giudizio

Nulla come idea

Nulla come prodotto dell’immaginazione

Nulla come assenza di coscienza

 

.. allora,

Tecnica Tempo Fragilità Vuoto Nulla

 

 

La ricostruzione periodica del "Tempio di Ise" esprime bene questa idea.. ciò che colpisce è nel vedere quella porzione lasciata libera - una spianata interamente ricoperta da ciottoli e realizzata su una specie di podio minuziosamente definito in tutte le sue parti - alberi d’alto fusto che, insieme a sassi (pietre) di diverso colore, con la loro presenza prefigurano quella che sarà la disposizione degli edifici che verranno costruiti ed è identificando così in un vuoto i futurivuoti...

 

Opere dell’uomo e della natura unite insieme per definire un piano sacro, ma senza precedenze dell’una o dell’altra.. La natura, la sacra foresta di Ise, copre con le sue ombre e le sue foglie il podio costruito dall’uomo e rivela, nell’intima unione di foglie e ciottoli anche la pulizia della tecnica giapponese, il senso manifesto del suo radicamento. (La prossima ricostruzione è in programma per il 2033)

 

L’uomo, il costruttore, ha appreso tutte queste tecniche attraverso un lungo apprendistato che lo ha portato a conoscere profondamente i materiali da lui utilizzati, ma anche a comprendere che ogni dettaglio raffigurato è il distillato di un lungo lunghissimo lavoro di raffinamento, ogni particolare ogni minuto elemento ha una sua funzione ha una ragione di esistere.

Ananda Coomaraswamy, uno storico dell’arte dello Sri Lanka, nel trattare il concetto di Arte e Tradizione giapponese dice che.. il punto in cui essa si unisce all’operare dell’uomo è quando nel vederlo completamente dimentico di sé tanto era attento al bene dell’opera da fare, conoscendo cosa significa concentrare la mente in “un punto solo” e in questa dedizione assoluta - completamente dimentico di sé - prende consistenza, punto per punto .. azione dopo azione, la tradizione nel suo reale spessore fino a distaccarsi dalla realtà effettiva, cadendo nella Natura.

 

Questa spazialità “dell’operare in una situazione” è una situazione tipica in Oriente, ma quello che è interessante è che questa insospettabile misura ci suggerisce e ci fornisce l’opportunità di sottrarci al virtuosismo di certi manufatti, dando sostanza e concretezza “al momento di sospensione”.. in un certo senso ponendosi al di là, facendo però sempre affidamento sulle tecniche acquisite.

Questo concetto lo conosce bene chi è passato per Murano in qualche vetriaria, nel senso di laboratorio, guardando o provando a soffiare attraverso il tubo nel vetro, individuandone i punti su cui poteva esercitare la propria immaginazione, valorizzando la leggerezza, la trasparenza, la delicatezza, in modo tale che quei piccoli manufatti non fossero semplicemente fragili, ma ritrovassero nella fragilità il senso della loro eccezionale esistenza.

 

Questi semplici concetti ci portano alla parola giunzione, in giapponese setsugō - 接合

Innanzitutto il secondo kanji , formato da un unico ideogramma, significa unire mettere insieme accordare.

E’ il medesimo significato espresso anche dal primo, setsu, creare .. venire in contatto , ma la sua composizione, prodotto dall’unione di più ideogrammi, dà luogo a una interpretazione ben articolata in quanto “venire in contatto” (accoppiare) mette l’accento non tanto sull’accostamento di parti disuguali, quanto su un processo, nel tempo, che permette un approfondimento della conoscenza rispetto a un iniziale momento di distacco… nello stesso kanji è poi presente l’ideogramma della donna ( 女), comunemente associato al senso dell’unione, (unione che genera) e quello, altrettanto significativo di tatsu , che significa elevare, erigere, ma anche materializzare, prendere forma, fino ad arrivare, nel modo più esplicito, a “costruire unendo parti”.. Kumitateru un collegare armonizzando.

