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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Francesco Marinelli

Yaki ire: due metodi a confronto

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Forse non tutti sanno che ci sono almeno due metodi per eseguire con successo lo yaki ire (tempra differenziata) e così poter creare lo hamon. Questi sono caratteristici delle diverse scuole e periodi storici.

 

yakiire0.jpg

 

In pratica si lavora su un acciaio molto puro con alto contenuto di carbonio, circa 0.6-0.7%, si esegue la tempra con una temperatura critica di lavoro di circa 750°-900°C, la temperatura esatta è quando la lama non è più magnetica e dipende dal tipo di acciaio utilizzato. Otteniamo un cambio della struttura cristallina, passando da uno stato di ferrite e perlite a quello di austenite, che mediante il raffreddamento in acqua, shock termico, raggiunge la struttura stabile della martensite (molto più dura rispetto alle precedenti). In realtà la differenza di velocità di raffreddamento tra il bordo ed il corpo della lama è relativamente piccola, probabilmente nell'ordine di pochi millesimi di secondo. Tuttavia è sufficiente.

In questo modo lo hamon sarà composto idealmente da sola martensite, in realtà il forgiatore crea anche le così dette attività hataraki, cioè delle interruzioni dello stato di martensite in modo da limitare eventuali rotture, mentre il resto della lama rimane in ferrite e perlite, così da acquisire le caratteriste peculiari della nihontō. Il bordo brillante che delimita lo hamon è il nioiguchi. Naturalmente queste caratteristiche sono anche fortemente connesse alle temperature ed ai tempi di lavoro.

 

yakiire1.jpg

 

A tempra conclusa viene eseguito il rinvenimento, chiamato yaki modoshi, in cui la lama viene portata ad una temperatura di circa 170-180°C ed immersa nuovamente in acqua. Questo trattamento diminuisce le tensioni nel tagliente indurito decomponendo parzialmente i gradi cristallini. Questo processo può essere ripetuto più volte.

Se i risultati dello yaki ire non sono accettabili, ma la lama è ancora buona, il fabbro può rimuovere lo hamon riscaldando la lama fino a raggiungere un colore giallo e poi lasciandola raffreddare lentamente all’aria. Così da poter ripetere nuovamente le operazioni. Una lama ben forgiata può sopravvivere a diversi yaki ire.

Queste sono tecniche che richiedono anni per l’apprendimento. La temperatura deve essere esatta ed uniforme in tutta la lunghezza della lama, questa è giudicata ad occhio dal forgiatore guardano solo il colore del metallo, che per facilitarsi nella operazione la effettuata al buio.

 

yakiire2.jpg

 

 

Tsuchioki

 

Il metodo di yaki ire più famoso, che conoscerete tutti e per questo non starò qui a dilungarmi, è lo tsuchioki, cioè quello in cui la lama viene ricoperta da pastelle di argilla isolanti (tsuchi tori). Ha origini molto antiche, si parla almeno della metà del 1100. In particolare il metodo più usato da Yoshindo Yoshihara è il seguente. In concomitanza del tagliente viene steso uno spessore più fine di argilla rispetto al resto della lama in modo da disegnare lo hamon. La lama viene messa all’interno della forgia e ruotata fino al raggiungimento delle temperature esatte, cioè quando la parte del tagliente è un arancione quasi giallo luminoso e la parte posteriore tende ad un arancione più opaco. Questo significa che il tagliente è più caldo rispetto al corpo della lama. Se la fase di riscaldamento viene eseguita correttamente, il filo avrà una temperatura di circa 800° C e la parte posteriore di circa 700-720° C. A questo punto avviene il raffreddamento nella vasca con acqua ed il conseguente shock termico. Quindi dove c’è lo strato più sottile avviene un raffreddamento più veloce, mentre sul resto della lama la struttura cristallina tornerà ad essere quella di partenza. In conclusione possiamo dire che con questo metodo è più facile il controllo delle temperature e quindi la possibilità di errore diminuisce, otterremo un hamon consistente, attività caratteristiche e la possibilità di mantenere un proprio stile ben definito.

