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getsunomichi

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  1. L'acciao di Toledo è famoso perché un fabbro ubriaco ha usato la vasca del piscio di cavallo, invece della solita acqua. Qualche secolo prima, i fabbri che si votavano a Satana usava quello di donna gravida, ...prima di finire sul rogo, recitando il Padre Nostro a rovescio. L'azoto si cerca, più o meno consciamente, dove c’è. Mi sembrava di averne già parlato in qualche momento del passato... Anni fa mia madre mi regalo una lama di Zamorano. Una striscia replica di una lama del XVII secolo, la cui bilanciatura, leggerezza, corretta flessibilità ed eleganza testimoniano che la tradizione esiste ancora, anche se oggi a Toledo vendono principalmente katana per turisti. Il grande pubblico non è disposto ad investire nella qualità. Un discorso noto anche ai colleghi nipponici...
  2. Scusate se mi intrometto. Credo che la terminologia sia fatta dalla gente. Quello che si intende per acciaio damasco è oggi piuttosto chiaro. Che non sia il vero damasco medievale mediorientale, prodotto filologicamente, è altrettanto chiaro, sia ai commercianti che ai collezionisti. Proprio per questo motivo i Giapponesi hanno preferito smettere di utilizzare il bistrattato katana per usare Nihonto. In questo modo, hanno posto fine a tutte le diatribe, usando un termine specifico e privo di dubbi. Bene. Qui abbiamo una katana o meglio un wakizashi in damasco. Basto questo a stabilire che non può essere una Nihonto. Piatto è banale.
  3. getsunomichi

    Marziale (arte)

    Un bimbo di otto anni è come un fragile bastoncino di incenso. Se quel bimbo è il nostro, il rischio di avvicinarlo precocemente alla fiamma intensa è molto forte. Per certi versi, è addirittura inevitabile perché il bastoncino non può scappare, come noti opportunamente. L'esempio è un insegnamento da cui è difficile proteggere e i valori passano, inevitabilmente, anche senza volere. Mi piace molto l'immagine di Enrico. Il custode di una lama. Non un possessore, ma un sorvegliante temporaneo. Fino al prossimo. Un po’ l'estrema sintesi dell’intk. Beh, la manutenzione di un oggetto prezioso richiede energia e dedizione. Ma anche tanta delicatezza.
  4. getsunomichi

    Marziale (arte)

    C’è un bel racconto zen. La storia di quel samurai che era stato invitato ad assistere ad una rappresentazione di teatro No. ...Non la faccio lunga, per chi non lo sa, il No è un po' il papà colto del più noto e popolare Kabuki. Il samurai vide di fronte a se uno spettacolo a cui non era affatto preparato. Si trovava di fronte ad un attore di bravura eccezionale. Egli era capace di far fluire con continuità il suo Spirito nell'opera che stava fisicamente rappresentando. Lo zanshin nella tensione interpretativa era tale da non permettere all'osservatore un solo momento di scollatura. Fu così che il samurai, pur non capendoci niente, decise di guardare l'opera con gli occhi del fighter, del combattente. Dopo un lunghissimo estenuante periodo di attenta osservazione, gli spettatori lo sentirono emettere un breve, sotterraneo e silenzioso kiai. A fine spettacolo, l'attore ebbe a scusarsi di aver presentato uno spettacolo imperfetto. La sua unica, breve, infinitesima distrazione era stata evidenziata da un uomo presente tra gli spettatori. Indovinate chi era? Proprio oggi cercavo di spiegare alla mia piccola pianista in erba la differenza che passa fra fare le note e fare la musica. Ad otto anni è presto per parlare di arte e di zanshin. Ma, in estrema sintesi, l'arte è proprio la capacità di trasmettere il proprio spirito in ciò che si fa. Questa azione infonde un'anima concreta ad un oggetto, dandogli vita. Sentimento, emozione, commozione sono in fondo un mero derivato che testimoniano all'artista l'esito del suo atto creativo.
  5. Pazienza. Occorre pazienza. Osservare il riflesso della luna è semplice e complicato. Si inizia sempre combattendo, si smette quando si capisce che l'avversario è solo la tua ombra.
  6. getsunomichi

