Walter Pozzecco 0 · Inserita: 17 gennaio 2018 Buon giorno, domanda per G.Luca, nel l'ultimo numero dell 2017 a pagina 9, c'è una stampa raffigurante Hosokawa Yusai, la stampa è una delle tue? Perché la mia è simile, la posto di nuovo Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
G.Luca Venier 0 · Inserita: 8 marzo 2018 Scusami Walter, questo tuo intervento mi era proprio sfuggito e rispondo solo adesso. Imperdonabile ritardo. No, non ho la ventura di avere in casa quella stampa. La inserisco anche qui: Kiyochika Kobayashi: ukiyo-e raffigurante Hosokawa Yusai Kobayashi è stato un artista piuttosto interessante che ha lavorato nel periodo in cui l'arte della xilografia tradizionale stava per essere "travolta" dalle nuove tecniche di riproduzione delle immagini. Ha uno stile piuttosto moderno ed un senso prospettico, assieme ad un particolare contrasto tra luci ed ombre, affine alla pittura occidentale, che ricorda Yoshitoshi. Qui la similitudine con la serie dei "100 aspetti della luna" è irresistibile. Ma, al contrario di lui, introduce temi ispirati alla modernizzazione, ad esempio raffigurando elementi architettonici non tradizionali, oppure treni e ferrovie. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Walter Pozzecco 0 · Inserita: 9 marzo 2018 Tante grazie Gian, sono rimasto colpito della somiglianza con la mia, che è la piu' bella tra quelle che ho, almeno per me, ciao! Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 15 dicembre 2019 Il 10/1/2018 alle 09:30 , getsunomichi ha scritto: ..Per gioco, ci fingiamo compagni in accadimenti e momenti storici più o meno famosi, commentandoli come se fossimo stati lì. Un gioco che comincio' Eliot in una poesia che ha ormai un secolo e che probabilmente conosce anche lui, in cui l'autore ricordava ad un tizio di essere stato con lui alla battaglia di Mileto. .... sarà che ci stiamo avvicinando alla fine dell'anno ... sarà che è giunto il tempo di toglierci i sassolini e le scarpe .. sarà che vorrei arrivare leggero e scalzo nel nuovo anno. Questo .. era rimasto sospeso nell'aria, e come un riflesso di un vecchio specchio, piano piano si mostra. La terra desolata - The Waste LandQuali radici si afferrano, quali rami crescono su queste rovine di pietra? Figlio dell’uomo tu non lo puoi dire, né immaginareperché conosci soltanto un cumulo di immagini rotte, là dove batte il sole.(…)Città irreale,sotto la nebbia scura di un’alba d’inverno una folla fluiva su London Bridge, tantache io non avrei creduto che morte tanta ne avesse disfatta. Sospiri corti e rari ne esalavanoognuno andava con gli occhi fissi davanti ai piedi.Fluivano su per il colle e giùper King William Street fino a dove Saint Mary Woolnoth segnava le orecon un suono morto all’ultimo tocco delle nove.Là vidi un tale che conoscevo e lo fermai gridando:“Stetson!Tu che eri a Mileto con me sulle naviquel cadavere che l’anno scorso hai piantato in giardinoha cominciato a germogliare? Fiorirà quest’anno? O il gelo improvviso ne ha danneggiato l’aiuola? Oh tieni il Cane lontano che è amico dell’uomo, O con le unghie sarà lui a scavare di nuovo! Tu hypocrite lecteur! – mio amico – mon frère!” (Tratto da La sepoltura dei morti - I.) Thomase Stearns Eliot (888-965 