 

 

A riguardo vi propongo questi due video:

Yoshindo Yoshihara a Scarperia nel 2013:

 

Yaki ire in vasca trasparente:

https://www.facebook.com/ptcic/videos/858348807520945/

 

yakiire3.jpg Yakiire4.jpg

 

yakiirenovara.jpg

 

Yakiire6.jpg

yakiire7.jpg

In alto alcuni dettagli della stesura dell’argille durante l’evento a Scarperia nel 2013, sotto la lama temprata a Novara nel 2012 da Yoshindo Yoshihara (foto diGiorgio Movilli).

 

 

Hadaka yaki

 

Un metodo molto particolare di tempra è quello senza l’utilizzo argilla, chiamato hadaka yaki, dove tutto è dovuto alla maestria del forgiatore in un controllo magistrale delle temperature, così da creare quasi per magia un hamon definito e molto complesso

Il processo è molto difficile e solo un ottimo forgiatore sa ottenere buoni risultato. Infatti quando si gioca al limite della temperatura di tempra la minima variazione fa in modo che l'hamon non sia simmetrico, poco definito, si rischi di temprare l’intera lama o ancor peggio di danneggiarla. Ci sono molte varianti da considerare in questo processo: il tenore del carbonio nell’acciaio, come viene polita la lama (di solito con le pietre arato o kongoto), come viene pulita, la temperatura a cui viene riscaldata prima della tempra, la forma che le viene data, gli spessori, da come viene immersa e le bolle d'aria che si creeranno lungo i lati della stessa.

La lama deve essere portata alla giusta temperatura ed occorre fare in modo che la parte del filo sia visibilmente più calda rispetto al resto. Il forgiatore ottiene questo risultato riscaldandola nella forgia col filo verso l’alto. Quando giudica che la temperatura sia quella giusta allora ruota la lama tenendo il filo verso il basso. Grosso modo anche in questo processo valgano i colori dell’acciaio in precedenza descritti. Se l’operazione viene eseguita correttamente la zona del tagliente dovrebbe stare a circa 850-900°C, il corpo a 750-800°C ed il mune a circa 700-750°C. Il rispetto di questi gradienti è fondamentale se si vuole ottenere un hamon circoscritto.

Essendo lo ha più fine del ji e del mune si raffredda più velocemente. Quindi quando la lama viene messa in acqua il calore si trasferisce rapidamente dalla zona del tagliente, che è la zona più immersa e questo porta l’acqua a bollire creando bolle che salgono verso l’alto, lungo i fianchi della lama. Queste bolle d’aria possono “isolare” delle zone del metallo, influenzare la velocità con cui il calore si trasferisce dai bordi della lama, quindi andare ad interagire con il disegno e le forme che si andranno a formare.

 

Hadaka yaki  Yoshikazu Yoshihara.jpg

 

Per questi motivi lo hadaka yaki produce un hamon distintivo, anche se si rischia di perdere la personalità e lo stile specifico del fabbro. Tuttavia si può creare un complesso e spettacolare hamon gunome e choji con frequenti ashi, yo, kinsuji, ecc. Se la tempra è stata eseguita con successo troveremo un utsuri brillante, una formazione lattiginosa che corre parallela allo hamon lungo il ji.

Probabilmente questo è il primo metodo di tempra che fu introdotto in Giappone, raffinato nei secoli e che raggiunse il culmine della qualità durante il periodo Kamakura. Molte delle lame così create sono classificate Tesoro Nazionale. Ottimi esempi di hamon choji midare vengono dalla scuola Ichimonji ed Hatakeda della provincia di Bizen ed il saka choji della scuola Aoe di Bitchū.

In definitiva questo metodo può produrre bellissimi hamon e molte lame famose sono state così realizzate. Lo svantaggio è che il forgiatore non può controllare interamente il processo. E’ facile che ne risulti un hamon poco definito o che la lama si danneggi durante l’immersione in acqua. Per questi motivi probabilmente, a partire dalla metà del periodo Kamakura, i forgiatori utilizzarono quasi esclusivamente l’argilla.

