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sandro

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  1. sandro

    Ciao a tutti!

    Benvenuto sul forum
  2. sandro

    Salve a tutti

    Benvenuto sul forum Marco
  3. Grazie mille per l'approfondimento Sensei. Sarebbe opportuno che in un'eventuale edizione aggiornata del Bugei Ryūha Daijiten l'articolo in originale (ed anche altri studi) fosse riportato in modo da colmare la lacuna ora presente
  4. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Non preoccuparti Satiro, quando in Italia sono le cinque di mattina qui in Giappone è mezzogiorno Oggi come oggi anche il kobudō di Okinawa è considerato giapponese a tutti gli effetti, anche se ha origini diverse rispetto alle altre scuole che conosciamo. Dal momento che sei interessato a più arti il mio consiglio è quello di parlare con i vari maestri, provare ad allenarti in alcuni dōjō e poi decidere quale disciplina si sposa meglio con le tue esigenze
  5. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    A Hado: ti ringrazio molto per le tue parole, ma questa discussione è stata arricchita da tutti quanti, che con la loro conoscenza l'hanno resa estremamente interessante. A loro vanno tutti i miei ringraziamenti A Brandozzi Sensei: grazie mille per la delucidazione. Il titolo è estremamente interessante, ancora una volta rimango sorpreso dalla simbologia della Katayama Ryū Ciao Satiro, nel limite delle nostre possibilità siamo felici di rispondere alle tue domande. Anche perchè, grazie a queste abbiamo tutti imparato qualcosa di nuovo. In merito al tuo quesito odierno è opportuno fare le dovute distinzioni, dal momento che il termine kobudō in occidente viene utilizzato in maniera errata (almeno dai più, anche se ultimamente mi sembra ci sia un’inversione di tendenza). Questo composto formato dalle parole “antico” (ko) ed “arte marziale” (budō) non indica altro che tutte quelle tradizioni di cui abbiamo parlato finora (Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū, Yagyū Shingan Ryū, Katayama Ryū e così via), quindi esso si riferisce alle varie scuole sorte prima del periodo Meiji. Il contrario di kobudō è invece gendai budō, traducibile come “arte marziali moderne” (Jūdō, alcuni stili di Karate, Shōrinji Kenpō, Aikidō, Yōseikan Budō...). Di conseguenza, capirai da solo che kobudō è sinonimo di koryū (altri nomi con cui viene chiamato in Giappone sono koryū bujutsu oppure kobujutsu). Come hai giustamente detto, è un termine piuttosto generico. Il kobudō al quale ti riferisci, invece, è senz’altro quello di Okinawa, il cui nome ufficiale corrisponde a Ryūkyū Kobujutsu (letteralmente “antiche arti marziali delle Ryūkyū”). L’arcipelago delle isole Ryūkyū forma, appunto, l’attuale prefettura di Okinawa, la quarantasettesima ed ultima del territorio giapponese. Queste isole si trovano a metà strada tra il continente ed il Giappone. Il regno delle Ryūkyū, sebbene pagasse tribuiti al bakufu (ma anche alla Cina), non ha fatto parte dell’impero del Sol Levante sino al primo decennio del Periodo Meiji, dopodichè venne annesso a quest’ultimo. Di conseguenza, le arti marziali li sviluppatesi sono molto diverse da quelle giapponesi classiche, essendo state influenzate anche dagli stili cinesi. Nello Okinawa Kobudō è possibile studiare, tra le altre, armi come i nunchaku, il tonfa, i sai. Molti degli strumeti utilizzati sono di derivazione contadina, poichè gli abitanti si allenavano con quello che avevano a disposizione. La Nihon Kobudō Kyōkai (Associazione per le arti marziali antiche giapponesi) ha conferito ad alcuni di questi stili lo status di koryū, riconoscendone il valore e l’importanza storica
  6. sandro

    Vecchia fotografia molto particolare!

    Foto davvero bellissima, grazie per averla condivisa Alex. Probabilmente fu scattata durante il Bakumatsu e forse in qualche archivio giapponese è presente una copia con le generalità del samurai immortalato
  7. sandro

    informazioni!!

