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betadine

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  1. .. periodaccio per la nostra generazione. Non che non sia accaduto anche a quelle prima, che avevano avuto l'onore di condividere personaggi come Mozart e Salieri, Beethoven, Verdi e molti altri, anche più leggeri.. La nostra generazione, parlo per chi ha passato la cinquantina, è cresciuta sull'onda del "neorealismo" e dopo aver ascoltato Gaber e visto Mastroianni e Bond è saltata a piè pari nella beat generation, arrivando al Rock ed altre distonie jazzistiche, godendosi la ribellione poetica degli anni che portarono al nuovo millenio.. ed oggi deve fare i conti con il tempo. Tra gli ultimi, in ordine di sparizione, Masami Suda.. un grande disegnatore di manga., ma sta nelle cose che quaranta e più anni dei ns. ascolti o visioni ci fanno assistere alle loro naturali dipartite. Questo avviene anche in altri ambiti... ma restando sul pezzo ogni tanto mi vien da pensare se tra cinquant'anni mia figlia sarà dispiaciuta per la scomparsa di "un tronista" o di un "trapper" (spesso apparso e scomparso alla velocità della luce).. ma è solo una battuta. Di sicuro avrà anche lei i suoi "idoli". Lo so.. son vecchio e parole come armonia o distonia hanno ancora un grande e preciso significato.. (e pensare anche che sto sempre attento e alla ricerca di novità.)) Sull'indimenticabile Sonny Chiba mi fa riflettere che sull'official site tra la sua notevole scheda cinematografica (oltre 130film e+di 30 serie televisive) non sia riportato Kill Bill.. ¿chissà se la riteneva una piccola parte , anche se girata con un geniale regista? Di sicuro tra gli addetti ai lavori, anche fuori dal Giappone, questo ex-ginnasta è stato molto ammirato per la sua rappresentazione dell'arte marziale, dove era riuscito a distaccarsi dall'eroe del momento, Bruce Lee. Dalla sua, un palmeres inviadiabile cominciato dopo un infortunio nella squadra nazionale di ginnastica artistica che lo porta a studiare col grande Mas Oyama.. Ma la sua pratica marziale spaziò ben oltre.. dal Kendo al Ninjutsu passando dal Karate al Shorinji kempo e al Judo.. le sue sei cinture nere con diversi dan. C'è un simpatico articolo su "esquire" .. https://www.esquire.com/it/cultura/film/a37357093/sonny-chiba/ Ci aspetta ancora un ventennio di saluti.. nel frattempo cerchiamo nuove leve artistiche per riuscire a tracciare un solco nei nostri audiofili o cinefili cuori vibranti. ed anche oggi... Signore e Signori , Buonasera
  2. betadine

    Presentazione

    Benvenuto Andrea. Se anche avessi una semplice curiosità o se volessi cominciare a comprendere qualcosa della spada giapponese, sei arrivato nel posto giusto. [..approfitto per rispondere al tuo quesito e darti qualche spunto...] il fatto che ti abbiano regalato non "una" ma bensì "due" katana (il giapponese non ha numero, quindi né singolare né plurale) e che non abiti a Ishikawa.. dovrebbe farti sorgere dei grandi dubbi. Ora prova a guardarti questo topic http://www.intk-token.it/forum/index.php?/topic/4461-scheletri-nellarmadio/ Dopo.. passa alla sezione "schede tecniche" e "Nihon Token" e comincia a scoprire cos'è una Nihonto, ovvero La spada giapponese.
  3. Di nulla Giulio. T'assicuro che è più complicato di come sembra.. sopratutto fino a quando qualcuno non ti farà notare "il particolare" o le differenze. Alcune "cose" sullo hamon sono abbastanza evidenti (tipo i sunagashi ben definiti), ma la hada è un vero rompicapo.. Ci vuole pazienza.. ps.. riguardavo la scheda e ho notato un errore nella misurazione del nakago (impossibile che sia di 9cm.))