 

Come si suol dire un’immagine conta più di cento parole, ecco quindi un tachi Tesoro Nazionale di Yoshifusa del periodo Kamakura visto al Museo Nazionale di Ueno a Tōkyō:

 

yakiire8.jpg

yakiire9.jpg

 

Oggigiorno ci sono forgiatori che realizzano utsushimono, ovvero copie di una specifica lama famosa. Ad esempio M° Ōno Yoshimitsu, di cui era già discusso al riguardo http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=4199 crea spesso utsushimono della Yama Tori Ge (chiamata anche San Cho Mo, famosa lama Tesoro Nazionale fatta col metodo dell’hadaka yaki, vedi http://www.sho-shin.com/fuk4.htm), impiegando diversi giorni per applicare l’argilla in modo da replicarne fedelmente l’hamon. Sotto un confronto con a sinistra l’originale ed a destra l’utsushimono (vedi anche http://www.samuraisword.com/nihontodisplay/shinsakuto/Ono_Yoshimitsu_Tachi/index.htm).

 

sanchomo-ichimonji1.jpgindex.9.jpg

 

Attualmente la maggior parte delle lame viene temprata con l’utilizzo delle argille, anche se alcuni moderni forgiatori, occasionalmente, sperimentano con successo la tempra senza il suo impiego ottenendo risultati straordinari.

 

M° Sugita Yoshiaki (杉田善昭), purtroppo recentemente scomparso, riusciva a creare delle incredibili opere col metodo dell’hadaka yaki.

 

sugita1.jpg

sugita3.jpg

sugita2.jpg

 

Cliccando sui titoli a sinistra del suo sito http://www.murakumokai.jp/sugita/sugita-top.htm potrete vedere alcuni dei suoi lavori. Guardando i sui hamon abbiamo proprio l’impressione di vedere le bolle salire lungo la lama, E’ anche possibile vederlo all'opera in questi quattro video, in particolare nel terzo (per avere una vaga idea consiglio di mettere i sottotitoli tradotti):

 

 

 

Recentemente anche M° Yoshindo Yoshihara ha sperimentato l’utilizzo di questa tecnica, così descrive la comparazione tra le due tecniche sul suo libro "The art of the Japanese Sword":

"Le foto seguenti mostrano una katana che ha subito la più usuale tecnica tsuchioki yaki ire ed un tantō temprato con la hadaka yaki, raffreddati in una vasca trasparente con acqua.

Quando la lama con tsuchioki è immersa in acqua fredda, si formano delle bolle lungo i lati della lama; la maggior parte di queste proviene dal tagliente. Questo perché il bordo raffredda molto rapidamente, trasferendo calore all'acqua e facendola bollire. Il corpo della lama, coperto con uno strato più spesso di argilla, si raffredda più lentamente e produce meno bolle.

Sul tantō hadaka yaki, possiamo vedere bolle che si formano su tutta la superficie della lama. Appena immersa in acqua comincia a raffreddare rapidamente su tutta la superficie, non solo sul tagliente, in questo modo il calore viene trasferito all'acqua da tutto l'acciaio. Tuttavia, molte bolle si formano prima vicino al bordo più caldo e viaggiano lungo la superficie della lama. Queste bolle d'aria agiscono da isolante, modificando il tasso ed il modo di raffreddamento lungo la superficie stessa. La loro forma e movimenti sono casuali, quindi il diverso effetto che hanno lungo i lati della lama produce una tempra di cui è impossibile prevederne il raffreddamento. Lo hamon risultante può essere un grande successo, ma il fabbro ha poco controllo sul suo aspetto."

 

yakiireVS.jpg

 

Ecco quanto descritto in figura:

 

Yaki ire, con con argilla

-La lama riscaldata è immersa nell'acqua. Alcune piccole bolle si possono vedere lungo il bordo, la lama ha una leggera curva verso il basso.

-La lama dopo 0,3 secondi che è entrata in acqua. La maggior parte delle bolle sono lungo l'area dello hamon, si estendono fino al confine tra gli strati di argilla rosso e nero. La lama ha ora una curva pronunciata a forma di falce e l'acciaio è sottoposto ad un grande stress.

-La lama dopo 0,5 secondi che è entrata in acqua. C’è il raffreddamento, ma è ancora presente una forte curva verso il basso. La maggior parte delle bolle sono sempre lungo il bordo, indicando che l'area dello hamon raffredda molto più rapidamente rispetto al resto della lama.

-La lama dopo 3 secondi che è entrata in acqua. L'acciaio si è quasi completamente raffreddato e non si vedono più grandi bolle.