    Benvenuto sul forum. Segui i consiglie che Leonardo e Saizo ti hanno gentilmente dato
  8. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Come sempre, fantastiche le immagini dei densho Katayama Ryū. Una domanda per Brandozzi sensei: come viene denominata la sezione in cui queste tecniche sono presentate? A Keiji: in Italia, attualmente, non credo che ci sia alcun dōjō in cui viene insegnato lo Yagyū Shingan Ryū
  9. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Ringrazio moltissimo Shiken e GTO per i loro interventi, credo che ora come ora si abbia una visione più chiara di quello che realmente fosse il ninjutsu. E penso che anche Satiro abbia trovato piena risposta ai suoi quesiti
  10. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Grazie inifinite per il video Beno, in questo modo si possono ammirare le azioni della suddetta scuola nei minimi dettagli. In effetti, ai vari enbu mostrano quasi sempre tecniche in armatura
  11. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Grazie mille ad Hado per il filmato mostratoci e a Saizo per la sua spiegazione dettagliata. È davvero piacevole portare avanti discussioni così interessanti con persone come voi. In merito alla tua domanda su cosa veniva studiato per il combattimento, Satiro, è importante ricordare che gli esperti di spionaggio non avevano particolari scuole da seguire, semplicemente si addestravano presso gli stessi dōjō frequentati da samurai, contadini, commercianti (in particolar modo verso la fine del periodo Edo). Potevano essere esperti nella scherma, nel corpo a corpo, nel bastone lungo, nell’artiglieria. Prendiamo l’esempio della Shinsengumi, l’ultimo corpo di spadaccini che fu al servizio del governo centrale durante gli anni del Bakumatsu. Essi sapevano sempre dove scovare i nemici e come fosse meglio attacarli grazie alle informazioni fornite dalle loro spie; spie che non venivano reclutate volta per volta, ma erano membri del corpo a tutti gli effetti. Il nome ufficiale di queste figure era “torishirabeyaku kane kansatsugata” (letteralmente “coloro che svolgono la doppia funzione di investigatore e osservatore”). I due personaggi più famosi furono senza ombra di dubbio Yamazaki Susumu e Shimada Kai. Il primo era un esperto della Katori Ryū bōjutsu, il secondo un menkyo kaiden della Shingyōtō Ryū kenjutsu (la quarta scuola di spada ad Edo). Lo stesso istruttore di jūjutsu della Shinsengumi, Shinohara Tainoshin, faceva parte dei kansatsugata. Era anche esperto di lancia (Takedaha Hōzōin Ryū sōjutsu) e di spada, entrambre apprese da un maestro della famiglia Mori nello han di Kurume. Come avrai intuito, il budō taijutsu è una disciplina moderna che racchiude elementi di diverse arti marziali, ma non era quello studiato dai professionisti dello spionaggio in passato. Il jūjutsu tradizionale (come puoi vedere nel video) è molto diverso dal Jūdō, specialmente dal Jūdō olimpionico. Le scuole che probabilmente assomigliano di più al Jūdō sono quelle da cui questo è derivato, ossia la Kitō Ryū e la Tenjin Shin’yō Ryū. La disciplina di Kanō sensei prese però con il tempo tutta un’altra strada, indirizzandosi sempre di più su un aspetto sportivo. A mio avviso resta comunque una straordinaria disciplina dai molteplici benefici, capace di offrire sia una parte agonistica che una parte tradizionale (ovviamente dipende dal maestro che la insegna)
  12. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Il problema, Satiro, è che l’argomento corpo a corpo può essere, a volte, piuttosto complesso. Quello che noi indichiamo genericamente come jūjutsu ha anche altri nomi con cui è indicato: yawara, taijutsu, kumiuchi, torite (per citarne alcuni). Ogni scuola ha un approccio diverso allo studio delle varie tecniche, ed ognuna presenta delle peculiarità che la rendono unica (in alcune si combatte con l’armatura, in altre si studia il kogusoku, alcune sono specializzate sulle leve articolari, altre su proiezioni, altre ancora sull’immobilizzazione di un avversario con una corda). Se le scuole di spada di epoca Edo hanno trovato nello shinai kendō (combattimento con shinai e bōgu) un punto di incontro che ne accomunasse gran parte, la stessa cosa non è avvenuta per il jūjutsu. Bisognerà attendere la nascita del Kōdōkan di Kanō Jigorō per assistere ad un fenomeno simile, anchse se il jūjutsu Kanōha (questo il nome originario del Jūdō) si era totalmente evoluto rispetto alle tecniche marziali originali (anche perchè la conoscenza delle koryū del maestro era limitata alle scuole che aveva appreso). Quelle da te citate sono delle gendai budō, ossia discipline marziali create in epoca moderna e contemporanea e basate sui principi delle arti marziali antiche. Per quel che è la mia esperienza posso dirti che la maggioranza delle scuole odierne affonda le sue origini nel Jūdō (il che è abbastanza ironico per una serie di motivi che potrai comprendere) e in altri stili di jūjutsu (uno molto famoso è quello della World Jūjitsu Federation), fondendo insieme anche elementi di Karate, Yōseikan Budō, Nippon Kenpō ed altro ancora. L’offerta che oggi si può trovare in qualsiasi città è estremamente varia: sappi però che quasi tutte le scuole che vedrai sono moderne. Attenzione! Con questo non voglio assolutamente dire che esse siano malvagie, tutt’altro. L’importante è che l’insegnate ti dica con chiarezza e sin dall’inizio quello che ti appresti a studiare. Tutto qui. Per quello che riguarda il ninjutsu non mi pronuncio, dal momento che su questo forum sono presenti due dei maggiori esperti italiani di ninjutsu storico. Lascio a loro la parola, nella speranza che intevengano così da fornire risposta al tuo quesito
  13. sandro