    Marziale (arte)

    Betadine, le cose stanno un po’ al contrario, almeno a livello di parentesi. Perché se l'arte è palpabile, nei sentimenti di pace, di serenità, di gioia e di equilibrio che la performance convogliano, la marzialita' non è affatto immediata. La maestria nel controllo del corpo e della muscolatura? La capacità mentale di continuata concentrazione sulla performance? ...Certo, ma c’è l'ha anche un ginnasta olimpico. Dove è la marzialita' che respiriamo, nella musica e negli occhi a mandorla?!? Ti do la mia risposta. La marzialita' è nello stato mentale che questa donna è in grado di indurre in chi la osserva. Riesci a mettersi in uno stato mentale al di fuori dello spazio e del tempo. Diventa totalmente capace di accogliere. Lo spettatore resta perciò catturato in questa atmosfera di dolcezza e semplicità. Perdendosi. Fata, strega, non è dato saperlo. Siamo porcelli nelle mani di Circe, che farà di noi ciò che vorrà.
  7. Gli anni di pratica, ahimè, vanno ormai purtroppo avvicinandosi velocemente al mezzo secolo. Se devo dirti la verità, messaggi ne ho compresi molto meno di te. (Negli anni settanta si aveva la brutta abitudine di parlare poco e menare invece le mani, per fortuna ora le cose son cambiate). Chissà che tu non riesca ad aiutarmi, insegnando qualcosa ad uno che evidentemente è un po' duro di orecchi?!? Ho sempre avuto una certa difficoltà a dominare l'ego...
  8. Dopo il primo ventennio di frequentazione di un Dojo, effettivamente, mi sentivo una persona diversa e superiore. Per fortuna il secondo mi ha fatto ritornare una persona normale.
  9. Grande guerriero? Guerra non fa nessuno grande. (Yoda - L'Impero colpisce ancora)
  10. Chawa, credo di cominciare a capire. Hai sporcato qualche gi e hai spezzato qualche osso, versando "molto molto sudore sui tatami", e questo fa di te una persona in grado di comprendere una spada. Una persona che sa cogliere il senso profondo del vero spirito del samurai. Beh, credo che se volessi comprenderla da un punto di vista marziale, dovresti invece tagliare qualche braccio, cavare qualche occhio, vedere qualche vita che si spegne nelle tue mani, magari tra l'odore del sangue, a quello dell'urina e delle feci che si mescola alle urla di dolore. Esperienze che si raccolgono più svegliando la bestia feroce che si annida in ogni essere umano, piuttosto che anelando alla crescita spirituale. Emozioni da campo di battaglia, più che da Dojo. Una via dove il karma e la lealtà lasciano ben presto lo spazio al terrore della morte e al sano desiderio di portare a casa la pelle. Per questo si fanno spade. (Perché per tagliare l'aria scimmiottando un samurai sui tatami, basta un semplice ed economico bastone di legno). ...O c'è invece dell'altro, oltre all'aspetto prettamente marziale? Qualcosa che prende forma nel tuo cuore osservando l'intenzione di un'artista che disegna nuvole nell'acciaio? PS Guarda che dicevo che il coltello non è un oggetto da esposizione perché è più utile. Ad esempio, ci prepari un panino al salame. ;-)
  11. Chawa, Se non volessi un oggetto da esposizione, compreresti un ottimo coltello. L'oggetto che hai acquistato, come quelli di cui si discute qui, non vengono fortunatamente più utilizzati da qualche secolo. Alcuni di noi praticano arti marziali, ma qui conta zero. Anche perché nessuno utilizzerebbe una delle sue lame in allenamento per saggiarne la virtù marziale su qualche oggetto inanimato. A tal fine vengono solitamente prodotti oggetti meno delicati e costosi. Le eccezioni sono più uniche che rare. Quel che unisce la gente in questo forum è lo studio della lama giapponese inteso principalmente come oggetto d'arte e di storia. Ho visto diverse lame come quella che hai acquistato. Hanno una loro dignità e gradevolezza. Sono lontanissime da una Nihonto e, se resterai con noi un po’ , avrai modo di comprenderlo personalmente. Parlartene ora, senza disporre di un alfabeto comune, risulta difficile.
  12. getsunomichi