-La lama dopo 9 secondi che è entrata in acqua. Si è raffreddata completamente, riprende la sua forma originale. Piccoli pezzi di argilla sono venuti via, questi possono o non influenzare lo hamon. Il processo a questo punto è completato.

 

Hadaka yaki, tempra senza argilla

- Un tantō hira zukuri non patinato è immerso in acqua durante il processo di hadaka yaki. Il bordo è più caldo rispetto al resto della lama.

- La lama dopo 0,4 secondi che è entrata in acqua. Uno strato denso di bolle si forma lungo il bordo. Si possono vedere numerose bolle lungo i lati della lama fino al mune.

- La lama dopo 0,7 secondi che è entrata in acqua. Ora è curvata verso il basso ed il bordo ha un profilo concavo. Ci sono bolle su tutta la lama ed alcune sono molto grandi.

- La lama dopo 1,2 secondi che è entrata in acqua. È un po' più dritta e ci sono meno bolle lungo il bordo. I lati sono ancora coperti da numerose grandi bolle.

- La lama dopo 3 secondi che è entrata in acqua. Si è raddrizzata e le bolle non sono più visibili.

 

Questo è il video in cui si vede il Maestro all’opera utilizzando appunto hadaka yaki a San Francisco il 9 Agosto 2015:

https://www.youtube.com/watch?v=fRyXefJHoos

 

 

 

 

Bibliografia:

-“The Art of the Japanese Sword” di Leon and Hiroko Kapp, Yoshindo Yoshihara

-“Nippontō, bollettino di I.N.T.K. n°4 del 2014” articolo di Leon Kapp e traduzione di Gianluca Venier


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Reiserisco qui un video già proposto in un articolo del 2010 (che è praticamente la stessa scena, in vasca trasparente, del video inserito da Francesco solo presa da diversa angolazione) in cui si vedono molto bene, grazie al rallentatore, le straordinarie tensioni cui è sottoposta una lama al momento dell'immersione in acqua. Non stupisce l'affermazione di Yoshindo Yoshihara quando dice che su mille che tentano lo yaki ire solo in pochi riescono a farlo con successo.

 

Yakiire.wmv

 

Certo che questa cosa della vasca trasparente potremmo pensare di allestirla anche noi, la prossima volta che avremo la possiibilità di "ospitare" uno yaki ire in una delle nostre iniziative....

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Grazie Francesco per questo articolo veramente interessante.

 

marco


Marco C.

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Bravo Francesco articolo interessantissimo !!!! GRAZIE!!!! :arigatou: :arigatou: :arigatou:

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Figuratevi è sempre un piacere, approfitto anche se in ritardo per augurare un buon ferragosto da parte mia e di Manuel con questo tentativo riuscito di tempra senza argilla sui marshmallow :uhm-haha:

DSC_1656.JPG


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Complimenti Francesco per questo bellissimo articolo completo e alla portata di tutti, comunque vorrei chiedere gentilmente a Mauri, che mi sembra aver trovato altro materiale interessante, dove viene citato in un altro articolo la tecnica della hadaka yaki, perchè non riesco a trovarlo..Grazie mille :arigatou:

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Proverò a dare un piccolo contributo a questa discussione.
Vi posto delle immagini di lame realizzate dal nostro ed un suo yaki ire, ci trovate qualche cosa di strano?

attachment.jpg

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attachment 4.jpg

Naturalmente quando si studia e si utilizza materiale non proprio è sempre bene citarne le fonti, preso da: http://www.swordforum.com/forums/showthread.php?38230-Ôno-Yoshimitsu

Per quanto riguarda l'argomento guardare anche: http://www.pracownia-japonska.pl/teksty,hadaki-yaki,23.html tenendo conto però che è molto sintetico ed alcune affermazioni lasciano il tempo che trovano.



Già solo con questo poco materiale, per gli studiosi c'è veramente parecchio su cui meditare e discutere.
Buono studio.

Modificato: da mauri

"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Provo a dire la mia, le prime due lame sono state temprate con l'argilla mentre la terza no, inoltre la prima sembra un utsushi di una lama probabilmente antica forse del periodo heian visto il sugata. Veramente belle ed una gran dimostrazione di versatilità.


