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Enrico Ferrarese

Shinsakuto oggi, shinsakuto domani

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Tutto giusto Enrico. Volevo solo citare un dato, al di là di un giudizio.

Come la può sfangare, oggi, un artista esordiente è domanda da un milione di dollari.

 

Ad esempio mio cugino ha investito tutto se stesso per fare lo scultore, e se la pone continuamente. Nonostante viva in Italia (patria dell'arte) e sia andato a risiedere a Carrara (patria del marmo).

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Enrico, fai un discorso giusto, ma ahimè difficilissimo.

Finanziare l'arte da un punto di vista statale è un discorso molto difficile, perché non è semplice stabilire cosa è l'arte.

È lo stato è fatto di gente come noi.

 

Ad esempio, se ti chiedessi un euro per finanziare un giovane Mozart, sono certo che avrei il tuo supporto.

Lo facessi per Beethoven o per Chopin, credo anche.

Forse anche Ravel e Mahler avrebbero il tuo euro, che non sarebbe però altrettanto gioioso e spontaneo.

Stravinskij comincerebbe forse a metterti in difficoltà e Stockhausen forse ti vedrebbe decisamente contrario.

...Quest'ultimo facciamo fatica ad ascoltarlo anche io e Altura.

Eppure sono tutti geni indiscussi nel campo della musica classica.

Persino in una sola forma artistica condivisa, studiata fin dalle elementari e nota fondamentalmente a tutti, è difficile trovare un comune modo di sentire. Perché l'arte richiede un gradino d'accesso di tipo culturale.

Più gradini...

Figurarsi parlare di arti diverse come la ceramica e la tessitura.

Un lappone non darebbe un euro neanche a Mozart, e sarebbe spaventato da un noioso rumore anomalo, e pochi italiani spenderebbero cinquanta centesimi per Bach che talora è più moderno di Stockhausen.

Occorre trovare un criterio.

L'indiscussa importanza sociale?

Certo, così finanziamo la Scala e i Tesori Viventi (è infatti lo facciamo).

La diffusione e l'apprezzamento di massa?

Certo, così finanziamo Sanremo (e infatti lo facciamo, premiando i ceramisti a spese dei forgiatori di lame).

 

Con quale criterio scegliamo invece i giovani meritevoli, come il cugino di Gianluca che si è persino trasferito per stare più a contatto con la sua Materia Prima?

Vi ricordate i commenti che abbiamo dato a quei giovani kaji che hanno prodotto lame di pregio prendendo ispirazione dai fumetti.

Siamo certi che tra questi non vi fosse un giovane Stravinskij?!?

Un uomo che avesse assorbito kata è tradizione al punto tale da essere capace di esprimersi al di fuori dei canoni estetici consueti e che noi abbiamo rapidamente etichettato da bravi bigotti retrogradi?!?

Qualcuno di loro il mio euro l'avrebbe avuto, perché credo sia importante investire non solo nello studio ma anche nell'innovazione.

Credo che l'arte, anche tradizionale, necessiti ogni tanto di un sano calcio nel sedere, dato da un ragazzino che ha il coraggio di ricordarci che il re è nudo.

MA è solo il mio pensiero.

 

Ogni forma d'arte incontra ogni tanto i suoi Ornette Coleman, i suoi Lucio Fontana, gente che, al momento, non prende l'euro da nessuno.

Col tempo poi, azzittiscono i bigotti e diventano i Leonardo e i Michelangelo.

.. e magari continuiamo a non capirli, ma siamo terrorizzati dallo Sgarbi di turno che, giustamente ci appella per quel che siamo: capre.

Perché, con tutta la nostra tecnologia, oggi siamo più conformisti dei medievali e dei rinascimentali.

Loro i Leonardo e i Michelangelo li apprezzavano in vita.

 

Lo stato è fatto da noi, bigotti retrogradi, incapaci di scorgere chi è andato un po' più avanti sulla via e, per fortuna, del nostro euro se ne frega. O meglio, come dice Gianluca, cerca di farlo, sfangando come può.