E’ quindi a partire dal nulla che deve prendere forma la tecnica e questo lo possiamo intuire seguendo una linea nel distribuire secondo un ordine una successione.. sull’azione del congiungere, quindi un fenomeno temporale dove la materia viene spezzettata in tante parti, ognuna divisa in elementi ancora più piccoli.. divisi e poi ricomposti, separati e poi riuniti, secondo una “procedura del comporre”.

La giunzione, quindi, non è che è un rimandare nel tempo il momento dell’unione.

(non so se sia riuscito minimamente a trasmettere concetti che per me son chiari come l'acqua torbida.. avendo la pazienza d'aspettare,

ma, oltre ad un modo di interpretazione dell'arte da parte di un giapponese, mi pare ci sia molto "sulla spada giapponese")

 

Per concludere questo mio farneticare, volevo aggiungere un altro concetto, prendendo come spunto L’elogio dell’ombra” di Jun’icjirō Tanizaki, che nel '33 scrive.. «un cofanetto, un tavolo minuscolo, una mensola a muro, tutti quegli oggetti in legno laccato, così spesso decorati con disegni in polvere d’oro e d’argento... possono, sei in una luce troppo intensa cadono, offendere gli occhi, apparire lampanti e persino volgari. Ma lasciate che, per qualche tempo le tenebre li intrigano.. e poi guardateli ai deboli guizzi di un lume a olio o di una candela e subito assumeranno una fisionomia grave, sobria, nobilmente riflessiva ... Gli artigiani di una volta, doravano fino alla profusione e alla stravaganza, perché conoscevano i segreti dell’ombra e la magia dell’oro, che persino nel buio più fitto sà scoprire e attirare pagliuzze di luce.».

 

 

 

Perché nella tecnica si riflette la virtù del costruttore, ma la tecnica non è altro che una tavola in mezzo ai flutti.

(un'altra spigolatura di Kanagawa)

piccole correzioni + errori grammaticali, ora.(

Modificato: da betadine

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.. Forse, dopo 10.000 post, potremmo conquistare un certo grado di trascendenza. Ma siamo ancora parecchio lontani da quei 10.000...

Tecnica Tempo Fragilità Vuoto Nulla

(se non si parte.. mai si arriva)

 

  1. 07.11.06 Forse il fatto che l'Oriente non tenga separati gli opposti e non sia dominato dal concetto di assoluto e trascendente, ha facilitato il processo di assimilazione, adattamento e fusione.
  2. 27.11.07 L'esistenza temporale è solo una frazione della più grande verità con cui si confronta l'umanità; un corretto reigi del Budo è un legame a cui il budoka maturo che dedica sé stesso durante il suo sforzo tra la nascita e la morte. In questo modo enfatizza la serietà, la responsabilità e il potere del budo alle generazioni future e perciò non deve essere mai trascurato. Negare il reigi del budo è negare la responsabilità della propria vita e la realtà di uno spirito trascendente. (Yukio Takamura, 1978).
  3. 14.09.08 La Niten Ichi di Musashi o la Muto di Tesshu contengono cosi tanti elementi zen da trascendere la tecnica fisica e arrivare alla dimensione spirituale.
  4. 04.12.08 Solo per chi riesce a trascendere il "Do" e il Jutsu", solo se si riesce a vederle non come due cose separate, ma come due entità unite e complementari, tutto acquista un senso.
  5. 20.10.14 RI ( ): trascendenza - ''non ci sono tecniche, tutti i movimenti sono naturali, diventando tutt'uno con lo spirito senza aggrapparsi a forme''.
  6. 06.12.14 Il termine "trascendere" significa "oltrepassare il limite della conoscenza o della realtà".
  7. 05.11.15 Trascendenza" .. fare propria una "consuetudine" e trasformarla a prescindere dalla radice.
  8. 04.05.16 Anche quando l'uomo eccede trascendendo le "regole" naturali, ecco che Lei, anche attraverso eventi estremi, riarmonizza ciò che noi abbiamo reso disarmonico.
  9. 25.11.16 Un sapere antico, ma direttamente applicabile alla guerra, che rende l'essere umano capace di trascendere le sue normali capacità, passando ad un livello superiore. Come? Varcando i tre cancelli. In sanscrito: mantra, mudra e mandala o se preferite l'ebraico, pensiero, parola e opera.
  10. 30.12.17 I Fiori di ciliegio, simbolo della trascendenza ed evanescenza della vita umana.
  11. 10.01.18 Trascendere.. un pò come nel marziale concetto di ShuHaRi: apprendere . smontare tutto . per ripartire.

