Rss

  • youtube

Archives for : Articoli

I nostri Sensei

Sommario:


Yasu KizuKapp

Mita Koken – Kapp

Yoshikawa Kentarō Robson, Becerra

Fujishiro Matsuo – Kapp

Original testimonials in English

2 – Yasu Kizu

Kapp

Hiroko, Lonnie e Tora

Yasu Kizu

Storia ed evoluzione della spada giapponese come oggetto d’arte – 12 Ottobre 2019, Museo d’Arte Orientale – Ca’ Pesaro di Venezia

Sabato 12 Ottobre presso la suggestiva location del Museo d’Arte Orientale –     Ca’ Pesaro di Venezia, si è tenuta la conferenza “Storia ed evoluzione della spada giapponese come oggetto d’arte” presentata da Massimo Rossi, Gianluca Venier e Francesco Marinelli.

Cogliamo l’occasione per ringraziare della disponibilità e dell’opportunità dataci dalla Direttrice Dott.ssa Marta Boscolo con il gradito sostegno di Claudio Vecchiato del Bushido Dojo Venezia.

La conferenza si è aperta con l’introduzione della Direttrice, lasciando la parola al Presidente Venier che ha presentato le associazioni I.N.T.K. e N.B.T.H.K. Italian Branch, passando poi alla spiegazione di cosa è una “lama d’arte giapponese”.

Proseguendo con le parole di Rossi riguardo “la leggenda della spada giapponese”, abbiamo attraversato le origini mitizzate della nascita della tōken. In seguito abbiamo rivolto uno sguardo alla parte pratica della creazione delle lame sotto la guida commentata di Rossi, accompagnata dalla proiezione del video “Nascita della tōken: dalla sabbia ferrosa alla forma della perfezione”.

Con l’intervento di Marinelli siamo approdati alla parte storica, facendo un excursus sull’evoluzione della spada giapponese nel corso di circa 1500 anni: la tōken inquadrata come specchio di storia, cultura, usi e costumi della società di quel tempo.

Infine Rossi ha dato dimostrazione della corretta manutenzione e dei protocolli da seguire per un educato utilizzo e maneggiamento da parte di praticanti, studiosi e collezionisti.

L’intento dell’evento, che ricordiamo esser stato a titolo gratuito, era introdurre i curiosi che per la prima volta si sono avvicinati a questo particolare settore, ma anche dare qualche spunto di riflessione ai più navigati. Data l’ampia partecipazione da parte dei presenti e i numerosi feedback positivi, pensiamo di aver colto l’obbiettivo.

Grazie a tutti!

KŌRYŪKAI 8 Settembre 2019, Cazzago San Martino (BS)

“Manutenzione e Politura di una Tōken – Lama d’arte Giapponese”

Domenica 8 Settembre abbiamo partecipato all’evento Koryukai presso Cazzago San Martino in provincia di Brescia, a cura dei nostri Massimo Rossi e Francesco Marinelli.

Nella passata edizione avevamo tenuto un’introduzione generale sulla spada d’arte giapponese, la sua origine, evoluzione e mitologia che la circonda. Quest’anno il tema è stato la “Manutenzione e Politura di una Tōken – Lama d’arte Giapponese”. La conferenza ha suscitato, come sperato, molto interesse anche tra i praticanti di arti marziali con preziosi consigli sulla manutenzione e preservazione della Tōken, nonché presentazione con video-documentario, realizzato dagli stessi relatori, sulle fasi della politura-togi.

L’evento è stato gratuito ed aperto a tutti, occasione giusta per i curiosi di avvicinarsi al mondo della spada giapponese.

Molto interessanti le conferenze tenute dal Dott. Costantino Brandozzi “Il prete dalla tsuba dorata” e dal Dott. Francesco Civita sul libro da lui scritto “I Samurai ed il Bushido”.

La prima ha ripercorso la vita dell’Agostiniano Bateren Tomasu Kintsuba, maggiori info su: http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/agiografia/servi/jihyoe.html
Mentre il libro presentato dà un’interessante lettura dal taglio trasversale su di un argomento che molti credono noto: http://www.pontecorboli.com/scheda.php?codice=samurai

Sono stati organizzati eventi legati al mondo e l’arte giapponese, di particolare spicco l’EUROPEAN KORYU BUJUTSU CONVENTION – dimostrazioni di arti marziali tradizionali – con più di 14 scuole tradizionali e riconosciute, e con loro rappresentanti da tutta Europa. E’ stata una grande occasione di scambio alla quale Francesco ha avuto la possibilità di partecipare come rappresentante del Sosuishi Ryu. Questa la foto di gruppo:

Sito ufficiale con tutti i dettagli dell’evento: http://www.koryukai.it/

Ringraziamo Lorenzo Quaresmini, il Comune di Cazzago San Martino e tutta la squadra che ha organizzato un weekend ricco di eventi organizzati con tanta passione!

“LAME PREZIOSE E MALEDETTE” al MAO di Torino 2018-2019

Rotazione di opere nella Galleria Giapponese del MAO

Dal 19 ottobre e fino al primo weekend di Maggio i visitatori hanno potuto godere di una nuova selezione di lame giapponesi al MAO grazie alla collaborazione con la nostra associazione I.N.T.K., l’Associazione Italiana per la Spada Giapponese. Sono state ammirate, mai esposte prima, 5 token (spade giapponesi forgiate con metodo tradizionale), katana, wakizashi e tanto con le rispettive montature. Le lame presenti nella vetrina sono di notevole qualità e pregio; la loro creazione si individua tra l’inizio del XVI secolo e la metà del XIX.

Tra queste va citata la lama forgiata da Muramasa e considerata “maledetta”. Le sue lame erano assai apprezzate per la loro qualità ed efficienza in battaglia da molti Signori della Guerra. La tradizione vuole che lo shogun Ieyasu Tokugawa, dopo che diversi membri della sua famiglia furono feriti o uccisi da una lama del grande forgiatore, stabilì un “bando delle Muramasa” vietandone il possesso e ordinando che fossero tutte distrutte. Naturalmente alcune furono distrutte, ma a molte altre lame fu solo rimossa o alterata la firma, così come alla lama esposta al MAO la mei, firma, Muramasa è stata trasformata in “Tsunahiro”. Una delle tracce visibili di questa operazione è un avvallamento e un diverso colore, lucentezza e corrosione della patina su quel lato del nakago, la parte di lama all’interno dell’impugnatura. Del tutto simile a quella che troverà spazio nella Galleria Giapponese del MAO è una lama con firma modificata esposta al Museo Nazionale d Tokyo.

I foderi, quasi tutti di periodo Edo – tra XVIII e XIX secolo – sono in legno di magnolia laccato di vari colori, si noti il Koshirae di Muramasa in stile kuro-urushi uzumaki-bori (lacca nera con incisione a spirale), tsuka con same bianco e tsukaito in seta nera, menuki a tema floreale in oro massiccio, fuchi-kashira-koiguchi-kojiri in shibuichi a rappresentare onde, wari-kogai in argento, kozuka in shibuichi rappresentante onde firmata “Omori Teruhide”, kogatana con hamon pittorico a tema onde e spruzzi d’acqua firmato “Izumi no Kami Fujiwara Kanesada”.

ORARIO: da martedì a venerdì 10-18; sabato e domenica 11-19. La biglietteria chiude sempre un’ora prima.

Ingresso: 10 euro, ridotto 8 euro; gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte. Info: 011.4436927

Maggiori info dal sito del MAO

Da la La Stampa.it

Da Contemporany Art

Da Piemonte Newsletter

Lo studio del Nakago, Nihontō no Kanshō “All’ombra della Spada” – 13 e 14 Aprile 2019, Sesto Fiorentino (FI)

di Francesco De Feo

Articolo di Marco Pingitore, Enrico Ferrarese e Francesco Marinelli

Siamo di nuovo a raccontare dell’evento organizzato dalla I.N.T.K. in collaborazione della N.B.T.H.K. Italian Branch che si trova a ricorrere con cadenza semestrale a Sesto Fiorentino nella location di Casa del Guidi.

Lo scorso 13 e 14 di Aprile il nostro appuntamento con Francesco De Feo è proseguito con la sua presentazione spalmata sulle due giornate. Dopo il precedente incontro sul tema del sugata, la seconda tappa è stata lo studio del nakago, altro elemento fondamentale nel riconoscimento di una nihontō dopo averne appunto identificato, in prima istanza, la forma.

Ovviamente i due argomenti vengono discussi separatamente per ragioni didattiche, ma il riconoscimento di una spada giapponese deve avvenire per mezzo delle due analisi in contemporanea. Infatti nel caso di nakago ubu (non alterato) sarebbe possibile separare i criteri di forma e tipologia del codolo mentre invece se ci si trovasse ad analizzare una lama suriage (accorciata) si dovrebbe procedere in parallelo riguardo ai suddetti criteri perché la forma attuale (non più originale) derivante dall’accorciamento della lama effettuata nel passato potrebbe portare ad un errata datazione. Pertanto, in questo caso, anche il codolo parteciperebbe al riconoscimento del sugata.

Di seguito, una volta accertata la forma (originale o modificata) l’analisi del nakago prende il sopravvento nei suoi dettagli ad identificare (insieme alle caratteristiche della lama di cui si parlerà nelle future edizioni) la scuola ed a riconoscere, nel caso fosse presente, la mei (firma) più eventuali altre inscrizioni.

Durante la giornata del Sabato, FdF ha proceduto ad una ricca introduzione storico-culturale, sviluppo delle forme e dei modi, spiegazioni di caratteristici esempi visti dal vivo, si è addentrato nella descrizione sistematica delle caratteristiche di forma del nakago ubu o suriage, nella possibilità quindi che fosse originale o modificato, e quindi nelle tipologie di modifica. Ad esempio il tipo di modifica lieve, come il machiokuri (lieve spostamento in avanti della battuta dell’habaki), oppure un accorciamento significativo (suriage) o drastico (ō-suriage), che spesso comprometteva la firma così da perderla o da ricorrere a metodi per riportarla nel nuovo nakago modificato (orikaeshi mei oppure gaku mei). Tali modifiche erano dovute agli usi e costumi del tempo, infatti la spada è lo specchio della società che la utilizzava.

Si è parlato delle diverse forme relative a varie scuole, della patina (sabi), dei tipi di yasurime (finitura di lima), dei diversi tipi di firma ed infine dell’argomento sempre scottante delle alterazioni e falsificazioni.

Dopo aver assistito con partecipazione all’esposizione di FdF delle caratteristiche fondamentali di una lama connesse al nakago, ben presentate e riassunte nella dispensa a disposizione dei partecipanti arrivati da tutt’Italia, la Domenica è cominciato l’incontro in maniera più rilassata ed in una atmosfera più informale. Alle 9 e 30 circa di mattina ci si è di nuovo ritrovati ricaricati presso la sala di Casa del Guidi. Per un’oretta scarsa ci si è potuti dedicare all’interscambio ed alla condivisione libera tra appassionati, dove oltre alle lame esposte ci si è potuto confrontare anche su altri pezzi, non solo lame, portate dai vari soci. Poi, ci si è concentrati nuovamente sulla didattica dell’incontro catalizzando nuovamente l’attenzione al relatore. FdF dopo un breve riassunto di quanto esposto il giorno precedente, ha raccolto con piacere l’invito di guidarci nell’illustrazione delle lame presenti, che con perizia è passato da una tōken all’altra sottolineando non solo le varie caratteristiche e peculiarità, ma anche gli aneddoti legati ad ogni opera.

Per la gioia degli occhi ed il piacere dei nostri spiriti, abbiamo potuto studiare:

– Rarissima katana certificata jūyō tōken N.B.T.H.K., mumei suriage attribuita a Ichimonji Suketsuna (attivo intorno al 1321);

– Raro tachi firmato “Ryokai” (Tsukushi) della provincia di Buzen dalla forma caratteristica e con utsuri;

Piccolo tantō hirazukuri con uchizori, mei “Uda Kunimune” (prima metà del 1400) dalla fitta hada con utsuri che ricorda le opere classiche antiche;

– Antico tantō Yamato firmato “Nobunaga” (Asako Taema);

Wakizashi hirazukuri, mei “Tomotsugu” (attivo intorno al 1492) della scuola Uda con un bellissimo handachi koshirae;

Wakazishi, mei “Nobukuni” (Tsukushi), della provincia di Buzen, tardo XV sec.;

Wakizashi opera maestra di Yasuharu, una delle migliori lame Suezōshū, firmata “Sōshū ju Yasuharu saku” e datata “Ei(roku) gannen 12 gatsu hi” (1558) arricchita da tipici horimono ma unici nel loro genere, oltre che lo tsukurikomi hira e unokubitsukuri differente sui lati ed uno splendido koshirae con kodugu firmati Gotō, Yushusaku+ N.T.H.K. origami;

– Suezōshū katana ubu attribuita a Yasuharu del periodo Sengoku con un bellissimo hitatsura hamon, ito maki koshirae, Yu Yu Fujishiro origami e proveniente dalla collezione di Dr. Walter A. Compton;

– Katana ubu “Bushu Shitahara ju Yasushige”, tardo periodo Muromachi;

Katana ō-suriage mumei con hamon artistico di ispirazione Ōsaka Shintō;

Katana “Kashu ju Fujiwara Kiyohira – Edo ni Oite kore o tsukuru” shodai, scuola Kashu Kanewaka, caratteristiche di forgia e bōshi tipiche Kanewaka e hamon con influenze Edo / Sōshū Odawara, tardo periodo Kanbun;

Katana, mei finemente incisa “Yamato no Daijo Fujiwara Ujishige” shodai, scuola Harima-Ujishige, dal fine e denso ko itame, periodo Meireki/Kanbun;

Katana con probabile bannen mei, “Kashu ju Fujiwara Ietada” shodai, scuola Kashu Darani, hamon in stile Yamato den, periodo Meireki/Kanbun;

Wakizashi “Kiku ichi mon – Tango no Kami Fujiwara Kanemichi” shodai, scuola Kyōto-Mishina, dal tipico hamon sudareba, periodo Kanbun;

Wakizashi “Kiku ichi mon – Bizen no kuni ju Osafune Sukesada”;

Wakizashi shinogi zukuri, con hamon raffigurante il Mt. Fuji e la luna, esempio di zuryo mei (titolo, appellativo, data, mon): “Kiku mon – Nanki jū Hatakeyama Yamato no Suke Minamoto Masatsugu”, datato un giorno fortunato del febbraio 1826;

– Wakizashi “Suishinshi Hideyo tsukuru kore – Koka 4” – 1847 (studente e genero del grande Suishinshi Masahide);

Katana, tachi mei “Hizen (no) Kuni Yoshimune” dalla tipica hada Hizen den e suguha hamon;

Tantō “Hiroshi tsukuru kore – Showa 59 nen jōshi”, 5a generazione della linea Naotane, con saka choji midare e midare utsuri.

– Tantō kinzogan mei “Kunitoshi”, utsushi.

Abbiamo potuto osservare anche le differenze tra ko-tsuba, opere del periodo Edo e due rari esempi di tsuba realizzati da Naoaki (allievo del noto spadaio Jiro Taro Naokatsu).

Il tutto è seguito dal solito pranzo ricco di bontà toscane e prelibatezze locali, ormai un must di Casa del Guidi e infine nel pomeriggio ci si è salutati, arricchiti di una nuova speciale esperienza.