nel secondo Millemmio) Questo “manifesto del modernismo”, ci narra della disgregazione dell’Occidente.. le rovine, oggettive e soggettive. La poesia trova «nel frammento» la propria forma e procede per associazioni e percezioni, in tempi e luoghi diversi. Siamo in un terra guasta, desertica, dove gli uomini si muovono come dannati e i cadaveri in giardino non germogliano più. (anche se son convinto, che malgrado un certo, conosciuto e costante decadimento ß, alla fine qualcuno cambierà il tempo e dirà .. "eravamo in una terra guasta") Come del resto Eliot stesso ammette e scrive nei Quattro Quartetti - tra il 1937 e il 1942 - che sono regno di armonia e rappacificazione. E' un cambiamento lento e radicale, una sorta di "purificazione" (nel linguaggio dell'immaginario).. una poesia mistica che parte dagli oggetti della storia mostrando "la primavera nell'inverno" ... un germogliare possibilie. Nel mio principio è la mia fine. .. Spunta l’alba, e un altro giorno si prepara a calore e silenzio e al largo increspa e scivola ... io sono qui, o là, o altrove, nel mio principio Grazie Get .... con ritardo. Ma il tempo talvolta non conta... L'importante è arrivare.. ed un germogliare sarà possibile. appropositodiprimavera …. lascio un Eliotstimolo (file intro 4quartetti) e come talvolta faccio… lascio una traccia in più.. ma, la musica dovrete trovarla voi. Intro-4Quartetti.pdf https://www.youtube.com/watch?v=6mIFTMBAuR8 Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 16 dicembre 2019 Grazie Beta. La verità è che una risposta a questa poesia, che parla di disgregazione fu scritta molto tempo fa da un altro popolo. Anche questo popolo, come quello Giapponese, aveva scelto di vivere nel rispetto della Natura. Per questo fu sterminato quando gli Europei scopersero l'America. Questo popolo preferiva raccontare le storie, invece che scriverle. Per questo, il racconto che riporterò sarà lungo. Interrotto da dialoghi che ne rendono più chiaro il senso. Ma richiederà anche due cose di cui manchiamo. Tempo e pazienza. Buona lettura, per chi vorrà sentire la storia del topo che divenne aquila. ... E il Capo disse <<Adesso vi racconterò una Storia sugli uomini. Chiama tutti coloro che vogliono ascoltare la Storia. C’era una volta un Topo. Era un Topo sempre Affaccendato, che Cercava Dappertutto, Toccava l’Erba con i Baffi e Teneva gli Occhi bene Aperti. Naturalmente aveva da fare, come tutti i Topi hanno da Fare. Ma di Tanto in Tanto Sentiva un Suono strano: allora Alzava la Testa, Strizzava gli Occhi per Vedere meglio, con i Baffi in Aria e Chiedeva che cosa potesse essere. Un Giorno Corse da un altro Topo e gli chiese: <<Hai Sentito una specie di Rombo nelle Orecchie, Fratello? >> <<No, no>> rispose l’Altro Topo, senza neppure Alzare il suo Naso Affaccendato da Terra. <<Non ho Sentito Niente. Ma ora Ho da Fare. Ne Parliamo Dopo.>> Fece la stessa Domanda a un Altro Topo e Questi lo Guardò con Aria Strana. <<Sei Diventato Matto? Quale Suono?