  4. Ciao Giulio, ti rispondo solo perchè hai invocato il pubblico.. e non gli esperti!! premetto anche che fare analisi da una parziale foto, anche se ben fatta, ma mancante di movimento (non puoi muoverla sotto la luce, pensando di vedere qualcosa in più..) è cosa per pochi. Detto ciò.. sul primo quesito non mi soffermerei tanto su quel punto specifico. Hai la fortuna di avere un oshigata e, personalmente, farei la ricerca al contrario., ovvero mi studierei l'oshigata e poi andrei a ricercare le attività (hataraki) sulla lama. Il tuo hamon, per quanto "basso" (nel senso di stretto) è ben descritto e, ripeto, una buona stampa dell'oshigata dovrebbe fartelo apprezzare. Sul secondo quesito (aggiungendo che son l'ultimo titolato a fare analisi) a me non da l'impressione di "un chikei". Ti allego un link dove tale attività è ben descritta (forse lo conosci già).. http://www.ksky.ne.jp/~sumie99/jinie.html A me sinceramente quella zona da più l'impressione di una "apertura" (come se "il tessuto" non sia compatto), ma -come detto in precedenza- analizzare particolari di una lama da una foto è cosa difficile e richiede molta esperienza.
  5. Non sarà di tanto aiuto, vista la confusione imperante nei miei archivi.. ma talvolta esce qualcosa., e visto che hai citato diverse collezioni museali.. ho ritrovato queste "note", dove -nei volumi 4 e 5- sono riportati armi e finimenti (non v'arrabiate.. si parla solo di pregiati numeri, ma la lettura è interessante.) Note on Japanese Bardi's Collections.pdf e visto che continuo a girovagare nella Ca' Foscari.. questa, una recente tesi sulle armature del Museo d'Arte Orientale di Venezia .. Armature al Ca' Pesaro.pdf
  6. Prendo e posto dall'ultimo bolletino NTBHK un articolo sulla applicazione del citato olio.. (sperando che di non infrangere alcuna regola non scritta.) At this time, continuing with the same subject I discussed last time, I will talk about putting oil on a sword. To put oil on a blade properly, it is important to have a good oil cloth in good condition. An oil cloth in good condition means the oil permeates the entire cloth, and moreover, there is not too much oil on the cloth. For use as an oil cloth to apply oil to a blade, people use cotton flannel or cotton gauze, and I will talk about the relatively popular cotton flannel. First, one must make sure that the oil permeates the entire new flannel fabric before putting oil on a sword. A piece of new flannel is dry, the fiber has many gaps, and the cloth absorbs a lot of oil. Putting oil on a sword with a cloth in this condition is difficult, and it is easy to miss spots on the sword. After putting oil on a sword, you can examine the sword under a fluorescent light, and often you can see a film of oil from the moto to the kissaki, and sometimes a series of fine straight lines. I would like to describe this appearance as being like a Hosho sword’s clear and uniform masame hada, and hope this makes sense. These visible lines indicate areas that have oil on them, and areas between these lines may have no oil on the surface. This means there are oil covered surfaces and areas uncoated with oil, but gradually the entire surface of the sword will be completely coated with oil. Therefore, you add more oil to the oil cloth, and apply oil again to the sword’s surface. If you apply too much oil, you use another dry flannel cloth or tissue paper to wipe off the excess oil. Also, when applying oil to another sword, one continues to use the same oil cloth, and the oil will eventually completely permeate the entire