Al di là degli argomenti specifici ciò che ci ha colpito è stata la passione e la sensibilità con cui Francesco De Feo ha toccato ciascun singolo argomento. Ci ha anche sottolineato la differenza di percezione e di considerazione della spada nel corso del tempo e per ognuno di noi, ricordando che quando egli iniziò ad “incamminarsi lungo il suo sentiero” la nihontō era trattata come una sorta di reliquia e tutto il sapere che la riguarda veniva tramandato con quello speciale rispetto che la ha salvaguardata attraverso i secoli.

Francesco, oltre che un professionista dell’argomento inerente alle spade giapponesi e non solo (la sua cultura su manufatti artistici è molto più vasta di quanto già ci fa apprezzare ai nostri periodici incontri, occupandosi di curare mostre anche in altri settori culturali), è un amico con cui si gode del suo carattere guascone e gioviale. Eppure quando entra nel argomento si percepisce sempre una sorta di vena poetica nella spiegazione dei vari argomenti inerenti alla tōken che ci permette sempre di “percepire” come approcciarsi al mondo delle spade giapponesi.

Naturalmente, last but not least, preziosissimo l’aiuto di:

  • Francesco Marinelli nell’affiancare De Feo con le slides e nel realizzare la ricca dispensa a disposizione dei partecipanti;
  • Massimo Rossi nel collaborare con De Feo nel presentare le spade a disposizione e per l’organizzazione dell’evento.

Arrivederci al prossimo evento!

Galleria fotografica:

Samurai Expo『 侍う -saburau- 』5-12 Maggio, Vinovo (TO)

Dal 5 al 12 Maggio si è tenuto al Castello della Rovere di Vinovo (TO) l’evento Samurai Expo 『 侍う -saburau- 』. http://www.saburau.net/

E’ stata un’esposizione sulla cultura giapponese nata da un progetto di collaborazione tra gli enti detentori della più stretta cultura tradizionale giapponese di Hitoyoshi Kuma e diversi artisti contemporanei. Filo conduttore della mostra la figura del Samurai: specialista di arti marziali e cultore dello spirito. La mostra ha presentato al pubblico gli aspetti storicamente e artisticamente più significativi della cultura nipponica. Infatti sono state esposte per la prima volta in Italia, presso il piano nobile, oltre 200 opere antiche e moderne, realizzate a partire dal 1300 fino ad oggi. Abbiamo potuto ammirare opere di carta di riso intrecciata dell’artista Toshiko Uchino; opere calligrafiche dell’artista Setta; vignette di manga giapponesi originali; elmi, un’armatura, alcune katana ed i suoi fornimenti provenienti da collezioni private nipponiche ed I.N.T.K.; opere (in particolare alcune tsuba Shimizu Jingo) del Santuario Aoi Aso, edificio del tesoro nazionale più a sud del Giappone; infine bonsai e suiseki.

La mostra è stata realizzata dalla A.S.D. Polisportiva Jolly Vinovo, dalla scuola Hyoho Taisha-ryu, dalla C.E.K. Centro Educativo Karate di Pianiga in collaborazione con il Comune di Vinovo, il Comune di Pianiga la Camera di Commercio Italiana in Giappone, Bonsai Time International School e dalla ns. associazione I.N.T.K.

Durante i due weekend si sono tenute dimostrazioni di arti marziali, workshop gratuiti di Sumi-e e di Mizuhiki, conferenze sulla poetica giapponese, sulla storia del Bonsai, sulla fabbricazione e sulle leggende della spada ed armatura giapponese, dimostrazioni della nota cerimonia del tè giapponese ed esibizioni della cantante Ikumi Matsuda.

Domenica 5 Maggio si è svolta l’inaugurazione dell’evento, era presente un numeroso pubblico più una delegazione di circa 15 giapponesi, membri del Hyoho Taisha Ryu provenienti anche dall’Austria, Francia e Bulgaria.

Si sono tenuti discorsi ufficiali delle autorità pubbliche, degli organizzatori e di Renato M. e Vittorio D. (membri del CD di I.N.T.K.) con un intervento divulgativo sulle attività tenute della ns. Associazione. Pubblici ringraziamenti per il contributo svolto da I.N.T.K. anche dai giapponesi con vari omaggi.

Sabato 11 Maggio si è svolto l’enbu di arti marziali nel parco adiacente con esponenti del Hyoho Taisha Ryu, Hoki Ryu, Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu ed il nostro Francesco M. per l’Edo den Sosuishi ryu.

A seguire Massimo R., Renato M., Vittorio D. e Francesco M. hanno tenuto una conferenza introduttiva alla spada e armatura giapponese, occasione ideale per chi si voluto avvicinare a questo mondo, molti gli appassionati che vi hanno partecipato.

Per concludere il Sabato in bellezza gli organizzatori ed ospiti sono andati a mangiare una buona pizza!

Infine Domenica 12 si è concluso l’evento, tantissime le persone presenti e ringraziamenti con le autorità.

Video del kanpai!!

https://www.facebook.com/buddarolo/videos/pcb.10217912407097475/10217912380336806/?type=3&theater

Ci vogliamo ancora complimentare con gli organizzatori per quanto hanno saputo fare ed un grazie per il calore con il quale ci hanno accolto, in particolare ad Alex Allera ed a Takahiro Yamamoto sensei. Inoltre un grazie a Vittorio D. e Renato M. della ns. associazione per il lavoro svolto in questi mesi nel curare parte della mostra e degli eventi!

Galleria Fotografica a cura di Lorenzo Q., Diego R., Francesco M. e tratte dai social:

Le basi del Kantei, Nihontō no Kanshō “All’ombra della Spada” di Francesco De Feo – 13 Ottobre 2018, Sesto Fiorentino (FI)

di Marco Pingitore

Incontro autunnale

Ogni incontro della I.N.T.K. porta sempre con sé qualcosa che lo distingue dalle passate edizioni. E’ capitato talvolta di trasferirci “extra urbe” in qualche altra città in veste di divulgatori della cultura della Spada Giapponese come a Verona qualche anno fa, piuttosto che a Scarperia o come sta accadendo da qualche tempo in cui siamo presenti al MAO (museo di arti orientali) di Torino dove sono esposte a rotazione diverse lame di nostri soci in una mostra dedicata.

Quella del 13 Ottobre di quest’anno è stata senz’altro una delle edizioni più numerose alle quali personalmente ho partecipato, si sono contate oltre 30 persone, al punto che ci si è dovuti stringere un po’ nella saletta di Casa Guidi a Sesto Fiorentino. In particolare è capitato di avere anche la graditissima sorpresa di conoscere la più giovane socia neo iscritta (insieme con papà e mamma) Keiko da Pordenone; ma il nome giapponese non tragga in inganno, “Jê a jè Furlan” (tr. lei è Friulana). Concentratissima nel prendere appunti durante la presentazione di Francesco de Feo, relatore di quest’anno.

Francesco, Presidente della N.B.T.H.K. Italian Branch, che collabora da tempo con la I.N.T.K. e che non finiremo mai di ringraziare per la sua disponibilità, ci ha guidato questa volta attraverso le basi del Kantei spiegandone le peculiarità. E’ stato fatto un excursus con 42 slide di lame importanti datate sullo sviluppo del Sugata (la forma di massima) e Nakago (il codolo nel suo stato di conservazione) in base all’evoluzione storica e culturale del Giappone, passando attraverso l’apprezzamento del Sori (la curvatura), il Funbari (la rastremazione) e la forma del Kissaki (la punta), si è andati via via ad osservare i tipi di Hada ed Hamon e grazie all’insieme di queste caratteristiche si sono confrontate le varie possibili scuole, sia per le Kotō che per le successive Shintō e Shinshintō.

“Per capire la nihontō devi conoscere la storia giapponese” cit. Fujishiro sensei.

A fianco di Francesco si è avuto occasione di apprezzare alcuni interventi mirati di Gianluca Venier con ulteriori precisazioni nella descrizione di alcune scuole. Un intervento decisamente impegnativo e notevole, per gli argomenti e per la durata.

Anche la presenza di numerose lame in esposizione non ha deluso e spiegate da Massimo Rossi. Nel dettaglio abbiamo potuto studiare in ordine cronologico:

  • Tachi con ito maki koshirae, attribuita: Ko Naminohira
  • Tantōfirmato: Uda Kunimune (attribuito al nidai/sandai)
  • Tantōfirmato: Nobutsugu (Yamada Seki)
  • Tachi con efu no tachi koshirae, firmata: Bishu Osafune Yoshimitsu
  • Katana, kinzogan mei: Masamune (attribuita a den Masamune)
  • Tantōfirmato: Sukemune (Shimada)
  • Katana, firmata: Ietsugu (Kashu)
  • Tantōfirmato: Kanefusa (Rai Utsushi)
  • Wakizashifirmato: Nobukuni
  • Katana, firmata: Shitahara Yasushige (attribuito al yondai)
  • Katana, firmata: Kashu ju Fujiwara Kiyohira – Edo ni Oite kore o tsukuru
  • Katana, firmata: Yamato no Daijo Fujiwara Ujishige
  • Wakizashi, firmata: (Kiku ichi mon) Tango no Kami Fujiwara Kanemichi
  • Katana, tachi mei: Hizen Yoshimue

Da ultimo mi sembra doveroso anche un ringraziamento per l’organizzazione del pranzo, fantastico e decisamente ricco (unica nota negativa, ho guadagnato un chilo con buona pace della mia dieta, e quindi per ritorsione non lo descriverò).
Insomma decisamente una stupenda e piacevole giornata.


Arrivederci quindi alla prossima primavera con nuovi ed interessanti temi e questa volta mi permetto di suggerirne uno; una puntata dedicata interamente ad una delle 5 scuole (le Gokaden). Ne abbiamo già fatta una sulla scuola Mino ed è stata un ulteriore successo.
Chissà che magari venga accontentato.

Galleria fotografica:

Samurai Art Expo 2018

di Enrico Ferrarese e Francesco Marinelli

Dal 15 al 17 Giugno si è tenuto ad Utrecht, in Olanda, il primo Samurai Art Expo. L’evento è stato organizzato dalla N.B.T.H.K. European Branch e dalla The Token Society of Great Britain con lo scopo di incoraggiare e sostenere lo studio, l’apprezzamento e la conservazione delle lame d’arte giapponesi, delle armature e degli oggetti ad essi correlati. Sono stati capaci di riunire dealer, collezionisti, studiosi ed appassionati provenienti da tutto il mondo. L’intento del programma degli incontri e delle mostre era quello di contribuire a preservare questa forma d’arte unica, che ha svolto un ruolo culturale così importante nella società giapponese per oltre 1000 anni.

Locandine del Samurai Art Expo.

È sempre stato abbastanza difficile trovare un punto di contatto comune per tutta la Comunità Europea e per le singole Associazioni dei vari paesi del vecchio continente, soprattutto se messe in relazione alle possibilità ed alle dimensioni di quelle oltreoceano. Con spirito di sfida e voglia di rilancio però stavolta si è riusciti ad individuare un luogo abbastanza comodo per tutti, che fornisse terreno fertile ed attrattiva per un evento ambizioso.

L’Expo, una vera e propria fiera a tutto tondo, è stato ben programmato all’interno del Teatro Beatrix a due passi dal centro storico della città e comodissimo a tutti con servizi ben raggiungibili a piedi: bar, stazione, ristoranti ed hotel.

Teatro Beatrix.

La I.N.T.K. e la N.B.T.H.K Italian Branch non potevano mancare e così una piccola delegazione di alcuni soci si è data appuntamento direttamente in Olanda il Venerdì sera.

“Siamo arrivati all’aeroporto Shiphol di Amsterdam passate le 21, ci siamo trasferiti nella città universitaria di Utrecht ed una volta fatto il check-in in hotel ci siamo diretti nel centro storico per mangiare qualcosa.

La mattina dopo è stato a dir poco esaltante poter rincontrarsi tra amici e finalmente accedere al’Expo.

Simone di Franco, Massimo Rossi, Enrico Ferrarese e Francesco Marinelli in rappresentanza di I.N.T.K. ed N.B.T.H.K. Italian Branch.

Appena entrati lo spazio a disposizione era ampio e con un layout ben pensato. Una prima zona di transizione con tavoli, mappatura dell’Expo, zona ristoro e per dimostrazioni di iaidō. Si accedeva poi ad un ampio salone contenente ai lati gli stand dei vari dealer ed artigiani, allestimento che ricordava il Dai Token Ichi di Tōkyō, ed al centro una grande esposizione con le varie fasi della nascita di una tōken.

Salone del Samurai Art Expo e fasi della nascita di una tōken.

Proseguendo era sviluppata l’area dedicata alle letture ed agli interventi didattici, qui vi erano esposte importanti lame antiche con certificati Jūyō e Tokubetsu Jūyō (ad esempio la TokuJū: Bizen Fukuoka Ichimonji Yoshimune con tachi mei Yoshimune – 吉宗; e la Awataguchi Norikuni), Ko tsuba provenienti dalla collezione Sasano, tsuba firmata Nobuie, Higo tsuba e Koshirae, Tensho Koshirae, Edo tsuba, una lama di Gassan ed il famoso utsushi del meibutsu Yamatorige di Ono Yoshimitsu.

Sul blog dell’evento ulteriori foto ed info delle opere esposte: https://samuraiartexpo.com/blog/

Tutte opere che raramente si possono vedere in Occidente. Abbiamo avuto anche la fortuna di poter ammirare dal vivo le famose opere dello tsubashi Ford Hallam, tra le quali anche il suo strepitoso utsushi katsuhira’s tiger.

Massimo Rossi che osserva l’utsushi katsuhira tiger di Ford Hallam.

Tra gli stand abbiamo potuto osservare, e per qualcuno di noi comprare, opere di alto livello: kabuto, katchu, tōken, koshirae, kodogu, ceramiche, inro,  ukiyo-e ed altro ancora.

Enrico Ferrarese e Francesco Marinelli che osservano delle lame esposte.

Segnalo due artigiani inglesi dei quali abbiamo potuto osservare i loro lavori e sono rimasto impressionato dalla loro tecnica: David Thatcher e Mike Hickman-Smith, il primo restauratore di armature ed il secondo di koshirae ed urushi.

Stand di David Thatcher e Mike Hickman-Smith – Layout dell’Expo.

Abbiamo avuto il piacere di fare interessanti scambi di opinione con colleghi tedeschi, olandasi, francesi, inglesi, finlandesi, giapponesi e canadesi, nonché con i membri delle altre varie associazioni. Dopo un breve intervallo per la pausa pranzo,  la fiera è continuata spedita.

Continue letture ed istruttivi approfondimenti sono sempre stati proposti a ripetizione, con possibilità alla fine di domande in stile botta & risposta, ma pur sempre permettendo ai vari visitatori di poter continuamente passare da un’area all’altra. Il livello è stato adeguato sia per i più navigati che per gli appassionati di primo pelo, il dover assistere il tutto in lingua inglese non è stato un problema, dato che fortunatamente quando si inizia a studiare quest’arte si è costretti ad usare un linguaggio tecnico, quello giapponese, ormai ben noto a tutti noi. In ogni caso tutto è stato ottimamente corredato da un impianto audio-video, con slide e testi di accompagnamento, così che anche quando sfuggiva un qualche passaggio lo si poteva comunque recuperare.