>> chiese e Corse in un Buco di un Pioppo Caduto a Terra. Il Topolino scosse i Baffi e si Dette da Fare, Deciso a Dimenticare Tutta Quella Faccenda. Ma dopo un po' sentì di nuovo quel Rombo: era debole, molto debole, ma c’era! Un Giorno, Decise di fare indagini per conto suo e di scoprire un po' cos’era quel Suono. Lasciò gli altri Topi Affaccendati, si Allontanò un Po' e si Mise di nuovo ad Ascoltare. C’era ancora! Drizzò le Orecchie per Sentire Meglio, quando una Voce gli disse: <<Salve>>. <<Salve, Fratellino>>, disse ancora la Voce, e per poco Topo non Saltò Fuori dalla sua Pelle. Curvò la Schiena e la Coda e si preparò a Scappare. <<Salve>>, disse ancora la Voce. <<Sono io, Fratello Procione.>> Ed era proprio vero! <<Che ci Fai Qui tutto Solo, Fratellino?>> chiese il Procione. Il Topo arrossì, e con il Naso toccò quasi Terra. <<Ho sentito un Rombo nelle Orecchie e Volevo Vedere cos’ Era>>, rispose timidamente. <<Un Rombo nelle Orecchie?>> disse il Procione Sedendosi Accanto a Lui. <<Fratellino, tu hai Sentito il Fiume.>> <<Il Fiume?>> chiese Topo con una punta di Curiosità. <<Che cos’è un Fiume?>> <<Vieni con me e ti farò Vedere il Fiume>>, disse Procione. Piccolo Topo aveva Paura, ma era Deciso a Scoprire Una Volta per Tutte cos’era il Rombo. <<Poi posso sempre Tornare al mio Lavoro>>, pensò. <<Forse, una volta che avrò sistemato questa Faccenda, mi potrà Aiutare a Esaminare le Cose e a Raccoglierle. E pensare che i miei Fratelli dicevano che non era Niente. Gliela Farò Vedere io. Chiederò a Procione di Tornare con me e così avrò anche la Prova.>> <<Va bene, Fratello Procione>>, disse Topo. <<Portami al Fiume. Vengo con te>>. <<Come già sapete>>, cominciò il Capo, <<stavamo parlando del mistero dell’uomo. Gli uomini sono come quel Topolino, si preoccupano così tanto delle cose di questo mondo che non riescono a percepire quelle che sono un po' più lontane. Esaminano con cura queste cose, e danno appena una toccatina con i baffi a certe altre: ma tutte devono essere molto vicine ai loro occhi. Il rombo che sentono nelle orecchie è il fiume, cioè la vita. Questo grande Suono nelle Orecchie è il Suono dello Spirito. Questo insegnamento è quanto mai opportuno, Falco, perché proprio adesso le grida dell’umanità sono dappertutto, ma gli uomini sono troppo impegnati nello loro piccole vite da Topi per stare ad ascoltare: c’è chi nega la realtà del rumore, chi non la sente affatto e chi, figlio mio, l’avverte come un urlo nel cuore. Piccolo Topo ha sentito il rumore e si è allontanato dal mondo dei Topi per capire.>> <<E ha incontrato Procione>>, aggiunse Falco. <<Procione è il Grande Spirito?>> <<In un certo senso sì, fratello, ma rappresenta anche le cose che l’uomo scoprirà, se naturalmente avrà voglia di cercarle, e che lo porteranno al Grande Fiume. Il Procione può essere gli uomini.>> <<Uomini?>> disse Donna del Giorno. <<Che tipo di uomini?>> <<Uomini>>, continuò il Capo, <<che conoscono il Fiume di Medicina, che hanno fatto esperienza e conoscono la vita. Il Procione lava il suo cibo in questa Medicina: uomini del genere sono unici, figli miei.>> <<E ora continuiamo la nostra storia>>, disse il Capo. Così Topo seguì Procione, mentre il Cuore gli Batteva furiosamente in Petto. Il Procione lo Portò lungo Sentieri Sconosciuti e Piccolo Topo Sentì l’Odore di tante Cose che avevano Percorso quella Via. Spesso ebbe Paura e fu quasi sul punto di Tornare Indietro, ma alla fine Arrivarono al Fiume! Era Enorme, una cosa da Togliere il Fiato, Chiaro e Profondo in certi Punti, Fangoso in altri. Era così Grande che Topo non riusciva a Vedere dall’altra Parte. Rombava, Cantava, Gridava e Tuonava lungo il Percorso. Piccolo Topo vide trascinati sulla Superficie Pezzi Grandi e Piccoli di Mondo. <<E’ Potente!