    Yagyu Shingan-ryu

    Ciao Satiro. Convengo su tutto quello che il buon Saizo ti ha detto: fossi in te presterei ascolto al suo consiglio, potresti avere diversi problemi a seguire due diverse discipline ora che sei all’inizio. Se possibile, chiedi di assistere agli allenamenti di entrambe le scuole e cimentati (almeno per il periodo iniziale) quella che più fa’ per te. Venendo alla tua domanda, possiamo dire che la scuola Yagyū è sostanzialmente divisa in due blocchi: la Yagyū Shinkage Ryū e la Yagyū Shingan Ryū. Andiamo per ordine. La Yagyū Shingake Ryū è la tradizione di kenjutsu codificata da Yagyū Muneyoshi (o Munetoshi), anche se tale definizione non è propriamente corretta. In effetti le tecniche sarebbero le stesse della ryūha da lui appresa, la Shinkage Ryū, codificata da Kamiizumi Ise no Kami Nobutsuna, uno dei più grandi spadaccini di sempre. Nobutsuna creò la Shingake Ryū unendo molteplici elementi delle “tre grandi scuole originarie” (Hyōhō Sandai Genryū), ossia la Nen Ryū, la Shintō Ryū e la Kage Ryū. Yagyū Muneyoshi fu allievo di Kamiizumi Nobutsuna, e quando ricevette la licenza finale di inka iniziò a trasmettere le tecniche apprese dal maestro con il nome di Yagyū Shinkage Ryū. La Yagyū Shingan Ryū fu codificata da Takenaga Hayato (secondo un’altra teoria da Araki Mataemon); al suo interno si studia un particolare sistema di jūjutsu basato sulle tecniche di colpo (dette atemiwaza), non tralasciando comunque kenjutsu, iaijutsu, bōjutsu e naginatajutsu (attualmente, il curriculum praticato oggi varia a seconda della linea seguita). Takenaga, dopo aver appreso la Shingan Ryū, la Nenshuza Ryū, la Shindō Ryū e la Toda Ryū si recò ad Edo dove divenne allievo di Yagyū Munetoshi, dal quale apprese la Yagyū Shinkage Ryū. In seguito, attingendo a tutte le sue conoscenze tecniche codificò la Yagyū Shingan Ryū. La tradizione, tuttavia, si frazionò sin da subito all’interno dello han di Sendai: chi praticava solo scherma, chi solo bastone e chi solo corpo a corpo. All’interno dello han di Morioka, invece, si sviluppò uno stile di kenjutsu che prevedeva un ampio curriculum di kacchū kumiuchi (corpo a corpo in armatura). Come puoi vedere, la storia della scuola è molto complessa. Senza tediarti ulteriormente, ti indico soltanto quali sono le linee portate avanti oggi: la tradizione del Tōhoku (Hoshiha), la tradizione di Tōkyō (Hoshinoha, conosciuta anche come Yagyū Shingan Arakidō) e la tradizione del Kansai (Itōha). Il fondatore dello Aikidō, Ueshiba Morihei, nella città di Sakai ad Ōsaka studiò la Yagyū Shingan Ryū nel dōjō di Nakai Masakatsu, venendo poi insignito del menkyo da Tsuboi Masanosuke. A quel che so nessuna delle sopracitate linee ha una rappresentanza italiana, sarebbe bello che qualcuno si recasse in Giappone per studiarla e riportare questa importantissima arte marziale nel nostro Paese. Spero di esserti stato d’aiuto, qualsiasi altra cosa vuoi sapere chiedi pure
  14. Il suffisso "ha" 派 indica un ulteriore ramo all'intero della medesima scuola (ryū 流), la visione che un maestro di una determinata tradizione ha della stessa. Nello specifico, lo Hatakeyamaha è il Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū secondo l'ottica di Hatakeyama Gorō sensei. Quando trovi "ha" dietro ad un nome proprio vuol dire che quella linea si discosta leggermente dagli insegnamenti originari. Il che, come ci faceva notare precedentemente l'ottimo Saizo, non mette assolutamente in dubbio la genuinità di quanto viene trasmesso
  15. Grazie per il tuo prezioso contributo Saizo