Scatti durante le conferenze.

Questo il programma svoltosi:

10:15   Benvenuto ed Apertura Expo — Echard Kremers & Paul Bowman

10:30 – 11:15  Lettura 1   Ko-Ji Sukashi — Echhard Kremers

11:30 – 12:15  Lettura 2  Uchi-Zori — Graham Curtis

13:30 – 14:15  Lettura 3  Gokaden — Paul Bowman

14:30 – 15:00  Lettura 4  Kanayama (TBC)

15:15 – 16:00  Lettura 5  Tensho to Higo —  Mark Radburn

16:00 – 16:15  Lettura 6  Il nuovo Museo NBTHK — Hans Eschbaum

16:30 – 16:45  Lettura/Seminario  Introduzione al Kantei — Paul Bowman

16:45 – 17:30  Kantei e Spiegazione — Echard Kremers & Paul Bowman

La giornata, piacevolissima, è continuata anche oltre le mura della fiera, in quanto l’atmosfera che si era venuta a creare era talmente amichevole che si è materializzata la volontà di andare fuori a cena assieme con gli organizzatori e Presidenti delle associazioni, alcuni esponenti e lecteurs, così si è potuto continuare a godere di una gustosa e stimolante compagnia fino a serata inoltrata, quando poi ci si è divisi, e mentre alcuni sono ritornati in albergo, altri ne hanno approfittato per bersi una buona birra in centro di Utrech.

Niente di meglio di una cena tra amici, vecchi e nuovi, legati dalla semplice passione e voglia di stare insieme!

Centro di Utrecht.

La Domenica si è svolta parimenti con lo stesso interesse e si è avuto anche tempo per fare qualche acquisto, dato il buon rapporto qualità/prezzo degli articoli in vendita, ed anche poter chiacchiere con più calma con i dealer, tra cui anche il nostro buon Giuseppe Piva che esponeva importanti lame ed armature.

Stimolante e alquanto educativo è stata la sessione di kantei con ovviamente i nakago delle tōken esaminate coperto. Dovevamo analizzare tre lame con un solo minuto a disposizione per ognuna di esse, non è stato facile: una Ko Mihara den, una Hizen Tadayoshi Shodai ed infine una Bizen den. Al termine ognuno di noi ha potuto dire la sua a riguardo, guidati da Paul Bowman e Eckhard Kremers, è stato molto istruttivo e ci auguriamo che ci possano essere altre opportunità analoghe.

Alla fine della fiera, una volta recuperati i bagagli che avevamo lasciato nell’apposito guardaroba, ne abbiamo approfittato per andare a fare una passeggiata in centro alla vicina Amsterdam per poi rientrare, carichi e forti di una meravigliosa esperienza.”

Per essere stata la prima manifestazione del genere in Europa, con obiettivi ambiziosi, è stata sicuramente riuscita ed ha contato qualche centinaio di presenze.  Personalmente mi aspettavo un’affluenza maggiore di studiosi, collezionisti e curiosi, in particolare dall’Italia, comunque essendo la prima edizione posso immaginare che ci potessero essere persone scettiche, ora ci sono tutti i presupposti giusti per poter essere riproposta l’anno prossimo, migliorata, ingrandita e con più partecipanti.

Alcuni personali e piccoli suggerimenti per il futuro: conferenze e materiale didattico introduttivo sulle lama d’arte giapponese per le persone alle prime armi e curiosi; teche meglio illuminate per poter apprezzare con più facilità le caratteristiche delle lame esposte e didascalie più complete; faretti per avere la corretta illuminazione durante la sessione di kantei e quest’ultimo svolto su lame tutte firmate.

Che dire, come comunità italiana speriamo di riuscire a organizzarci meglio per l’anno prossimo, così da potervi partecipare in numero maggiore, magari coordinandoci per tempo.

Ancora un grazie agli organizzatori per il duro lavoro svolto in questi mesi e per averci accolto così calorosamente, è sempre un piacere rincontrare vecchi amici e conoscerne di nuovi da tutto il mondo.

Alla prossima Expo!

Maggiori info sul sito dell’evento: https://samuraiartexpo.com

Galleria Fotografica:

Nihontō no kanshō ed Elezioni del C.D.– 14 Aprile 2018, Sesto Fiorentino (FI)

Incontro primaverile

a cura di Gianluca Venier e Francesco Marinelli

Sabato 14 Aprile si è tenuto il primo incontro Kanshō del 2018, presso la Casa Guidi di Sesto F.no (FI).

Durante la mattina si è tenuta una conferenza, a cura di Massimo Rossi e Gianluca Venier, divisa in due parti. Nella prima parte è stato affrontato un percorso di ampio respiro sul tema dei cambiamenti sociali e culturali che si sono verificati in Giappone nel corso della sua storia, a partire dal periodo Heian fino alla Restaurazione Meiji.

La spada giapponese, con i suoi notevoli cambiamenti di forma ed aspetto che si sono resi evidenti nel corso dei secoli, è sempre stata figlia della cultura del periodo storico che l’ha prodotta, per questo è stato istruttivo provare a ripercorrere ed analizzare i momenti di grande cambiamento politico e sociale che hanno determinato il succedersi di committenze molto diverse tra loro, il modificarsi delle tecniche d’impiego sul campo ed il mutarsi del ruolo stesso della spada (e della figura dei forgiatori) di pari passo coi mutamenti della società cui è appartenuta.

L’excursus storico si è fermato al periodo della Restaurazione Meiji per introdurre, nella seconda parte della conferenza,  gli oggetti presentati per l’esame diretto, che sono stati selezionati per periodo storico; nello specifico, circoscritti al 1800.

Questi gli oggetti esposti:

Ko wakizashi hirazukuri, mumei. Attribuito a Naokatsu (metà del 1800)

Nagasa: 34,5 cm

Sori: 0,58 cm

Motohaba: 3,08 cm

Kasane: 0,75

Questo ko wakizashi hirazukuri, con iori mune, è attribuito a Naokatsu, figlio adottivo di Naotane e forgiatore molto apprezzato del periodo Shinshintō, attivo a cavallo delle ere Tenpo (1830-44) e Kaei (1848-64). La hada è costituita da mokume misto a ōitame e masame ed è ben visibile. L’hamon è su base notare, misto a midare e gunome. Il nioiguchi è brillante e ricco di nie. Vi sono kinsuji e muneyaki. Il bōshi è ko maru, kaeri fukai.

La lama è corredata di un origami Tokubetsu Kicho e di un sayagaki di Sato Kanzan.

Katana shinoji zukuri, firmata Dōtanuki Muneharu, datata Kaei 4 (1852)

Nagasa: 71 cm

Sori: 1,9 cm

Motohaba: 3,1 cm

Sakihaba: 1,75 cm

Motokasane: 0,7 cm

Sakikasane: 0,4 cm

Dōtanuki Muneharu è il figlio di Enju Tarō Munehiro, uno dei migliori esponenti della scuola Dōtanuki nel periodo Shinshintō. Un buona parte delle lame prodotte da Munehiro e la sua linea mostra uno stile che rievoca quello Bizen del periodo Oei, sia per quanto riguarda il sugata sia per l’aspetto della hada e le tipologie di hamon. In questo caso però la lama mostra uno stile che potremmo definire “eclettico”, tipico del periodo, in cui si mescolano assieme diverse tipologie stilistiche. Il sugata mostra un netto koshizori ed un monouchi abbastanza diritto, secondo i modelli più antichi, con chu kissaki allungato. Vi è un notevole funbari e la differenza tra motohaba e sakihaba risulta esasperata, addirittura superiore a quella che mediamente si trova nelle lame antiche. La hada è interamente composta da mokume compatto e ben visibile ed il metallo ha un aspetto brillante. Sul lato omote vi è un chiaro midare utsuri. L’hamon inizia con un midare koshiba lungo circa 6 cm, poi diviene suguha di media altezza, che si alza nei pressi dello yokote. Vi sono molti piccoli ashi, talvolta di tipo saka. Il bōshi  sul lato omote è sugu, komaru; su lato ura è quasi ichimai.

 

Tsuba firmata Naoaki (seconda metà dell’800)

Nobuie utsushi firmata Naoaki (kaō), allievo di Naokatsu (forgiatore, figlio adottivo di Naotane). Il tema rappresentato è kikka, “guscio di tartaruga”, con quadrati in rilievo. La patina è lucida, color cioccolato e dall’aspetto “sciolto”, che dona un tipico carattere wabi-sabi. La tsuba è corredata di origami N.B.T.H.K.

Dimensioni: 76,5 x 71

Spessore: al mimi 0,5 cm, al seppa dai 0,3 cm

Wakizashi shinogi zukuri, firmato Ichi Joshi Tadakuni (Tenpō Jidai, c.a 1844) con Higo koshirae

Nagasa: 39 cm

Sori: 0,8 cm

Motohaba: 3 cm

Sakihaba: 2,05 cm

Motokasane: 0,6 cm

Sakikasane: 0,5 cm

Questo Tadakuni è l’esponente di ottava generazione di una linea di spadai nata nella provincia di Inaba nei primi decenni del 1600. Tadakuni shodai (1576-1650) è stato allievo di Dewa Daijo Fujiwara Kunimichi, della scuola Horikawa, e si è spostato nella zona di Inaba (Tottori) dopo l’apprendistato. In seguito la scuola si è divisa in due rami, uno che ha seguito la linea diretta di Tadakuni ed un altro che ha seguito quella di Kanesaki (forgiatore di Mino trasferitosi ad Inaba). E’ interessante notare come questo particolare forgiatore abbia utilizzato, nella mei, lo stesso carattere Kuni utilizzato dallo shodai, probabilmente come segno di rispetto e di appartenenza alla principale linea di discendenza.

Il nagasa di questa lama è ridotto e le dimensioni generali sono in linea con la tipologia dei ko wakizashi shinogi zukuri del periodo.  La hada è ko itame piuttosto compatto, abbastanza visibile. L’hamon mostra yakidashi, fujimi midare e kobushigata chōgi conferendo nell’ insieme un aspetto  pittoresco e decorativo. Il bōshi è suguha con komaru e leggero hakikake.

La lama è corredata di uno splendido Higo koshirae con kodugu en suite, caratterizzati dalle loro forme morbide.

Jumonji Yari, firmata Tohi Shinryō eiko saku (c.a 1814)

Ha watari: 18,2 cm – 13,4 cm

Shinryō fa parte di una linea di forgiatori attiva nella provincia di Hizen a partire dall’era Tenna (1681-84).

Shinryō shodai, nel 1680, si spostò da Hirato (in Hizen) ad Osaka, dove diventò  allievo di Inoue Shinkai. Alla morte del maestro, nel 1682, rientrò a Hizen al servizio del clan Matsuura; prevedibilmente, molte spade di questo autore mostrano un evidente stile Osaka Shintō.

Questa jumonji yari è stata molto probabilmente realizzata dall’esponente di sesta generazione di questa linea di forgiatori che porta lo stesso nome, attivo nell’era Bunka (1804-18).

La hada è molto compatta con una notevole presenza di masame, com’è normale in tutte le lame con questo tipo di sugata (come pure nei ken). L’hamon è suguha con ko nie. Vi sono piccoli sunagashi e kuichigaiba ed il nioiguchi appare sottile e brillante.

Itomaki no Tachi Koshirae, probabile scuola Kano (fine ‘800)

Questa tipologia di koshirae risale al periodo Kotō e rappresenta una delle montature tipiche della spada  utilizzata a cavallo. Nei tempi in cui era previsto un concreto uso sul campo la saya di questi koshirae poteva essere dotata di una protezione supplementare contro gli urti in pelle di tigre (shirizaya) oppure poteva essere interamente ricoperta in cuoio (kawatsutsumi). Si tratta di un tipo di montatura sempre riccamente decorata, con i mon di famiglia realizzati in makie sulla saya e, dal periodo Edo in poi, viene impiegata fondamentalmente per scopi cerimoniali e di rappresentanza. Gli itomamaki no tachi koshirae d’epoca storica rimasti integri sono rarissimi mentre sono relativamente più reperibili quelli realizzati dalla fine del ‘700 in avanti, alcuni dei quali possono recare fornimenti metallici in oro massiccio. Nel periodo Meiji sono stati realizzati diversi esemplari di itomaki no tachi koshirae recanti i mon imperiali, il kiku a 16 petali e la paulownia, verosimilmente come dono simbolico  per quegli esponenti dei grandi clan giapponesi i quali, dopo l’abolizione dei titoli nobiliari, entrarono  a far parte del nuovo governo presieduto dall’Imperatore.

Il koshirae esposto  appartiene molto probabilmente a questa categoria e mostra una fine lavorazione delle parti metalliche, che sono in shakudo, con un nanako di alta qualità e parti dorate realizzate mediante un particolare tipo di zōgan. Il colore e la finitura della lacca impiegata per la saya è leggermente differente rispetto a quello più consueto e mostra grande somiglianza con quella di alcuni koshirae realizzati da Kano Natsuo , compreso quello celeberrimo, realizzato nel 1872, per “rivestire” la chokutō imperiale Ryusuiken. Questo elemento, assieme alla qualità complessiva della lavorazione, portano a supporre che questa montatura possa essere stata realizzata a Edo, alla fine del 1800, nella bottega di Kano (in cui vi erano, nel 1890, più di 60 lavoranti).

Benchè la saya sia lunga 76 cm lo spazio interno è su misura per accogliere una lama di appena 62 cm. Nel caso specifico si tratta di una lama Kotō suriage ma non è raro che in questo tipo di montatura vi siano lame ubu  coeve, ossia realizzate alla fine dell’800, che mostrano comunque l’aspetto delle lame di Corte più antiche (piccole, sottili ed eleganti) a conferma del preciso significato simbolico che questa tipologia di oggetti rappresentava in quel particolare periodo storico.

Questo koshirae mostra evidenti segni di uso ma non è facile stabilire in quali occasioni possa essere stato effettivamente impiegato. Le fonti iconografiche, stampe e fotografie dell’epoca, rappresentano perlopiù eventi  ufficiali nei quali si vede come tutti i grandi funzionari di governo, Imperatore compreso, vi presenziassero indossando uniformi e spade di tipo militare, le quali seguivano lo stile tipicamente occidentale in voga nel periodo. Tuttavia vi sono fotografie e ritratti ad uso privato che raffigurano talvolta il capofamiglia, o il primogenito, in abiti tradizionali e spade con koshirae classici. Un altro evento che poteva prevederne l’uso era il Daimyō no Gyōretsu, una sorta di “parata storica” (che si tiene tutt’ora annualmente in varie località del Giappone) che, durante il periodo Meiji, si svolgeva nel quartiere di Ginza a Tōkyo e rievocava il corteo dei daimyō che, ai tempi del bakufu, ogni anno venivano nella capitale a rendere omaggio allo shōgun (oltre a lasciarvi qualche membro della famiglia “in ostaggio”, in modo da vanificare ogni eventuale progetto di ribellione). I partecipanti alla parata vestivano abiti, armature e spade tradizionali e recavano con sé anche guardie, servi e tutti i bagagli che sarebbero serviti per un vero viaggio. Nei documenti dell’epoca si racconta come questo fosse uno degli eventi cittadini più importanti e che fosse seguito, ogni anno, da un grandissimo pubblico.