>> disse, Cercando le Parole. <<E’ una Cosa Grande>>; rispose il Procione, <<vieni, voglio presentarti a un’Amica.>> In un Punto più Calmo e più Basso c’era una Ninfea Verde e Lucida e sopra la Ninfea c’era una Rana, Verde quasi quanto la Foglia su cui sedeva. La Pancia Bianca della Rana si vedeva chiaramente. <<Salve, Fratellino>>, disse la Rana. <<Benvenuto al Fiume.>> <<Ora devo lasciarti>>, disse Procione, <<ma non temere, Fratellino, perché Ora Rana avrà Cura di te.>> E Procione si Allontanò per Cercare Cibo da Lavare e Mangiare lungo la Riva del Fiume. Piccolo Topo si Avvicinò all’Acqua e vi Guardò dentro: vide l’Immagine di un Topo Terrorizzato. <<Chi sei?>> chiese Piccolo Topo al Riflesso. <<Non hai Paura a stare in mezzo al Grande Fiume?>> <<No>>, rispose la Rana, <<non ho Paura, perché fin dalla Nascita ho il Dono di poter restare Sopra e Dentro il Fiume. Quando Inverno Arriva e Fa Gelare questa Medicina, io divento Invisibile. Ma finché Uccello di Tuono vola, io sono qui. Per Vedermi, bisogna Venire quando il Mondo è Verde. Io, Fratello, sono la Custode dell’Acqua.>> <<Straordinario!>> disse Piccolo Topo alla fine, Cercando ancora una volta le Parole. <<Ti piacerebbe avere un po' di Potere di Medicina?>> chiese Rana. <<Potere di Medicina? Io?>> Chiese Piccolo Topo. <<Sì, sì! Se è Possibile!>> <<Allora Accucciati più Basso che Puoi, e poi Salta più in Alto Possibile e avrai la tua Medicina!>> disse Rana. Piccolo Topo fece come gli era stato Detto: si Accucciò più in Basso che Poté e poi Saltò. E Quando Saltò, i suoi Occhi Videro le Montagne Sacre. Piccolo Topo si Spaventò e Riguadagnò la Riva. Era Bagnato e Spaventato a Morte. <<Mi hai ingannato!>> gridò alla Rana. <<Aspetta>>, disse la Rana. <<Non ti sei Fatto Male. Non farti Accecare dalla Paura e dalla Rabbia. Che cosa hai Visto?>> <<Io>>, balbettò Topo, <<Io... io... ho visto le Montagne Sacre!>> <<E hai anche un Nuovo Nome!>> disse Rana. <<Ti chiami Topo che Salta.>> <<Grazie, grazie>>, disse Topo che Salta, ringraziandola ancora. <<Voglio Ritornare dalla mia Tribù e dire loro di questa cosa che mi è Successa.>> <<Bene. Allora vai>>, disse Rana. <<Ritorna dalla tua Tribù, non ti sarà Difficile Ritrovarli. Basterà che tu Vada nella Direzione Opposta a Quella del Suono del Fiume di Medicina e troverai i tuoi Fratelli Topi.>> <<Topo che Salta Tornò al Mondo dei Topi, ma Trovò soltanto Delusioni: Nessuno voleva Ascoltarlo. Poi, dato che era Bagnato, e che non sapeva Come spiegarlo, visto che non c’erano state piogge, molti Topi avevano Paura di lui, perché credevano che fosse stato Sputato dalla Bocca di Qualche Animale che aveva Cercato di Mangiarlo. E tutti quanti Sapevano che se non era stato Cibo di Uno che lo Voleva, allora sarebbe stato Veleno anche per loro. Topo che Salta Viveva ancora tra la sua Gente, ma non Riusciva a Dimenticare la Visione delle Montagne Sacre. <<La Ruota di Medicina, figli miei>>, disse il Capo, <<è lo Specchiarsi del Grande Spirito, l’Universo tra gli uomini. Noi tutti siamo il Fiume di Medicina, e l’Universo è il Fiume di Medicina nel quale gli Uomini si Specchiano, figli miei. E a nostra volta noi vediamo le nostre Medicine Specchiate nell’Universo. <<Ma la Rana chi rappresenta?