cloth. Under these conditions, there will not be an excess of oil on the cloth If you use this kind of oil cloth, you can put oil on an entire blade and produce a uniformly even oil surface. Using the cloth this way means the surface will likely not be pure white, but that there will be some color on the cloth. If you use an oil cloth on a rusty blade, you can often see a reddish brown color on the cloth from the rust on the blade. Even on a newly polished clean sword, if you use a cloth several times, some color might become visible on the cloth, possibly from the last finishing stage in polishing which utilizes nugui which is iron oxide, so traces of nugui might still be on the sword. If you use a dirty cloth to apply oil to a blade, it could result in scratches or “hike” appearing on a blade, and this is not good for the blade or its appearance. Actually, for an oil cloth, a colored cloth might be best to use. While I was working part time at the NBTHK, one of the senior members showed me an oil cloth in this kind of condition, and explained to me that cloth in this condition is good to use for an oil cloth. I hope you will be attentive the condition of your oil cloth, and to the process of putting oil on a blade in a careful and effective manner. Explanation by Hinohara Dai
  7. .. oggi sarebbe fin troppo facile ricordare gli ultimi meno parole più fatti .. ciascuno nel proprio piccolo tempo danaro investimento pace La Strada è segnata E aperta per tutti
  8. Capisco (e non capisco) eppur tuttavia comprendo che questo Forum si occupa dello studio e della preservazione della spada giapponese.. la Token. Tuttavia occorre sempre rammentare che per la maggior parte degli studiosi e appassionati l'ambito di studio si amplia.. dipinti, incisioni, ceramiche, tessuti, mobilia, avori ... entrano a piè sospinto nel patrimonio storico artistico che comprende il Giappone. (se ben ci pensiamo è "di più facile" appeal La Grande Onda che lo stupefacente hamon..) La Fondazione Bauer ne è dimostrazione. Come tutti ben saprete al Ca' Pesaro è contenuta la Collezione Bardi, ben 17mila e spicci opere racolte (son oltre le 30mila) dai coniugi nel loro amplesso d'arte orientale. Le sale del piano elevato son troppo piccole per contenere tutto (e la conservazione e lo studio la fan da padrone, ovvero tengono, o provano a tenere, al riparo del tempo il parimonio acquisito. C'è un testo reperibile in alcune biblioteche locali ed estere che cataloga tutto, ovvero il Quaderno della Soprintendenza ai beni artistici e storici di Venezia ; n. 16 (Museo d’Arte Orientale : la collezione Bardi : da raccolta privata a Museo dello Stato / [testo di Fiorella Spadavecchia Aliffi]. Qua un piccolo estratto da un non recente articolo.. La pregiata collezione del Museo d’Arte Orientale di Venezia fu costituita circa centotrenta anni fa, durante il viaggio intorno al mondo intrapreso dal principe Enrico Carlo Luigi Giorgio di Borbone-Parma, conte di Bardi (Parma, 1851 – Mentone, 1905) tra il 16 settembre 1887 e il 15 dicembre 1889. Appena giunta in Europa, la collezione Borbone vantava circa 30˙000 pezzi di cui due terzi acquistati in Giappone, prova evidente di quanto il principe e la moglie Adelgonda di Braganza (1858–1946) fossero rimasti entrambi affascinati da quel Paese. A seguito di varie vicissitudini, una volta divenuta proprietà dello Stato italiano, la raccolta contava nel 1926 poco meno di 17˙400 oggetti, una quantità comunque troppo grande perché fosse possibile un’esposizione integrale nelle stanze al terzo piano di Ca’ Pesaro, tuttora