Fuori dal contesto del tema della conferenza è stata presentata una lama che è stata donata alla INTK, già qualche anno fa, da Yoshindo sensei come pegno di amicizia e stima nei confronti della nostra associazione. Si tratta di un oggetto che molti di noi già conoscono bene ma che ci onoriamo di esporre periodicamente, in quanto patrimonio di tutta la nostra comunità.

Wakizashi hirazukuri, fimato Kokaji Yoshindo Tsukuru kore, datato Heisei ju nana nen yon gatsu kitsu jitsu (un giorno fortunato del quarto mese del 17° anno dell’era Heisei, Aprile 2005)

Nagasa: 46,2 cm

Sori: 0,85 cm

Motohaba: 3,75 cm

Motokasane: 0,71 cm

Questo wakizashi mostra un sugata hirazukuri piuttosto ampio, con iori mune e bō hi. La politura è stata realizzata dal togishi mukansa Takaiwa sensei, in uno stile sashikomi che enfatizza l’hamon in midare gunome misto a chōji e togari, con ko nie. Vi sono ko sunagashi, inazuma, kinsuji, ashi, saka ashi e tobiyaki. La hada è un ko mokume molto compatto e si nota un vivido utsuri. Il bōshi è in midare komi con kaeri fukai.

Nel pomeriggio (anche quest’anno ringraziamo i volontari della struttura di Casa Guidi per l’ottimo pranzo che ci hanno preparato: un mix di sapori tipici toscani e di Amatrice!) si è aperta, come da programma, l’assemblea dei Soci in cui si è discussa e poi approvata la revisione dello Statuto (che potrà essere visionato a breve online, nella sezione dedicata).

A seguire si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo.

Questi gli eletti:

Presidente: Gianluca Venier

Segretario Generale: Massimo Rossi

Vicepresidente: Vittorio Donanzan

Consigliere: Stefano Verrina

Consigliere: Renato Martinetti

Consigliere: Luciano Ciaperoni

Consigliere: Francesco Marinelli

Un ringraziamento particolare ai Soci che hanno presenziato alle elezioni e a coloro i quali, non potendo essere presenti di persona, si sono premurati di inviare le loro deleghe. La percentuale di votanti è stata particolarmente alta, come pure i candidati al ruolo di consigliere; contiamo che questa rinnovata partecipazione sia il preludio per un più forte spirito di condivisione di studio e di esperienze, nel campo che ci appassiona.

Grazie a tutti !

Galleria fotografica:

(scatti di Francesco Marinelli, Enrico Ferrarese e Marco Pingitore)

Nihontō no kanshō – 27 Maggio 2017, Sesto Fiorentino (FI)

Kanshō: studio della Tōken – Incontro di Primavera 2017

di Marco Pingitore

Un’immersione nella scuola Mino

Sabato 27 Maggio nella sede storica di Casa Guidi a Sesto Fiorentino si è svolto il Kanshō di primavera 2017 della I.N.T.K. I temi trattati sono stati i seguenti:

“Meibutsu: tra storia e leggenda” a cura di Gianluca Venier

“Mino den:  la sua origine ed i protagonisti che l’hanno resa famosa” con Massimo Rossi

Lasciatemi però iniziare il racconto lodando l’organizzazione riuscita grazie anche al felice contributo di Francesco Marinelli e Manuel Coden i quali, già dal precedente incontro, si sono fatti carico di ottenere (finalmente) un proiettore, relativo schermo e redigere la dispensa sulla scuola studiata, grazie ai quali le presentazioni hanno letteralmente preso il volo. Da anni si sentiva l’esigenza di qualche ausilio in più nelle presentazioni e finalmente, grazie a tutti, ce l’abbiamo fatta.

Dicevamo degli argomenti della giornata. Su tutto, credo che l’idea di concentrare le presentazioni su solo due macro argomenti (di cui uno nello specifico della scuola Mino) sia stata vincente.

Il toccare con mano quanto ci sia di vero e quanto sia leggenda nella creazione di una meibutsu passando attraverso sì le caratteristiche tecniche dei forgiatori, ma anche attraverso alle loro vicende umane ha dato una connotazione nuova nella comprensione del fenomeno; e ancora, non a caso, il parlare di una sola specifica Scuola, attraversando i diversi periodi storici, ha sicuramente e decisamente contribuito ad aiutare ad inquadrare meglio l’argomento e fissarne le specifiche differenze qualitative.

Ma andiamo nell’ordine, innanzitutto la presentazione di Gianluca Venier si è riconfermata, se mai ce ne fosse stato bisogno, interessante ma soprattutto piacevolissima. Gianluca ha saputo fondere l’argomento con aneddoti e spiegazioni che hanno fatto sì che l’esposizione non risultasse mai tediante. Un ottimo approccio pedagogico come mi è già capitato di dire. Non è la prima volta che Gianluca dimostra di possedere le giuste qualità di oratore su argomenti nel settore della Storia dell’arte (e le Nihontō ne fanno decisamente parte). Del resto non potrebbe essere diversamente avendo studiato questo settore all’Università, ma la sua capacità espositiva è un dono a parte dalla quale attingere a piene mani. Posso solo chiedere a Gianluca di continuare su questa strada perché abbiamo tutti un gran bisogno di relatori preparati e stimolanti.

I meibutsu esposti sono stati:

Dojigiri Yasutsuna, Mikazuki Munechika, Daihannya Nagamitsu, Koryu Kagemitsu, lo yoroi di Honda Tadakatsu, Tonbo Giri, lo yoroi di Masanori Fukishima, Fukushima Kanabo e lo Oni-Hocho.

Successivamente è stata la volta di Massimo Rossi (sul quale non c’è bisogno di presentazioni) con la sua trattazione a 360 gradi sulla scuola Mino, supportato talvolta anche da Marinelli e Coden i quali grazie ad una serie di slides comparative (stupende ad esempio le differenze del nioi guchi tra le scuole Mino e Bizen) hanno messo Massimo nella condizione di sviscerare al meglio le peculiarità della Scuola stessa.

Sono state messe a disposizione lame della Mino den, Kotō, Shintō e Shinshintō, sulle quali è stata impostata la discussione del Kanshō e sulle quali Massimo si è destreggiato con la solita proverbiale perizia nell’esposizione.

Le lame presentate in ordine sono state:

Mumei att. Kanefusa (Muromachi), Kanemasu, Kodai Kanemoto  (tardo Muromachi), Kanetsune (tardo Muromachi), Mumei att. Kanetsune (tardo Muromachi), Unshū ju Kanetsune (primo Shintō), la sezione di un tantō di Kanemichi, Mumei utsushi Shinshintō, Tanba (no) kami Fujiwara Terukado, Mumei att. Kanetsune, Kanetsuru, lama Shinshintō in stile Muramasa (gimei).

Questo il filmato della descrizione delle lame esposte:

La presenza di reperti così numerosi della Scuola (attraverso i secoli che l’hanno vista crescere) ha davvero fatto sì di imprimere una chiara idea sulle caratteristiche della Mino den, una scuola che peraltro spesso (e forse a torto) è stata sottovalutata rispetto alle altre Gokaden.

Non voglio sminuire tutte le precedenti edizioni ma, fra quelle a cui mi è capitato di partecipare, devo dire che questa è stata tra le migliori.

Un bell’esempio di preparazione collettiva di un evento dove la didattica e la collaborazione (soprattutto) l’hanno fatta da padrone.

Da parte mia (e credo senz’altro anche da parte di tutte persone intervenute all’evento) un’esortazione a continuare su questa strada, visto che me ne sono tornato a casa arricchito di conoscenze e maggior consapevolezza sulla scuola Mino come mai mi era capitato.

A rivederci quindi alle prossime edizioni con questa giusta e sempre più decisa politica divulgativa.

Galleria fotografica:

(a cura di Francesco Marinelli)

Un sentito ringraziamento anche alla Sig.ra Gianna per averci preparato un buon pranzo toscano.

INTK Database

Siamo orgogliosi di annunciare che INTK ha realizzato un nuovo servizio sul suo sito internet, che permetterà ai soci di usufruire di un completo database per le ricerche, basato su diverse fonti.

Nel ringraziare pubblicamente il nostro socio Enrico Ferrarese che ha realizzato questo lavoro unico e ha dimostrato un impegno encomiabile, vi lascio alla sua presentazione:

~ I.N.T.K. Database ~

L’I.N.T.K. Database (DB) è un sistema online su piattaforma wordpress, pienamente operativo e in costante fase di sviluppo, attualmente in grado di archiviare, gestire, presentare e correlare informazioni su forgiatori e relative mei, lame, scuole di forgia, antiche province e kantei N.B.T.H.K..

Il DB è basato fondamentalmente su alcune risorse online (lo Swordsmith Index e lo Swordbase Database) del sito web Nihonto Club (https://nihontoclub.com/about), e con esse condivide per ora la maggior parte delle informazioni, ma il progetto è quello di sviluppare una banca dati del tutto indipendente, maggiormente interattiva ed integrabile con altre informazioni e forme di dati (ad esempio discussioni ed articoli del nostro forum).

Questo con lo scopo di poter offrire a tutti i soci I.N.T.K., vecchi e nuovi, un accesso chiaro ed immediato ad alcuni dati ed archivi del mondo delle tōken, ed a tutta una serie di informazioni utili, sia in una prima fase di studio che per successive consultazioni, o come base per approfondimenti individuali.

Sebbene per ora il DB contenga ancora alcune imprecisioni, figlie dei dati originali, è attualmente in corso una totale verifica dei dati inseriti ed trascritti dai due volumi del Nihon Toko Jiten di Yoshio e Matsuo Fujishiro (FS), raffrontandoli con le edizioni originali del ‘78/’79. Ciò con l’intenzione di aggiungere una serie di correzioni ed integrazioni relative soprattutto al ranking FS, al ranking di taglio secondo FS ed alle informazioni testuali (in futuro gli oshigata), attualmente mancanti od errate negli archivi di origine, che secondo il curatore di Nihonto Club sono stati verificati in almeno una delle seguenti fonti:

·         Hawley’s Japanese Swordsmiths di W.M.Hawley (Inglese)

·         Tōkō Taikan di Kazuo Tokunō (Giapponese)

·         Nihon Toko Jiten di Matsuo Fujishiro (Giapponese, Inglese)

·         Nihonto Meikan di Junji Honma (Giapponese)

Attualmente il DB archivia dati su oltre 12.300 forgiatori, 115 scuole, 1.115 lame, include un indice di tutti i kantei NBHTK affrontati sul forum ed una mappa interattiva dell’antico Giappone dopo la Restaurazione Meiji e con l’esclusione dell’Isola di Hokkaidō.

Sono inoltre in fase di progettazione un indice/vocabolario, nuove schede di lame importanti, percorsi di approfondimento ed altro ancora …

~ LOGIN ED ACCESSO ALL’ I.N.T.K. DATABASE ~

Il DB, consultabile all’indirizzo web www.intk-token.it/database, è stato pensato di libero e completo accesso solo per i soci attivi di I.N.T.K. .

Per potervi accedere in maniera completa quindi, è necessario essere iscritti a INTK e contattare Simone Di Franco via mail (difranco@intk-token.it) o pm sul forum di I.N.T.K. e richiedere di essere abilitati.

L’utente con cui collegarsi sarà uguale alla e-mail che userete per comunicare mentre la password dovrà essere scritta da voi nel messaggio di richiesta.

Andando all’indirizzo o semplicemente cliccando sui link presenti in alto sul forum e nelle home page del sito, potrete inserire utente (la solita mail) e la password che avete scelto qui:

Senza nome.png

Una volta inserite verrete automaticamente portati alla pagina principale del database.

“Meibutsu: spade leggendarie dell’antico Giappone” – 11 Aprile 2017, MAO di Torino

(Evento a cura di Gianluca Venier e Simone Di Franco di I.N.T.K.)

“Tra le spade realizzate in Giappone nel corso di mille anni ve ne sono alcune assolutamente particolari e preziose, denominate meibutsu.

Il termine significa letteralmente “speciale” ed è riferito a qualcosa che rappresenti il  carattere specifico di una tradizione ma che,  allo stesso tempo, abbia colpito in maniera permanente la fantasia e la memoria popolare.

Le spade meibutsu, infatti, non soltanto sono state realizzate dai più importanti forgiatori del loro tempo ma portano con sé il ricordo di eventi memorabili, leggendari o reali, di cui sono state protagoniste. E, come elemento distintivo, hanno un “nome proprio” con cui vengono ricordate e che le distinguono da tutte le altre. I nomi sono epiteti popolari che fanno riferimento a una particolare storia o a un possessore famoso della spada, oppure a una qualche caratteristica materiale o simbolica. Come ad esempio la “Daihannya” di Nagamitsu (forgiatore di Bizen), il cui nome evoca sia il valore oggettivo della lama (calcolato in 600 kan nel 1400) sia il Dai Hannya Kyo, ossia il “Grande Sutra della Saggezza” (Prajnaparamitasutra) che è scritto su 600 rotoli di carta.

Le meibutsu sono state possedute dai più importanti personaggi politici della storia del Giappone, sin dal periodo Heian (794-1185 d.C.). Sono state tramandate per generazioni e sono passate, spesso come omaggio, tra le più influenti famiglie del Paese.

Ripercorrere brevemente la storia di queste spade offre l’occasione per accennare ad  alcuni degli eventi più significativi della storia giapponese, come pure ad alcuni dei personaggi più famosi. Ma offre anche lo spunto per narrare vicende ed aneddoti (talvolta ironici, talvolta macabri) che sono entrati nella memoria popolare dei giapponesi.”

Ringraziamo l’utente del forum Guascone per il resoconto.

La conferenza ha avuto  inizio alle ore 18.00 nella Sala Conferenze del MAO, in Via San Domenico 11 (TO) ed è stata un’interessante disamina sui più famosi Meibutsu e sulla storia dettagliata di alcuni di loro.

Attraverso il racconto della loro storia è stato dimostrato come il valore di alcuni oggetti, in particolare le spade (e lance), trascende dalla loro natura, acquisendo un valore simbolico o addirittura mistico spesso legato a leggende ad essi attribuite tramandate nei secoli. Alcuni di loro acquisiscono un anima che, con l’uomo come tramite e custode, li rende immortali.

Meibutsu menzionate:

Dojigiri, Mikazuki, Sasanuki, Tonbogiri, Otegine, Nihongo, Oni no Ocho, Daihannya, Kannagiri, Monoshizao.

Per mezzo di questa analisi, è stato spiegato come le lame sono diventate per i giapponesi un simbolo che ha permesso la loro preservazione fino a farle arrivare ai giorni nostri come se fossero state forgiate ieri.

Al termine della conferenza durata circa un’ora, siamo poi saliti nella sala del MAO dove sono esposte alcune lame e koshirae. Sono ancora stati spiegati alcuni aspetti della loro realizzazione e sulle differenze dei loro stili.

Tra le lame esposte è stato per me un enorme piacere vedere una Sukesada leggermente antecedente alla mia come periodo storico.

Galleria fotografica, scatti a cura del MAO:

Allestimento della nuova teca e pulizia della lama a cura del nostro socio Renato Martinetti al MAO di Torino.