    Kiku Ichimonji

    Come dissi già altrove, ritirarsi doveva. Doveva anche raccogliere attorno a sei migliori-tredici per fare una spada al mese?!? Io mi sarei cercato un bel tempietto tranquillo, magari non distante dal mare o dalle montagne. O forse, no?!? Mah... ...sfortunatamente non sono un imperatore giapponese.
  13. Se ti può consolare, ne ho viste in giro in armeria ad ottocento/mille euro. Prima di sputarci sopra, ci farei un pensierino. Comunque, se pacchiana deve essere, io tengo sempre per la mitica Hattori Hanzo di Kill Bill. Poca spesa tanta resa, ma nel prezzo ci vanno anche gli occhiali da sole per riuscire a guardarla.
  14. getsunomichi

    Kiku Ichimonji

    Lucy è vissuta tre milioni di anni fa, eppure continuiamo a scannare il prossimo per via del "sesso degli angeli". Il motivo lo ha, per certi versi, illustrato la meccanica quantistica ormai un secolo fa. La bandiera non sventola, ne è il vento che la fa sventolare. Sono i nostri cuori i responsabili del fenomeno. Certi argomenti irrazionali, come la radice di meno uno, meritano grande attenzione perché hanno grande importanza. Talvolta essi diventano pilastri immobili come montagne e su essi si poggia l’umanità intera. ...Per questo occorre trattarli non troppo seriamente.
  15. getsunomichi

    Kiku Ichimonji

    Betadine, senza togliere alcunché alla astronomia e alla archeoastronomia, io intendevo proprio astrologia. Vorrei cioè capire quale interpretazione di particolare congiunzione astrale fa si che un imperatore molli baracca e burattini per diventar fabbro. Cosa c’è dietro l'osservazione dei fenomeni che descrivi? Quale interpretazione è stata data? Si trattava di un élite di eletti o era un fenomeno di rilevanza sociale e religiosa? Quali le superstizioni che era un must seguire e avevano ragioni storiche o sociali per esistere? ...Dopodiché, non sarò certo io a disconoscere il potere della Luna e della via che essa indica in qualsivoglia forma (anche di Avatar). ;-)
  16. getsunomichi