sede del Museo. Fra le tante pregevoli opere d’arte ancora mai mostrate al pubblico figura anche un gruppo di tre dipinti giapponesi del XIX secolo firmati "Hōen" e accomunati dallo stesso aspetto alquanto inusuale. Testi di riferimento.. ANON, A pictorial encyclopedia of the oriental arts. 4: The late Edo period-the post-war period, (1716-1968), New York, Crown Publishers, 1969. MASON, Penelope, History of Japanese Art, New York, Harry N. Abrams, 1993. ROBERTS, Laurance P., A Dictionary of Japanese Artists: Painting, Sculpture, Ceramics, Prints, Lacquer, Tōkyō, Weatherhill, 1976. Society of Friends of Eastern Art, Index of Japanese Painters, Tōkyō, Charles E. Tuttle Company, 1941. il già citato SPADAVECCHIA ALIFFI, Fiorella, Museo d'Arte Orientale - La collezione Bardi: da raccolta privata a museo dello Stato, “Quaderni della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Venezia”, n. 16, Venezia, s.n., 1990. TAZAWA, Yutaka, Biographical Dictionary of Japanese Art, Tokyo, International Society for Educational Information, 1981. Ora mi permetto di allegare una tesi di una appassionata d'arte, tal Denise, che oltre a raccontare la sua visione di studio sul Giappone, parla -nel secondo capitolo- della Collezione Bardi riferita alle amate armi.. anche se analizzate da un punto di vista un pò più distante di quello in cui vorremmo essere.. La velocità e l’immediatezza erano quindi i requisiti che vengono richiesti alle armi bianche .. (anche se il moschetto cominciava a prendere il sopravvento ..) Per chi volesse perdere qualche minuto, direttemanete da Ca' Foscari.. Più simile a un guerriero.._Ca Foscari_ Collezione Bardi.pdf
  9. betadine

    Scuola Umetada 埋忠

    (a Francè... allora devi rileggerti tutto il thread sulla Ume-fusione. ahahahahh.) Un pò perchè "ko" un pò... perchè si vede, ma la lavorazione di questa non lascia spazio a fronzoli o interpretazioni. (il resto l'ho già detto).. anzi, no. Il motivo floreale (probabilmente lo sai già) viene definito Flower petals, probably inspired of the Katabami flower (Oxalis corniculata/creeping wood sorrel) or from a yusoku mon’yo (Kimono traditional pattern).. an ancient Tsuba of the Ko-Umetada style (Shoami style), a very ancient style that dates back to the Muromachi period. Debbo ammettere che la tua tra le varie che si vedono on-the-net porta con sé il segno del tempo, mentre la canadese o quella della NewZeland, pur essenedo meglio conservate, perdono un pò del loro fascino. (ovvio che trattasi di parere personale e qua la chiudo.).
  10. betadine

    Scuola Umetada 埋忠

    Semplice e pulita (anche nel senso di bavettedifusione..)) Sei riuscito a mettere "un fiocchetto" sulla tua ricerca.. e questo mi fa piacere. A me piace, nella sua apparente semplicità. ¿ chissà quali lame e mani avrà accompagnato ?
  11. è finita! Tokyo 20+20 è stato prolifico per il nostro Paese. 320atleti son saliti sul gradino più alto e han vinto la loro sfida, in una cornice atipica ed anche calda e afosa... anche se ogni giorno il cielo è stato un pò più azzurro. Confido nella ripartenza.. e au revoir en Paris. .. tanto... tempo due nanosecondi o poco più e l'atletica, al pari di altre menate senza scarpette tacchettate, tornerà nell'oblio. Konnichiwa (o meglio Oyasumi.) Solo per mettere apposto dei numeri., allora.. Le gare sono state 339 (quindi immagino lo stesso numero di podi) Gli atleti partecipanti 11.363 e .. suggerirei, per chi ha fatto un pò di sana competizione oltre alle personali sfide e obiettivi, di considerare una vittoria l'essere arrivati fin lì.