SAMURAI tra passato e presente – Novara 5-27 Maggio 2012

SAMURAI tra passato e presente

5 – 27 Maggio 2012

di Andrea Saratti e Francesco Marinelli

Foto di Giorgio Movilli, Andrea Fantuzzi, Manuel Coden e Francesco Marinelli

Organizzata a latere dei mondiali di Kendō novaresi, ha riscosso il favore del pubblico la splendida mostra di lame antiche e di antiche armature giapponesi, organizzata dalla I.N.T.K. (Itaria Nihon Tōken Kyōkai – Associazione italiana per la Spada Giapponese) in collaborazione col Comune di Novara e con la CIK – Confederazione Italiana Kendō, dall’interno del salone dell’Arengo del palazzo del Broletto di Novara, un edificio del XIV secolo nel centro città con un grandissimo cortile dove è stata organizzata, sempre a cura della I.N.T.K. una “perla” ovvero il “sunobe”, l’allungamento mediante calore e martello, di una katana da parte di sensei Yoshindo Yoshihara.

Ma andiamo con ordine, la mostra si apriva con un bellissimo colpo d’occhio sull’ampio e storico salone, interrotto da modernissime strutture in acciaio come separatori di spazi, con una armatura antica affiancata da una armatura da Kendō a significare come dalla via militare alla via sportiva il passo sia stato breve e come lo sport di oggi sia diretta emanazione dell’arte guerriera di un tempo. Nelle varie teche, tra splendide armature antiche, si potevano osservare elmi e menpo (maschere di ferro da indossare con l’elmo che avevano il triplice obbiettivo di terrorizzare il nemico, di proteggere in volto e di funzionare come il sottogola dei caschi moderni) foderi, saya, di spade e tsuba, la guardia della katana, vere opere d’arte miniaturistica ed orafa, e ben quarantaquattro lame che andavano dalla seconda metà del trecento fino ai giorni nostri. Le spade, lunghe come le katana ed i tachi, medie come i wakizashi, e corte, i tantō, erano divise in varie vetrine illuminate in modo da rendere estremamente godibile la bellezza e la tecnica di forgiatura delle spade stesse rendendo facilmente leggibile la hada, la tessitura dell’acciaio forgiato con molte ripiegature a dare una struttura del metallo composta di migliaia di strati che costituisce la firma dello spadaio in quanto ogni scuola ed ogni artista forgiatore aveva il suo modo di ripiegare e martellare il metallo nella forgia a dare dei disegni che ricordano le venature del legno.


16 lame “antiche” Kotō (fino al 1596), 16 “nuove” Shintō (1596-1781) e 8 “nuove nuove” Shinshintō (1781-1876) ed 8 “moderne” Gendaitō (il suffisso tō vuol dire appunto spada, Ko è antico, Shin è nuovo e così via) erano accompagnate da 4 lame prodotte ai nostri giorni dal maestro Yoshindo Yoshihara, tesoro vivente della prefettura di Tōkyō e uno de massimi esponenti dell’arte della forgiatura della spada oggi attivi.

Se non siete riusciti a visitare la mostra eccovi un video realizzato a livello amatoriale, ma che speriamo sia venuto abbastanza bene, essendo completamente “first shot” .
Tra le vetrine e i cartelloni, il nostro Simone Di Franco spiega gli aspetti principali della spada giapponese e svela qualche piccola chicca sui pezzi esposti.

In fondo alla pagina potrete trovare la galleria fotografica completa della mostra.

Occasione unica è stata offerta i giorni 19, 20 e 21 Maggio, quando il maestro Yoshindo in un angolo del cortile del palazzo del Broletto ha montato una forgia tradizionale con un mantice costruito in legno e carta dotato di due sportellini sempre lignei di presa dell’aria che si chiudevano con un caratteristico tic… tic che cambiava al ritmo imposto dal maestro per aumentare il calore nella forgia.
Circondato da una vera e propria folla di curiosi e appassionati il maestro, vestito in abiti tradizionali da lavoro, ha messo nella forgia un pezzo che si era portato dal Giappone già pronto per l’operazione di “sunobe”, ovvero, come già detto, di allungatura e sagomatura della spada. Nella penombra della sera incipiente utile per poter apprezzare meglio il colore del pezzo estratto dalla forgia e per poter così valutare il suo stato di riscaldamento, e nel silenzio quasi religioso degli astanti tic… tic… tic.

Tictictictic ed il pezzo esce incandescente e si posa sull’incudine ed il martello comincia il suo lavoro, sprigionando scintille e piccoli scoppi di acqua con cui è stata bagnata l’incudine per mitigare il suo riscaldamento. E piano piano la spada prende la sua forma con le sue geometrie quasi già perfette!!! Il martello ha la testa asimmetrica ed è assolutamente sbilanciato cosa che gli dona una sorta di maggior precisione e maggior potenza del colpo. L’opera si protrae per un paio di ore accompagnata dalla esposizione delle varie fasi con le spiegazioni per il pubblico a cura di un esponente della I.N.T.K. su indicazioni di un amico del maestro, il sig. Leon Kapp americano e politore di spade; il maestro Yoshindo apparentemente non fa alcuna fatica, ma il si martello pesa almeno 1 chilo e mezzo ed il maestro è vicino ai settanta anni di età e la fine delle operazioni, come da programma, è rinviata alla sera seguente.

E’ domenica ed il pubblico è ancora più numeroso nonostante il tempo non sia dei migliori; con altre due ore di lavoro la katana ha assunto la sua forma definitiva, ma la parte forse più interessante è la sera seguente il lunedì, dove il maestro fa lo yakiire ovvero crea lo hamon, quel particolare disegno presente sulle spade giapponesi che è dato da una tempera differenziata del tagliente e del dorso della lama.

Mentre la forgia si scalda con un tempo infernale sotto un diluvio di acqua a malapena protetta da un gazebo provvidenziale il maestro con grande pazienza stende sulla lama grezza due tipi di argilla refrattaria di diverso colore e spessore e segnando la zona vicino al tagliente con dei tratti dritti, obliqui in un senso o nell’altro che daranno poi il disegno finale che per il momento è presente solo nella mente del maestro.

Dopo una attenta asciugatura la lama è posta nella forgia e ricomincia il tic… tic… tic del mantice mentre il pubblico piano piano cessa ogni brusio e l’oscurità della sera avanza. Tic… tic… tictictitictitic titic sempre più veloce la spada esce, incandescente nell’oscurità magnetica nella sua magia agli occhi di tutti che non sentono più nemmeno la pioggia che continua a cadere, ma il maestro non è contento, la rimette nel fuoco e di nuovo col mantice tic e tic e tic; finalmente la lama esce dalla forgia e con un movimento rapido dopo una minuscola impercettibile sosta in aria entra nell’acqua sfrigolando. Ora cosa accade, nell’acqua la spada si raffredda in modo diverso, prima il tagliente, più sottile e con un refrattario che trasmette la temperatura più velocemente comincia a “tirare” la lama che si piega verso il tagliente, ma subito dopo il dorso della lama il cui raffreddamento è si più lento, ma anche più lungo prende il sopravvento e “tira” la lama dando quella forma caratteristica della spada giapponese. All’interno del metallo la parte del tagliente acquista una struttura martensitica con una sorta di cristallizzazione differente dal dorso, perlitico, e la differenza di queste due zone da il disegno caratteristico dello Hamon. Il risultato finale è una lama elastica per la sua struttura interna, ma durissima sul tagliente, giustamente famosa come la migliore del mondo è la Katana.

Dopo questo passaggio la lama passa alle cure del maestro politore, il togishi, che tratta la lama con pietre particolari di grana sempre più fine ed in circa quindici giorni di duro e continuo lavoro porta la spada allo splendore finale. In questo evento abbiamo avuto il piacere di ospitare anche il togishi Naoki Karita, allievo del famoso sensei Okisato Fujishiro e figlio di sensei Naoji Karita. Anche le lame antiche, prima di essere esposte, passano dal togishi che ne ravviva la superficie ed in tutti i musei del mondo le spade sono così presentate in modo che si possa leggere agevolmente la tessiture, hada, ed il disegno, hamon, creati dall’artista.
Simbolo stesso dello spirito dei Samurai ancora oggi la Katana è quasi venerata, a tal punto che in occasione della nascita della sua nipotina l’Imperatore ha donato alla neonata una bellissima spada.

Queste le immagini della lama temprata in questo evento, successivamente polita da Massimo Rossi:

In fondo alla pagina potrete trovare la galleria fotografica completa dell’esibizione.

In questi tre giorni c’è stata anche la possibilità di assistere a dimostrazioni di politura tradizionale giapponese (togi) su alcune lame antiche da parte del sopra citato Naoki Karita e dal nostro Segretario Massimo Rossi.

Contemporaneamente è stato presentato il nuovo libro del Maestro Yoshihara, Mr. Leon Kapp, e delle loro rispettive mogli, dal titolo “The Art of the Japanese Sword”. Molti partecipanti hanno approfittato per acquistarne una copia autografata.

Galleria fotografica del Museo:

Galleria fotografica dell’esibizione:

Nihontō no kanshō – 19 Novembre 2016, Sesto Fiorentino (FI)

Incontro autunnale

a cura di Manuel Coden e Francesco Marinelli

Sabato 19 Novembre presso la consueta location di Casa del Guidi di Sesto Fiorentino, si è tenuto l’ultimo incontro dell’anno 2016.

Foto di gruppo I.N.T.K. (se pur non al completo).

L’incontro è stato caratterizzato da un programma estremamente interessante e completo, la partecipazione è stata considerevole con oltre 30 presenti (tant’è che le dispense preparate non sono state sufficienti), alcuni dei quali persino da Sicilia e Sardegna.

Con un leggero ritardo per attendere alcuni soci rallentati dal maltempo si è dato inizio all’evento partendo dalla proiezione di un video in cui il nostro Massimo Rossi ha guidato i partecipanti in tutte le fasi della politura di un wakizashi firmato Terukado, che era possibile visionare anche dal vivo. Massimo ha poi introdotto la lama descrivendo la scuola e sottolineando la fortuna che abbiamo avuto a poterla apprezzare, in quanto le lame di questo autore non sono molte nel mondo delle nihonto.

Sempre il nostro Segretario ci ha introdotto alla scuola Shitahara, scuola della provincia di Musashi, rinomata per produrre lame di eccellenti qualità come armi da battaglia. Era inoltre presente come esempio della scuola una Naginata, da lui recentemente polita, firmata Bushu Masashige (vedi foto sottostanti).

La parola è poi passata a Manuel Coden e Francesco Marinelli che ci hanno introdotto alla scuola Shimada, il cui principale esponente fu Sukemune, inventore del Osoraku zukuri, del quale erano presenti ben due lame portate dai relatori, oltre ad un Osoraku tanto di fattura moderna.

Foto del tantō e del katate uchi firmati da Sukemune

A seguire Gianluca Venier ha tenuto un’interessante riflessione sui tachi sugata tra Heian e Kamakura, proiettando molti esempi e fornendo anche un ripasso su alcuni termini fondamentali che a volte non vengono presi sufficientemente in considerazione, ma che sono basilari per comprendere più a fondo le lame di quel periodo.

Immagine della tachi recante la più antica data: jūyō bijutsuhin, nagasa di 82.5 cm, nakago ubu, mei e nengo in kakikudashi “Yukimasa” (行正) – “Heiji gannen hachigatsu futsuka” (平治元年八月二日) (2 Agosto 1159). Sull’altro lato porta inscritto “Kuniyasu” (国安), non è chiaro, ma si ritiene che sia il nome del proprietario di quel tempo.

Nella foto sottostante sul katanakake potete osservare sotto un utsushi in stile Kamakura e sopra una tachi suriage attribuita alla scuola Ko Naminohira di circa 800 anni fa!

Dopodiché  è stato il tempo di prendere una pausa ed i soci si sono goduti un ottimo pranzo a buffet con leccornie locali e come piatto principale polenta con una scelta di sughi.

Con la pancia piena i partecipanti hanno poi assistito alla presentazione del nuovo Data Base online I.N.T.K. a cura di Enrico Ferrarese, un’eccellente piattaforma di studio e ricerca che sarà presto disponibile per tutti i soci e che sarà sviluppata ulteriormente con il contributo di tutti gli utenti, che diventerà un punto di vanto per tutta l’associazione.

C’è stata anche l’occasione per visionare le lame portate dai soci delle quali avevamo parlato nei mesi sul nostro Forum.

Per concludere è stato un incontro estremamente interessante, grazie sopratutto al lavoro di squadra dei relatori ed alla partecipazione attiva dei presenti. Questo fa ben sperare per il vicino futuro dell’associazione e con il contributo di tutti i contenuti saranno ancora migliori nei prossimi eventi.

Grazie a tutti e alla prossima!

Galleria fotografica:

(Foto del nostro socio Roberto Rovere)

Ko kaji no togishi, la politura, aspetti tecnici – 4 Ottobre 2016 – Museo d’Arte Orientale – Ca’ Pesaro di Venezia

KO KAJI NO TOGISHI AL MAO DI VENEZIA

Foto da Cod

(A cura di Manuel Coden)

In occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone, il Museo d’Arte Orientale – Ca’ Pesaro di Venezia, organizza una serie di eventi dedicati al Paese del Sol Levante dal titolo: UN BELLISSIMO CANTUCCIO DEL MONDO – Incursioni nella cultura giapponese per i 150 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone”.

Tra gli eventi proposti, martedì 4 Ottobre si è svolta la conferenza Tōken: L’arte della spada giapponese, Ko kaji no togishi, la politura, aspetti tecnici ”, organizzata da I.N.T.K. ed esposta dal nostro segretario Massimo Rossi.

DSC_0027 - Copia - Copia

Nel corso della giornata è stato possibile per i soci visitare la splendida collezione del museo prima della conferenza. Per chi non lo sapesse il museo ospita una delle maggiori collezioni al di fuori dal Giappone di lame con relativo koshirae oltre a un gran numero di tsuba e diverse armature. Tanti sono i pezzi raccolti dal Principe Enrico II di Borbone che solo un terzo è attualmente esposto.

I visitatori sono accolti da due scalinate con ai lati due file di yari e naginata, intramezzate da un pianerottolo in cui, conservate in due vetrine, si trovano 6 yoroi di epoca tardo Edo.

Salite le scale in diverse sale si trovano decine di koshirae di alta qualità (i quali a quanto pare contengono tutti la relativa lama) ed una vetrina con 15 lame che furono polite negli anni 70, ma che purtroppo a causa della scarsa manutenzione nel corso degli anni mostrano segni di ruggine ed opacità che ne riducono la facilità di studio.

A questo proposito I.N.T.K. ha trovato nella nuova gestione della Dott.ssa Marta Boscolo, curatrice del museo, la disponibilità e l’interesse nel conservare propriamente questo patrimonio, creando le basi per future collaborazioni in sinergia, una volta sistemate le solite problematiche burocratiche.

Si è poi passati all’esposizione della conferenza del nostro Massimo Rossi.

In una sala adiacente a quelle delle vetrine si sono accomodati gli appassionati sia italiani che stranieri.

Si è iniziato con una breve introduzione su quello che la politura, togi, rappresenta e sulla stretta collaborazione e rapporto di reciproca fiducia tra politore e forgiatore, togishi e kaji.