Diego T.

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Ringrazio ancora chi ha avuto la pazienza di leggere tutto :arigatou:

 

Ho cambiato nel topic una foto, ho aggiunto la lama con sopra l'argilla che poi sotto vedrete polita sempre di Yoshindo Yoshihara, per avere un migliore confronto.

 

Approvo appieno l'idea di Gianluca di utilizzare una vasca trasparente, se hai modo proponila al c.d.!

 

Bè Renato date le dimensioni e la qualità dei nie dello zucchero nei marshmallow, direi piena tradizione Soshu eheh

 

 

Mi spiace molto di aver creato un certo "dibattito", non la voglio definire polemica.

Il mio intento era quello di condividere un semplice approfondimento, data la scarsità di materiale a riguardo.

 

Per me tutti quanti avete ragione.

 

Da getsunomichi (che invito a presentarsi nell'apposita sezione :ninja:), le quali proposte, insieme ad un altra scritta ieri su facebook dal vicepresidente, mi auguro vengano prese in considerazione dall'amministratore del forum e sito, così come tutti gli altri!

 

Senza dubbio è vero, trovare risposte col tasto cerca è difficile, ma non solo sul nostro forum.

Sull'argomento Hadaka yaki poi non ne parliamo... Per esempio su nihonto message board lo troverete citato una sola volta e non c'è scritto nulla di particolare, mentre sul nostro non lo troverete neanche citato.. tranne che per un mio post dello scorso anno proposto come domanda e discussa nella sezione riservata ai soci (per questo in molti utenti pur cercando non lo troveranno..), per essere posta a Mr Kapp che gentilmente risposte dandoci importanti informazioni.

In tale discussione le prime parole di Mauri stesso furono "Ho l'impressione che su questo tipo di lavorazione poco si sappia.." ed in riferimento ai filmati di Mr Sugita che avevo proposto aggiungeva che "ciò non toglie che quello che è riuscito a realizzare è quasi il ritrovamento del Santo Graal per gli Occidentali."

 

Per questo la mia curiosità nel cercare informazioni, che ci sono, ma non sono semplici da trovare nei libri e sul web. In quanti di voi avevano visto e capito quanto scritto da Yoshindo nel suo libro su questa tempra?

 

Quindi è vero quanto afferma Mauri in questo topic "che se uno cerca trova" per esempio qui http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=3725 che è del 2008 se ne parlava, è molto interessante e vi consiglio di leggerlo, però alla fine secondo me non è che sia nulla di particolare. Sarebbe stato da leggere i primi scritti di Kapp, ma ad avelli... Sempre Mauri diceva di aver letto qualcosa scritto da Lorenzo, ma purtroppo non mi riesce trovare nulla a riguardo, perdonatemi.

 

Sapere la "verità" è un'utopia?

Su Ono Yoshimitsu c'è scritto tanto, io stesso, come anche dei vecchi iscritti, si credeva che l'utsushimono fosse temprato senza argilla. In realtà cercando ho trovato che già parecchi anni fa se ne parlava http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=4199 (topic che comunque avevo già sopra postato).

 

Il mio ostacolo più grosso non è solo il cercare, è il capire.


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Per quanto riguarda l'argomento guardare anche: http://www.pracownia-japonska.pl/teksty,hadaki-yaki,23.html tenendo conto però che è molto sintetico ed alcune affermazioni lasciano il tempo che trovano.

 

 

Già solo con questo poco materiale, per gli studiosi c'è veramente parecchio su cui meditare e discutere.

Buono studio.

 

L'articolo da te postato è quello scritto da Leon Kapp e pubblicato lo scorso anno in italiano, a cui ho fatto anch'io riferimento nel mio articoletto. Posso chiederti di spiegare meglio quando dici che "alcune affermazioni lasciano il tempo che trovano"? Grazie.

 

Scusami ma non capisco bene quando chiedi cosa notiamo di strano in quelle tre lame.. okei per la prima che dice essere un utsuhi Heian, la seconda così ad occhio potrebbe ricordare un'ispirazione di scuola Sengo e la terza (con una forma molto particolare) anch'essa potrebbe essere un utsushi di una lama famosa (in cui dice esserci utsuri), quindi?!