  12. Sarà molto difficile dimenticare.. Veloci dal primo di agosto, velocissimi oggi sei agosto.. anno nero per gli inglesi nelle finali. Ma oggi dovremmo aver ricordato che dagli scheletri, come quello del Genraku Dome, si può rinascere. E il Giappone insegna che lo si può fare molto bene. Facendo un altro salto, anzi ben tre.. per chi ha visto la gazzella venezuelana Yulimar, dovremo sempre ricordare il detto giapponese Cadere sette volte, rialzarsi otto. (che può riassumersi in nanakorobiyaoki 七転び八起き ) Rialzati dopo caduta, o meglio direi.. cadi per rialzarti. Spesso però quegli errori, o quelle sviste di caduta, non sono recuperabili. Certo è che si va avanti.. si può andare avanti. Tornando invece indietro di qualche giorno, erano gli ultimi giorni di luglio, un tedesco ci racconta che … "quell’elefante proprio non riusciva ad immaginarselo." Un aereo da guerra come tanti cadde sotto i colpi del nemico a un anno dalla fine del terribile conflitto che scosse l'Europa. A bordo c’era un pilota.. un uomo come tanti. Aveva solo un “particolarità” quell’uomo.. Per chi avrà del tempo da perdere e leggerne, in una giornata di memoria (sopra diversi aspetti) traxduco alla beta-maniera un bell’artico di tal Davide Bartoccini. "Pilot did not return and is presumed lost". Una penna scorre, una penna come tante penne, restia e scivolosa tra le dita e nello scivolamento sulla bianca carta. Trattenuta da un ufficiale come tanti ufficiali. E’ la triste consuetudine della guerra che si compie. Ultimo giorni di luglio del 1944. In una base alleata della Corsica, nei pressi di Borgo, un attendente come tanti compila un registro di squadriglia in un giorno di guerra, uguale a troppi giorni. Sono le 14:00 passate, e anche il tempo concesso alle speranze è scaduto. Il Lockheed F-5 partito di buon mattino per una ricognizione fotografica sulle coste della Provenza non è rientrato… è un altro pilota che non fa ritorno.. presunto morto o disperso. C’era una leggenda romantica e popolare sulla scomparsa dell’autore di Vol de nuit, Pilote de guerre e altri scirtti. Si credeva fosse volato via. Scomparso silenziosamente come in un libro con una pagina strappata.. quella che avrebbe narrato di un moderno Icaro in eterno volo verso il Sole, che tramonta solo per lui più di 43 volte al giorno quando si sente triste. Purtroppo la storia ci ha svelato una di quelle verità che troppo disincantano. E' un dato certo.. avvenuto difronte alla costa di Marsiglia. Ad ammetterlo, dopo 64 lunghi anni di segreto, è stato Hors Rippert, a quel tempo pilota di caccia arruolato nella Luftwaffe, l'aeronautica tedesca. Lo disse con grande dispiacere a un gruppo di ricercatori che lo intervistarono con la scusa di essere autori di un libro sui Messerschimitt Bf-109, il caccia che lui pilotava. Quando lo capì, disse semplicemente: “Smettete di cercare la verità su quell’uomo. Sono io che l’ho abbattuto”. "Quando ho saputo di chi si trattava – disse il vecchio tedesco – ho a lungo sperato che non fosse lui". Horst a quel tempo aveva 24 anni, Lui 44. Il mondo li affidò a nazioni avverse che li avevano allevati nel clima di profondi revanscismi. Il destino, spesso beffardo, li fece incontrare.. "Ragazzo mio, sei un po' imprudente e se non te la squagli in fretta ti impallino", aveva pensato Rippert manovrando senza fretta per metterglisi in coda con altitudine e luce del Sole a suo favore. Ma quell'aereo da ricognizione continuava a bordeggiare senza dare minimamente segno di essersi accorto che un caccia avversario stava per piombargli addosso. "L'ho saputo qualche giorno dopo chi era... Ho sperato.. e spero ancora che non fosse lui". Il tempo avrebbe rivelato che la sua era una speranza vana. Ecco dunque il paradosso della guerra.. "Lo adoravo