 

月の道

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Sicuramente non sono stato chiaro, non parlavo di finanziamenti pubblici nello specifico ma di finanziamenti in genere... finanzia qualcosanla nbthk Ad esempio? Io non lo so, però se dessero una mano ad emergere ai più bisognosi oltre che meritevoli... ecco secondo me si fatebbe del bene in tutto il settore a 360°.

Perchè un gassan non ha grossi problemi a vendere due lame al mese a millemila danari... il kunikitsu di mezzo invece... (oddio ho preso proprio quello che dal filmato ha fatto la lama piu anonima...).

 

 

Cmq io ad uno sgarbi, che per nulla mi terrorizza, risponderei così:

sgarbi-300x298-1.jpg

 

 

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Il ragionamento di Getsu non fa una piega ed io condivido in pieno.

A mio parere mostre come quelle di Evangelion sono importanti, per la sopravvivenza della token "moderna" quanto (e forse più) della mostra dei Masterpieces della NBTHK.

Anche perché ogni forma artistica sconnessa dal proprio contesto storico si cristallizza e muore nella perpetua riproposizione dei grandi del passato.

Avendo perso definitivamente la connotazione di "arma" la token contemporanea deve avere il coraggio di scardinare certi parametri se vuole assurgere al livello di "espressione artistica".

 

Altrimenti avremo una ristretta elite di "super artigiani" privilegiati che tengono in piedi una tradizione "morta", seppure affascinante.

 

Se avete il coraggio di leggerlo con attenzione tutto quanto, questo post è piuttosto interessante:

http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=7962&page=1#

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Concordo con voi, sopratutto sulla mostra di evangelion.

Difatti credo che alcune lame eseguite per quell'evento siano delle opere d'arte assolute. Benvengano altri eventi simili.

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Più di un ora e mezza di lettura... li mortacci tua Gian... però hai ragione è una discussione molto interessante, su più aspetti tra l'altro, perchè pone molte domande e snocciola molti punti di vista... dirò il mio pensiero di là però, per correttezza!

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Più di un ora e mezza di lettura... li mortacci tua Gian... però hai ragione è una discussione molto interessante, su più aspetti tra l'altro, perchè pone molte domande e snocciola molti punti di vista... dirò il mio pensiero di là però, per correttezza!

Eh, si...avevo avvertito :-)

 

Del resto sul concetto di Arte ci si sono impuntati personaggi "pesanti" come Hegel e Kant (tra i tantissimi) senza peraltro giungere a conclusioni univoche e universalmente accettate.

 

Credo che, considerazioni filosofiche a parte, nel presente post siamo più aderenti al succo del problema. Non c'è opera d'arte senza un' adeguata committenza e senza un'adeguata "formazione del gusto". Da noi, per secoli, nessuno si immaginava che una particolare categoria di oggetti potesse essere proposta alle "masse" per il proprio godimento.

Semmai l'arte accessibile a tutti, quella nelle chiese, aveva un preciso scopo propedeutico (che non era di sicuro quello dell'apprezzamento del "bello").

 

Cosa pensava il popolo egiziano quando passava sotto alle statue colossali dei loro faraoni ?

 

Per poter "apprezzare l'arte" occorre studiare, informarsi. Pensate al "tour" dell'Europa che era d'obbligo per la "formazione del gusto" dei giovani rampolli dell'aristocrazia del '800. Non esiste arte senza connessione con la propria cultura dominante.

 

Si dirà che ci sono forme artistiche la cui componente estetica è così forte da essere facilmente comprensibile a molti senza una specifica "formazione del gusto". Mi viene in mente, come esempio, la statuaria greca classica. Consideriamo però che sono oggetti che ci fanno studiare ed apprezzare sin dalla scuola elementare !

 

Ma per apprezzare un artista come Duchamp, viceversa, occorre una "preparazione" ben diversa. Poiché si tratta di opere in cui è fondamentale il "concetto", quindi impone un diverso tipo di approccio da parte di chi osserva. E non induce un godimento estetico.