>> chiese Falco. <<Piccolo Topo ha sentito un rombo nelle orecchie e ha cercato di scoprire il mistero>>, disse il Capo, <<ha incontrato Procione che lo ha portato al Fiume di Medicina, che rappresenta la Vita, dove si è visto Specchiato nella Vita. Tutti noi veniamo così Rispecchiati figli miei, ma molti non sono andati al Grande Fiume e non hanno Visto. Qualcuno ha seguito Procione al Fiume, ha visto il proprio Riflesso, si è spaventato, ed è tornato a rifugiarsi tra i TOPI. Ma l’insegnamento è sempre lì, sempre valido per chi sa cercarlo: è in un luogo del Sud, il luogo della fiducia.>> Poi il capo riprese la Storia. Il Ricordo Bruciava nella Mente e nel Cuore di Topo che Salta, e un Giorno egli Andò sul Limitare del Fiume. Topo che Salta andò al Limite del Luogo dove vivevano i Topi e Guardò la Prateria. Poi guardò in alto per vedere se c’erano Aquile: il Cielo era pieno di Macchie, Ognuna di esse un’Aquila. Ma era Deciso a Raggiungere le Montagne Sacre, per cui si Fece Coraggio e prese a Correre più che poteva nelle Prateria. Il piccolo Cuore gli Batteva forte per l’Eccitazione e la Paura. Corse finché Arrivò alla Casa di un Saggio; stava giusto Riposandosi e Riprendendo Fiato quando Vide un Vecchio Topo. La Macchia di Salvia dove viveva Vecchio Topo era infatti un Rifugio per i Topi: c’era Abbondanza di Semi, di Materiale per Costruirsi un Nido e molte cose di cui Occuparsi. <<Salve>>, disse Vecchio Topo. <<Benvenuto.>> Topo che Salta era Stupefatto: un Posto e un Topo del genere non li aveva mai visti. <<Tu sei Sicuramente un grande Topo>>, disse Topo che Salta con tutto il Rispetto che riuscì a racimolare. <<E questo è Sicuramente un Posto Meraviglioso. Oltretutto, qui le Aquile non possono Vederti>>, aggiunse. <<Sì>>, disse Vecchio topo, <<e da qui si Vedono Tutti gli Esseri della Prateria: il Bisonte, l’Antilope, il Coniglio e il Coyote. Da qui si Vedono Tutti e si possono Imparare i Nomi.>> <<Meraviglioso>>, disse Topo che Salta. <<E vedi anche il Fiume e le Grandi Montagne?>> <<Sì e no>>, disse Vecchio Topo con Convinzione. <<So che esiste il Grande Fiume, ma Temo che le Grandi Montagne siano solo un Mito: Scordati il Desiderio di Vederle e Rimani qui con me. C’è Tutto quello che si Possa Desiderare, e ci si Sta Bene.>> <<Come può Dire una cosa del genere?>> pensò Topo che Salta. <<La Medicina delle Montagne è un Qualcosa che non si può Dimenticare.>> <<Grazie per il Cibo che hai Diviso con me, Vecchio Topo, e grazie anche per avermi fatto entrare nella tua Grande Casa>>, disse Topo che Salta. <<Ma io devo Cercare le Montagne.>> <<Sei proprio uno Sciocco ad Andartene. Ci sono tanti Pericoli nella Prateria! Guarda su!>> disse Vecchio Topo, con ancora maggiore Convinzione. <<Guarda quelle Macchie! Sono Aquile e ti Prenderanno!