e gli ho sparato". Talvolta si sapeva a cosa si sarebbe andato incontro.. ma spesso si preferisce continuare. A dividere i due uomini, un conflitto mondiale. Ad accomunarli l'amore per il cielo, la passione per il volo, i pensieri intensi che spesso si fanno di fronte ai tramonti silenziosi - quelli che si possono ammirare solo a più di cinquemila metri - o il rullaggio delle eliche al decollo che leva i capelli al vento."Ho sperato e continuato a sperare, assurdamente, che non fosse lui. A scuola avevamo adorato tutti i suoi libri, sognato con le sue avventure nell’emisfero Sud. Come sapeva descrivere il cielo, le paure e le emozioni dei piloti! Era leggendolo che molti di noi avevano scoperto la passione di volare. Se avessi saputo che in quella carlinga era lui, giuro, non avrei sparato. Su tutti, ma non su di lui!". Dapprima subentrò la vergogna. Poi le riflessioni sul senso assurdo della guerra, la debolezza che affligge un colpevole ignaro e impossibilitato a rimediare. Questo avrebbe raccontato il giovane tedesco. Quel giorno del '44 il gruppo di giovani piloti decise insieme di mantenere il segreto. Nessuno doveva sapere che uno di loro aveva ucciso il poeta del cielo dal naso che pizzicava la Luna. Insieme a lui avevano assassinato una parte di loro stessi e di tutti quei piloti avventurosi che si erano ispirati alle sue eteree parole. Le circostanze della morte rimasero un mistero che alimentò a lungo le leggende sulla sua scomparsa. La realtà sembrava aver seguito impronte indelebili del suo piccolo grande capolavoro letterario, pubblicato appena un anno prima. Era caduto sulle Alpi per un guasto al motore? Era morto suicida? O scomparso semplicemente tra dolci sogni e miraggi dovuti all’assenza d'ossigeno che può segnare il destino di chi vola ad alta quota, come aveva narrato lui stesso in Pilota di Guerra (pubblicato nel 1940). Hugo Pratt, il celebre fumettista, disse di lui: "In fondo cosa voleva? Voleva sparire? Il fatto è che è sparito veramente in una forma per così dire letteraria, romantica. Meglio così, che un uomo che decide di sparire o è sparito, non sia più ritrovato; diventa un fatto leggendario e diventa un mito per le generazioni future". E così è stato. Una morte coerente per un poeta aviatore le cui spoglie mortali non vennero mai ritrovate.. proprio come accade ai personaggi di certe favole: che volano via. "Questa notte.. sai non venire. Sembrerà che io mi senta male… Sembrerà un po’ che io muoia. È così. Non venire a vedere. Non ne vale la pena..", disse il piccolo. Non è stato un serpente a portarlo via, ma è delicato pensarlo. "Non mi sembri così potente, non hai nemmeno le zampe", disse … "Posso portarti più lontano di un bastimento" rispose il serpente. Così è stato. Aveva solo un “particolarità” quell’uomo.. si chiamava Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince. A volte basta un attimo per cambiare la Storia. Che si tratti di un repentino gesto su una leva (che apre un portello) o un repentino tsuki.. a volte sembrano uguali. La differenza abissale di quei gesti apparentemente uguali non è nella frazione del tempo necessario a compierli.. ma è dato dalla mancanza di un arbitro terrestre e nella distanza siderale tra i contendenti. Li accomuna, nel bene o nel male, La Storia. Comunque sia.. da non dimenticare.
  13. Yes. (tanto per provare a capire qualcosa in più.. oltre alle "variazioni" degli hamon, in alcune mi sembra di vedere la hada "più aperta", mentre evidenti sono sugata e kissaki. Di qualcuna penso di avere "qualcosa" e si potrebbe fare qualche scheda. Io sto raccogliendo le Kiyomitsu e cercando di collocarle in base agli anni (poi vedrò se riesco ad individuare le generazioni) Grazie ancor per averci fatto partecipi della tua esprienza.