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Hai ragione. Che poi entra in qualche modo anche un pò in campo il solito vecchio discorso non è bello ciò che è bello ma bello ciò che piace... parlando di grandi artisti e di musei strapieni di opere d'arte posso dire che ho apprezzato più il museo d'orsay a parigi rispetto all'antisonante e più famoso moma di new york... ma non per questo siano uno migliore o peggiore dell'altro....

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Il discorso é assai più sottile. In genere "piace" ciò che si "conosce".

 

Come giustamente dice Getsu la nostra cultura musicale europea ci permette, apparentemente in modo istintivo, di apprezzare facilmente un Mozart.

Un Hindemith è più ostico. Un orchestra classica Gamelan ci sembra musica scesa da Marte.

 

Non ci rendiamo conto che il nostro orecchio viene, fin dalla nascita, "educato" in un certo modo.

La percezione di "bello" è la stessa cosa: Getsu ha ragione quando afferma che è un fattore culturale.

 

Cosa pensereste se qualcuno esponesse in salotto il quadro di un impiccato ?

 

E se esponesse un poveraccio torturato e poi inchiodato a due travi ?

 

In questo forum facciamo proprio questo: impariamo ad apprezzare sempre più degli oggetti che non appartengono alla nostra cultura.

Ciò non basta a considerarli necessariamente "opere d'arte" ma, sicuramente, il nostro concetto di "bello" cambia notevolmente via via che lo studio progredisce.

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Mi trovi d'accordo sul binomio bello-piace, ma preferisco, se inserisci la parola conoscere, il termine apprezzare...

Nel senso che a mio umile avviso può piacere anche ciò che non si conosce, anche se hai pienamente ragione su un concetto: il contesto culturale influenza sicuramente la definizione di bello...

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pienamente d'accordo con i post di Getsunomichi e Gian Luca esattamente il numero 20 e il post numero 22 di Gian, se fai mente locale Enrico, queste due risposte avrebbero potuto chiudere il topic con soddisfazione di qualsiasi dubbio.

La frase che chiude il post 22 poi (che ho voluto leggere due volte per quanto ineccepibile) "Altrimenti avremo una ristretta elite di "super artigiani" privilegiati che tengono in piedi una tradizione "morta" seppure affascinante" è di una verità... il resto sono belle divagazioni sull'arte che leggo sempre con un sorriso ebete sul viso.

Getsu a Stockhausen ho dato più di un euro, ma la stagione a Santa Cecilia prevedeva un suo concerto che ad essere sincero non conquistò il mio cuore (un anziano magistrato mio vicino di poltrona andò via salutandomi scocciato) ma queste sono altre storie.

Gian prometto che stasera a casa leggerò il post che consigli e magari mi ricorderò di insultarti domani :hihi: :hihi:


Antonio Vincenzo

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Nell'altro post suggerivo, non per assurdo, che un forgiatore contemporaneo importante (un Yoshindo, ad esempio) potrebbe ben permettersi di realizzare una lama con l'horimono di un hamburger. Come provocazione. E regalare poi la lama al Moma di NY.

 

Guardate cose ne pensa, ad esempio, Masami Teraoka:

 

300px-Teraokaselfportrait.jpg

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Volete un'opinione fuori dal coro su cosa potrebbe essere una shinsakuto di domani?

Supponiamo che un kaji di grido smettesse di produrre lame della sua scuola per un certo periodo, concentrandosi sulle mass produced blade del muromachi.

Ne studiasse a fondo le caratteristiche fino a riuscire a replicare una copia che non sia tanto una copia.

Ma che fosse una sua creazione originale.

Ma che fosse una lama capace di esprimere tutta la potenza di quel periodo senza nessuna delle tanto amate caratteristiche che definiscono oggi una lama d'arte.

Nessuna attività attorno all'hamon.

Anzi.