  16. Ciao Satiro, ho visto che hai inserito un messaggio anche nell’altra discussione. Per comodità tua (e di chi interverrà in seguito) risponderò qui alla tua domanda. La Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū (Scuola della divinità di Katori di reale ispirazione celeste) è una koryū (letteralmente “scuola antica”), termine con il quale si designano tutte quelle tradizioni nate durante il periodo medievale giapponese (durato sino al 1868). Le discipline da combattimento codificate dopo questa data rispondono, invece, al nome di gendai budō (letteralmente “via marziale moderna”). Nel caso della Katori Shintō Ryū ci si trova davanti ad una delle più antiche arti da combattimento nipponiche, la cui codificazione avvenne nella seconda metà del XV secolo. Il curriculum tecnico presentato è vastissimo: al suo interno troverai tecniche di kenjutsu (con una spada e con due), di iai, di bō, di naginata, di yari ed altro. Non avendo tu mai praticato una scuola di spada giapponese prima d’ora, la Katori Shintō Ryū ti permetterebbe di apprendere diverse arti nello stesso tempo (non tutte insieme ovviamente, ci arriverai gradualmente). Attualmente è la tradizione di spada giapponese con più praticanti a livello mondiale. Ecco spiegato il motivo delle numerose scuole presenti nella tua zona. Per quel che riguarda la differenza tra le tre linee, lascio la parola agli esperti; sul forum ce ne sono diversi per ognuna di esse. Oltre a presentarti il loro autorevole punto di vista, spero saranno così gentili da colmare con ulteriori notizie quanto da me riportato
  17. Ciao Satiro, è probabile che i diretti interessati non abbiano ancora letto la tua richiesta. Ad ogni modo, tra Bergamo e Milano ci sono tante scuole di scherma giapponese. Sono certo che anche cercando da solo su internet riuscirai a trovare qualcosa. Hai qualche preferenza sulla scuola da seguire?
  18. Estremamente interessante il tipo di allenamento proposto da Leonardo, sia quello di base che la versione studiata nella Kashima Shin Ryū. In merito alla scuola di Musashi, le due linee ufficializzate all’interno della Nihon Kobudō Kyōkai sono la Noda Ha Niten Ichi Ryū (guidata dal maestro Araki Akihiro, prefettura di Kumamoto) e la Hyōhō Niten Ichi Ryū (guidata dal maestro Iwami Toshio, prefettura di Fukuoka). Entrambe molto belle e piene di spunti di riflessione, sebbene si differenzino su alcuni aspetti. Per quel che riguarda che riguarda l’esecuzione dei waza, come faceva presente anche il maestro Brandozzi, di rado questi avvengono con delle iaitō. Anzi, volendo essere pignoli potremmo dire che tale pratica è stata introdotta soltanto in epoca moderna (essendo state le suddette inventate dopo la seconda guerra mondiale). In passato le mogitō non esistevano, e la maggior parte dei praticanti di scherma non avrebbe mai utilizzato una shinken per le tecniche a coppia (anche allora costavano molto, così come il togi). Gli allenamenti avvenivano con bokutō, fukuro shinai e shinai (per le scuole che contemplavano lo shinai kendō con il bōgu). Ovviamente le tecniche di estrazione che non prevedevano impatto con altre lame si eseguivano con una spada vera. Infine, per rispondere a Gabriele, posso dire anche io di non aver mai visto scuole di iaidō in cui si compie nukitsuke con tutte e due le spade. Al contrario, tecniche di estrazione e taglio (battō o iai) con il solo wakizashi non sono così sporadiche, anche perchè era proprio la spada corta l’unica consentita all’interno di una dimora. Certo è che questo tipo di applicazioni vengono eseguite sempre in coppia, un kata singolo senza avversari sarà sempre riprodotto con la spada lunga per una serie di ragione che tutti noi conosciamo