  14. Grazie Davide, veramente grazie.. c'è da perdersi, anche nella semplice visione. Trovo la 18 molto intrigante.. ed un saya veramente bello. 清光 Kiyomitsu (spero sia corretto. Ci sono molte sue lame, in questa esposizione.) (in questi casi la mia "vogliadipossesso" scricchiola.) (Sarebbe piacevole avere qualche indicazione sui "nomi" delle varie lame.. senza fretta.)
  15. betadine

    Mi presento

    (Buongiorno Davide.. e bentrovato.) Perdona Beppe.. potrebbe sembrare "un off-topic", ma di fatto hai incontrato il tuo mentore (vive e lavora in Giappone e sta facendo un percorso da "apprendista togishi") Quindi in un certo senso stiamo sempre disquisendo in ambito presentazione e token (seppur parliamo di ambizioni.)) Il temine «gaijin» non voleva in nessun modo screditare nessuno (uno era Keith Austin, l'altro -un francese mi pare, or ora non mi sovviene) e viene probabilmente abusato... ma non credevo che "straniero" -per quanto discriminatorio- avesse questa accezione negativa se usato da un "non giapponese". (cioè, me lo dico da solo.. quindi più "bonario") Sulla firma proposta.. Josefu è parte e radice di Giuseppe da cui Beppe ... e siccome lui si "firma" Beppone, ovvero Grande Giuseppe, ho pensato che "subarashī" si potesse usare al posto di "sugoi" (すごい ) in quanto vedrei il secondo come aggettivo,, ma nel caso si "beppone", avevo pensato ad un avverbio.. quindi non di forma o ingombro, ma nel senso di qualcosa di grande o meraviglioso. .. da lì subarashī. (che poi abbia sbagliato .. ci sta tutto!!) Buona giornata a tutti. .. e buona Cerimonia di Apertura dei 32i Giochi Olimpici, che -questa volta più che mai- ci riportano nel passato.. 第32回オリンピック競技大会(2020/東京)
  16. betadine

    Mi presento

    Benvenuto Beppone Hai grandi ambizioni. Ora non so nulla delle tue abilità metallurgiche e di forgia.. ma la tua ambizione è grandiosa e, penso, ti accompagnerà per qualche decennio. Ci sono stati gaijin che sono riusciti nell'impresa (due se non erro), ma credo che pensare in grande non abbia limiti. Mi permetto di lasciarti il tuo possibile/probabile kanji.. Subarashī Josefu .. (che dovrebbe essere questo, salvo smentite.)) 素晴らしい ジョセフ Nel frattempo ti consiglio di immergerti nei vari thread presenti nel Forum. E' un mondo affascinante. Buona lettura.
  17. Ciao Brestano... appartechehaisaltatolapresentazione, quello che mi chiedevo è "come ne sei venuto in possesso??" Potrebbe esser utile per aiutare qualcun altro.. .. Nel caso volessi approfondire, ti consiglio http://www.intk-token.it/la-lama-giapponese/
  18. … e mentre l’ETH (event horizon telescope) cerca di dirimere una relativa “Teoria” a 12milioni di anni.luce di distanza da noi, a soli 1200 kilometri dalla Caput Mundi, le sorti di centinaia di persone venivano affidate ad un’app .. come ha affermato la prof.ssa Hannah Cloke -(che ha contribuito alla creazione del sistema di allarme European Flood Awareness System, o "Efas")- abbandonando le classiche vecchie e funzionali trasmissioni radio e le sirene. Con buona pace di centinaia di dispersi sopra e sotto la terra, buona parte del nordEuropa veniva inondato, mentre un’altra parte del mondo sperimentava viaggi nella mesosfera o addirittura su Marte e pensa vacuamente alle connessioni terrestri .. quelle tera-tera. Eviterei le immagini del diluvio, consolandoci con quelle del pasto di un buco nero. Chissà se andando ad indagare lontano riusciremo a comprendere meglio quello che ci circonda. Per chi volesse approfondire.. https://www.sciencealert.com/we-just-got-images-of-a-second-black-hole-spitting-out-plasma-jets (courtesy photo)