Che la lama riproducesse a bella posta qualche piccolo difetto, realizzato ad arte.

Nulla che ne pregiudichi il buon funzionamento, intendiamoci, ma tale da non avere L'armonia e l'eleganza di una spada di oggi.

Che quindi la lama fosse passata ad un togi invasivo, capace di rimediare solo parzialmente ai difetti, stancando al contempo la lama.

Con egual perizia fossero stancati tutti gli elementi di finitura: habaki, tsuba, saya, tsuka, ...

Una lama meravigliosa, ma allo stesso tempo dozzinale.

 

Non ci vorrebbe che un'occhiata per stabilire che questa Nihonto è una vibrante protesta verso una tendenza che, inseguendo l'arte, spesso trascura semplicità e funzionalità.

Ma, ad una lettura più attenta, la maestria di realizzazione sarebbe anche un tributo all'umile militare che, con il suo spirito capace di affrontare la paura, controllandola fino al momento della vittoria o della sconfitta, ha reso grande il Giappone odierno.

Spesso al prezzo della sua vita.

Ma se qualcuno fosse sordo e cieco, questa lama potrebbe chiamarsi "Ashigaru".

 

Questa lama, più di ogni altra shinsakuto, saprebbe specchiare cose che oggi non si vedono più nelle lamé moderne.

Parlo di umiltà, semplicità, lealtà, valore, onore.

 

Ma questa lama non verrà mai realizzata.

Non per mancanza di capacità.

MA perché la provocazione è un gesto di forte critica individuale, molto lontano da come si relaziona il giapponese con se stesso e la società in cui vive. L'opera che mostra Gianluca è di un giapponese che ha studiato la pop art statunitense.

 

...anche quella che dico io, certamente, ma è la pop art di Sen No Rikyu.

Ahahahahahahahahah.....


 

月の道

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Molto interessante questo tuo ragionamento, in fondo racchiude significati che pur essendo legati a questo percorso sono ormai stati superati da ricerche di mercato ed a volte da forme di esibizionismo date più dall'apparire che dall'essere.

Non penso che qualcuno che ormai è arrivato dove voleva possa mettersi in gioco rinunciando a tutto per ricercare una via diversa.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Sinceramente getsu, mi chiedo come mai e per qual motivo un kaji odierno dovrebbe riprodurre una kazuuchimono od ispirarsi a loro. quelli sono stati meri oggetti aventi un solo scopo: essere un arma punto e fine. Non credo fossero investite di altri concetti... non penso che qualcuno cambiasse status symbol nel possedere una lama fatta in fretta per lo più in fretta e furia, spesso con i materiali meno nobili dell'epoca, e alla bel che meglio. Questo tipo di lame sono esistite solo per soddisfare un esigenza sociale (bellica) in condizioni particolari (tante e in fretta) non per essere anche un simbolo ed essere anima di un concetto più profondo.

Oggigiorno e in futuro la vedo dura concepire una lama come una kazuuchimono... uno perchè verrebbe a cadere l'esigenza della fretta nella produzione, oggi assolutamente assente (ed anzi proprio non voluta con il limite di produzione di massimo 2 lame al mese) e due perchè oggigiorno ciò che è sopravvissuto di questi oggetti è proprio il restante significato più profondo proprio di una nihonto.

Per non parlare del mercato: chi richiederebbe una lama fatta "male", cioè tecnicamente più scadente (per geometrie e proporzioni, materiali, processo produttivo e generalmente fattura) e priva di un più ricercato gusto estetico?

 

Se io fossi un kaji dotato poi, farei questo pensiero: a fare una cosa imperfetta sono capaci in molti, a fare una cosa che rasenta e cerca costantemente la perfezione invece no. E se dovessi ricercare una lama con le caratteristiche che tu descrivi semplicemente cercherei di riprodurre al meglio, come utsushi, altri tipi di lame, esteticamente meno elaborate, ma tecnicamente ineccepibili sotto qualsiasi punto di vista pratico

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