>> Andarsene costò Grande Sforzo a Topo che Salta, ma Raccolse tutto il Coraggio che aveva e Riprese a Correre. Il Terreno era Impervio, ma Drizzò la Coda e Corse a più non Posso; mentre Correva Sentiva le Ombre di quelle Macchie sulla Schiena. Tutte quelle Macchie! Alla fine arrivò a un Cespuglio di ciliegie selvatiche. Topo che Salta non Credeva ai suoi Occhi: era un Posto molto Spazioso e Fresco, e c’erano Acqua, Ciliegie e Semi da Mangiare, Erba per Costruire il Nido, Cavità da Esplorare e molte altre Cose da Fare. E c’erano anche tante cose da Raccogliere. Stava proprio Esaminando il suo Nuovo Dominio quando Sentì un Respiro Pesante: cercò da dove Proveniva e scoprì un Grande Mucchio di Peli con Corna Nere: era un Grande Bisonte e Topo che Salta Credette a malapena alla Grandezza di quell’Essere che Vedeva davanti a sé. Era così grande che Topo che Salta avrebbe potuto tranquillamente Stare in una delle sue Grandi Corna. <<Che Creatura Magnifica>>, pensò Topo che Salta e si Avvicinò. <<Salve Fratello>>, disse il Bisonte. <<Grazie per essere Venuto.>> <<Salve, Grande Creatura>>, disse Topo che Salta. <<Perché te ne Stai qui?>> <<Sono Malato e sto per Morire>>, disse il Bisonte. <<E la mia Medicina mi ha detto che soltanto l’Occhio di un Topo può Farmi Guarire. Ma non esiste una Cosa chiamata Topo, Fratellino.>> Topo che Salta rimase Sconcertato. <<Uno dei miei Occhi, così Minuscoli.>> E Corse a rifugiarsi sotto un Cespuglio di ciliegie selvatiche. Ma sentiva il respiro di quella Creatura farsi più Difficile e più Lento. <<Morirà>>, pensò Topo che Salta, <<Se non gli Do il mio Occhio. Ed è una Creatura troppo Grande perché la Possa Lasciar Morire.>> Così Tornò dove giaceva il Bisonte e Parlò. <<Io sono un Topo>>, disse con Voce Tremante, <<E tu, Fratello mio, sei una Grande Creatura. Non posso Lasciarti Morire. Ho Due Occhi, e così puoi averne Uno.>> Non appena ebbe Detto queste parole, l’Occhio di Topo che Salta Volò Via dalla Testa e il Bisonte Guarì e si Alzò in Piedi, Facendo Tremare Tutto il Mondo di Topo che Salta. <<Grazie, Fratellino>>, disse il Bisonte. <<So delle tua Ricerca delle Montagne Sacre e della Visita al Fiume. Tu mi hai Donato la Vita in modo che io possa Donare al Popolo. Sarò tuo Fratello per Sempre. Corri sotto di me: ti Porterò ai Piedi delle Montagne Sacre e non dovrai Temere le Macchie, perché le Aquile non ti Vedranno Correre sotto di Me. Vedranno soltanto la Schiena di un Bisonte. Io sono un Essere della Prateria e ti Schiaccerei se Tentassi di Scalare le Montagne.>> Così Piccolo Topo corse sotto il Bisonte, finalmente al sicuro e nascosto alla vista delle Macchie; ma con un Occhio Solo aveva Paura: tutte le volte che il Bisonte faceva un Passo, gli Zoccoli Pesanti Scuotevano Tutto il Mondo. Alla fine arrivarono in un Posto e Bisonte si fermò. <<Qui Devo Lasciarti!>>, disse il Bisonte. <<Grazie>>, disse Topo che Salta. <<Ma Devi Sapere che ho avuto Paura a Correre sotto di Te con un Occhio Solo: temevo i tuoi Zoccoli Possenti, che Scuotevano la Terra.>> <<Hai avuto Paura Inutilmente>>, disse Bisonte. <<Perché io Percorro la Via della Danza del Sole e So Sempre Dove Vanno a Cadere i miei Zoccoli. Ora devo Tornare alla Prateria, Fratello. Mi potrai sempre trovare là.