  19. w.w. (non mi son perso la "rete", ne ho dato importanza al "mondo allargato") mah pare che questo fine settimana Wimbledon e Wembley saranno i luoghi maggiormente visti o visitati. Due "entità" italiane si contendono un primato. Uno pratica uno sport di gruppo correndo appresso ad una palla e cercando di metterla in web.. L'altro, seppur giovane, dopo sessantunanni se le darà di santa ragione contro un'icona della racchetta. Nel frattempo la Signora che faceva all'amore solo da Trieste in giù ha cambiato palcoscenico, dopo mezzo secolo di intrattenimento in varie latitudini. Poco tempo fa anche un'altra Signora della Danza l'ha anticipata.. nella Fiesta sufi organizzata da FrancoB presso il ritrovato Centro di gravità permanente. Nel frattempo un quartiere di Tokyo viene spazzato via come una qualsiasi frazione di Maierato (VV) forse accomunati da qualche "guerra sacra" del passato. Nel frattempo alcune lame hanno ritrovato la loro posizione nel Aoi-Aso Jinja ed anche i cd vengono consegnati.. anche loro dopo il versamento dei dovuti oboli. Al pari di grandinate di noci e squillanti trombe (d'aria), mentre ci avviamo ad un periodo quantomeno caldo e di (forse) meritato riposo agostino.. e ripercorriamo e ripassiamo -come nella guerra sacra- un pò di questa antica cultura, che del "viaggio" spesso narrò.. anche se, come al solito, spesso ci limitiamo a rammentare solo le lettere dell'alfabeto (ora traballanti tra δ e λ), dimenticando che.. c'è sempre un "prezzo da pagare". Così è la vita.. bella e complessa nel raggiungimento dell'obiettivo. (che credo sia quello di arrivare ad avere -domani- qualcosa da condividere con qualcun altro.) Comunque sia.. buon we.
  20. ... l'avevi supposto.. (quello che non era dato conoscere era il valore di 33,77euri di "imponibile", tra valore cd, spese di spediz. et varie ed eventuali.) Sopra i 22.01 euri (spediz compresa) ci sono oneri et oboli..
  21. Bene. Tutto sommato le persone passano, le tradizioni restano.. C'è sempre la speranza che "questi simboli" siano di auspicio e stimolo per chi resta e per chi passerà. In fondo in fondo quando si riceve un colpo si cerca di aggrapprsi a qualcosa.. e la "fede" è sempre pronta a tender una mano. Tutto sommato il tempio di Aoi-Asojinja ne avrà viste tante e tante altre ancora passeranno davanti alle sue porte. .. un pò come dire preservare il passato per un miglior futuro. (speriamo anche che "nel presente" ci sia stato rinnovamento). なむ あみだ ぶつ Namu Amida Butsu
  22. Hai ragione... avrei dovuto definirlo dazio e non iva (quello al 4, che nel caso di importi superiori ad un certo valore, viene sommato alla ns. iva al 22) Ma si ... nello specifico caso non credo possano attribuire un valore al CD superiore a 22euri. Poi ci direte ... (io non l'ho richiesto) ps.. andrà anche considerato il costo della spedizione che.... (vabbé, poi si saprà.)
  23. Generalmente funziona cosí.. Nel caso di Iva, se ben ricordo, col Jap é al 4%
  24. Prova anche a leggerti questo nebuloso articolo .. (concordo con Francesco.. mai metallo su metallo)
  25. «Ōtake: le nostre vite al massimo durano circa 100 anni. Non è comparabile con l'eternità della natura. Si potrebbe anche dire che le nostre vite sono fugaci. Tuttavia, il fatto che abbiamo vissuto è eterno.» La morte è un attimo. Il suo impegno e i suoi insegnamenti hanno davanti migliaia di giorni di vita. はい。 大竹 先生

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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(proverbio popolare giapponese)

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