  19. Premettendo che non vi è bisogno alcuno di scusarsi Gabriele, sono davvero felice che il topic si sia evolto in questo modo. Era molto tempo che in questa sezione non si leggevano discussioni interessanti; permettemi, dunque, di ringraziarvi per i concetti espressi sinora, i quali hanno dato vita a questo bel confronto. Provvederò a modificare il titolo della discussione in modo adeguato. Caro Serpiko, anche se qualcuno non condividerà il tuo pensiero su Musashi, sono certo che non ti farai nessuna inimicizia. Puoi fidarti delle parole del nostro Gabriele. Per quel che mi riguarda concordo con te sul fatto che Musashi sia stato, probabilmente, uno degli spadaccini giapponesi più famosi di sempre. E di certo, il più famoso al di fuori dei confini nipponici. In merito al suo livello non mi pronuncio, in quanto non ho mai effettuato studi approfonditi che vadano oltre la lettura dei testi che tutti conosciamo. Che sia stato uno schermidore sopra la media, comunque, penso sia fuori discussione. In patria, tuttavia, la sua fama può essere equiparata a quella di un Tsukahara Bokuden o di uno Yagyū Munenori. Tra i praticanti di arti marziali, il primo dei due viene considerato quasi una divinità, tanto che la sua tomba è perennemente visitata da chi è alla ricerca di un buon auspicio prima di uno enbu o di una gara importante. E gli scritti di Yagyū sono considerati tanto validi quanto il Gorin no Sho di Miyamoto. Oltre a ciò è importante ricordare che i giapponesi sono un popolo collettivista: in riferimento alle arti marziali potremmo dire un individuo era apprezzato anche sulla base degli insegnamenti da lui lasciati ai suoi successori. A differenza della Shintō Ryū di Bokuden e della Shinkage Ryū di Yagyū (nelle sue molteplici sfaccettature) la scuola di Hyōhō Niten Ichi perse molto smalto dopo la morte del suo astro. Tant’è che oggi la tradizione è ancora frazionata in molteplici linee e diversi storici giapponesi hanno dei dubbi sulle tecniche praticate (non essendoci degli oboegaki o katakaisetsu che possano confermarne l’attendibilità). In occidente si conosce davvero pochissimo sulle koryū, al punto che quando qualcuno (non so chi di preciso) affermò che le scuole di epoca Edo non erano assolutamente paragonabili a quelle del passato gli si prestò fede senza verificare se quanto detto corrispondesse a verità. Da allora questa credenza è divenuta di uso comune, anche se è quanto di più lontano vi sia dalla realtà dei fatti. Basti pensare alle cronache dell’epoca (consultabili da chiunque presso la libreria della dieta giapponese) in cui sono riportati gli esiti degli incontri tra scuole antiche e moderne (moderne per i coevi, oggi sono tutte koryū): nella stragrande maggioranza dei casi coloro che avevo deciso di inserire nel loro curriculum didattico i combattimenti con il bōgu (quello che oggi chiamiamo kendō) risultarono vincitori contro praticanti che facevano del solo katageiko la loro ragione di vita, precludendosi, dunque, quella libertà di studio che l’armatura e lo shinai potevano garantire. Non a caso, molte delle più rinomate scuole tradizionali sparirono dal palco del Bakumatsu, lasciando il posto a nuovi stili che avrebbero profondamente influenzato gli utlimi anni del feudalesimo giapponese. Dai tre grandi dōjō di Edo (il Genbukan della Hokushin Ittō Ryū, il Renpeikan della Shindō Munen Ryū e lo Shigakukan della Kyōshinmeichi Ryū) uscirono praticamente quasi