Successivamente è stato proiettato un video, realizzato da Massimo Rossi e Francesco Marinelli, in cui vengono mostrate passo-passo tutte le fasi del togi di una nihonto, in questo caso di un wakizashi di Tanba no Kami Fujiwara Terukado, che poteva essere ammirato anche dal vivo.

Dopo la proiezione, Massimo ha spiegato più in dettaglio le problematiche e il profondo studio necessario alla corretta politura, che vanno dalla tecnica alla semplice scelta delle pietre da utilizzare, che nella realtà è qualcosa di tutt’altro che banale in quanto ogni lama è unica e risponde diversamente durante il processo.

Terminata la conferenza gli ospiti hanno potuto toccare con mano le pietre usate nelle fasi finali del togi ed ammirare da vicino la splendida lama protagonista del video.

Per concludere tutte le parti sono rimaste molto soddisfatte della giornata e della genuina passione riposta in questi oggetti carichi di storia e fascino.

Le basi per futuri stretti rapporti tra l’associazione e il museo sono state poste e le premesse fanno ben sperare per poter vedere questa collezione al suo meglio in un futuro.

A seguire i dati della lama e foto di alcune fasi di politura.

Wakizashi Periodo Shintō (1658-1684) Provincia Mino

Mei: Tanba (no) Kami Fujiwara Terukado (丹波守藤原照門)

Oite Seki (ni) Tessui (wo) Motte Kore (wo) Tsukuru (於関以鉄粹作之) “Realizzata a Seki utilizzando metallo purissimo”

Nagasa: 50.3 cm

Sori: tori 0.71 cm

Moto-haba: 2.92 cm

Saki-haba: 1.93 cm

Kasane: 0.72 cm

Saki-kasane: 0.42 cm

Di seguito foto del museo e del evento:

Sayonara party con Yoshindo Yoshihara Sensei – 26 Settembre 2016 – Sesto Fiorentino (FI)

di Francesco Marinelli

Lunedì 26 Settembre, nella solita accogliente Casa Guidi di Sesto Fiorentino (FI), abbiamo organizzato un evento un po’ inusuale per la nostra Associazione, un “Sayonara Party” con Yoshindo Yoshiara sensei, Leon Kapp, rispettive mogli e la famosa artista coltellinaia Harumi Hirayama.

Abbiamo approfittato della loro vacanza in Italia per fare un incontro informale presso la nostra usuale location, considerando il giorno lavorativo ha riscosso un buon successo con i soci che hanno partecipato da tutta Italia.

E’ stato organizzato un grande pranzo a buffet, che variava principalmente dai prodotti tipici toscani, umbri, marchigiani ed in particolare delle zone terremotate, che è piaciuto molto a tutti.

Nel pomeriggio non è mancato il tempo per fare quattro chiacchere coi nostri ospiti, tra cui presente anche l’amico Francesco De Feo, dalle domande inerenti alla forgiatura della nihontō, ko tsuba, kantei, ed è stato presentato un bel wakizashi, polito egregiamente da Massimo Rossi, che verrà esposto durante la conferenza dell’evento del 4 Ottobre presso il Museo Ca’ Pesaro di Venezia.

Ci è anche stato brevemente presentato il loro ultimo progetto ultimato solo 2 settimane fa, il DVD in altissima definizione 4K dal titolo “4K KATANA PROJECT”, che sarà poi disponibile in vendita da fine anno.

Questo il video di presentazione del DVD:

In questa occasione ho avuto modo di rincontrare dopo 4 anni l’artista coltellinaia Harumi Hirayama, che per la prima volta veniva in Italia, in compagnia anche di Yoshindo Yoshihara sensei. Non saranno nihontō, ma vi invito a guardare che splendide opere d’arte realizza. Ce ne ha fatta toccare una con mano, era di un’eleganza davvero sbalorditiva!

Questo il suo sito: Harumic World by Harumi Hirayama

Questi alcuni scatti durante la giornata:

Martedì 27 Settembre, Yoshindo Yoshihara sensei e sua moglie sono stati portati dalla campagna Toscana alla costa del Mar Tirreno con paesaggi panoramici mozzafiato, fino al centro della Maremma, così siamo giunti nel piccolo borgo di Bolgheri (LI). Non abbiamo mancato di visitare cantine ed enoteche, ricordo che il sensei è un grande amante del vino, per alcune degustazioni delle eccellenze nostrane famose anche in Giappone, tra cui vini come il Sassicaia, Ornellaia, Guado al Tasso, Biserno ed il Messorio.

E’ stata una splendida giornata, gli amici giapponesi erano entusiasti, amano il bello, il sobrio e tutto ciò che lo contorna.

Alcune foto della giornata:

Le Spade dei Samurai – 25 Agosto 2016, Museo Arte Orientale di Torino

TŌKEN BIJUTSU al MAO

(a cura di I.N.T.K.) 

Il 25 di agosto era il 150° anniversario dei rapporti commerciali tra Italia e Giappone.

In occasione di questo evento, il museo MAO di Torino (Museo Arte Orientale) ha organizzato una serie di manifestazioni della durata di quattro giorni con conferenze, corsi di calligrafia giapponese, esibizione di Iaido (con il M° C.Zanoni e la sua allieva signora Sayaka), concerto di tamburi taiko, danza e poesie haiku. La nostra associazione I.N.T.K. ha collaborato con il museo realizzando una teca con delle bellissime lame che variano dal XV al XIX secolo.

L’avvenimento, che ha fatto da inizio alla ben più lunga collaborazione fra l’INTK ed il MAO che durerà per circa 5 anni, ha lo scopo di divulgare la conoscenza delle spade dal punto di vista artistico e ogni 6 mesi circa verranno cambiate con altre di altrettanto pregio. Ad ogni turnazione saranno organizzati eventi da parte nostra per invogliare gli appassionati a visitare questo Museo periodicamente. A volte una sola visita non fa comprendere a pieno le opere d’arte.

La sera del 25 agosto nella affollata (più di 100 persone) sala conferenze del MAO si è tenuta una conferenza dal titolo “Bijutsu Token” tenuta dal nostro presidente onorario Alberto Roatti. Scopo dell’incontro è illustrare sinteticamente la tecnologia e l’arte delle lame giapponesi quali manufatti di rara perfezione tecnica ed artistica. Erano presenti il presidente Stefano Verrina, il consigliere Vittorio Donanzan e un piccolo gruppo di ns Soci.

Prendiamo spunto da questa nostra prima collaborazione per partecipare a tutti che il MAO si è rivelato uno splendido Museo, gestito da persone di grande competenza e che merita assolutamente di essere visitato in tutte le sue sezioni (cinese, giapponese, indiana, etc.) sia per la ricchezza e completezza delle sue raccolte sia per gli attenti allestimenti. Avremo l’onore, in futuro, di collaborare ancora con il MAO per la diffusione della cultura giapponese. Il Direttore dott.Marco Biscione ha come vocazione l’interesse di riempire il Museo di visitatori, sperando che diventi un punto di incontro per gli amanti dell’arte orientale. L’idea di fare esposizione sempre diverse, con a corollario eventi di interesse diversi, denota una grande vitalità. I musei non devono essere luoghi , dove la storia si è fermata, ma luogo di cultura in movimento, che possano fornire cibo a chi brama conoscere di più e più approfonditamente. E come disse il Vate……”fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

Queste le lame esposte:

Katana: Iyetsugu, Hizen Tadahiro, Kinzogan mei Masamune, scuola Naoe Shizu.

Tanto: Nankai Taro Tomotaka.

Galleria fotografica:

(a cura di Guido Pelloni, Vittorio Donazan e del MAO)

Nippontō, poesia della metallurgia – 24 Ottobre 2007, Roma

la lavorazione della spada giapponese come arte

Presso la Facoltà di Ingegneria di “Tor Vergata” di Roma.

Resoconto e alcuni dettagli sul nostro forum visibili qui.

Perchè un seminario sulla spada giapponese?

La spada giapponese è allo stesso tempo un pregiatissimo oggetto d’arte e la nobile arma dei samurai, che gode contemporaneamente di proprietà meccaniche incompatibili: la durezza della martensite e la tenacia della perlite.

La difficile lavorazione del katana è sempre stata praticata da pochi artigiani che ne custodiscono e tramandano l’arte da più di mille anni.
Il dott. Alberto Roatti e l’ing. Antonino Lentini della I.N.T.K., l’Associazione Italiana per la Spada Giapponese, ci racconteranno questa difficile arte con il supporto di filmati sulla forgiatura e la tempra, immagini cristallografiche di parti di lame, studi su sabbie ferrose giapponesi, etc., e ci presenteranno alcune lame antiche.

Il successo dell’iniziativa!

Una mattinata intrisa di storia, arte, cultura… ed alta ingegneria, condita, perché no, da un po’ di magia!

Questa la formula del riuscito connubio sul seminario organizzato da ALITUR in collaborazione con l’I.N.T.K., acronimo giapponese per “Associazione Italiana per la Spada Giapponese”, sui metodi di produzione e lavorazione ed i loro risvolti chimici, tecnici ed ingegneristici delle famose e temute spade giapponesi: i Katana.

Un evento, che per la sua portata, ha visto la partecipazione di un pubblico vasto ed eterogeneo, composto sia da studenti e professori di ingegneria che di altre facoltà, riuniti per l’occasione ed accomunati dalla passione e il fascino che l’oriente, ed in particolare questi oggetti, tanto suscitano.


Protagonisti della giornata, oltre ai relatori intervenuti un po’ da tutta Italia: sia ingegneri che puri cultori dell’arte, come il politore Massimo Rossi, anche i nostri professori. Ma la vera protagonista della giornata è stata lei, “la Spada”, un raro e preziosissimo esemplare fatto fare appositamente per l’I.N.T.K. in Giappone nel 2005 da uno dei pochi artigiani-artisti ancora viventi riconosciuti “tesori nazionali per la Prefettura di Tokyo”, il Sensei Yoshindo Yoshihara, nella creazione di tali oggetti paragonabili a gioielli per il loro valore artistico e materiale.

Oltre ciò anche un piccolo blocco di metallo “martensitico”, chiamato tamahagane, anch’esso raro e prezioso da cui si ricavano le poche sensazionali lame.

Il seminario si è concluso con le più svariate domande e con l’eccezionale possibilità di ammirare da vicino la spada e il blocchetto di metallo appositamente portati per l’evento in modo da coglierne da vicino tutti gli aspetti tecnici e artistici, e per assaporarne la loro magia e potenza.

Il programma della giornata:

Ore 10.30
Benvenuto del Preside Prof. Agostino La Bella
Ore 10.45
Introduzione Prof. Vincenzo Tagliaferri, Ing. Elisa Tata
Ore 11:00
Intervento NIPPONTŌ: Poesia della metallurgia Dott. Alberto Roatti, Ing. Antonio Lentini
Ore 13:00
Discussione
Ore 14:00
Conclusioni

Tōken no Kanji – 11 e 12 Giugno 2016, Bologna

Tōken no Kanji – 刀剣の漢字

 (a cura di Enrico Ferrarese)

Sotto il patrocinio di I.N.T.K. si è svolto nel weekend del 11 e 12 Giugno un altro interessantissimo corso didattico, “Tōken no Kanji“. Stavolta il corso si proponeva, come naturale seguito di quanto è stato fatto a Febbraio nel Corso di base sulla Nippontō, di dare le nozioni e gli strumenti per sapere leggere e tradurre correttamente le iscrizioni su tōken e tōsōgu.

Il luogo del corso è rimasto per comodità la seconda sala conferenze dell’Hotel 4 Viale Masini di Bologna.

Anche stavolta gli organizzatori dell’evento sono riusciti a superare il numero minimo di partecipanti, riunendo ben 14 appassionati, tra uomini e donne, visi vecchi e nuovi: segno del costante interesse che continua a ruotare intorno a quest’ambiente! Questo anche a dispetto di quanto si sarebbe forse potuto inizialmente pensare, rispetto al ritrovo scorso di Febbraio, che dando l’occasione di ammirare delle vere nippontō dal vivo, poteva sulla carta risultare a molti più interessante ed attraente.

A guidare gli studenti il dottor Alberto Roatti, che ha aperto le danze introducendo le caratteristiche salienti della lingua giapponese, la sua origine e la stretta relazione con quella cinese, per presentare poi più nel dettaglio i kanji ed i diversi “alfabeti” giapponesi, illustrando infine quello che è il sistema di base per riconoscere ed individuare un determinato kanji e poterlo tradurre correttamente. Nonostante la natura prettamente metodica del corso, il dottor Roatti  si è rivelato per l’ennesima volta depositario di infiniti ed interessantissimi aneddoti e curiosità sulla cultura, la storia e l’arte giapponese, rendendo sempre molto piacevole la partecipazione e mantenendo alto l’interesse.

Dopo la pausa pranzo, e continuando ad illustrare il sistema di lettura delle incisioni, si è iniziato ad affrontare i primi esercizi pratici, sia in lettura/riconoscimento che in scrittura, guidati sempre ovviamente dai docenti, e forti di una completissima dispensa che è stata fornita a tutti i partecipanti.

Giunti a sera, non si è potuto chiudere in miglior modo la giornata, se non a andando tutti insieme fuori a cena in un ristorante nel centro di Bologna, a due passi dalla sala del corso.

All’indomani del secondo giorno di corso, dopo un breve riassunto sul metodo e le regole di riconoscimento/traduzione è giunto finalmente il momento di mettere in pratica quanto si era fin’ora visto ed imparato. Così ogni studente si è messo alla prova singolarmente affrontando un elevato numero di esercizi, dopo che ognuno dei quali veniva puntualmente spiegato anche dai docenti, che ne sottolineavano le specificità e caratteristiche peculiari.

Dopo la pausa pranzo e giunti a pomeriggio inoltrato, a coronare l’impegno di tutti gli studenti, provati ma soddisfatti, il presidente Stefano Verrina ha consegnato gli attestati di partecipazione al corso.

Un ringraziamento è d’obbligo per tutti coloro che si sono spesi, sotto ogni forma, alla realizzazione di questo corso, dal dottor Roatti al presidente Verrina, da sensei Rossi ai partecipanti tutti: domo arigatō gozaimashita!

Alla prossima!

Kantei Kansho – 30 Aprile 2016, Sesto Fiorentino (FI)

Incontro primaverile 

(a cura di Marco Pingitore e Francesco Marinelli)

Sabato 30 Aprile 2016 presso Casa del Guidi, Viale 1° Maggio a Sesto Fiorentino, si è tenuto il primo Kansho (kantei guidato) del 2016.

Un’occasione per i membri dell’associazione I.N.T.K per ritrovarsi a confrontarsi e scambiarsi opinioni sulle opere presentate nel corso della giornata.

Sono state studiate quattro lame:

Un tantō hirazukuri con mitsumune di Nobutsugu , scuola Shiga (Yamada) Seki, della metà del 1400 (kotō). Presentava un fantastico hada itame misto ō hada con masame lungo lo ha ed il mune. Vi era utsuri con mizukage, ji nie e chikei. Hamon di base suguha con ko gunome in nie deki, presenti ashi, nie e kinsuji.

Un wakizashi shobu zukuri  di Ida no Kami Ujifusa, scuola Owari, dei primi anni del 1600 (shintō). Hada in ko itame e masame lungo lo shinoji. Lo hamon è un togari gunome midare con ko nie deki. boshi con un lungo kaeri.