    - "apprendere la tradizione distacco dalla tradizione trascendere la tradizione" (andare al di là)

  12. 03.04.19 Trascendente, quindi non riconducibile “alla determinazione dell’esperienza”, non può conoscere il mondo nel suo divenire.
  13. (..mi piace pensare che all'ombra delle foglie dei 3298 post ci sia dell'altro.. sempre lontiani siamo, ma almeno siam partiti.)

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questa volta non ci provo neanche a mettere insieme tutto il materiale che hai raccolto.

 

Provo a darne una visione ridotta e parziale, legata ad una materia che conosco un po, quella del combattimento.

Setsugo avrebbe dovuto essere tradotto con un termine di quel latino che avevi principiato.

"Coniuntio".

Congiunzione.

Il termine fu poi ripreso dagli alchimisti e sono concetti da lì migrati in chi lavora la materia.

Kaji non esclusi.

Coniuntio, anche in senso di copula.

Con attenzione hai sottolineato la presenza dell'ideogramma di colei che genera la vita.

Ma la donna non è in grado di operare in autonomia. Le occorre un principio maschile.

La coppia incarna un principio che genera, che in Natura assume in astratto un nome preciso.

La capacità di fare, di compiere un lavoro.

Energia.

Certamente tutto ciò deve avvenire attraverso un modo di procedere, una prassi, una procedura, che hai ben individuato in un termine altrettanto preciso.

Tecnica.

 

Ora se prendi questi tre ideogrammi e li metti insieme, hai definito il concetto di tecnica marziale.

Cè nè addirittura una che ha scelto proprio in specifico questi tre ideogrammi.

Ai (Unione) ki (energia) jutsu (tecnica).

Credo che sia inutile che ti dica che l'ideogramma ki è costituito da due elementi che sono riso e vapore.

Certo, perché in oriente l'energia al corpo la si ottiene mangiando i carboidrati di quel cereale cotto nel vapore.

Ma non ti sarà certo sfuggito che il riso nasce da madre terra e il vapore da padre cielo.

L'unione dei due principi maschile e femminile di cui parlavo.

 

Bene, abbiamo definito gli elementi necessari a combattere.

Disponiamo di una prassi guerriera.

E quindi?!?

Quindi niente.

Abbiamo uomini che dispongono di una metodologia che li lascia infelici come prima.

Addirittura più a lungo.

...Prima morivano giovani. Ora sanno sopravvivere.

Non abbiamo fatto un grande affare.

 

Cè dell'altro, per fortuna.

Così come il Kaji forgia e congiunge elementi opposti per comprendere la Natura delle cose, anche il guerriero può utilizzare la tecnica per fare la stessa cosa.

Ed ecco che la tecnica si trascende per entrare in un cammino spirituale.

Un cammino per la comprensione e la felicità dell'uomo.

Muta perciò l'ultimo ideogramma per definire non più una tecnica marziale ma un arte.

Qualcosa che tocchi l'Anima dell'uomo.

 

Ai (Unione) ki (energia) do (via).

 

Oggi una tecnica marziale Tradizionale come l'aikido ha un utilità relativa.

Queste vecchie tecniche sono state soppiantate da armi tecnologiche che richiedono altre conoscenze.

Ma il loro scopo di cammino per la comprensione dell'animo umano è lungi dall'essere terminato.

Anzi, proprio questa sostituzione tecnologica e disumanizzante, lo rende quanto mai utile e necessario.

 

Come Vedete, di ideogramma in ideogramma vi ho condotto ancora una volta a passeggiare sulla Via della Luna.

Buona notte!


 

月の道

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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