tutte le figure storiche più importanti del Bakumatsu. Eppure, moltissimi occidentali praticanti non hanno mai sentito nominare i loro nomi. A riguardo di ciò andrebbero dette ancora molte altre cose, ma per il momento mi fermo qui per non deviare troppo dall’argomento principale. Basti sapere che furono molti gli scontri nel Bakumatsu in cui alcuni spadaccini utilizzarono entrambe le lame. Noto con piacere che il maestro Isononami è intervenuto nella discussione. Bene, non potremo che trarne tutti giovamento. Il fondatore della Katayama Ryū, Katayama Hōki no Kami Fujiwara Hisayasu, ha lasciato in eredità quella che probabilmente è la più corposa letteratura marziale che una data tradizione abbia mai partorito, tanto da ricevere il titolo di Jūgoige direttamente dall’imperatore. I suoi scritti sono qualcosa di straordinario ed attualissimo; nonostante ciò non ha mai ricevuto la stessa attenzione che è stata dedicata ad altri. Ovviamente furono anche questioni politiche del suo tempo che ne oscurarono la fama. Questo, tuttavia, non influisce minimamente sulla qualità degli insegnamenti trasmessi. Personalmente, anche se praticante di un altro stile, ho accresciuto di molto il mio bagaglio culturale in seguito alla lettura dei suddetti (alcuni dei quali sono disponibili, gratuitamente, anche in traduzione italiana ad opera del maestro Brandozzi). A Leonardo: la tua esperienza di studio è estremamente interessante. Sentiti libero di parlarcene in maniera più approfondita qualora tu ne abbia voglia
  20. Assolutamente d'accordo con te Gabriele, credo che qualsiasi scuola di spada abbia all'interno del suo curriculum sezioni di kogusoku con il kodachi od il wakizashi. L'utilizzo inteso come estrazione non è forse contemplato in scuole moderne come il Seitei Iai, ma in passato lo studio di waza che prevedevano un rapido nukiuchi della spada corta era una cosa abbastanza comune (si trattava sempre di tecniche a coppia)
  21. Il wakizashi, più che ad un utilizzo pratico, dovrebbe servire per dare un’idea di quello che era il nihonzashi (termine per indicare il daishō in taitō). La più grande differenza con il passato che oggi possiamo trovare all’interno di una scuola di spada è quella di praticare le tecniche di estrazione con la sola katana, ignorando completamente la presenza della spada corta all’interno dello obi. La sensazione che si ha è, infatti, totalmente diversa, ed al discepolo occorrerà tempo per abituarsi ad un movimento che all’inizio, per forza di cose, risulterà estremamente scomodo. Tuttavia ci sono molti praticanti che di propria iniziativa inseriscono nella cintura un wakizashi (anche in legno va bene) per rendere l’allenamento più verosimile al passato. Per quel che riguarda la tua domanda, iaidō no kata, il mio consiglio è quello di puntare su una iaitō giapponese. Forse spenderai qualcosa in più, ma la qualità del prodotto nipponico è nettamente superiore agli attrezzi da pratica da te proposti. Ad ogni modo, chiedere al tuo maestro credo che fugherà ogni dubbio
  22. sandro

    ciao a tutti!

    Benvenuto sul forum
  23. Davvero fantastico Beno, grazie mille per la segnalazione. E' bello sapere che ora si possono visionare i filmati dell'Istituto Luce ance su Youtube
  24. sandro

    Un saluto a tutti

    Benvenuto sul forum
  25. sandro

    Ciao a tutti

    Ovviamente la priorità deve essere data al lavoro, ma ti auguro di trovare una scuola che sia compatibile con quest'ultimo

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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