Un wakizashi kanmuri otoshi zukuri di Nobukuni Yoshitusugu, provincia di Chikuzen in stile Sōshū den, del tardo 1600 (shintō). Con un hada itame-mokume e ji nie. Lo hamon è un midare tendente allo hitatsura in nie deki, con muneyaki e tobiyaki.

Infine un katana di Hizen no Kuni Yoshimune, circa del 1850 (shinshintō). Lo hada è un tipico konuka. Lo hamon è un preciso suguha in ko nie.

L’attività si è svolta in due fasi: al mattino si è avviato appunto il Kansho vero e proprio dove per una mezza mattinata gli appassionati si sono avvicendati attorno al tavolo per osservare le lame e prendere appunti cercando di segnarsi i tratti salienti di ciascun oggetto. La persona doveva prendere nota del maggior numero di caratteristiche di ciascuna lama e farle proprie. Non si trattava infatti di un Kantei in cui occorre capire l’epoca, e/o la scuola (per non parlare dell’autore per i più bravi) ma solo di incamerare il maggiore numero di informazioni possibili grazie anche all’aiuto prezioso di Massimo Rossi e Gianluca Venier che ci affiancavano durante l’osservazione.

Successivamente nella seconda metà della mattinata Massimo e Gianluca si sono adoperati nello spiegare le lame nelle loro peculiarità e la loro storia, o meglio la loro e quella dei loro fautori;  Gianluca per il tantō di Nobutsugu ed il wakizashi di Ida no Kami Ujifusa e Massimo per il katana di Hizen no Kuni Yoshimune ed il wakizashi di Nobukuni Yoshitusugu. Le loro descrizioni ci hanno permesso anche di immergerci nelle vite dei maestri di allora per capire meglio l’evoluzione delle loro tecniche, infatti la descrizione delle opere ha permesso di entrare più a fondo nella storia degli oggetti, ma grazie alla competenza di Gianluca e Massimo sì è avuto l’occasione di rivivere un po’ la storia delle persone che le avevano realizzate. Gli oggetti, i manufatti, che oggi possiamo ammirare ci mostrano senz’altro la loro bellezza propria,  ma nel loro intimo sono i silenziosi testimoni delle mani delle generazioni attraverso le quali sono passati ed arrivati fino a noi. Inoltre, una lama, un koshirae (montatura), qualunque kodogu (fornimenti) raccontano attraverso la bellezza dei loro particolari sempre un po’ della persona che le ha realizzate a secoli di distanza.

Al pomeriggio è stato dedicato infine un momento per apprezzare lame, tsuba, montature dei partecipanti che hanno così potuto confrontarsi sui propri oggetti.

Anche in questo caso Gianluca e Massimo sono stati sempre presenti per apprezzare e commentare gli oggetti più disparati. Un grazie anche a Francesco Marinelli che, come sempre, si è adoperato per riuscire a trovare il tempo per scattare delle foto bellissime.

Ultimo ma non ultimo un grazie ai partecipanti. Quest’anno eravate in tanti e parecchi giovani, e questo fa ben sperare per il futuro.

Alla prossima!

Galleria fotografica:

(foto di Francesco Marinelli e Massimo Vaiani)

Bologna, 13 e 14 Febbraio 2016 – Corso di base sulla Nippontō

Un weekend di Cultura

(a cura di Marco Pingitore)

Sabato 13 e Domenica 14 Febbraio a Bologna, presso l’hotel 4 Viale Masini Design, si è tenuto il corso “Nippontō”, seminario della I.N.T.K. sulla spada giapponese. Una Full Immersion sull’argomento che ha coinvolto 13 appassionati che hanno deciso di investire sul loro tempo libero e non solo pur di seguire il corso.

20160213_112226

Erano ormai diversi anni che corsi di questo tipo latitavano nelle attività dell’associazione e pertanto il ritorno ad una attività didattica è stata decisamente salutata con favore da tutti i partecipanti. Anche il fatto di essere stati onorati dalla presenza di ben 4 donne è stata una coincidenza decisamente positiva che conferma la bontà dell’iniziativa e smentisce il luogo comune che forse vorrebbe relegare le Nippontō esclusivamente ad una platea di appassionati di genere esclusivamente maschile.

Dalla mattina alla sera per due giorni si sono attraversati temi quali la storia (dalle origini mitiche e storiche all’evoluzione vera e propria attraverso le ere del Giappone), la tecnica che ha portato alla generazione delle varie tipologie di lame, le scuole tradizionali, fino alle metodologie di base per riconoscere le caratteristiche fondamentali (sugata, hada, hamon, hataraki, etc…) che sono il primo passo per identificare e classificare con ragionevolezza la provenienza del manufatto.

20160214_171216

Wakizashi di Yoshindo Yoshihara

L’ampio materiale messo a disposizione dall’associazione poi, ha fatto sì di garantire a sufficienza i mezzi per provare a mettere in pratica quanto spiegato dai docenti.

Alla fine del corso, nel pomeriggio della seconda giornata, si è potuto fare un piccolo test su ben tre lame al fine di provare con mano la metodologia che porta a evidenziare il più possibile per ciascuna lama le proprie peculiarità.

Il lavoro si è svolto in gruppi in cui ciascun studente era incoraggiato a portare il proprio contributo, sulla base di quanto appreso tramite le spiegazioni, le diapositive ed i filmati.

Un grazie va naturalmente agli organizzatori della I.N.T.K. che si sono adoperati affinchè l’iniziativa avesse successo, in particolare nelle persone di Massimo Rossi con le sue osservazioni puntuali sulle varie lame e Stefano Verrina nel condurre ed equilibrare le tempistiche delle lezioni, il loro supporto è stato fondamentale. Ma lascio lo spazio finale al relatore, Alberto Roatti, il quale ha condotto le lezioni lungo tutte le due giornate alternando nozioni ad aneddoti e rendendo così ancora più piacevoli le presentazioni. La sua cultura sul mondo nipponico (e non solo) è stata illuminante e stupefacente. Alberto ci ha condotto per mano nella storia del Giappone attraverso gli usi, i costumi e l’arte manifatturiera come meglio non poteva fare.

Da ultimo non è mancata la consegna a tutti i partecipanti degli attestati di partecipazione al corso che unitamente alla dispensa consegnata per le lezioni ha chiuso l’evento.

Naturalmente si è trattato del primo tassello di un mosaico più ampio. A detta degli stessi organizzatori il corso non voleva essere un “Una Tantum” e infatti è in programma per la prossima occasione una nuova sessione sullo studio delle iscrizioni sui nakago (il codolo della spada). L’argomento portante saranno i kanji e le relative metodologie per interpretare le mei (firme).

Appuntamento pertanto con ogni probabilità a Giugno per un nuovo corso con cui continuare a costruire e rinforzare le nostre conoscenze sulla Nippontō.

Video dell’evento:

Galleria fotografica:

(foto di Enrico Ferrarese e Marco Pingitore)

Firenze, 5 Novembre 2015 – JAPANESE SWORDS: A journey into the art

(a cura di Francesco Marinelli)

Giovedì 5 Novembre 2015 presso il Museo Stibbert (Firenze), è stato presentato il libro realizzato dalla I.N.T.K. di Andrea Saratti:

JAPANESE SWORDS: A journey into the art

10644649_961138787249006_9061535590455202139_n

Per l’occasione, dalle ore 16.30, sono state tenute tre visite guidate alla sezione giapponese del Museo dal curatore Dott. Francesco Civita.

Alle ore 17.30 nel Salone delle Feste il Soprintendente Dott. Enrico Colle, il Presidente della nostra Associazione Stefano Verrina, il Dott. Andrea Saratti ed il Dott. Francesco Civita hanno analizzato l’opera con l’apporto del Presidente del Consiglio Regionale Toscano Dott. Eugenio Giani.

A seguire è stato offerto un rinfresco.

Inoltre, in via del tutto eccezionale, solo per i partecipanti all’evento, è stato possibile acquistare il libro ad un prezzo speciale. Per scoprirne i contenuti del volume e come acquistarlo cliccate qui o nel menù “Il Libro”.

Ringraziamo tutto il pubblico (veramente numeroso) per la sua calorosa presenza!

Per vedere le nostre foto fatte alle opere presenti al Museo clicca qui.

Per tutti gli amici che non hanno potuto partecipare ecco il video dell’evento:

Galleria fotografica

Il punto di vista di un Tesoro Vivente: intervista a Yoshindo Yoshihara

(a cura di Gianluca Venier)

Yoshindo Yoshihara nato nel 1943, è considerato uno dei più importanti forgiatori viventi. La sua competenza tecnica gli permette di riprodurre tutti gli stili delle Gokaden anche se, in linea di massima, si considera lo stile Bizen chōji come il suo preferito. E’ uno dei pochi forgiatori in grado di ottenere nelle sue opere un controllato ed uniforme utsuri, impiegando a questo fine tecniche che solo cinquanta anni fa si riteneva fossero perdute. Fa anche parte di quel numero di moderni spadai che ha scelto di utilizzare un maglio meccanico al posto dei tre sakite ed in questo modo gli è possibile realizzare lame interamente da solo. Questo tipo di espediente tecnico rappresenterebbe, per qualcuno, un’ulteriore differenza della shisakutō rispetto alla spada tradizionale.
Nel 1983 ha conseguito il titolo di mukansa e, nel 2004, quello di Tōkyō To Mukey Bunkazai (Importante Tesoro Culturale Vivente della Città e Prefettura di Tōkyō).
In occasione dell’iniziativa “La Lama Giapponese Tōken”, promossa dalla I.N.T.K. in collaborazione con il Comune di Scarperia ed il Centro di Ricerca e Documentazione sui Ferri Taglienti, tenutasi presso il Palazzo dei Vicari di Scarperia nel 2013, sensei Yoshindo ha mostrato dal vivo alcune fasi della realizzazione di una spada. In questa occasione ha inoltre cortesemente acconsentito a rispondere ad alcune nostre domande.

Maestro Yoshindo come si potrebbe definire lo spirito della tōken nel Giappone moderno?

Y.Y. All’inizio della storia giapponese si producevano armi da utilizzare in battaglia, sia spade che lance. Sul campo quelle più usate erano le armi in asta e la spada era utilizzata come protezione “finale”. Già nel Medioevo il ruolo della spada si è distinto da quello di pura e semplice arma da guerra ed ha assunto un ruolo simbolico protettivo. Un po’ come la spada occidentale che, nella forma, rassomiglia ad una croce. Inoltre è importante ricordare che l’artigiano-artista mette tutto il suo spirito durante il processo di creazione di una spada e, anche ai giorni nostri, alcune persone sono in grado di percepire questo spirito anche solo osservando l’oggetto. Questo fa parte della cultura giapponese.

Cosa ne pensa dell’impiego di moderne tecnologie per la realizzazione di una spada?

Y.Y. Io utilizzo un maglio meccanico, questo mi consente di essere autonomo durante tutto il processo. Durante la forgiatura si può utilizzare anche una forgia a gas però, per lo yaki ire, è indispensabile il carbone di pino puro. Purtroppo questo carbone sta diventando raro in Giappone poiché non c’è richiesta industriale di questo materiale, è faticoso da realizzare e poco remunerativo. Quindi si è costretti a produrlo in proprio. Nel mio laboratorio ho inoltre molti utensili costruiti su misura, che sarebbe impossibile trovare in commercio. A questo proposito bisogna ricorda che la mia è una famiglia di fabbri.

Sarebbe anche possibile utilizzare del materiale (acciaio) industriale?

Y.Y. No. E’ possibile usare questo tipo di materiale, come pure l’acciaio che si impiega per il damasco, ma quello che si otterrebbe sarebbe un prodotto simile ma non uguale ad una nihontō.

Nella realizzazione di una lama, la posizione di un hataraki (ad esempio un chikei) dipende dal processo di forgiatura oppure è dovuta ad una particolare stesura dell’argilla prima dello yaki ire?

Y.Y. Dipende dal materiale usato. Gli hataraki si formano durante il processo di forgiatura. Anche per questo il materiale di partenza è importantissimo.

La perizia tecnica del forgiatore è fondamentale ma anche il togishi ricopre un ruolo importante per la qualità del prodotto finale. Che criteri di valutazione utilizza quando sceglie un politore per le sue lame?

Y.Y. Il livello tecnico è la cosa più importante, quindi scelgo i migliori politori. In Italia, ad esempio, mi avvalgo di Massimo Rossi. Ovviamente col tempo si creano dei rapporti di amicizia ma la cosa fondamentale resta il livello tecnico.

Quale tradizione di forgiatura ha il maggior peso nello stile dei suoi lavori?

Y.Y. Bizen den Ichimonji

Secondo Lei sarebbe possibile una donna forgiatrice?

Forse è esistita in passato, è una leggenda. Nel futuro, per me, è assolutamente possibile. Al momento, in Giappone, vi sono un paio di donne togishi ed alcune artiste che realizzano kodogu.

Può dirci qualche dettaglio a proposito delle lame che ha preparato e di cui abbiamo assistito, dal vivo, al processo di yaki ire?

Si tratta di tre lame corte, dei tantō. Il primo è un tantō hirazukuri con lieve sakizori, il jigane è masame e lo hamon è suguha. E’ una lama in stile Yamato, che può suggerire Sadayoshi e la scuola Hōshō. Il secondo è un moroha zukuri, un tipo di sugata che diventa frequente nel Muromachi, impiegato principalmente per colpi di punta e per sfondare le armature. L’hamon koshi no hiraita midare è in stile sue Bizen. Il terzo è un osoraku zukuri ed è in stile Shimada.

Galleria fotografica

(foto di Francesco Marinelli e Giorgio Movilli)

Firenze, 9 Novembre 2007 – Yoshindo Yoshihara dona un Wakizashi

Una nuova bacheca per l’esposizione di spade giapponesi al Museo Nazionale del Bargello

(a cura di Hiroko Kapp, scritto per il giornale ufficiale della N.B.T.H.K.
Traduzione di Tommaso Toschi)

 Yoshindo Yoshihara dona un wakizashi al museo.

Il 9 Novembre 2007, nel Museo Nazionale del Bargello a Firenze, si è tenuta una cerimonia speciale per la donazione di un wakizashi forgiato da Yoshindo Yoshihara. Il Maestro che aveva visitato il museo circa un anno prima durante un nostro precedente evento, durante il quale svolse lo yakiire  su di un wakizashi creandone l’hamon, utilizzando una forgia montata nel cortile del museo del Bargello. L’edificio del Bargello fu iniziato nel 1255 e finito nel 1261. Al suo completamento servì come sala comunale di Firenze ed in seguito ospitò il tribunale e gli uffici di polizia con le prigioni (acquisendo il nome Bargello). Dal 1862 è la sede di un Museo Nazionale italiano e la maggior parte delle opere esposte furono comprate dalla collezione privata della famiglia Medici. La collezione comprende opere di molti grandi artisti a partire dal periodo del rinascimento e include lavori di Michelangelo, Donatello, Verrocchio, Brunelleschi, Ghiberti e molti altri. Sono inoltre esposte ceramiche di maiolica del quindicesimo secolo ed è presente una galleria per armi e armature.