 

Mi unisco anch'io alla richiesta fatta sopra da Cristiano, grazie.

 

Provo a dire la mia, le prime due lame sono state temprate con l'argilla mentre la terza no, inoltre la prima sembra un utsushi di una lama probabilmente antica forse del periodo heian visto il sugata. Veramente belle ed una gran dimostrazione di versatilità.

Perchè secondo te la terza è stata temprata senza argilla? Grazie :arigatou:


"Indiana Jones e la lama perduta"

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grazie Francesco ... un bell'articolo e sopratutto più "concentrato" sulle diverse tipologie di tempra rispetto agli altri che si torvano nel forum che mi parevano più propensi all'analisi sulla datazione di questa particolare tempra ed altri che si rifacevano semplicemente al fabbro.

 

bravo.. ottima sintesi e ottimo spunto per approfondire la ricerca secondo "tradizione o tradizionale".... ¿?

 

 

 

certo è che nei filmati la lavorazione, vista anche in altri siti, è per così dire moolto industrializzata.... ( il maglio, la levigatrice a banco..)


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Per il tipo di hamon...

Secondo me invece anche lei è fatta con argilla, è simile allo hamon del famoso utsushimono di Ono e poi termina con una sorta di yakidashi, la vedo dura farlo senza argilla. Che ne pensi? :arigatou:

 

Grazie betadine! In molti non usano per la forgiatore neanche più il fuigo..


"Indiana Jones e la lama perduta"

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In effetti lo yakidashi è un po difficile senza argilla, però quello in questa lama non è così "preciso". Poi se tu ne sei sicuro mi fido...


Diego T.

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Giusto per stuzzicarvi la curiosità (e per restare in tema) vi anticipo che nel prossimo numero di Nipponto uscirà un articolo molto tecnico sulla metallurgia dello yakiire, con immagini e grafici di immediata comprensione, a cura del nostro amico Marco Pingitore. :arigatou:

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La certezza Diego non la ho, ma se fai un confronto con quelle temprate senza argilla ed il suo famoso utsushi, io penso che troverai più simile il secondo :arigatou:

 

Grandissimo Marco!!!!!

 

 

 

Rispetto alla domanda di sopra di Mauri non ho ancora ben chiaro cosa ci sia di "strano" in quelle tre lame.

 

Sono tutte degli utsushi o ispirazioni di lame famose di scuola Bizen con utsuri.

 

Il primo Tachi ha un sugata che ricorda quelli del periodo Heian, importante koshizori, shinogi ji alto. Hada compatta ed utsuri visibile. Lo hamon è un mix di suguha e ko-midare in nioi-deki con ko-nie. Il boshi è ko-maru con kaeri. Credo sia un utsushi di questa famosa lama: http://www.emuseum.jp/detail/100467/002/001?word=&d_lang=en&s_lang=en&class=6&title=&c_e=&region=&era=&cptype=&owner=&pos=25&num=1&mode=detail&century=
Il secondo è un Wakizashi con un largo mihaba, un kasane abbastanza sottile e con un leggero sori. Hada compatta e presenza di utsuri. Lo hamon è un mix di Notare e ko gunome con ko ashi. Il nioi-guchi è stretto con abbondante ko nie. Utsushi di Enbun Kanemitsu (seconda generazione). Se trovate l'originale vi chiedo di postarlo. :arigatou:
La terza è un katana hira zukuri con yokote, questa forma era popolare durante il periodo Muromachi. E' lungo, ha uno spesso kasane e saki zori. La hada è molto stretta e c'è utsuri. Lo hamon è un mix di gunome e choji, alcune zone in haraki koshi mescolate a gunome, molti yo ed ashi. Il nioi guchi è chiaro. Il boshi è in gunome che termina quasi a punta e si trasforma in ko maru. Ha degli horimono particolari: su omote è bo hi con sue hi e shin n kurikara, su ura ha bo hi con sue hi ed incisi i caratteri di "Hachiman Diabosatsu". Ono Yoshimitsu ha voluto fare una lama ispirandosi a Jirou Saemon no Jo Katsumitsu vedi http://www.sho-shin.com/sue2.htm.

"Indiana Jones e la lama perduta"

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