>> <<Quando si comincia la ricerca>>, disse il Capo, <<si incontrano Vecchi Topi del mondo, che possono dirti il nome delle creature della prateria, ma non le hanno mai toccate né conosciute da vicino. Queste persone posseggono un grande Dono, ma passano la loro vita nascoste: non corrono mai nella Prateria, nel mondo quotidiano e, come Topo che Salta, la cosa che li preoccupa di più sono proprio le macchie. <<Certamente ricorderai, figlio mio, che i Topi vedono bene soltanto le cose molto vicine; quindi, coloro che vedono la realtà come i topi, vedranno sempre il cielo pieno di macchie, proprio perché ci vedono pochissimo e naturalmente, impauriti come sono, prenderanno quelle macchie come aquile>>, disse il Capo con un risolino. <<Ma Topo che Salta non si ferma, continua a correre. Come già sai, il Bisonte è il Dono più Grande che il Grande Spirito ha fatto al Popolo: è lo Spirito del Donare. Topo che Salta Dona un occhio, cioè uno dei modi di vedere la realtà del Topo, e fa guarire il Bisonte.>> <<E perché deve Donare proprio un occhio per far guarire il Bisonte?>> chiese Falco. <<Perché il Topo, e con lui la categoria di persone che vivono al pari dei topi, deve sacrificare uno dei modi di vedere le cose per poter crescere. Ma nessuno lo obbliga a fare una cosa del genere, Falco; e infatti vedi che il Bisonte non sapeva neppure che Topo che Salta fosse un topo: quindi poteva benissimo starsene nascosto come il Vecchio Topo.>> <<E che cosa sarebbe successo se avesse lasciato morire il Bisonte?>> chiese il Falco. <<Avrebbe dovuto vivere con il puzzo della carne in putrefazione, figlio mio, oppure tornare a vivere con Vecchio Topo. E se avesse deciso di vivere là invece di muoversi e crescere, sarebbe stato tormentato dalla sete: le ciliegie gli avrebbero fatto venire voglia di acqua. <<Credimi, Falco, molte persone hanno raggiunto questi posti: alcuni hanno scelto di vivere con il puzzo e altri, rimasti con Vecchio Topo, hanno sofferto la sete. Altri ancora corrono in eterno sotto il grande Bisonte e sono sicuramente gli uomini più potenti ma anche i peggiori. Hanno il Potere, ma hanno anche sempre paura: paura degli zoccoli dello Spirito, paura delle macchie, delle Aquile, dell’ignoto. Ma la Storia non è finita. Topo che Salta Cominciò Immediatamente a Esplorare il Nuovo Posto e vide che c’erano molte più cose che negli Altri Posti; cose da Fare, e Abbondanza di Semi e di altre cose che Piacciono ai Topi. Mentre Guardava queste cose, Improvvisamente vide un Lupo Grigio che era Seduto a Terra Immobile. <<Salve, Fratello Lupo>>, disse Topo che Salta. Il Lupo drizzò le Orecchie e gli Occhi gli Brillarono di Gioia. <<Lupo! Lupo! Ecco chi sono! Sono un Lupo!>> Ma poi sulla sua mente scese un Velo e poco dopo era nuovamente Seduto e Immobile, senza ricordare cosa fosse. Tutte le volte che Topo che Salta gli ricordava il suo nome, si Emozionava, ma ben presto se ne Scordava. <<Una Creatura così Grande! >> pensò Topo che Salta,<<e pensare che non ha Memoria.>> Topo che Salta si Mise al Centro di quel Nuovo Posto e Rimase in Silenzio ad Ascoltare il Battito del Cuore. Poi improvvisamente Decise, Tornò dal Lupo e gli Disse: <<Fratello Lupo...>> <<Lupo! Lupo!>> disse il Lupo... <<Ti prego, Fratello Lupo>>, disse Topo che Salta. <<Ti Prego, Ascoltami. Io so cos’è che ti Guarirà: uno dei miei Occhi. E Voglio Donartelo. Tu sei una Creatura più Grande di me. Io sono soltanto un Topo. Prendilo.