Nel 2006 la I.N.T.K. ha lavorato duramente per portare Yoshindo al Bargello e ha dovuto ottenere i permessi per potergli far eseguire una dimostrazione di yakiire all’interno del museo. Il segretario di I.N.T.K. ha detto che, essendo il Bargello un museo nazionale, tale permesso è dovuto arrivare da Roma ed è giunto a Firenze solo pochi giorni prima che Yoshindo arrivasse nel Novembre scorso, e tutti all’interno dell’associazione italiana erano molto nervosi aspettando l’approvazione da Roma. Il 5 Novembre dell’anno scorso circa 100 membri di I.N.T.K. sono venuti a Firenze da tutta l’Italia per guardare la dimostrazione di yakiire. Durante una conversazione in quella giornata, il direttore del museo Beatrice Paolozzi Strozzi, chiese a Yoshindo se avesse potuto considerare l’idea di donare la spada al museo. Yoshindo rispose che ne sarebbe stato molto lieto e che avrebbe riportato la spada al Bargello l’anno seguente, dopo averla polita e montata.

La nuova bacheca comprende una lama di Suishinshi Masahide donata al Bargello 120 anni fa.  

La cerimonia di quest’anno è cominciata con l’intervento della direttrice del Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini. Ha detto che tutta l’arte che possiedono come Polo Museale Fiorentino (associazione che gestisce anche il museo degli Uffizi) è antica e che la lama di Yoshindo è l’unica opera contemporanea che possiedono, questa è una situazione molto particolare ed importante. Lei spera che da questo inizio si possano organizzare degli scambi culturali col Giappone in futuro. Anche l’Ambasciata Giapponese ha spedito un messaggio da Roma congratulandosi per l’evento e sperando che questo possa diventare una buona opportunità per presentare più aspetti della cultura giapponese in Italia. Il presidente di I.N.T.K., Massimo Rossi, è poi intervenuto descrivendo l’evento e dando informazioni sulle lame esposte e Leon Kapp dagli USA ha presentato la storia della famiglia Yoshihara e di come il nonno di Yoshindo Kuniie, un forgiatore di utensili di decima generazione, divenne il primo forgiatore di spade della famiglia nel 1933. Yoshindo ha poi spiegato come la lama giapponese sia stata inizialmente concepita unicamente come arma, ma, passando il tempo, sia divenuta il simbolo spirituale della cultura giapponese. Ha sottolineato il fatto che la bellezza della spada giapponese derivi dalla sua estrema efficacia pratica, e che era molto grato di avere l’opportunità di donare la spada ad un museo del genere. Dopo questi interventi Yoshindo ha posto il wakizashi nella nuova bacheca nella Sala delle Armi e Armature del museo. Nel nakago (codolo) ha inscritto “Oite Bargello Museum Saiha kore, Heisei 18 Novembre” che significa “un hamon splendente è stato creato nel Museo del Bargello nel Novembre del 18ettesimo anno di Heisei (2006)”. Il Bargello ha speso circa 25.000 euro per la nuova bacheca per le spade giapponesi, realizzata con la collaborazione di I.N.T.K. La bacheca è fornita di un sistema di illuminazione a fibre ottiche, con una spot light ogni 25 cm lungo la cornice superiore e ha un design eccellente: da ogni angolazione è possibile vedere l’hamon ed il jigane delle lame molto chiaramente. Yoshindo ha commentato che si tratta di una bacheca di altissima qualità specifica per lo studio accurato e la conservazione di lame giapponesi.

N.D.T.

Nella stessa bacheca ci sono due naginata di cui una del periodo Shinshintō, di scuola Koyama Munetsugu con utsuri e delle notevoli attività, e delle lame corte che abbiamo ritrovato lo scorso anno durante la manifestazione, infatti durante la visita Yoshindo chiese se il Bargello non avesse qualcosa in particolare da mostrargli. Un curatore del museo si ricordò che possedevano una scatola di lame giapponesi donata 120 anni fa e apparentemente  mai aperta durante tutto questo tempo. Con lo stupore e l’incredulità di tutti sono state così ritrovate delle importanti opere!!!

Ō Tantō del periodo Shinshintō, stile Shintō Tokuden, firmato Suishinshi Masahide, datato Agosto 1819, con la forma osoraku zukuri nagasa 31.7 cm, koitame hada, gunome midare hamon, nie deki, daikokuten horimono, koshi hi sae ni horimono, in montatatura wakizashi.

Tantō del periodo Muromachi, firmato Sagami (no) Kuni Hiromitsu, stile Sōshū

Kaiken di fine periodo Muromachi/primo Momoyama, stile Yamashiro, con utsuri, originariamente era una yari (montata su asta) per essere poi montata come kaiken nel tardo-Edo/primo Meiji.

Tantō del periodo Shinshintō , datato 1856, firmato Toshiyuki (che forgiava in Bizen e Yamashiro), hirazukuri, nagasa 32 cm, hamon gunome midare, hada koitame.

Galleria fotografica:

(Foto di Massimo Rossi e di vari soci I.N.T.K.)

Firenze, 5 e 6 Novembre 2006 – Yoshindo Yoshihara al Museo Nazionale del Bargello

Dimostrazione di yakiire e conferenza a Firenze presso il Museo Nazionale del Bargello, 5 e 6 Novembre 2006 con Yoshindo Yoshihara

(a cura di Tommaso Toschi)

Nel Novembre 2006 la I.N.T.K. ha invitato il Maestro Yoshindo Yoshihara per un’importante evento di due giorni, imperdibile per tutti gli estimatori di nihontō italiani. Il Maestro Yoshihara infatti è uno dei più abili forgiatori viventi in Giappone e punto di riferimento internazionale nella sua arte. Nonostante egli si definisca umilmente come kokaji (piccolo fabbro), gli è stato assegnato il titolo di Mukansa (1983) e “Importante Tesoro Culturale Vivente della Città e Prefettura di Tōkyō” (2004), ma prima di tutto parlano le sue lame, per le quali nessun aggettivo superlativo è sprecato ne paragoni con i grandi Maestri Forgiatori del passato sono azzardati. Ciò ci è stato subito ricordato in maniera molto gradita, avendo Yoshihara Sensei portato in dono alla nostra associazione uno splendido wakizashi da lui forgiato in stile Bizen, con un incredibile hamon saka chōji! Erano inoltre invitati Leon Kapp e la moglie Hiroko: lui è un abile politore statunitense che assieme alla moglie ha tradotto e scritto diversi libri diventati un riferimento per tutti noi occidentali, contribuendo in grande misura a diffondere una corretta conoscenza della nihontō al di fuori del Giappone. La I.N.T.K. ha cercato un luogo idoneo per questo evento, facendosi riservare per due giorni il Museo Nazionale del Bargello a Firenze, palazzo trecentesco che, fra le altre cose, è stato sede del Podestà e Armeria della città, e ospita importantissime opere d’arte come il Davide di Donatello.

Il sabato pomeriggio si è svolta la dimostrazione di yakiire nel chiostro del museo. Questo è il procedimento, fino a pochi anni fa considerato segreto e quasi misterico, attraverso il quale alla lama precedentemente forgiata viene creato lo hamon,  il tagliente col suo profilo, quella caratteristica che rende allo stesso momento la katana l’arma da taglio più efficace che sia mai esistita e allo stesso tempo l’espressione artistica della sensibilità del forgiatore. Per rendere possibile questo procedimento è stato necessario predisporre una forgia tradizionale, con decine di chili di carbone di pino giapponese tagliato a cubetti di un centimetro di lato. Lo yakiire è stato eseguito su due tantō/wakizashi precedentemente forgiati dal Maestro in patria, ma ancora privi di hamon. Il primo passo è quello di applicare una pastella refrattaria sulla lama, e Yoshihara Sensei ha mostrato ad un’ottantina di invitati come disporre questa pastella con spessori diversi a seconda della durezza che si vuole ottenere nelle varie parti: ove lo spessore è minore si formerà lo hamon e la durezza sarà massima, mentre sullo shinogi ji la durezza deve essere inferiore per assorbire i colpi e dare forza strutturale, quindi la copertura di refrattario deve essere più alta. Inoltre ha formato dei “ponti” di maggior spessore che attraversavano la lama obliquamente, per creare un disegno che non è solo espressione estetica fine a se stessa, ma rende la struttura della lama estremamente resistente grazie all’alternanza di acciai di diversa durezza. A questo punto è stato necessario aspettare il calare dell’oscurità, infatti il secondo passo consiste nello scaldare l’acciaio ricoperto di refrattario fino ad una temperatura critica di circa 800°C, con un margine d’errore di pochi gradi. Ma nessuno strumento tecnologico viene utilizzato per determinare la temperatura della lama: il Maestro Forgiatore nell’oscurità valuta tale temperatura unicamente attraverso le diverse tonalità di rosso che l’acciaio assume, grazie ad un’esperienza che si può acquisire solo ed esclusivamente dopo decine d’anni di pratica quotidiana. Raggiunto il punto di calore critico la lama viene immersa immediatamente in acqua a temperatura ambiente perchè venga raffreddato velocemente, e in maniera diversa a seconda dello spessore del refrattario precedentemente applicato. La scia rossa della lama incandescente che dal carbone passa velocemente all’acqua è stata seguita con molta emozione da tutti i partecipanti, finalmente ciò che si era letto nei libri o visto in video per anni stava accadendo proprio lì davanti agli occhi di tutti. A rendere ancora più bello questo momento ha contribuito anche l’ambiente, infatti le fiammate che si innalzavano dalla forgia nella corte medioevale del Museo del Bargello immersa nel buio, è un’immagine che rimarrà impressa per molto tempo sia agli spettatori, sia a Yoshihara Sensei come ci a confessato più tardi.

Riaccese le luci, Leon Kapp ha cominciato una politura con le prime pietre per rendere visibile la forma dello hamon,  tutti abbiamo potuto vedere la “nascita” di altri due saka chōji in stile Bizen. Il Maestro infatti, benchè sia capace di forgiare in uno splendido stile Sōshū, ha deciso di specializzarsi nella scuola Bizen, a tal punto di essere uno dei primi in grado di ricreare la tecnica dell’utsuri, quell’etereo riflesso dello hamon vicino allo shinogi, che si credeva perduto cinque secoli fa quando un’alluvione nella regione di Bizen uccise tutti i forgiatori in grado di eseguirlo. Se l’utsuri sia presente su una delle due lame non è dato saperlo finché non saranno politi più accuratamente e con pietre più fini, anche se Yoshihara Sensei crede che in uno dei due sia riuscito. Tale processo infatti richiede una precisione nella temperatura alla quale l’acciaio viene portato che fa sì che neanche il forgiatore stesso possa essere sicuro della sua riuscita. Infreddoliti ma soddisfatti abbiamo così concluso la prima giornata.


Il secondo giorno si è tenuta una conferenza sulla nihontō presso la sala principale trecentesca del Museo del Bargello. Anche in questa occasione siamo rimasti tutti, ospiti compresi, affascinati dall’ambiente in cui ci trovavamo, essendo in compagnia del Davide di Donatello e di altre sculture di quest’artista e dei suoi allievi. Finalmente si era riusciti a dare alla Spada Giapponese un giusto contesto nel nostro paese, e anche un’attenzione da parte delle istituzioni, come il discorso introduttivo dell’Assessore dei Beni Culturali di Firenze Dr. Giani ha sottolineato, ricordando fra l’altro il gemellaggio che il capoluogo toscano ha con la città di Kyōto. Successivamente Leon Kapp, con l’aiuto di una proiezione video, ha illustrato tutto il procedimento della creazione di una tōken, a partire dal tatara fino alla lama completa di hamon.

Questo potrebbe suonare come una ripetizione ai frequentatori dei corsi di I.N.T.K., ma Mister Kapp ha tolto molti dubbi a parecchi di noi, soprattutto per quel che riguarda la funzione pratica dello hamon: ci è stato ribadito che nessuna caratteristica della nihontō è meramente estetica, tutto ha un significato finalizzato al taglio, anche i lavori forgiati ai nostri giorni. Gli hataraki (attività presenti nella tempra) e la forma dello hamon stesso servono a rendere queste lame contemporaneamente taglienti, resistenti e ad “ancorare” la parte dura e tagliente a quella morbida e resistente per formare una struttura d’insieme di un’efficacia insuperata fra le armi bianche di tutto il mondo, presenti e passate. Questo fatto è rimasto immutato anche nelle nihontō contemporanee: sebbene queste non vengano più create per fini bellicosi, conservano tutte le caratteristiche di efficienza di quelle antiche. E’ noto che per dimostrare questo Yoshihara Sensei abbia fatto utilizzare una sua lama contro un kabuto di acciaio forgiato. Il risultato è stato una breccia di diversi centimetri che lasciava ben intendere cosa sarebbe successo ad un cranio contenuto in quell’elmo, mentre la lama stessa, a parte qualche graffio, non subì nessun danno strutturale.

Nel pomeriggio la conferenza è continuata dando la possibilità a tutti i presenti di rivolgere domande a Yoshihara Sensei, ed i soci di I.N.T.K. si sono tolti parecchi dubbi facendo domande molto tecniche e specialistiche su diversi argomenti: dalle proprietà fisiche dell’acciaio, alle tecniche ed i materiali necessari per la creazione dei vari tipi di hada, hamonhataraki, ed infine cercando di capire la sensibilità artistica del Maestro. Ciò che ha colpito più di tutto è stata la disponibilità di Yoshindo Yoshihara a rispondere a tutto con dovizia di particolari: fino a pochi anni fa infatti tutto questo era considerato “segreto” e non divulgabile, soprattutto ai “gaijin”. Yoshihara Sensei ha invece dimostrato una grande apertura verso l’occidente, sottolineando come la sensibilità artistica con la quale si apprezzano opere del passato anche del nostro paese, come i capolavori di Donatello presenti in sala, sia la stessa che si ha nello studio della nihontō, rendendo chiunque in tutto il mondo capace di apprezzarla. Per questo è necessario fornire anche ai “gaijin” tali strumenti di comprensione. Inoltre questo atteggiamento deriva dalla sicurezza nel proprio lavoro: è stato chiaro a tutti infatti che, pur possedendo tutte le conoscenze teoriche e i materiali per la forgiatura di una nihontō, sia impossibile realizzarla senza un talento individuale temprato con decine d’anni di lavoro quotidiano sotto la guida di un Maestro Giapponese. Per questo ha sottolineato come sia impossibile arrivare alla competenza necessaria per creare una di queste lame al di fuori del Giappone, d’altronde il nome nihontō stesso spiega questo concetto. In conclusione si può affermare che l’evento si è svolto nel migliore dei modi, il Maestro stesso si è dichiarato così contento della visita da decidere di regalare una delle due lame, dopo che sarà stato polita, firmata e montata in shirasaya, alla Sala d’Armi del Museo del Bargello. La I.N.T.K. è orgogliosa di aver fatto conoscere a Yoshindo Yoshihara l’ospitalità e le bellezze del nostro paese e di avergli mostrato la passione con la quale molti occidentali si approcciano al mondo della nihontō e alle sue creazioni. Speriamo* che questo sia l’inizio di un’amicizia che porti alla realizzazione di altri incontri futuri con il Maestro per far crescere la consapevolezza e la cultura della nihontō nel nostro paese.

*Non è più una speranza, ora è una certezza! (n.d.r.)

Galleria fotografica:

(Foto di Giorgio Movilli e di vari soci I.N.T.K.)