    Kiku Ichimonji

    Grazie Betadine per l'interessante excursus. Sarebbe da approfondire, magari astrologicamente. C'è qualcuno tra noi che se ne intende?
  17. Sul monouchi sembra essere rimasto un accenno di chip. Non mi ricordo il termine corretto del kizu (hakobori?!?). Forse sono andati giù pesanti con l'idea di eliminare l'imperfezione, facendo più danno che riparazione. Prova a ispezionarla con attenzione in quel punto è dicci cosa vedi. C’è effettivamente un piccolo sgranamento dell'ha?
  18. Ammetto che questo stile rustico e privo di fronzoli, almeno ai miei occhi, esercita un fascino che non hanno tsuba artisticamente più elaborate e stilisticamente impeccabili ma il cui risultato resta alla fine un po’ affettato e privo della medesima potenza espressiva. Quanto questo stile apparentemente spartano sia invece fortemente voluto lo si capisce solo andando a vedere a vari ingrandimenti il lavoro fatto per renderlo davvero tale. Devo dire che mi piace moltissimo anche quest'ultima che non mostra la perfezione al "cioccolato fondente" dei primi due esempi che Francesco ci ha postato. Davvero difficile scegliere... Grazie per il post.
  19. Non sembra giovanissima... se è lo stesso, che fine ha fatto la patina? Se è una copia, perché non patinare?
  20. Ho avuto tanti buoni maestri, perché sono fortunato. Talvolta sono stati loro a dirmi che il mio percorso con loro era terminato, indicandomi con chi altri proseguire il cammino ma senza mai chiudermi la porta del Dojo. Ho insegnato perché mi è stato richiesto e perché sarebbe stato da egoista rifiutare l'aiuto che mi si richiedeva in quel frangente. Ne ho parlato anche qui, sul forum, facendo comprendere che insegnare è comunque un arricchimento, come è stato ricordato nel topic. Ma non ho mai fatto un esame per diventare maestro, perché mi considero ancora un allievo. Invece ho fatto i miei bravi esami da studente (questi, per la verità, li ho ormai finiti da un po’, perché se è vero che gli esami nella vita non finiscono mai, quelli di una scuola di arti marziali, invece, hanno un termine). Ci sono molti praticanti di arti marziali qui. Essi sanno bene che non è il numero di titoli o di dan che fanno un buon maestro. ...e che i tardi di comprendonio, come il sottoscritto, è bene che non riposino troppo sugli allori e proseguano imperterriti lo studio. Qualche anno fa, dopo la fine della lezione e ancora in seiza (un momento che viene considerato sempre come particolarmente solenne), il mio maestro ha iniziato un discorso proprio sul significato di essere maestro, sugli esami che si devono sostenere per diventare maestro. Per concludere, con immenso stupore di tutto l'uditorio (perché a memoria di uomo, non è mai avvenuta una cosa simile), che la dimostrazione era data da me, un maestro, senza aver mai fatto un solo esame per diventarlo! ...sto ancora ridendo, pensando a tutti i maestri graduati presenti, titolari di palestre importanti, che non hanno mei avuto un riconoscimento ieratico di questo tipo alla loro maestria... Tutt'oggi mi chiedo cosa abbia voluto dirmi, ma ho il forte sospetto che il messaggio fosse in realtà rivolto ad altri. Un altro maestro, un giorno, prese un bastoncino di incenso. Me lo accese davanti agli occhi, lasciandolo bruciare per un buon tratto con la fiamma viva. Poi, ci soffio sopra improvvisamente. Solo allora apparve l'usuale linguetta di fumo che in breve tempo rese profumato e gradevole tutto l'ambiente. Poi mi disse queste parole. Un maestro è come una fiamma che illumina e riscalda. Un bravo maestro fa profumare l'allievo, non lo brucia inutilmente. Quel gesto serviva a farmi comprendere che il mio modo di insegnare doveva adattarsi all'allievo e che non era adeguato pretendere rigore e rendimento in egual misura. Il mio modo di insegnare, e più in generale di affrontare la vita, era troppo duro e incapace di adattarsi alle circostanze. Altura, per me fu una risposta sul senso del giusto, sulla tradizione da tramandare e sul cosa vuol dire essere un buon maestro.
  21. ...Paradossalmente, sarei quasi per propendere per l’originalità della lama in quanto sarebbe davvero un pessimo tarocco (segno dell'habaki senza habaki, nastro isolante sulla shirasaya, cancellazione dello hamon). Propendo invece di più per il passaggio per le mani di un pirla...
  22. Confermo appieno l'opinione di Altura, aggiungendo che la cornice dell'Ara Pacis non fa che impreziosire ulteriormente una delle più ricche esposizioni monografiche sull'autore. Se la gioca alla pari con l'altra monografica che si tenne a Milano ormai Vent'anni fa. Assolutamente da non perdere.
  23. Grazie Altura. Sono anche io a Roma in questi giorni, coi minuti contati... ma se appena appena c’è la faccio, vado!
  24. Dieci, ...anche solo cinque anni ancora e avrei potuto davvero diventare un vero artista!" Come si fa a non amare un uomo che praticamente novantenne e dopo una brillante carriera artistica che lo ha reso il principe indiscusso del Mondo Fluttuante, muore pronunciando queste parole. Questo era Katsushika Hokusai. ...Si, parlaci di questa mostra, appena puoi, grazie.

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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