>> Non appena Topo che Salta ebbe Pronunciato queste Parole l’Occhio gli Volò via dalla Testa e il Lupo Guarì. Il Lupo si mise a Piangere, ma il suo piccolo Fratello non lo vide, perché Ora era Cieco. <<Sei un Grande Fratello>>, disse il Lupo, <<perché mi hai restituito la memoria. Ma Ora sei Cieco. Io sono Colui che Guida alle Montagne Sacre e ti Porterò lassù, dove c’è un Grande Lago di Medicina; è il più bel Lago del Mondo, e in esso si rflette tutto il Mondo: il Popolo, la Tenda del Popolo e Tutte le Creature della Prateria e del Cielo.>> <<Sì, Portamici>>, disse Topo che Salta. Il Lupo lo Guidò tra i Pini fino al Lago di Medicina, dove Topo che Salta Bevve. Il Lupo gliene descrisse la Bellezza. <<Devo lasciarti>>, disse Lupo, <<Perché il mio Compito è Guidare gli Altri, ma Rimarrò con te quanto Vorrai.>> <<Grazie, Fratello>>, disse Topo che Salta. <<Anche se ho Paura di restare da Solo, so che devi Andare, per Mostrare agli Altri la Via per raggiungere questo Posto.>> Topo che Salta si sedette tremando di Paura. Correre non sarebbe servito a nulla, visto che era Cieco, ma Sapeva che di sicuro un’Aquila lo avrebbe Trovato. Sentì un’Ombra sulla Schiena e Sentì anche il Rumore che Fanno le Aquile. Allora si rannicchiò su se stesso aspettando il Colpo. E l’Aquila Colpì! Topo che Salta si Addormentò. Poi si Risvegliò. Grande fu la Sorpresa di Essere ancora Vivo, ma più grande ancora scoprire che Vedeva! Tutto gli sembrava Annebbiato, ma i colori erano Stupendi. <<Vedo! Vedo!>> disse Topo che Salta esultante. Un’Ombra Confusa gli Venne incontro. Topo che Salta strizzò gli occhi ma l’Ombra Rimase Tale. <<Salve, Fratello>>, disse una Voce. <<Vuoi Medicina?>> <<Medicina per me?>> chiese Topo che Salta. <<Sì, sì!>> <<Allora Accucciati più che Puoi>>, disse la Voce <<e poi salta più in Alto possibile.>> Topo che Salta fece come gli era stato Detto. Sì Accucciò e poi Saltò e il Vento lo Prese e lo Portò Ancora più in Alto. <<Non avere Paura>>, gli Disse la Voce. <<Fidati del Vento!>> Topo che Salta Chiuse gli Occhi e si Affidò al Vento che lo Portò Sempre più in Alto. Quando Aprì gli Occhi si Accorse che ci Vedeva bene, e più in Alto Volava, Meglio ci Vedeva. Poi vide una Vecchia Amica su una Ninfea: era la Rana. <<Hai un Nome Nuovo>>, gli Disse la Rana. <<Ora ti chiami Aquila!>> 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 17 dicembre 2019 Gra.gra.. Grazie Un amico diceva che "spingendo quotidianamente i nostri limiti, riusciamo a piccoli passi a superare le nostre paure.. che ci vietano il possesso della nostra esistenza". La sorte, insita nel nome, volle che, nonostante i voli effettuati con le sue amiche anatre, si schiantò in una ludica giornata con un ultraleggero.. e beffarda sorte, volle con sé anche un valente ufficiale dell'aeronautica. (sicuramente prima del prima, con una sonora risata e un vffnclo, guardandosi, esclamarono: .. ma guarda te..) Farewell on Mt. Yoshino (1850ca) Utagawa Kuniyoshi Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
G.Luca Venier 0 · Inserita: 18 dicembre 2019 Grazie getsu. Di cuore. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti